LA REALTA' DELL'HANDICAP NEL MONDO DELLE TECNOLOGIE INFORMATICHE:
IDEE - ESPERIENZE - OPPORTUNITA'
INTRODUZIONE:
Meri Calvelli
Cooperativa Sociale Eureka 1°
Benvenuti a questo seminario su: "La realtà dell'handicap nel mondo delle tecnologie immateriali".
Prima di dare la parola agli esperti, agli studiosi e alle esperienze, che in qualche modo abbiamo cercato di riunire in questo Seminario, vorrei fare una breve presentazione sull'organizzazione di questa iniziativa.
Io sono un'operatrice della Cooperativa Sociale Eureka I, che lavora in convenzione con il Comune di Roma dal 1985 e svolge il Servizio di Assistenza Domiciliare in favore del disagio Psico-fisico.
La nostra utenza comprende disabili motori e psichici, e una parte di minori a rischio.
Come Cooperativa abbiamo aperto una serie di laboratori rivolti all'utenza, affinchè possa svilupparsi un discorso di riabilitazione e di integrazione della stessa.
Uno di questi è il Laboratorio di Comunicazione, iniziato lo scorso anno con la partecipazione di 8 ragazzi che presentano prevalentemente disturbi nel linguaggio e nell'apprendimento.
L'esperienza della quale ne parleremo in maniera più approfondita nella 2° giornata, quella delle esperienze, si è ripetuta anche quest'anno e ci sembra abbia dato buoni risultati e soprattutto un grande interesse da parte dei ragazzi.
Da qui è nata l'esigenza di approfondire questo tema.
Si può dire che la Psicologia e l'Informatica possono sembrare due realtà completamente distanti e diverse; ma in realtà è chiaro che oggi molte attività lavorative, creative, e anche riabilitative, vengono sviluppate e incentivate dalle scienze informatiche.
Per questo motivo pensiamo che prima di tutto i disabili, poi gli operatori, i terapisti della riabilitazione e gli insegnanti di sostegno, debbano conoscere e trarre vantaggio al massimo dalle possibilità che il computer e più in generale queste tecnologie offrono nelle diverse necessità; per facilitare l'apprendimento, per creare ambienti che possono stimolare abilità creative, semplici o complesse, per lavorare nel campo della didattica e dell'educazione.
Un Seminario di questo tipo, da quindi la possibilità di scambiarci le conoscenze e le esperienze, per far circolare il più possibile questo sapere, perchè non rimanga un sapere di pochi
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Ornella Martini
Associazione Edu.co
Presento, in stretta collaborazione con la Cooperativa Eureka I, un primo discorso su questo tema.
Noi siamo una Associazione culturale che non si occupa specificatamente di Handicap; c'è tra noi anche chi ha lavorato in questo settore; noi ci occupiamo di temi più generali, relativi al rapporto tra le macchine per la comunicazione, la conoscenza, e le trasformazioni dell'esperienza e dei saperi che queste interazioni, questo rapporto con le macchine produce tra le persone. Quindi diciamo che abbiamo collaborato a costruire una cornice di riferimenti pedagogici e culturali. Io in questa brevissima presentazione, volevo sottolineare il fatto che le macchine, ovviamente non sono soltanto degli strumenti. Pensate ai termini come riabilitazione, apprendimento, addestramento. Li trovo dei termini orripilanti, cioè termini duri, che danno dell'esperienza e della conoscenza e quindi anche dell'educazione, dell'insegnamento, una immagine molto rigida, molto oggettivante, molto distanziante.
Noi ci occupiamo in particolare di ripensare i rapporti tra i soggetti: quindi gli individui, i gruppi, le persone, le identità dell'esperienza, e della conoscenza; e degli oggetti: quindi i saperi, le pratiche; e cerchiamo, utilizzando questo patrimonio messo a disposizione dalle tecnologie, le più diverse, dal telefono alla Realtà Virtuale.
