To: arti-party@breton.dada.it
From: Tommaso Tozzi <T.Tozzi@ecn.org>
Subject: RE: Tozzi rinuncia ai soldi del Premio Nazionale Arti Visive "Cittˆ di Gallarate" Cc:
Bcc:
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Carlo Giovannella ha scritto:
>e fino a qui c'e' poco di strano (salvo notare che la frase e' stata scritta da chi si definisce 'artista' ...
perche' non piu' semplicemente autore?)
Perche' ritengo che lo siamo tutti, artisti.
>c)che 'ogni' mossa di persone come, per esempio, un Bill Gates ha su tale 'memoria storica' un
effetto molto piu' dirompente di tutte le nostre azioni sommate insieme (ditemi, infatti, a quanta gente
riuscite realmente a comunicare e trasmettere il vostro pensiero facendovi ascoltare)
Distingui tra trasmissione e comunicazione. Dopo le critiche alla teoria di Shannon e' diventato chiaro
che comunicare significa 'almeno' trasmettere un senso. Bill Gates si limita a far arrivare
informazione, ma non trasmette senso, semmai lo sottrae. Personalmente ritengo che l'evoluzione sia
pilotata da processi di trasmissione e apprendimento di senso e tali processi sono messi in moto da
dinamiche non esclusive dei mass media o di un uso di tali mass media prevaricante e a senso unico,
bens" caratteristiche di sistemi cooperativi che proprio attraverso la intenzionalitˆ cooperativa e mutuale
riescono a produrre quel senso capace di pilotare l'evoluzione.
>Di Tozzi, infatti, a Roma si ricordano le sue esposizioni alla Quadriennale e al Museo Laboratorio
della Sapienza in cui il 'surplus' estetico e "il feticcio d'arte' costituivano la parte dominante se non
esclusiva dell'intervento. Si ricorda inoltre che invitato dalla nostra 'istituzione' universitaria (tanto
'istituzione' che qualcuno l'ha definita produttrice di 'rave clandestini') per alimentare (durante il
convegno "What are you doing after the orgy?") "le relazioni tra persone, istituzioni, e cose che
garantiscono ad ogni parte di coevolvere mutualmente, ovvero di trarre benefici dall'essere in
connesione con altri" Tozzi ha risposto piu' o meno come Verde: "io non rinuncio ai soldi ... perche'
se non mangio non posso portare avanti nessuna attivita' tantomeno alternativa" (lasciamo dunque
stare le finanze pubbliche).
Evidentemente di 'Tozzi' conosci molto poco, dato che il mio curriculum e' decisamente sbilanciato
verso azioni in luoghi non ufficiali (ambiti in cui mi muovo da circa venti anni), in azioni no profit,
piu' che nei luoghi istituzionali (sebbene abbondi anche tale parte). Se non la conosci, solo per fare un
esempio, ti fara' piacere sapere che per cinque anni (dal 1990) ho gestito a mie spese la bbs "Hacker
Art" pagandovi le bollette fino al 1995, anno in cui la gestione e' diventata collettiva di Strano
Network e con ogni membro di tale gruppo mi sono operato per realizzare iniziative che ne
finanziassero le spese (vedi anche la gestione di suddetta bbs). Dico cio' solo per risponderti, dato che
a differenza tua non e' mia abitudine andare in giro a vantarmene. Di solito i miei discorsi sul no
profit, a differenza tua, sono sui principi, non vogliono cio* essere un'autocelebrazione. Mi sembra
inoltre che la tua 'ignoranza' ti porta a non notare cio' che ti circonda, dato che in entrambe le
occasioni espositive che hai citato il cuore delle mie installazioni era centrato su un collegamento
Internet gratuito per il pubblico, in cui io consigliavo il collegamento al sito di Strano Network
(www.dada.it/stranet/). Infine, mi ricordo vagamente di te e del fatto che se non sbaglio durante
l'inaugurazione della mia mostra alla Sapienza mi chiedesti di partecipare a un qualche convegno. In
tale occasione risposi come oramai rispondo da tempo, distinguendo tra situazioni istituzionali (non
conoscendoti e dato che ti presenti a nome dell'universita' non vedo perche' non dovrei farti rientrare
nell'area istituzionale) e aree di movimento, a tutti spiego che se nel secondo tipo di situazioni sono
disposto a partecipare a costo zero (e in molti casi anche a rimetterci), nel primo caso, dato che le
istituzioni sono finanziate e chi vi lavora riceve uno stipendio, lo considero un lavoro. E' infatti in tale
seconda ottica che si muove la mia azione di Gallarate, ovvero nel cercare di dirottare i soldi delle
istituzioni verso situazioni che promuovono senso e socialitˆ in tal senso dandogli non dico uno
stipendio ma un contributo.
