Incontro di ROR con COMPAGNI/E DEI CASTELLI


OSSERVAZIONI GENERALI:


INTERVENTO DI UNA PRIMA COMPAGNA:
Partendo dalla constatazione che attualmente Radio Onda Rossa costituisce uno dei pochi se non l'unico strumento a disposizione nel campo della comunicazione, secondo me la radio in prospettiva dovrebbe privilegiare la funzione di "rafforzare il movimento" mettendo in comunicazione i reali soggetti sociali. Questo a differenza del passato durante il quale la radio è sembrata aver avuto vita a se stante. Sarebbe da ricostruire un circuito informativo individuando orari e forme per affrontare il dibattito per argomenti con il contributo dei e delle compagne delle diverse situazioni. Inoltre un/a compagno/a dei vari collettivi dovrebbe partecipare alle riunioni di redazione .

INTERVENTO DI UN SECONDO COMPAGNO:
secondo me lo scenario descritto nel primo intervento è astratto, Non è che nel mondo non succedano cose di cui parlare! La realtà è che c'è un appiattimento sociale generale, ovvero non si riesce ad essere emittente o perché manca un riferimento certo o perché c'è una molteplicità di esperienze che caratterizza questi anni diversamente dal passato. Punto di domanda: ROR deve essere radio aperta o radio professionale? Ripercorriamo la storia della radio: la verità storica è che ROR non ha saputo raccogliere il consenso politico di un intero movimento ma solo della soggettività rappresentata dai CAO che ha tenuto in piedi per anni la radio finanziariamente e soggettivamente con proposta politica e linea di condotta caratterizzante, Per esemplificare la gestione amministrativa di ROR non si è mai vista in passato e la situazione è rimasta a tutt'oggi identica; ciò non va bene in termini strategici.
Volendo conservare, alla luce delle odierne difficoltà, una funzione "movimentista" della radio si dovrebbe riconoscere la cesura ,si dovrebbe dunque pensare che un movimento esiste e che c'è stata quindi la caduta di questo rapporto (fra R.O.R. e movimento). Un secondo ordine di considerazioni: il movimento è cambiato ,sussistono oggi una molteplicità di iniziative con modi ed espressioni diverse ,anche nelle forme della rappresentazione della soggettività: ci sono momenti decisionali che fanno movimento. Quale è a questo punto il tipo di scelta da fare per i/le compagni/e che lavorano? Non non prendere le parti di qualcuno costruendo in modo legittimo un'ipotesi autonomamente definita con capacità proprie di affrontare la realtà ed esprimere giudizi o viceversa scelta opposta che implica un giudizio. Comunque io ritengo che se materialmente non vi siano 10 situazioni che si riconoscano nella gestione della radio non esisterà prospettiva futura ne la garanzia della continuità dell'impegno e della militanza(altrimenti si andrà avanti come oggi per pie intenzioni col pagamento delle £ 300000 mensili per anni). Una considerazione tanto ovvia da risultare banale: ROR è uno strumento importante per la comunicazione.
Un altro grosso problema è quello dell'analisi della fase attuale. A ciò è connaturato un punto di domanda che presuppone un giudizio in merito da esprimere: se per il momento ROR debba essere strumento di battaglia culturale autonoma per fronteggiare sul terreno l'offensiva delle destre oppure proporsi in avanti con una "battaglia sulla caratterizzazione", sapendosi collocare nell'area dell' auto-organizzazione. Nel documento proposto dalla radio non viene fuori quest'ultima ipotesi . Sull'affermazione di voler dare spazio ad una pluralità di voci da un punto di vista teorico e formale sarebbe un'ottima idea ammesso che vi fosse chi lo potrebbe e vorrebbe fare. Altra osservazione da fare è che ci sono pochi interventi "esterni" a ROR diversamente da Radio Città' Aperta. Ma d'altra parte grosse frazioni di movimento, dal Leononcavallo ai promotori del convegno di Arezzo sulla economia no-profit non prevedono impegni sull' auto- organizzazione. Aprire ROR a varie istanze non troverebbe ascolto fra chi ha imboccato altre strade a meno che la radio non si collochi all'interno di un progetto di "integrazione", di gestione all'interno del mercato. La situazione è perciò abbastanza fluida e si apre a esiti diversi. La situazione attuale vede comunque in generale un arretramento nei contenuti, la mistificazione di istanze ecc. ecc...... Due tipi di problemi in definitiva: valutazione della fase e giudizio nel movimento. Essere specchio di tutte le ipotesi è fuori dalla grazia di dio......Come consigli pratici bisognerebbe far vivere via etere dibattiti sul sociale prevedendo partecipazioni più larghe con linguaggi e problematiche rivolte a tutti. E ancora alcuni temi di discussione vanno collocate in determinate fasce orario con la capacità e la dialettica necessaria nel saper stimolare chi ascolta ad entrare nel dibattito. L' ascolto nel tempo si è variegato quindi bisogna tener conto di ciò nella diversificazione di contributi e presenze.

