"Su questo pianeta la vita non è piacevole come potrebbe essere. Sulla nostra astronave chiamata terra c'è qualcosa che funziona male".
(bolo bolo)

Negli ultimi anni i centri sociali (ma non solo) hanno riacceso un dibattito piuttosto serrato sulle tematiche antiproibizioniste legate all'utilizzo e alla diffusione dei derivati della cannabis. Da subito la nostra posizione è stata chiara e articolata, da un lato abbiamo sempre dimostrato scarso interesse verso la possibile nascita di una lobby di coltivatori e di venditori di prodotti ricavati dalla cannabis, nel mentre sosteniamo che debba essere totalmente depenalizzata la sua coltivazione e la eventuale cessione di piccole quantità per uso individuale (AUTOPRODUZIONE).
Dall'altro abbiamo sempre posto con forza il problema di non separare la campagna per la legalizzazione-liberalizzazione dei derivati della cannabis da una più complessa e solidale campagna per la depenalizzazione dei reati connessi all'uso (o piccolo spaccio) di qualsiasi altra droga esistente sui mercati. Vogliamo cioè che la questione droghe sia sottratta all'area di competenza della miserabile sfera del diritto penale.
Più volte all'interno delle nostre iniziative antiproibizioniste e in quelle a cui abbiamo partecipato o siamo stati ospiti in giro per l'Italia, abbiamo evidenziato una situazione "droghe" caratterizzata da un "abuso sociale spesso inconsapevole". L'eroina con 1043 morti di overdose nel 1995 (i dati del 1996 non sono ancora disponibili) è in ascesa rispetto agli anni passati. Cambia la figura stereotipata del tossicodipendente che da "freak rovinato" diventa soggetto integrato, stabilmente occupato con condizioni professionali plurime e trasversali. La qualità dell'eroina in commercio è pessima, varia da un grado di purezza del0,25% al 40%. Dati allarmanti in quanto da un lato mettono in luce la pessima qualità della "roba" in circolazione e dall'altro ci offrono uno scarto nel grado di purezza così elevato da mettere chiunque usi "roba" italiana a rischio di overdose. Ecstasy, technodroghe, ketamina, stanno avendo un boom tanto imprevisto dai nostri politici quanto studiato e preparato da chi si occupa, all'interno delle grosse organizzazioni di NARCO-STATO-TRAFFICANTI, di studi estetici (esempio pillole) e di usi sociali delle droghe che via via vengono immesse sul mercato.
I consumatori di queste droghe risultano, da numerose ricerche svolte nel nord-est, compresi in una fascia di età che varia dai 15 ai 30 anni, svolgono una attività lavorativa che li impegna per 50, 60 ore settimanali ;
Hanno una spesa per il fine settimana che varia dalle 200.000 alle 250.000 lire, 800.000 - 1 milione di lire mensili a cui bisogna aggiungere spese auto ecc. Sono lavoratori autonomi, studenti, lavoratori dipendenti con un assoluta mancanza di differenza di stili di vita, dai padroncini ai lavoratori. E' chiaro il collegamento di consumo di ecstasy con il bisogno di STATI DI SOCIALITA' e TEMPO VISSUTO, come forma di evasione dal disciplinamento produttivo del territorio. Dai dati in nostro possesso risulta inoltre in crescita costante il consumo di cocaina, sostanza che da più tempo è presente sul mercato italiano e che conserva nel tempo un elevato grado di purezza (circalo'80%).
Risulta sempre più chiaro che il proibizionismo ha fatto il suo tempo, non ha ridotto il consumo, al contrario l'ha incancrenito non riuscendo nemmeno a contenere il consumo delle sostanze più pesanti. Di fronte a queste strategie di importazione statunitense (tutti ricordano il debito culturale della legge Craxi-Jervolino nei confronti dell'omologa legge propugnata da Rockfeller) una parte del mondo politico istituzionale dice di voler cambiare strategia. E' di pochi mesi fa la proposta avanzata in parlamento, trasversalmente sottoscritta da diversi membri delle camere per arrivare ad una sostanziale "depenalizzazione" delle "sostanze leggere". Proposta che non è passata per la dura opposizione di carattere etico-morale avanzata dai partiti di ispirazione cattolica presenti in entrambi gli schieramenti(PPI,CDU,CCD ecc.) oltre che da AN e da alcune componenti del PDS. Scandalo e imbarazzo suscitò il fatto che tra i primi firmatari figurasse anche Corleone, sottosegretario alla Giustizia e che alcuni deputati non avessero negato di aver consumato in passato sostanze leggere. Genera imbarazzo inoltre, negli ambiti di movimento e non solo, il fatto che il Partito Radicale stia mutando nuovamente la sua fisionomia, proprio in vista dell'obbiettivo della depenalizzazione delle sostanze leggere.

 Pur riconoscendo a Radicali e Antiproibizionisti Istituzionali, l'impegno che stanno dimostrando nei confronti di questo tema, bisogna segnalarne gli enormi limiti. Il loro è infatti un intervento finalizzato a depenalizzare la sola Cannabis e i suoi derivati, e anche quando viene timidamente agitato il "Rumore di fondo" dell'adesione alla campagna per la cosiddetta "riduzione del danno" più che una rivendicazione della necessità di impiantare distributori scambia-siringhe e preservativi, non abbiamo colto e letto. In questo senso siamo più interessati alle esperienze europee(Svizzera, Germania, Olanda e Inghilterra) dove la sperimentazione tocca tutta una gamma di iniziative volte alla distribuzione/ legalizzazione controllata delle varie droghe cosiddette pesanti. Dai contenuti assolutamente scadenti proposti dalle diverse forze politiche che dicono interessarsi al "problema droghe" traspare un'operazione politica depistante ed elettoralistica che contamina anche alcune aree di movimento. Per quanto ci riguarda il percorso che continueremo a fare sarà strettamente intrecciato con la volontà più volte ribadita di impedire a chiunque di intervenire sui diritti, sui tempi e sulle scelte di autogestione delle soggettività. Cercheremo di riportare l'attenzione più vasta possibile sui singoli "Case Studies", sulle singole esperienze che hanno dimostrato di funzionare alternativamente rispetto all'atteggiamento meramente repressivo altresì ribadito dopo la Conferenza nazionale sulla Droga di Napoli. Nel far ciò non si può non tenere conto di un approccio che punti il dito sull'economia politica della droga mostrandone le intime dinamiche e svelandone i dati dell'intero ciclo, che sono per lo meno di quattro volte più "duri" di quelli ufficialmente riportati. Inoltre a fronte di una realtà sociale caratterizzata da un "abuso sociale incosciente" bisogna per quanto possibile che si propagandi una conoscenza adeguata delle droghe, dal punto di vista culturale, che quindi contribuisce a smitizzare l'alone di proibito che comunque aleggia su questi temi, e favorire un uso più consapevole e ludico e quindi sociale delle sostanze stesse. Chiunque per noi ha il diritto di disporre liberamente del proprio corpo e cercare proprie forme di felicità. L'essenziale è che questo non significhi morire di proibizione.

C.S.O.A. COX 18

 
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