L'inettitudine governativa non si manifesta però solamente nel dialogo di San Andrés. La situazione nazionale riflette una crisi acuta in tutti gli aspetti della vita della Nazione. La crisi economica può riassumersi nell'equazione che, oggi, i ricchi sono di meno però più ricchi, e i poveri sono di più e sono più poveri. Questo è la crepa finale della continuazione di una politica economica il cui unico obiettivo è rendere omaggio al capitale finanziario internazionale. La crisi sociale si manifesta con l'aumento della delinquenza nella stessa proporzione con cui aumenta la corruzione nei corpi di pubblica sicurezza; il tessuto sociale si rompe all'impatto della crisi economica e per mancanza di vie d'uscita politiche.
La crisi economica (morale ed etica) travolge i partiti e propaga sfiducia e scetticismo e coinvolge in una crisi culturale anche i mezzi di comunicazione.
Nel gruppo al Potere si infrangono tutte le regole. Si svolge un processo di riassestamento che cerca inutilmente la sopravvivenza. I crimini in avvenire saranno il suo esito. Qualunque sia il risultato non ci include, se non come vittime. Nessuna delle fazioni in lotta pensa alla Nazione, cercano il loro benessere e la loro sopravvivenza. Il cittadino comune non esiste nel migliore dei casi e nel peggiore è eliminabile. Per il Potere e per le sue lotte interne nessuno di noi è indispensabile, non importa se siamo cittadini comuni, cardinali o candidati alla presidenza della Repubblica, segretari di un partito politico o magistrati. Continua ad imporsi la politica dell'abbandono di tutta la volontà sovrana, la svendita della Nazione ai mercati finanziari internazionali. Petrolio e sovranità, prima sinonimi nella storia di questo paese, oggi agli antipodi nella politica governativa.
Nelle lotte popolari si formano i nuclei di resistenza isolati e vanno alla ricerca di un collegamento. Chiapas, Guerrero, Tabasco, Ruta 100, gli esclusi della UNAM, il Barzón, sono solo un esempio di un ampio movimento di resistenza popolare che rimane ancora disperso ma disposto a coordinarsi senza tuttavia riuscirci.
Lo sconforto, la sfiducia ed il rancore nella maggioranza, in quello che si chiama popolo messicano, sono le costanti. La speranza è ancora piccola, però rimane.
Di fronte al caos fatto governo sorgono "alternative" di potere: la dirigenza del PAN, ai cui apologisti bisogna ricordare le dichiarazioni del loro presidente quando dice che è a favore di una "forza militare multinazionale" che intervenga in Messico; l'impossibile centro politico ricercato dal PRD, che dichiara senza imbarazzo di voler soppiantare la "lotta legale" con una "lotta patteggiata", che non è altro che un elegante modo per non dire "venduta all'asta"; il PRI, riformato, che i politici di ieri offrono come opzione all'inettitudine dei tecnocrati; gli esperimenti di autogoverno o di nuove forme di quello che si chiama "governo del popolo, per il popolo e dal popolo", cioè democrazia: 1985, 1988, Alleanza Civica, l'auge delle ONG, l'EZLN, Tepoztlán, il Barzón, il sindacato di Ruta 100, la resistenza civile in Tabasco, il movimento degli esclusi della UNAM.
Nel panorama internazionale il caos è già la forma reale del nuovo ordine mondiale.
La quarta guerra mondiale si libra già dai mercati finanziari: il Mercato Comune Europeo, il Giappone, l'America del Nord, tre grandi potenze belligeranti che non sono nazionali, rappresentano solo capitali finanziari. I moderni eserciti sono composti da specialisti in informatica ed in economia, i nuovi canti di battaglia sono all'interno delle borse-valori.
Il processo di globalizzazione e la sua antitesi reale, cioè la polverizzazione degli stati nazionali, è il futuro offerto al mondo intero.
La guerra prosegue il suo viaggio con la sua logica di ricorso alla spartizione e al possesso; la divisione fra paesi è stata ora soppiantata dalla divisione fra le parti di un paese. Lo Stato nazionale si confronta con se stesso. Il nuovo nemico di questa nuova guerra siamo noi stessi. Il neoliberismo, come teoria del caos moderno, della distruzione dell'umanità, è l'erede ideologico del nazismo ed è il fondamento teorico delle guerre per la "purezza etnica" , basate sull'intolleranza. Il neoliberismo è la teoria della guerra moderna. Il suo obiettivo è, come in tutte le guerre, la distruzione del suo nemico: l'umanità (fisicamente e moralmente).
Senza dubbio in mezzo a tutto questo, bisogna apprezzare il ritrovarsi della sinistra mondiale sotto la sua bandiera originale: l'essere umano. Scintillando appena lievemente, però già con uno splendore proprio, quelli che si credevano sconfitti si rendono conto che il loro lavoro non è terminato, che bisogna fare qualcosa, che la storia non è finita...