NO Borders
Programma
Academy of Fine Art, Kepzomuveszeti Foiskola 69-71 Andrassy ut
Dal 6 all' 8 ottobre si è tenuta a Budapest (Ungheria) nell'accademia d'arte una conferenza
internazionale sul ruolo della rete (in special modo la rete telematica) nell'evoluzione
della cultura . In questi tre giorni gli incontri sono stati numerosi ed interessanti. Tra gli ospiti figuravano personaggi di nazionalità e situazioni diverse:
Mattew Fuller da Londra impegnato in pubblicazioni Underground e nello sviluppo di
ipertesti artistici, John Perry Barlow dal midwest americano, ormai famoso come paroliere dei Grateful Dead, ma anche uno dei fondatori dell'Electronic Frontier Foundation
un'organizzazione che promuove la libertà d'espressione nei nuovi media digitali,
Peter Lamborn di New York della casa editrice Autonimedia che ha pubblicato T.A.Z.
(Hakim Bey ripubblicato in Italia dalla shake), Marleen Stikker di Amsterdam sindaco
della Digital City (la città virtuale del Nord Europa), Konrad Beker dell'institute
of new technology Vienna che ha partecipato con un intervento "Arte nell'età della
sua riproduzione biocibernetica", Debra Guzman di Hannover del gruppo human rights network
collegata con Peace link, ma anche i colorati rappresentanti della rete Fidonet ungherese,
Tania Dekina videomaker di Mosca, I rappresentanti della rivista Very Ciber Indeed da Lubiana, Terminal Café da Praga, Keiko Sei da Tokio, un haker rumeno dal bizzarro
computer e naturalmente StranoNetwork come rappresentante italiano, chiamato per
illustrare e rappresentare la situazione italiana.
John Perry Barlow (EFF)
StranoNetwork si è presentata con un intervento che è poi stato battezzato "Italian
Manifesto" esponendo una serie di principi etici di base, alcuni punti su un possibile
coordinamento globale ed una panoramica sul clima legislativo attuale in Italia.
C'è stato molto interesse, da parte della "comunità virtuale" internazionale alla
situazione italiana, soprattutto perché stiamo inconsciamente (?) facendo parte di
un'anomalia nel sistema globale. Il nostro "Big brother" che oltre a detenere il
monopolio di gran parte dei media sta cercando di entrare nelle case di tutti anche tramite
il Network telematico, incute un certo timore, le domande crescono spontanee - Chi
c'è alle spalle di Video On Line? - Con che mezzi vi state muovendo per garantire
la democrazia in rete? .
Le perplessità si affievoliscono dopo aver constatato che in Italia si sono creati
movimenti abbastanza compatti e presenti in più livelli e in più settori (dall'arte
alla legislazione) che si pongono come meta di garantire le basi della democrazia
in rete e nel quotidiano.
Trovo opportuno fare una panoramica sulla situazione internazionale, visto che il
convegno radunava in un solo luogo scrittori, pensatori, haker, personaggi bene o
male inseriti nel processo generale di formazione globale delle idee.
Partendo da Amsterdam (ormai modello di democrazia) in cui dal gennaio del 94 è attivo
uno dei primi esperimenti di rete civica (civic networking), ovvero "The Digital
City" della quale era presente il sindaco Marleen Stikker. Tutto il progetto è finanziato direttamente dal Ministero degli Interni e dell'Economia ed affidato, per la realizzazione
tecnica ad una associazione culturale tecnicamente e ideologicamente competente,
tutto questo per favorire ed ampliare il dialogo fra le istituzioni e i cittadini. Il progetto è partito sotto il nome di "XS4all" (trd. accesso per tutti), garantendo
un insieme di servizi interattivi ed un accesso gratuito a tutti i cittadini. É possibile
ad esempio partecipare a dibattiti on line, raggiungere gli archivi dei documenti, i vari partiti politici, (ognuno con la propria sede) ecc.
Si è a lungo dibattuto sul problema delle diversità linguistiche, sull'arte telematica
(con dimostrazioni del Londinese Health Bunting), sull'anonimato, sulla crittografia,
sulla democrazia in rete, fino ad arrivare alle questioni specifiche dell'Europa
dell'est.
Si sono presentati dunque una serie di problemi comuni, come ad esempio la tendenza
a ricreare nella rete la situazione di unidirezionalità del flusso informativo presente
nei media attuali, creando spazi pubblicitari o collegamenti (links) chiusi a ristretti siti web più comuni o economicamente convenienti.
Per fortuna uno degli obbiettivi largamente condivisi è quello di contrastare questa
tendenza che viola la principale funzione della rete, la bidirezionalità o interattività,
in cui l'utente non consuma passivamente informazioni, ma ha la possibilità di appropriarsene, elaborandole e interpretandole, di produrle quindi di prima persona.
C'è stata quindi un'intesa unanime sul fatto che questa struttura tecnologica debba
essere il più possibile collettiva, democratica e dall'accesso facile per tutti e
non sia sopraffatta da vincoli ed interessi economici.
Andando oltre i principi di base sopra descritti il dibattito continua e si sviluppa
su temi più futuribili, come la necessità di una lingua franca in un sistema globale
di interconnessioni. Attualmente, come ben sappiamo, viene usata la lingua inglese
a complemento delle immagini e dei suoni presenti in rete. Ciò comporta comunque alcuni
svantaggi come la perdita di cultura (particolarmente cara a molti paesi che temono
una ulteriore spersonalizzazione) e l'allontanamento dai dati reali della percezione.
Si è quindi creato un dibattito parallelo di personaggi interessati ai fenomeni di
comunicazione metaculturale o metalinguistica in cui si propongono di analizzare
e creare nuove forme di comunicazione in rete, con interfaccie più amichevoli e intuitive
che stimolino il più possibile una reazione neurale comune, limitando le possibilità
di errori interpretativi. C'è chi poi ha azzardato ad andare anche oltre, ipotizzando
la fine della parola parlata come la conosciamo adesso, verso un linguaggio internazionale molto più simile alla musica, che rada al suolo le barriere linguistiche.
Mi sembra evidente che la questione della comunicazione metalinguistica o delle opere
d'arte ipermediali non è stata l'argomentazione principale delle discussioni dei
"cibernauti" dell'est Europa o della Russia i quali si sentivano più vicini alla
situazione italiana che quella degli Stati Uniti. La presenza della Fidonet e di altri rappresentanti
del mondo telematico riportava costantemente la discussione sui problemi di base
quali il costo dell'hardware, sicuramente non accessibile a tutti, le disastrate
linee telefoniche ed i continui controlli del vertice. In molti hanno ostentato distacco
dagli interventi americani, snobbandoli e prendendoli in giro come dei "polli d'allevamento"
per i quali è tutto troppo facile. La loro formazione è stata sicuramente molto più dura e sofferta e per questo, almeno per quello che ho visto, non credo
che sarà loro difficile colmare in tempi brevi il dislivello attuale con i paesi
industrializzati (USA, Giappone e Europa).
In questi intensissimi quattro giorni gli argomenti di dibattito non sono quindi mancati,
alcune questioni, come i principi etici di base, sono state risolte, sono nate altre
interessanti discussioni (che si stanno ampliando nelle Mail List di Internet), altre sono ancora allo stato embrionale, molti altri problemi si presenteranno in futuro
ed andranno ancora dibattuti a lungo, ma il materiale cerebrale sembra non mancare
e la linea di tendenza appare chiara a tutti. Per cui l'appuntamento è stato dato
per i primi del 1996 ad Amsterdam, durante il quale ci sarà un'ulteriore possibilità
di ampliare la discussione.