>Dunque Tommaso, benvenuto tra noi, che da tempo impieghiamo i nostri soldi ed il nostro tempo
per fornire informazione gratuita...
Ma chi e' 'noi'? Prova a conoscere meglio gli altri prima di dire noi, noi , noi...
>(Ho stima del lavoro di Tommaso e dunque puo' andar bene anche l'archivio di Gallarate, ma chi lo
organizza e con quali finalita'? Promuove i vostri lavori in maniera deformata? Questo accade per le
opere ma non per l'archivio? Queste sono le domande che credo sia ragionevole porsi e che
parzialmente anche Tozzi si pone.
>Se le risposte sono soddisfacenti allora bisogna diventare 'operativi' e non mollare sino ad obiettivo
raggiunto, non fermarsi ad un'azione dimostrativa).
Secondo te rifiutare £. 3.000.000 per passarli a una situazione di movimento (spero che nel frattempo
tu abbia letto il mio secondo comunicato in cui propongo "Isole nella Rete" come beneficiario del mio
Premio al posto dell'archivio) e' un'azione dimostrativa? Secondo te quei tre milioni verrebbero usati
da Isole nella Rete per fare 'dimostrazioni'? francamente il tuo ragionamento mi e' oscuro?
>e) che da anni sostengo che "l'arte dovrebbe essere fatta dai non artisti";
>f) che quanto comunemente viene definito 'arte' e' in realta' una fetta del mercato capitalistico;
>g) che 'l'arte' quella vera e' in realta' comunicazione, dunque uso dei segni e dei media atti a
trasmettere il messaggio;
Nel modello da me proposto a Gallarate, la mia funzione di 'artista' (che rivendico in quanto tale,
infatti non vedo perche' devo regalare la definizione di arte alla versione messa in atto dal sistema delle
merci) e' quella di ottenere "una fetta del mercato capitalistico" (i soldi del Premio) per dirottarli su una
situazione che 'pratica' la comunicazione libera e orizzontale. E nel fare cio' cerco 'disperatamente' (e
vorrei che tu capissi il motivo per cui uso questo termine) di evitare di fornire in cambio merce
"estetica" che gravi sulle finanze pubbliche (luogo di saccheggio quello si del mercato capitalistico).
>Il feticcio lo si puo' far scomparire solo se si interviene sui processi mentali, se si e' capaci di far
comprendere che il trasformare degli oggetti in 'feticci' non ha senso,
Questo e' una delle parti del lavoro di tante situazioni di movimento. Io non ho la presunzione, da
solo, in quanto artista, di essere in grado di realizzare processi tesi a risolvere tale problema migliori di
quelli messi in atto da situazioni collettive come sono gli ambiti di movimento, certa ricerca scientifica
e culturale. Cio' che posso fare, da solo e in quanto artista, e' di capire quali sono le parti della mia
vita, e dunque della mia attivita' di artista, che se usate in modo intelligente possono favorire lo
sviluppo dei processi menzionati sopra. In tal senso il mio atto artistico diventa un piccolissimo
tassello di un ben piu' ampio processo sociale (ma contemporaneamente anche artistico) e collettivo
che e' finalizzato 'anche' alla risoluzione del problema che esponi sopra.
>ma perche' invece di discutere
>tanto di accesso libero etc. (che peraltro e' importante) non ricomincia-te/mo dalle scuole con una
campagna di formazione?
A questo punto mi sorgono dei dubbi sulle tue reali intenzioni. In modo breve: a cosa servira' essere
'formati' se poi non sara' permesso l'accesso?
In ogni caso, se cio' ti puo' far sentire meno 'solo', con il gruppo Strano Network abbiamo da tempo
iniziato a fare corsi di formazione gratuiti o a costi 'popolari' (il primo fu un ciclo di incontri in un
centro sociale), da tempo cerchiamo con conferenze, messaggi e la gestione stessa della bbs di fornire
alle persone gli strumenti della comunicazione.
>Qualche 'warning' ...
>Cosa significa, dunque,
>in questo contesto ricerca anti-estetica?
Quando ho usato tale termine, l'ho fatto citando nominalmente Perniola (che tra l'altro insegna
all'universita' di Roma) e quindi puoi leggere il suo libro "L'Estetica del novecento".
>e' come dire che gli scienziati
>(visto che vengono citati) che lavorano nelle istituzioni fanno tutt'altra cosa che 'creare' in senso
'artistico' modelli esplicativi e teorie: forse per qualcuno e' vero (ed e' vero che vorrebbero spostare i
fini della ricerca verso la direzione indicata da Tozzi) ma vi rendete conto del paradosso ... addio
ricerca e progresso scientifico (sempre che interessi) !!
non ti seguo.