INTERVENTO DI UN 3° COMPAGNO:
In questa fase i partiti sono sempre piu' leggeri, non si fanno comizi in piazza ,non funzionano le sezioni. La politica viene sempre piu' fatta attraverso i mezzi di comunicazione (questa vale come considerazione generale). Un altro punto da esaminare: secondo me, se non siamo noi a portare alla radio dibattiti, interventi fatti da altri "percorsi politici"(ad esempio Rifondazione, Verdi,......)da parte di quest' ultima non vi è disponibilità immediata (alla Radio non intervengono, per capirsi).O si crea un meccanismo di "costrizione" che metta al centro del dibattito determinate questioni che portano a "drammatizzare" oppure ......... Su un piano pratico si potrebbe organizzare da parte nostra un distaccamento di compagni/e di zona che lavorino a ROR anche se l'impegno materialmente è abbastanza difficile.

L'ULTIMA COMPAGNA:
Non sono d'accordo su quest'ultimo punto. I/le compagni/e di ROR devono fare i cronisti nei diversi posti. A fronte di tutto vi sono secondo me 2 ordini di problemi :quello generale e quello particolare: a) su un piano cittadino l'idea dimettere in contatto compagni/e con esperienze comuni è fallito, non esiste soggettività o quest'ultima è sparsa....Non ci può essere proposta, purtroppo la Cosa nun ce stà anche se laddove c'è capacità di analisi .Il problema precipuo è far funzionare lo strumento tecnico. b) il secondo problema è politico e di personale. La discussione generale non si può risolvere se non in una sede ampia. Bisogna al contrario entrare nel merito delle cose concrete di come poter far funzionare lo strumento. Bisogna smuoversi...non a caso in ogni territorio dove langue il dibattito i compagni vanno in radio .
Secondo me bisogna ricostruire il circuito andando fra le situazioni dei compagni/e e anche andando fra i ravanelli. Bisogna rendere funzionale quello che c'è .Non esiste per uno strumento che si riferisce all' autorganizzazione il voler fare i professionisti ,non riuscendo neanche a essere professionali.
Ognuno ha il suo terreno di appartenenza, anche se la collocazione attuale di settori di movimento è idiota e fittizia. Bisogna arrivare a un progetto di identificazione e di scoperta di interessi comuni. Se non si ha la capacità soggettiva di portare battaglia politica rimane il menefreghismo e la separazione che si riflette anche nella partecipazione alla radio( questa considerazione viene riferita ad alcuni settori della convenzione e del coordinamento dei centri sociali).Non si dà d'altro canto luogo alla possibilità di uno strumento radiofonico "ecumenico" in una situazione come quella attuale dove c'è chi pensa alla convenzione, chi pensa al coordinamento dei centri sociali e c'è chi pensa ad un patto federativo tra A, B e C: tutte cose che vanno scelte e dette!
Per finire la radio non dovrebbe essere un corpo separato ma strumento collettivo di battaglie all'interno del movimento.

PUBBLICITÀ - FINANZIAMENTO - INDIPENDENZA
Solo 2 brevi notazioni di 2 compagne intervenute .Per la prima ogni collettivo dovrebbe sottoscrivere una quota di contributo fisso alla radio. Per la seconda bisognerebbe rimborsare i/le compagni/e redattori/rici militanti.


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