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Il capitalismo neoliberista ha raggiunto negli ultimi due anni un
potere totalitario, quasi assoluto; malgrado ciò molti/e
compagni/e continuano a lottare contro la miseria, l'ingiustizia, lo
sfruttamento per una vita più degna per l'UMANITÀ.
Tra tutti noi c'è stato e c'é ancora qualcuno/a che,
nel suo impegno in questa lotta, ha toccato un nervo dell'ordine
stabilito e questo ha reagito con il suo vero volto terrorista.
Così, noi ci troviamo con decine di migliaia di
prigioniere/i politiche/i come conseguenza dei diversi conflitti
politici in tutto il mondo.
Senza dimenticare di tutte le vittime della repressione: morti,
desaparecidos, esiliati.
Questi prigionieri/e sono parte integrante ed emblematica delle diverse lotte, che sono stati convertiti all'espressione più significativa dagli stati terroristi che pretendono di utilizzali come ostaggi nel loro sforzo di farla finita con qualsiasi dissidenza.
Sono questi stessi stati che non esitano a impiegare i metodi più vili per incarcerarli/e: ci riferiamo alla ipocrita negazione dei principi democratici per mezzo delle loro leggi e tribunali speciali, che occultano l'uso sistematico della tortura sia fisica che psicologica, e alla complicità attiva (criminalizzazione) e passiva (silenzio) dei mezzi di comunicazione.
Non possiamo dimenticare nemmeno la realtà dentro le prigioni dove la tortura, l'isolamento, l'uso della violenza sessuale e la dispersione sono esempi delle innumerevoli violazioni dei loro diritti individuali e collettivi il cui fine è annientamento fisico e politico dei prigionieri e delle prigioniere.
Nella sua ansia di vendetta e sterminio, i repressori si scagliano anche contro i familiari dei/lle nostri/e prigionieri/e, negandogli i più elementari diritti di comunicazione e contatto con loro.
Questa situazione intollerabile esige da parte nostra un impegno fermo e coerente. Per questo chiediamo l'appoggio della società alle seguenti rivendicazioni :
1) riconoscimento della condizione di prigioniero/a
politico/a.
2) abrogazione delle leggi eccezionali e scioglimento dei tribunali
speciali, sia civili che militari.
3) Rispetto dei Diritti Umani individuali e collettivi dei
prigionieri/e.
4) di conseguenza esigiamo l'immediato miglioramento delle loro
condizioni di vita.
Tuttavia è necessaria la creazione di un contesto che renda possibile una Amnistia totale, non come perdono da parte dello stato ma come risultato dei percorsi di lotta, perché possano partecipare con noi nella costruzione di un mondo più giusto, libero e dignitoso.
Da questo INCONTRO noi ci impegniamo a fare arrivare questo comunicato a tutti/e i/le prigionieri/e come nostro contributo alla rottura dell'isolamento al quale vogliono condannarli.
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"Nel cabaret della globalizzazione, abbiamo lo show dello stato, che si spoglia di tutto fino a restare coperto dall'indumento minimo indispensabile : la forza repressiva. Distrutta la loro base materiale, svanite le loro classi politiche, gli stati nazionali si convertono in un mero apparato di "sicurezza" delle megaimprese che il neoliberismo va erigendo."
Subcomandante Marcos
Il documento "Pres.o.s." è il risultato di un lavoro svolto da alcuni gruppi di compagni/e nel corso di tavoli di discussione dell'Incontro Intercontinentale in Spagna (estate '97).
La struttura organizzativa dell'incontro prevedeva che la prigionia politica fosse inserita nel tavolo dell'emarginazione. Ritenendo questa impostazione parziale e settaria , compagni/e da: Turchia, Italia, Palestina, Germania, Paesi Baschi, Galizia, Kurdistan e Messico hanno creato un tavolo separato che aveva lo scopo di rivendicare i prigionieri politici come soggetti interni e riconosciuti dalle lotte sociali, e la centralità dello sviluppo e del rafforzamento dei movimenti di lotta per la loro liberazione.
Ne è risultato questo documento, approvato all'assemblea plenaria a El Indiano e l'impegno a coordinare campagne transnazionali sulla base della centralità riconosciuta al problema dai partecipanti all'incontro.
Come compagni/e delle realtà antagoniste napoletane riteniamo fondamentale ¥e contrastare in modo concreto le politiche tendenti all'annientamento delle soggettività rivoluzionarie.
A questo proposito i quattro punti contenuti nel documento "Pres.o.s." sono sicuramente importanti per iniziare a praticare questo livello di iniziativa.
Tuttavia pensiamo che le lotte a favore dei prigionieri politici rivoluzionari vadano unite alla battaglia contro il carcere nel suo complesso e contro tutte le istituzioni totali: in questo senso noi consideriamo la gran parte dei proletari prigionieri nelle carceri internazionali come "prigionieri di guerra" di quella che Marcos chiama la "Quarta Guerra Mondiale"; essi sono in pratica vittime delle attuali politiche neoliberiste e repressive e vanno coinvolti pienamente all'interno del processo di liberazione.
Pensiamo, inoltre, che sia giusto appoggiare singole campagne nazionali di sostegno all'amnistia in quelle situazioni di lotta in cui movimenti politici di massa, dal basso, riescono a fare di questa parola d'ordine terreno di scontro, di mobilitazione e legittimazione politica all'interno del processo di liberazione; tuttavia non riteniamo che essa sia una parola d'ordine estensibile tout court alla lotta dei prigionieri politici mondiali.
L'ORIZZONTE POLITICO STRATEGICO IN CUI VOGLIAMO COLLOCARE LA LOTTA ALLA REPRESSIONE PER NOI RESTA QUELLO GENERALE DELLA COSTRUZIONE DI UNA SOCIETA' SENZA GALERE, SENZA FRONTIERE, SENZA PADRONI.
C.S.O.A. OFFICINA 99 - Lab. Occ. S.K.A.
Centro di Comunicazione Antagonista Acerra - MOCO 16