CYBER RIGHTS

Collana facente parte della collana WEB DISC ed incentrata sul tema dei cyber-rights

Cyber-rights è anche una mailing-list linkata a molte aree echo-mail bbs e newsgroups internet. Redattore di cyber-rights è fERRYbYTE , del gruppo di lavoro sulla comunicazione Strano Network . Strano Network aderisce al progetto Isole nella Rete , al cui interno ci può trovare una sezione, Criptoribelli e autodifesa digitale , in cui è possibile trovare materiale informativo e software inerente il diritto alla comunicazione nello scenario di fine millennio.

 

Diritto alle infrastrutture comunicative

 

 

 Tratto da Netstrike, No Copyright et(-:

 AAA edizioni

 

(...)

 

 

Un utente che ha la piu' completa liberta' di espressione ma che e' ostaggio di vettori comunicativi appartenenti totalmente a privati e' una pistola pronta solo a far cilecca nei momenti che contano.

E' di primaria importanza per l'utente finale non solo lottare per acquisire i diritti di cui sopra (anonimato, riproduzione, interattivita'), per poter partecipare alla pari all'interno di qualsiasi sistema di comunicazione telematico, ma poter essere garantito anche sulla ripartizione proprietaria dei mezzi di comunicazione in cui e' ospitato il proprio processo comunicativo.

Uno Stato veramente democratico e pluralista non dovrebbe limitarsi a tutelare la "liberta' d'impresa" ma soprattutto a garantire i propri cittadini nello scegliere fra associarsi a vettori privati che offrono servizi aggiuntivi e personalizzati oppura a vettori pubblici che garantiscono gratutitamente i servizi di comunicazione principali al fine di poter assicurare anche ai meno abbienti la capacita' di informarsi e comunicare.

Un esempio pratico.

L'equivoco che stiamo vivendo in Italia intorno alla nascita delle reti civiche che vede contrapposti gli interessi dei providers Internet con quelli delle amministrazioni locali rivela soprattutto un'incapacita' politica di gestire il problema da ambedue le parti.

Da una parte vi sono le amministrazioni pubbliche locali che si preoccupano di applicare la legge sulla trasparenza (241/90 e in parte la 142) e timorosi, (o conniventi?) di scontrarsi con interessi economici privati si rifiutano di assicurare ai propri cittadini l'accesso gratuito ad Internet sia pure in forma minima (e-mail e news-group). Fanno eccezione poche realta' ma significative come il Comune di Roma che garantisce una serie concordata di accessi gratuiti ai propri cittadini ed alle BBS locali anche se non full-internet.

Dall'altra parte vi sono i providers locali che vedono il numero degli accessi a pagamento come unica forma di profitto e non capiscono che non puo' risiedere nella proprieta' di un modesto cavo capace di sopportare un basso numero di utenti la speranza di "far profitto". Essi dovrebbero indirizzarsi verso forme di sponsorizzazioni private (pubblicita') o ricerche a pagamento, come alcune delle forme di servizi personalizzabili e qualificati che attirano un pezzo di utenza che non si accontenta dello standard di base del "pubblico", cosi' come succede in altri campi economici di domanda e di offerta.

A tutt'oggi in Italia l'accesso ad Internet e' garantito ad una schiera di privilegiati del mondo universitario mentre il comune cittadino e' costretto a pagare fior di quattrini (accesso + bollette telefoniche) per poter accedere a processi comunicativi ed informativi che dovrebbero invece salire al rango di diritti fondamentali del cittadino del nuovo millennio.

Se l'opportunita' della nascita delle reti civiche italiane non verra' presa al balzo come l'opportunita' di garantire l'accesso ad Internet alla maggior parte dei cittadini, anche attraverso punti telematici pubblici e gratuiti, ma sara' tutto ricondotto ad una contrattazione economica fra pubblico e privato, entrambi avranno perso due enormi possibilita' ovvero quella di garantire il diritto alla comunicazione ed alla informazione a tutti i cittadini contribuendo ad un uso di massa di uno strumento di comunicazione su cui poter applicare (da parte dei privati), in un secondo momento, anche forme di "profitto".

Questo per quanto riguarda il mondo "Internet", da non considerare come "La comunicazione telematica", e comunque relegato a quella ragnatela di cavi dedicati che collegano i vari nodi Internet nel mondo. Ma come oramai quasi tutti sanno al comune cittadino per collegarsi al primo nodo piu' vicino e' necessario passare per i normali cavi telefonici di proprieta' Telecom.

 

Come colosso pubblico, Telecom, ha goduto di tutta una serie di privilegi fra cui quello di poter "interrare" per mezza Italia ogni genere e dimensioni di cavi a spese del contribuente.

Ora, che le aziende pubbliche non vanno piu' di moda e privatizzare e' diventato la parola piu' "politically correct" in Italia, la Telecom (oramai da considerare un colosso privato) si appresta ad affrontare il libero mercato da una posizione avvantaggiatissima rispetto alle potenziali concorrenti. Fra l'altro, come altre grandi aziende fornitrici di connettivita' (Alcatel, Italtel ecc.), Telecom si permette spesso il lusso di mettere in mobilita' o licenziare personale in esubero grazie all'automazione dei processi di produzione e controllo ed ad una logica imprenditoriale criminale che reputa perfettamente giusto e normale poter tagliare risorse umane anche se si trova di fronte a periodi di aumento di profitti, mercato e produttivita'.

Qualunque sia l'assetto societario di Telecom o le correnti di lottizzzazioni interne effettuate dai vari partiti italiani, sarebbe opportuno che lo Stato italiano mantenesse un certo tipo di controllo pubblico al fine di garantire ai propri cittadini un diritto a comunicare sempre piu' avvertito dalla maggioranza della popolazione come una delle garanzie sociali fra le piu' importanti. Non e' piu' sostenibile la situazione attuale per cui esiste un sistema di pesanti gabelle per un servizio che non ha confronti (in negativo!) con il panorama internazionale per qualita' e prezzo.

 

(...)

 

Ferry Byte e Stefano Sansavini

del Gruppo di lavoro sulla comunicazione Strano Network