A livello federale, il movimento si è battuto senza sosta per degli emendamenti costituzionali
che ribalterebbero la decisione della Corte suprema, e per delle limitazioni del finanziamento
che proibirebbe l'uso dei fondi federali per l'assistenza all'aborto. Le clausole relative ai
finanziamento applicano quasi tutte una discriminazione così odiosa contro le donne povere
che si è riusciti, malgrado la difficoltà, a sconfiggerle; e sono stati sconfitti anche gli
emendamenti che avrebbero reso illegale l'aborto. Ma la battaglia ha stancato i legislatori,
mentre tra conservatori e moderati incontra notevole favore un emendamento costituzionale
(presentato da G. William Whitehurst, deputato repubblicano della Virginia) che restituirebbe
agli Stati federali la questione dell'aborto - un grave passo indietro, questo, per la donna. Mentre in passato il soggetto tipo era la donna giovane, bianca, non
sposata, alla sua prima gravidanza, con la legalizzazione dell'aborto le pazienti sono:
-in proporzione relativamente alta, donne di mezz'età vicine alla menopausa;
- in proporzione relativamente alta, donne di colore;
-in proporzione leggermente pi· alta della percentuale della popolaziorie, donne cattoliche;
- in proporzione notevolmente elevata (30%), donne sposate.
Questi dati dimostrano che a richiedere l'aborto sono donne di ogni genere; e inoltre, che
troppe adottano una contraccezione inefficace, oppure, per una serie di ragioni sia personali
che societarie, non sono in grado di servirsene correttamente.
Le elezioni del novembre 1974 hanno visto una sensibile riduzione del numero dei legislatori
antiabortisti, ma è certo che le pressioni a livello federale continueranno.
Contro l'aborto si è levata una minoranza rumorosa, potente, ben finanziata. Sono
raggruppamenti (noti sotto nomi quali Birthright, National Right to Life Committee, ecc.) che
comprendono molti cattolici ma anche protestanti ed ebrei, e che vengono spalleggiati, pare,
dalla gerarchia cattolica, dalla Catholic Hospital Association e dai Knights of Columbus.
L'argomento centrale della teoria del diritto alla vita è che il feto è una persona fin dall'attimo
del concepimento e che come tale ha diritto a essere protetto dall"'assassinio," perchè tale è
considerato l'aborto a ogni stadio. Non accontentandosi del fatto che la decisione della
Corte suprema non costringe nessuno nè a subire nè a praticare l'aborto, questi gruppi
vogliono assicurarsi che nessuno sia in grado di scegliere. Alcuni arrivano a negare l'aborto
anche quando la vita della madre è in pericolo.
Il movimento per il "diritto alla vita" fa appello alle emozioni dei legislatori mediante
diapositive e fotografie di feti mutilati (mentre di fatto l'aborto precoce rimuove del tessuto
fetale che al massimo raggiunge i 2- 2,5 cm di lunghezza). Con le loro massicce campagne
epistolari gli aderenti assediano la posta del Congresso con montagne di messaggi
antiabortisti; e benchè il 64% degli intervistati da un sondaggio Gallup del 1972
considerasse l'aborto una scelta privata da compiere tra la donna e il suo medico, si tratta di
una maggioranza meno rumorosa e assorbita da altri impegni, mentre la minoranza del
"diritto alla vita" - ossessiva, rabbiosa, accanita - si fa vedere e sentire.
Chi sceglie l'aborto?
A livello statale, le pressioni antiabortiste hanno fatto passare molte leggi restrittive della
libertà di scelta e della disponibilità dell'aborto: leggi che violano il principio, sancito dalla
Corte suprema, secondo il quale l'autorità degli Stati federali non può intervenire in caso di
aborto entro il primo trimestre di gravidanza, e solo con facoltà di regolamentazione entro il
secondo trimestre. Sono invece passate le "norme di attuazione" che specificano il luogo in
cui deve avvenire l'aborto, le "leggi del consenso" che richiedono il consenso dei genitori o
del coniuge, clausole sull"'obiezione di coscienza" che consentono agli ospedali e agli altri
istituti di cura di negare le proprie attrezzature in caso di aborto. In alcuni Stati è sorta una
polemica sul riml?orso delle spese da parte degli istituti di previdenza sociale. In tutti questi
casi, una vertenza davanti alla corte federale o alla Corte suprema ha condannato la legge o
la procedura federale per violazione delle disposizioni della Corte suprema. Senonchè
queste vertenze richiedono tempo e denaro che il movimento abortista potrebbe impiegare
per migliorare l'assistenza medica e per operare a livello federale; e in certi casi queste leggi
"illegali" hanno la meglio perchè la gente (e i legislatori) non vogliono essere identificati
come favorevoli all'aborto.