Molti mass media nazionali hanno sollevato clamore quando, dopo quasi trent'anni trascorsi nei buchi neri dello stato di California, l'ex dirigente del Black Panther Party Geronimo ji Jaga (nato E.G. Pratt) è stato rilasciato dopo la riapertura dell'inchiesta sull'omicidio per cui era stato condannato.
Bastano poche parole per spiegare perché Geronimo è stato in carcere e perché lo stato ha combattuto una guerra lunga e dura per tenerlo dentro, utilizzando per questo scopo ogni mezzo possibile, menzogne e falsità.
Avendo conosciuto Geronimo da giovane, cercherò di
spiegarvelo.
Per rispondere a questa domanda bisogna spostarsi dall'arena
giudiziaria a quella della politica.
Il crimine commesso da Geronimo c'entrava poco con l'omicidio e molto
invece con le sue convinzioni e le sue attività politiche:
Geronimo era un rivoluzionario, un dirigente del Partito delle
Pantere Nere (BPP) e, in quanto tale, un bersaglio che l'FBI doveva
"neutralizzare" ad ogni costo.
Nel dicembre del 1969 la sede del BPP di Los Angeles venne
pesantemente attaccata da un esercito di poliziotti armati fino ai
denti. Geronimo, che era allora il Ministro della Difesa in carica,
barricò l'ufficio e sostenne una dura battaglia a colpi di
mitra, che si protrasse per oltre 10 ore.
Dieci ore di guerra metropolitana.
Quando i mitra smisero di cantare, tutte le pantere presenti nella
sede erano in vita, grazie alla difesa di Geronimo e alle sue
innegabili virtù militari.
Anche se in seguito diversi militanti del BPP vennero brutalizzati
dalla polizia, in quell'occasione nessuno venne ferito gravemente,
nonostante fossero stati per ore sotto il fuoco incrociato di mitra e
granate.
Quella volta Geronimo, che aveva imparato a combattere nelle
risaie del Vietnam, aveva portato la guerra a casa, combattendo per
l'esercito di liberazione nero e da quel giorno lo stato lo mise
sulla lista nera.
Per aver difeso la Nazione nera armi in mano (attraverso il Partito
delle Pantere nere), Geronimo è stato ricercato, accusato
ingiustamente e rinchiuso in diversi lager di stato per quasi 30
anni.
Nel frattempo una spia dell'FBI, della polizia di Los Angeles e
del procuratore distrettuale si faceva strada nella comunità
nera di Los Angeles, acquisendo progressivamente potere e influenza
politica.
Julius "Julio" Butler, poiché aveva lavorato come sceriffo ed
era un uomo di colore, conosceva bene i poliziotti della
comunità di Los Angeles e usò quella conoscenza a suo
vantaggio, come avrebbe fatto una qualsiasi spia intelligente.
Pur avendo subito delle condanne penali, venne armato dall'FBI e i
suoi precedenti reati vennero derubricati a semplici infrazioni: gli
si aprirono così le porte della Facoltà di
Giurisprudenza dove ottenne la laurea in Diritto.
In breve tempo quest'informatore prezzolato dalla polizia, dall'FBI e dal procuratore distrettuale bruciò le tappe di una fulminante carriera e diventò una personalità molto influente nella comunità nera di Los Angeles, tanto da essere nominato diacono di una delle più rispettate chiese nere.
Mentre Butler si faceva strada, l'apparato giudiziario e politico di stato colpiva duramente Geronimo a più riprese, negandogli la libertà su cauzione, rifiutando i suoi ricorsi, negandogli l'habeas corpus e montando accuse pretestuose contro di lui. Tenendo in carcere un influente rivoluzionario, lo stato prendeva tre piccioni con una fava:
1) privava la comunità nera di uno dei suoi militanti
più rappresentativi, combattivi e militarmente esperti,
2) piazzava in posizione influente nella comunità nera un
informatore prezzolato,
3) disgregava ed eliminava il sostegno della comunità bianca
di sinistra accusando falsamente una Pantera nera famosa come
Geronimo dell'omicidio di un'insegnante di Santa Monica.
Lo stato sfruttò anche la crescente paranoia del defunto Huey P. Newton (anch'egli dirigente del BPP, N.d.T.) per impedire che Geronimo venisse aiutato e sostenuto legalmente in un momento tanto difficile e delicato.
Dando dimostrazione di una disciplina lodevole ma in quel caso sbagliata, circa una decina di Pantere nere assistettero in silenzio all'incriminazione con false prove di Geronimo poiché avevano ricevuto l'ordine dal Comandante Supremo di non aiutare un uomo che, secondo la paranoia Newton, aveva fatto defezione per unirsi al Partito delle Pantere nere della costa orientale, ritenuta l'ala più dura.
Ci vollero decenni perché costoro realizzassero che la
scissione fra i militanti della costa occidentale e quelli della
costa orientale del BPP era stata fomentata da agenti e funzionari
dell'FBI.
Finalmente, dopo decenni, si sono decisi e hanno testimoniato a
favore di Geronimo, scagionandolo dall'omicidio di Santa Monica
poiché sapevano che, quando era stato perpetrato, egli si
trovava a Oakland, cioè a 400 miglia di distanza dal luogo del
delitto.
È facile adesso festeggiare il ritorno di Geronimo come una
vittoria, come di fatto è. Ma non possiamo fermarci a
questo.
Dobbiamo riconoscere anche che è stata una vittoria per lo
stato, che ha ingiustamente rubato 27 anni - quasi mezza vita - a un
uomo che ha giustamente difeso il suo popolo da un attacco infame.
Per 30 anni il governo ha artificiosamente creato il "leader"
della comunità nera con cui poter lavorare (spia ed
avvocato!).
Per quasi trent'anni lo stato ha sgombrato il campo dai rivoluzionari
e ha permesso che la malavita si arricchisse, lobotomizzando
un'intera generazione di neri con una nuova e temibile arma chimica.
Grazie ai loro sforzi il BPP non esiste più. E allora chi
ha vinto e chi ha perso?
Grazie ai metodi infami che hanno usato molti giovani di colore,
quando sentono la parola "rivoluzionario", pensano a una nuova marca
di ammorbidente.
Utilizzando la "legge" come un criminale strumento per la supremazia
bianca, hanno rinchiuso nei lager di stato americani un numero
infinito di rivoluzionari come Cinque, Hugo "Yogi", Leonard Peltier,
Deb e Check Africa, Mutulu Shakur, eccetera eccetera.
Molti di loro hanno avuto processi "equi" come quello di Geronimo,
con testimoni altrettanto corrotti e prove altrettanto
manipolate.
E' vero allora che Geronimo ha vinto una grande battaglia, che si
tratta di una potente vittoria.
Ma è vero anche che l'America di colore (e quella dei nativi)
ha sofferto e continuerà a soffrire una grave perdita
finché tutti i prigionieri politici e i prigionieri di guerra
non saranno liberati.
Mumia Abu-Jamal
Nota: Geronimo ji Jaga (Pratt) è stato rilasciato sulla parola il 10 giugno 1997 dopo una lunga detenzione durata 27 anni.