Quando abbiamo iniziato a scrivere questo articolo, ci siamo resi conto che non e’ facile parlare di techno, un po' per l' eterogeneita’ degli approcci a questa musica, ma soprattutto perche’ una forma di comunicazione come questa possiede un' energia straordinaria, avvolgente, difficile da spiegare a parole. Preferiremmo suonare per voi, ma il supporto cartaceo non ce lo permette, percio’ accontentatevi e siate pazienti. Quando pensiamo alla techno, la prima immagine che si crea nella nostra mente e’ un puzzle, una giustapposizione di frammenti sonori, creati ex novo o gia’ esistenti, riciclati e manipolati, riprendono vita in una nuova forma di espressione. Niente di nuovo, in un certo senso, perch‚ gia’ in passato questa forma di sperimentazione , di furto e riutilizzo di frammenti e’ gia’ stata messa in pratica. Nei primi anni del secolo, i cubisti mettevano insieme materiali di recupero simili a pacchetti e fotografie dei loro quadri. Racchiudere e trasformare le cose esistenti nel proprio mondo e’ un desiderio ovvio e perfettamente naturale, e’ un percorso documentato che chiunque crea ha attuato da sempre. Come ha dimostrato Duchamp molti decenni orsono, l'atto della selezione puo’ essere una forma di ispirazione originale e significativa come ogni altra. L' utilizzo delle tecnologie digitali in campo musicale ha esteso le possibilita’ di selezione ed editing di frammenti sonori, dando vita a forme di espressione quali la techno . Una "traccia" non e’ nient' altro che una connessione di impulsi provenienti da
macchine, come campionatori; sequencer , PC ecc... Macchine come queste sono  diventate nonostante l' opposizione delle milizie del copyright, di sempre piu’ facile reperibilita’, favorendo la diffusione della tecnica del "sampling", o campionamento. Campionare non vuol dire altro che registrare, appropriarsi del mondo sonoro che ci circonda per detournarlo nella forma e nei contenuti. Pensiamo sia tempo che la validita’ estetica dell'appropriazione venga sbandierata in opposizione all' arroganza delle leggi di copyright, che reprimono il libero utilizzo di materiale culturale. Oggi siamo circondati da idee, immagini, musica, testi inscatolati e non possiamo non considerare questo nuovo ambiente elettrificato come una fonte irresistibile di critica emanipolazione. Questa riappropriazione rappresenta per noi una sorta liberazione a nostro ruolo di spettatori acritici e sperduti. Ed e’ proprio questo che ci ha spinti a produrre musica, ed in particolare musica techno, visto l' ampio spettro di possibilita’ che l' utilizzo delle tecnologie digitali ci permette Il software che noi utilizziamo e’ l' Impulse Tracker un nuovo e rivoluzionario programma per fare musica col PC. Nella pc-music i cosiddetti tracker sono utilizzati essenzialmente per "allineare" i campionamenti in modo che suonino come una "song". Le song sono chiamate "moduli", nome derivante dal vecchio termine usato per tecnologie Amiga. I MOD (moduli) avevano un massimo di quattro canali e 33 Khz di qualita’ di mixaggio.Il formato immediatamente successivo MTM (multi tracker module) aveva una capacita’ di sedici canali anche stereo. Dopo l' MTM arrivo’ l' S3M (Scream Tracker 3.x) con 32 canali e qualita’ di mixaggio a 44.1Khz. Ancora limitati a 8 bit ben presto i tracker si sono evoluti velocemente fino ad arrivare al Fast Tracker (XM), che usava
formati superiori rispetto all' S3M, ma con interfaccia non facile da usare. I necessari aggiornamenti ai trackers non vennero piu’ applicati dato il fallimento delle grandi case produttrici di software. Cosi’ Jeffrey Limm mise a punto l' Impulse Tracker dotato di 64 canali e qualita’ di mixaggio a 44.1 Khz, capace di leggere campionamenti a 16 bit come l'XM con in piu’ la possibilita’ di creare nuovi strumenti dai singoli campioni (p.e. modificando parametri del suono anche in diretta ). Altre importanti caratteristiche innovativi sono l' ottima gestione dei file WAVE, ossia campionamenti realizzata con windows, e il fatto che sia totalmente freeware (gratuito). La relativa facilita’ di utilizzo di questo software ci ha in breve tempo portati a pensare, a parlare di autoproduzione. Un' autoproduzione da un certo punto di vista anche particolare per le modalita’ in cui si esplica. Innanzitutto la "tecno" ha come caratteristica l' assenza di testi e il cosiddetto messaggio e’ affidato esclusivamente alla musica e al contesto e questo, insieme al fatto che non c'e’ piu’ il palco, puo’ rappresentare un momento di rottura rispetto ai soliti concerti, perche’ per esempio non e’ necessario focalizzare lo sguardo in una direzione; c'e’ un'effettiva orizzontalita’ che puo’ rendere reale quello che si diceva da tanti anni, cioe’ abolire la frattura tra il musicista e l' ascoltatore. Per noi autoproduzione e’ lavorare per la creazione di un evento in cui l' energia, la comunicazione, la liberazione degli stati d' animo e dei corpi sono gli elementi che influiscono sulla creativita’ e sulla musica in uno scambio reciproco che realizza ogni volta un' emozione irripetibile. Autoproduzione diventa socializzare la musica, la creativita’. Autoproduzione diventa sentirsi parte attiva in una dimensione collettiva e paritaria nella costruzione di un momento, sia pure parziale, di liberazione. L' autoproduzione di conseguenza per noi non si esaurisce nella produzione materiale, ma investe la complessita’ e l' interezza della sfera del vissuto. Ma non finisce qui. E' in questo contesto che pensiamo alla realizzazione di un CD come elemento di contaminazione e strumento di espressione di uno stile di vita che ci vede lavorare quotidianamente in un C.S.O.A.. L' autoproduzione e’ il modo che abbiamo per esprimere l'autogestione delle nostre vite e dei nostri rapporti con le persone che ritengono che la propria creativita’ non possa passare attraverso le mediazioni\restrizioni del mercato opulento.
 


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