Riflessioni sul percorso della “Marcia del lavoro”

 
 
Mentre stiamo finendo di redigere questo comunicato conclusivo sul percorso della “marcia del lavoro”, iniziata a Crotone il 14 aprile e conclusasi ad Amsterdam il 14 giugno, apprendiamo felicemente del rilascio dei 5 partecipanti italiani illegalmente fermati dalla polizia olandese. Della polizia e del governo olandese sentiremo spesso parlare. L’Olanda si è macchiata di tanti e tali reati da far perdere in un sol giorno la sua faccia permissiva e democratica, vanto nell’Europa. Le cariche alla stazione, la deportazione nel carcere di Utrecht di 130 partecipanti italiani, le successive espulsioni in quanto indesiderabili, e di nuovo i vagoni piombati, ... tutte vere e proprie sevizie di cui governo e polizia olandese dovranno rispondere davanti ai consessi internazionali. Stesso atteggiamento hanno mantenuto gli sbirri tedeschi e svizzeri, tanto da trasformare il rientro in treno in incubo.
Similare sorte è capitata ai 300 punk rastrellati nei centri sociali di Amsterdam e così ancora ad altri 400 antagonisti che oggi hanno contestato il famigerato vertice, più volte brutalmente caricati e molti dei quali arrestati : i lavoratori dei Cobas denunciano l’agire criminale della polizia olandese ed esigono da quel governo l’immediata liberazione incondizionata degli sequestrati nelle prigioni olandesi. Nell’Europa di Maastricht non c’è posto per la libera circolazione delle idee e delle persone, figuriamoci per i diritti sociali, per il diritto al lavoro ! Ad Amsterdam i governi, come da copione, hanno infine trovato l’accordo a scapito dei governati. Tutti uniti sui “criteri di convergenza” per l’euro moneta, il che significa altri tagli, sacrifici e disoccupazione nonostante i bei propositi francesi. La posta in gioco è troppo alta - l’Europa competitiva nel mercato globale - per acconsentire accomodamenti sullo stato sociale.
Questo, per essere riqualificato e sostenuto, meriterebbe ben altre risposte e manifestazioni di quelle scontate che continuiamo a fare al ripetersi di ogni taglio e alla vigilia dei vertici che li dispongono. Nessuno nega l’importanza dell’avvio di un cammino comune che devono percorrere lavoratori, disoccupati, immigrati, per diventare protagonisti in questa Europa, che gli riconosce solo il ruolo di sfruttati. Anche per questo abbiamo contribuito, fin dalla gestazione e dall’avvio a Crotone della Marcia del lavoro che via via ci ha portato ad Amsterdam, a riempire di contenuti quel percorso.
Così son nate le contestazioni ripetute al nefasto pacchetto Treu, il sostegno alle iniziative dei precari e disoccupati, gli scioperi nel settore dei trasporti, dell’energia, delle poste, della scuola, la battaglia dei referendum contro la privatizzazione dell’Acea e Centrale del Latte e da ultimo la nascita del “Comitato nazionale contro le privatizzazioni”. Ma non ci è piaciuto il modo in cui sono entrati in questa campagna alcuni centri sociali.

Di tutta la ricchezza e lo sforzo nella difficile sfida anticapitalista per l’occupazione, li si è visti entrare in gioco solamente per la scadenza di Amsterdam, vista piuttosto come vetrina che come impegno programmatico. Non ci è piaciuto scoprire i treni “gratis” sostenuti dalla maggioranza governativa e concordati con il Viminale. Eravamo pronti a far gli sforzi possibili per permettere la massima partecipazione, ma non a costo di venir meno ai principi naturali che finora hanno mantenuto autonomo, indipendente, autogestito l’esercizio dell’attività politica degli antagonisti. Abbiamo espresso un severo ed incompatibile giudizio sull’uso pericoloso e spregiudicato di simili merci gratuite : laddove va sicuramente esclusa la malafede, trattasi di calcolo sballato che non sposta di un millimetro lo scontro politico né fa crescere le coscienze, anzi ci espone tutti in qualità di utili idioti ai disegni revisionisti che si ammantano di fraseologia antagonista. Con quale aggettivo dovremmo qualificare il comportamento degli organizzatori che spacciano come riappropriazione i treni spesati dal Viminale nella tratta italiana e dal pagherò di Rifondazione Comunista per quella Europea ? !

Il centro sinistra è al governo in Europa in 13 stati, ovunque introduce a tappe forzate privatizzazioni e flessibilità del lavoro, sostenendone la necessità come volano della modernizzazione europea.
E’ il laburista Blair a voler privatizzare il metrò di Londra, cosa non riuscita nemmeno alla Tatcher ; sarà Jospin e il governo di sinistra a far dimagrire la Renault ; così come Prodi, con il sostegno di Rifondazione Comunista, ha introdotto il lavoro in affitto, l’eurotax, le finanziarie a raffica e gli incentivi ad Agnelli per la rottamazione. 30 milioni di disoccupati, la prospettiva della precarietà e della decadenza, non hanno fatto vacillare in questi “sinistri”, le certezze negli spietati progetti neoliberisti.
Quel poco di opposizione che rimane è il prodotto della resistenza all’abuso, alla perdita del lavoro, della pensione, dei diritti. Le poche lotte, per lo più autorganizzate, non sono state in grado di modificare la tendenza, né sta nascendo un movimento per il lavoro/reddito e contro la prospettiva di una grama esistenza, capace di incidere nei disegni capitalistici, oltre cioè le briciole concesse al cosiddetto terzo settore in funzione soprattutto del taglio dello stato sociale.
Necessitano comportamenti ben più risoluti e rivoltosi di quelli fin qui espressi dalle forze sociali antagoniste in ogni paese europeo e insieme la fuoriuscita dalla subalternità a cui ci costringono le forze politiche e sindacali della “sinistra”, per poter essere in grado di contraddire il “libero” mercato e il far-west che scatena. L’Europa dei banchieri e dei padroni è già in funzione, lavoriamo per accelerare i processi costitutivi dell’Europa sociale, solidale, interetnica, smilitarizzata.

 
 
 

Roma, 16 giugno 1997 Cobas Coordinamento Nazionale
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