Insomma, il contributo che noi possiamo dare in questo senso, è un contributo critico e quindi anche in rapporto con le persone, anche gli esperti che parleranno dopo di me; vuole essere un rapporto di dialogo, in modo che anche le specificità, le diversità pensate, anche i riferimenti alla realtà dell'handicap, sempre espressi in termini di diversità, riescono a smuovere delle sicurezze, delle certezze, delle abitudini; e quindi l'aiuto, il sostegno. L'occasione che le macchine ci offrono, è proprio questo, cioè quella di ripensare, non soltanto le pratiche e i saperi legati ad un orizzonte specifico, ma ripensare anche i nostri riferimenti personali.
Noi per esempio ci occupiamo di scuola, formazione, e ci troviamo nella situazione un po' imbarazzante di dover andare in un ambiente come quello scolastico, in tutte le sue strutturazioni rigide, con le sue abitudini, i suoi tic ben definiti e sostenere quindi, cercando di aiutare e nello stesso tempo di sostenere per cercare di provocare e quindi di dire: le macchine che oggi noi abbiamo a disposizione, ci obbligano a ripensare, per es., il rapporto con il linguaggio orale e scritto. Il rapporto tra le immagini e la scrittura; ci impongono di ripensare il rapporto di ciascuno di noi con il proprio corpo, con la dimensione della percezione. Quindi il nostro ruolo è quello, non soltanto, di sostegno, di supporto, ma anche di stimolo. Quindi diciamo che questo riferimento generale, ci serve anche per pensare all'handicap, non come una condizione di differenza che va sostenuta, ma nello stesso tempo è provocata; per fare questo, dal nostro punto di vista, è indispensabile, ripensare i nostri modelli, le nostre diversità, la nostra individualità.
Le macchine ci sostengono in questo lavoro.
Prima di chiudere volevo solo fare due richiami: uno di tipo testuale e l'altro di tipo esperenziale.
Qualche settimana fa ho seguito una rassegna di video sul tema delle culture giovanili, di cui un video della sezione tematica, era un video sul rapporto tra bambini e Video-Giochi. In questo video c'era un bambino spastico che in qualche modo faceva da Trade-Union, da mediatore, tra il mondo dei bambini e degli adulti.
Lui spiegava all'operatore che faceva le riprese e agli spettatori, che cosa significa per un bambino giocare con i Video-giochi, aver un rapporto fisico, emotivo, cognitivo, con un computer.
Era bravissimo, era un grande filosofo; mi ha colpito ad un certo punto quando spiegava il perchè ai bambini piace giocare con i video giochi violenti, quelli di guerra e di scontro. Lui diceva, con una gestualità delicata e ben articolata ma anche molto forte come messaggio fisico: "Quando io gioco con i video-giochi e faccio i giochi di guerra, io quando sono incazzato, quel computer, lo spaccherei.".
Questa cosa mi è piaciuta tanto, perchè mi ha dato la misura di quanto una macchina può rappresentare un universo di emozioni e di esperienze oltre che di conoscenze. Quanto una macchina, che nell'opinione comune spesso è considerata fredda, impotente e nello stesso tempo potentissima, alienante; in realtà diventa l'elemento di riferimento per scaricare, non solo emozioni, ma anche pratiche e saperi.
L'ultimo riferimento è testuale. Sono le prime righe della prefazione all'ultimo libro uscito in Italia di Oliver Sax che si intitola: "Un antropologo su marte". Leggo queste poche righe:
"Sto scrivendo con la mano sinistra, sebbene io sia decisamente destrimane. Un mese fa' sono stato operato alla spalla destra, e a tutt'oggi, non devo usare il braccio destro ma sarei capace di farlo. Scrivo in modo lento e goffo ma ogni giorno che passa, acquisto disinvoltura e naturalezza; è un continuo adattarsi a imparare a usare la sinistra non solo per scrivere ma anche per fare altre cose. Per compensare il fatto di avere un braccio appeso al collo sono diventato molto abile e prensile con le dita dei piedi. Sulle prime quando mi immobilizzarono il braccio, per qualche giorno mi sentii sbilanciato ma ora cammino in modo diverso e ho scoperto un nuovo equilibrio. Sto sviluppando modelli diversi, abitudini diverse, una identità diversa, si direbbe, almeno in questa sfera particolare".
Grazie e buon lavoro.
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Indice del seminario
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