Benvenuti a loro, dunque. Ma l'emozione per la presenza in Italia di
Maribel e Mesias non può esimerci da alcune considerazioni e riflessioni
che qui sintetizziamo.
Comprendiamo la necessita’ di connettere le varie esperienze contro il
neo-liberismo in un unico percorso di lotta.
Comprendiamo l’urgenza di uscire dall'accerchiamento militare,
diplomatico e massmediatico a cui sono sottoposti i compagni messicani.
Non comprendiamo però la kermesse costruita artificialmente attorno alla
loro presenza in Italia che prevede incontri con sindaci e "autorita’"
varie distanti anni luce dagli interessi e dalle aspirazioni di quel popolo
che la delegazione zapatista rappresenta.
Paradossalmente dalla Selva Lacandona a Ca' Farsetti o alla sala Giulio Cesare del Campidoglio e’ contenuta una umanita’ inconciliabile con i giochi che dentro questi palazzi si praticano: privatizzazioni, tagli ai servizi sociali, sospensione e minacce di licenziamento per i lavoratori che lottano per i propri diritti, ghetti desolati per i rom nelle periferie romane. Gli artefici di ciò consegneranno le chiavi alla rappresentanza di chi, nel proprio paese, contro questo si batte. La contraddizione e’ palese.
Abbiamo sempre pensato che sulla fame degli "ultimi", spesso, si costruiscono le fortune e gli imperi dei "primi". La condizione che ci mancava era la costruzione di fortune politiche. Evidentemente nell'era dell'informazione spettacolo anche tragedie, come quella messicana, trasformano i protagonisti sociali di una rivolta in star-system. In virtù del passamontagna? Del linguaggio forbito e canzonatorio di Marcos? -Che secondo una nostra interpretazione semiotica canzona proprio le mosche cocchiere e i beneficiari di questo "teatro del paradosso" -.
Benvenuti dunque alle prime elezioni municipali dell'era post- moderna e
neo-municipalista del soggetto popolare municipalizzato ad alto tasso di
produttivita’ cogestita.
Ed ecco a voi i reietti del Chiapas, e poi Bisca e Litfiba, prestati
testimonial per le elezioni di sindaci progressisti.
No compagni, non ci siamo. Ognuno segua la propria strada, smettiamola
però di mistificare identita’, percorsi di lotta e fini di bottega. Gli
attori di questo teatro del paradosso dovrebbero spiegarci a quando
definire, una volta per tutte, quale sia la distinzione tra realta’
virtuale e realta’ concreta, quando dirimere il nodo del doppio livello,
quello per intenderci di Rifondazione comunista che da un lato da’ in pasto
ai propri giovani il mito del passamontagna e parallelamente si gioca, con
il Partito rivoluzionario democratico del Messico, la lealta’ al
"capitalismo dal volto umano".
Scusateci, ma noi non siamo zapatisti in trasferta. Siamo comunisti
occidentali di una razza strana, coloro che diffidano sempre degli
allisciamenti di pelo. Preferiamo essere che apparire.
Comitato di solidarieta’
con i popoli dell'America Latina
Carlos Fonseca - Roma
14/9/97
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