>Il corpo e' costituito solo da un
>insieme di sensori e di terminali motori; il 'libero arbitrio' e' frutto dell'organizzazione cerebrale e
della sua plasticita', ovvero della capacita' di rispondere autonomomamente ai continui stimoli
presentati dall'esterno via-corpo e che hanno come finalita' la modifica del nostro 'brain-frame"
(pattern cerebrale) e, alla lunga, della nostra 'memoria genetica'. Dunque, come affermano Alman e
Reiff "il corpo e' un ingranaggio del circuito (non smaterializzato pero': i neuroni sono materici)
pensiero-scambio e comunicazione".
Ecco che al dualismo cartesiano corpo-mente si rilancia con un dualismo corpo-cervello (poi di fatto
mi sembra che si ritorni a schemi analoghi dato che se non sbaglio cartesio situava la mente dietro la
nuca). Tu fai confusione.
Esiste un assunto di Turing (sintetizzato e semplificato abbondantemente da D. Parisi) per cui "la
mente * una macchina, ma non puo' e non deve essere studiata nell'ambito della scienza della natura".
Tale assunto viene attualmente capovolto (cito sempre Parisi) in "la mente non e' una macchina ma
puo' e deve essere studiata nell'ambito della scienza della natura" (leggi la neurofisiologia, biologia,
...). Tale capovolgimento ribadisce che la mente non e' una 'macchina' e dunque tantomeno il corpo
puo' esserne un ingranaggio. Il nostro libero arbitrio non e' il risultato di un processo meccanico di
scambio in cui corpo e comunicazione sono ingranaggi. Non e' il risultato di un circuito, alcuni lo
chiamano trama, altri schema, altri rizoma, ma tu usi termini che derivano da una visione della scienza
del '600 di tipo meccanico e determinista. Non cercare una divisione tra materiale e immateriale,
poiche' finisci in un ambito riduzionista le cui fondamenta ti fanno affondare nella melma. Non puoi
tantomeno ridurre il corpo (il corpo diviso, come tu fai) a mero strumento della comunicazione: esso
stesso e' comunicazione.
>i ragionamenti di Penrose non sempre portano a conclusioni corrette e probabilmente devono essere
sottoposti a revisione: le ricerche sull'intelligenza artificiale sono fallite sino ad ora non perche' sia
scorretto usare computi e metodi simbolici (almeno non e' stato ancora dimostrato)
ma tu l'hai letto il libro di Penrose "Ombre della mente" o almeno il teorema di Godel, visto che e' su
tali presupposti che viene 'dimostrata' da Penrose l'impossibilita' di simulare la mente attraverso
processi di tipo simbolico quale e' il progetto della macchina di Turing (il progetto su cui si basano gli
attuali computer con cui stiamo scrivendo). Se leggi Godel ti rendi conto delle difficoltˆ che incontra la
matematica ad avere 'coscienza' di se stessa (perdonami questo modo poco ortodosso di definire la
questione) e di come la 'coscienza' (e dunque il libero arbitrio) mostri comportamenti la cui
simulazione casca in un problema di pura contraddizione logica se tale simulazione viene fatta
all'interno degli attuali procedimenti logici e matematici. La differenza tra intelligenza artificiale e vita
artificiale si fonda (cosi' come viene descritta nel primo convegno sulla vita artificiale da Langton nel
1987) fondamentalmente sulla progettazione di sistemi i cui comportamenti non sono pre-programmati
in modo simbolico dall'alto verso il basso (leggi lo schema di base dell'intelligenza artificiale) ma
emergono all'interno di sistemi complessi dal basso verso l'alto in modo spontaneo (vedi le recenti
ricerche sulla vita artificiale).
>perche' (con molte probabilita') la strategia che vi era sottesa era fasulla (e di nuovo si torna alle
ultime ricerche sul funzionamento della rete neuronale);
La rete neuronale non e' il cervello.
I neuroni sono sparsi un po' ovunque nel corpo. Se poi ti studi le ricerche di Hameroff sulle
nanotecnologie (che vengono tra l'altro citate anche nel libro di Penrose) ti rendi conto che sta
nascendo l'ipotesi che nel citoscheletro delle cellule sia da andare a ricercare una sorta di sistema
neurale proprio della cellula stessa.
E' veramente difficile distinguere tra cervello e corpo o tra mente e corpo e non credo oltretutto che
questa sia la sede dove si risolvera' tale problema. Resta il fatto che il 'libero arbitrio' e' una facolta
individuale che ci consente, anche senza avere consapevolezza di una sua spiegazione in termini
scientifici, di esprimerci ed operarci per cercare di intervenire nel reale per coevolvere mutualmente
con il mondo.
Buona notte
Tommaso