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LA RETE

COME FORMA

ORGANIZZATIVA



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Se si vuole ipotizzare e realizzare un intervento sul mondo giovanile,si dovrà a nostro avviso cercare e sperimentare una forma organizzativa adeguata al suo ruolo.

Abbiamo pensato la figura di una rete orrizzontale fatta di nodi (i soggetti così come i C.S....) che pensano e vivono autonomamente ma che si arricchiscono nel rapporto continuo e nella comunicazione fra di loro. Tenendo conto che questa forma è valida sia verso l'interno che verso l'esterno, ovvero si propone una rete di soggetti cosi' come una rete integrata di strutture nel territorio.

A nostro avviso si tratta di un metodo da conquistare per distruggere e superare qualsiasi forma di autorappresentazione e di cristallizzazione organizzativa. Una continua messa in gioco di tutte le esperienze, un metodo nuovo di strutturare l'intervento sul territorio, perchè "la rivoluzione sociale... non può prendere la sua poesia dal passato ma soltanto dal futuro" (Marx, 18 brumaio), "distruggere il vecchio per costruire il nuovo" (Mao Ze Dong).

La rete non è esclusivamente un discorso sul metodo, essa è anche sostanza del progetto, l'unica forma in cui è possibile oggi costruire un rapporto di comunicazione e connessione tra soggetti e realtà differenti, per lo sviluppo di esperienze autonome e la conquista di obiettivi e prospettive comuni. Una dialettica interna reale, che verifica costantemente i punti di vista, i progetti, le ipotesi, le proposte, una "piazza", reale e virtuale, dove la soggettività antagonista può misurarsi, ridefinire continuamente la propria proggettualità, trovare momenti centrali di forza e di iniziativa con solide basi nella libera associazione e nella partecipazione diretta e collettiva alla gestione del C.S. e del territorio. E' forse una prima "rivoluzione" concettuale, l'autonomia in rete, considerando l'autonomia e l'indipendenza dei nodi come arma scarica se non connessa con le altre, perdente perchè priva di tutto il suo reale significato, di tutta la sua potenzialità.

Solo un rapporto paritetico tra le strutture, i Centri sociali, i soggetti che operano sul territorio, può trovare il giusto canale per intervenire sui BI/SOGNI, senza calare azioni dall'alto secondo le logiche stantie ed improduttive della nostra amministrazione. Essere in rete significa portare avanti un modello di dialettica delle differenze, fino ad approcciare la definizione di uno spazio realmente autogestito, poichè, in rete con realtà diverse, affonda le radici nei mille rivoli del tessuto sociale.


Organizzare quindi come una rete un intervento concreto nell'universo giovanile, significa tenere conto dei principi propulsori della rete stessa: IL MOTO, IL TRANSITO, LA MUTAZIONE.
Ciò non significa sposare la cultura "debole" del frammento, della mancanza di una reale identità, poichè nella rete la circolazione di informazioni produce comunque momenti di sintesi; solo che essi funzionano da snodi dinamici per l'INTERSEZIONE dei flussi comunicativi, MAI ULTIMATIVI.

Non solo strumento perciò, ma neppure contenitore asettico di un pulviscolo insondabile del mondo dell'antagonismo e della cooperazione sociale. Ogni nodo della rete è una macchina comunicativa (nel senso più ampio possibile di comunicazione) che si AUTODEFINISCE in base alla progettualit… della rete, e che realizza sintesi soggettive per contaminazioni successive, che pone il problema del progetto e dell'organizzazione come sviluppo naturale di un gioco identitario che ha come orizzonte un intervento radicale e concreto nell'"universo" Ostia.

Questo può avvenire solo grazie ad un rapporto POLICENTRICO e non privo di un centro.
Vogliamo che si crei un incrocio, una intersezione, un'interfaccia, una porzione di spazio pubblico dove possano confluire i soggetti, i materiali, e delle progettualità secondo lo schema dell'input-output. Nessuno così rappresenterà il punto di vista della rete ma il progetto di essa stessa, non una rappresentazione di chi gestisce la rete ma una possibilità aperta a 360°, secondo il principio sinaptico dell'autonomia in rete.

Questa procedura disarticolerà, di fatto, la forma burocratica delle strutture istituzionali, viste come "unico luogo della decisione", e coinvolgerà chi vuole intervenire sui bisogni e sui disagi dei giovani, (ma non solo) in una dimensione processuale di dibattito e di intervento. Qui ogni proposta genererà dei contesti che rimessi in rete potranno sollecitare nuove discussioni e nuovi interventi. Nessun baricentro permanente ma una dialettica continua delle differenze che speriamo possa profilare una identità complessa della "soggettività antagonista, fornendo ipotesi, strumenti organizzativi, progetti.

SPZK-CIK-OSTIA


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