Viene fatto presente all'inizio dell'incontro che non c'è stato all'interno del forte un reale
dibattito collettivo sul documento della radio, e che gli interventi sono a "titolo personale".In
questo momento nel movimento romano r\esiste una grande confusione e un grande
conflitto interno, e questo clima in qualche modo svilisce lo sforzo fatto da R.O.R. Il progetto
e le analisi che la radio fa nel documento sono buone, e R.O.R dovrebbe puntare a diventare
una radio autogestionaria.
Un problema grosso della radio, è quello di non essere "sentita" come propria dal
movimento, ciò è dovuto in parte al fatto che R.O.R è stata spesso intesa come la "voce" dei
comitati autonomi operai.
La radio ed i centri sociali hanno "rappresentato" una miriade di nuove forme di
comunicazione che si sono andate ad attuare. I centri sociali hanno tolto in parte alla radio
validità come mezzo di comunicazione, essendo loro stessi "luogo di comunicazione", per
cui su molti argomenti si preferisce realizzare una iniziativa piuttosto che una
trasmissione.
LA REDAZIONE COME RETE.
Formare una redazione allargata o piu' redazioni sparse nei centri sociali, redazioni
periferiche(poli) autonome politicamente e organizzativamente, magari attraverso ponti-radio
dislocati in trasmissioni in alcune fasce orarie, questo potrebbe essere il modo migliore per
liberare le energie esistenti in alcune situazioni:
La radio nel documento ,si mette apparentemente in discussione, ma in realtà si mantiene
una presunzione di fondo che rappresenta un modo di pensare, che in passato ha indicato
nel movimento il responsabile di una scarsa interazione con la radio, manca in sostanza un
elemento di autocritica su come è stata condotta la radio fino ad oggi.
Il problema principale, è che piu' che rincorrere il fatto che la radio vuol essere del
movimento, si dovrebbe pensare a come diventare realmente una radio.
RADIO: VELOCITA' DI INFORMAZIONE.
Perché cio' sia possibile, la radio deve funzionare, dovrebbe essere efficiente ed in simbiosi
con la velocità del movimento. Potrebbero costruirsi due livelli differenti.
1) Collettivo della radio, che gestisce la radio, con qualcuno (spesato) che ci lavori a tempo
pieno, in modo da garantire la velocità e la puntualità dell'informazione
2) creazione di un azionariato popolare, come "bacino" che aiuti culturalmente ed
economicamente la radio. Questo livello puo' prevedere delle redazioni periferiche.
I problemi organizzativi della radio, non sono diversi da quelli del forte(il riferimento è a
quelle difficoltà diffuse che interessano un po' tutti i gruppi, i collettivi, i centri sociali etc.)
Per la radio il problema primario è quello che non si sente!. Bisognerebbe arrivare ad una
riorganizzazione tecnica che consenta alla radio di essere ascoltata.
Per quanto riguarda il finanziamento, proponiamo:
1) Azionariato popolare (nelle diverse forme possibili)
2)Fonte di entrata costante garantita, per esempio fissando un contributo fisso per chi
manda comunicati in radio.
L'affermazione di "presunzione" sopra espressa, viene ripresa anche da altri interventi, si
avverte la sensazione che il nostro lavoro del documento, nasconda in realtà la nostra
difficoltà a realizzare realmente un progetto di radio per il futuro, con un conseguente
atteggiamento dottrinale sufficiente incapace di avvicinare realmente la miriade di nuovi
soggetti sociali, privi tra l'altro di reali criteri di appartenenza. Tra le altre cose ci si chiede di
smetterla di chiedere agli altri di fare quello che dovremmo fare noi, formulando finalmente
una nostra proposta precisa ,un vero progetto, su cui confrontarsi realmente
Infine, viene messo in evidenza che non esiste all' interno del Forte una spinta partecipativa
nei confronti della radio, e che per quanto riguarda quanto da noi espresso nel documento
sull'esistenza nella nostra città di 3-4 mila potenziali sottoscrittori, di verificare attentamente
questo dato, cosi da avere un reale quadro di riferimento.