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I prigionieri palestinesi ed arabi nelle carceri israeliane rimangono pessimisti riguardo al loro rilascio, e continuano a denunciare le difficili condizioni psicologiche, di salute, di vita che affliggono loro e quelli vicino a loro. Le autorità carcerarie israeliane continuano a violare i loro diritti e ad umiliarli, portando avanti la politica israeliana che tenta di spogliare questi prigionieri della loro umanità e convinzione.
Sperando di riuscire a fargli rinunciare ai loro diritti basilari, riducendoli ad un mero numero del sistema. Noi dell'associazione Addameer vediamo questi vecchi, nuovi e rinnovati tentativi come un pericolo persistente per la vita di tutti i prigionieri e detenuti nelle carceri israeliane, specialmente i detenuti amministrativi, che non sono niente più che prigionieri di coscienza.
Per questa ragione, l'associazione analizza attentamente tutti gli sviluppi che riguardano i prigionieri, sperando di poter dare loro un momento di respiro minimo dai loro travagli.
Nel 1997, l'associazione ha continuato il suo lavoro di monitoraggio delle condizioni a cui i prigionieri palestinesi ed arabi sono soggetti in tutte le carceri israeliane, che siano detenuti amministrativi, prigionieri condannati, oppure detenuti o fermati nei centri dove avvengono gli interrogatori.
Nel corso delle nostre visite in tutte le carceri israeliane, abbiamo avuto la possibilità di valutare le condizioni di arresto e di incarcerazione dei prigionieri palestinesi ed arabi, che discuteremo in questo rapporto sotto le seguenti categorie:
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Le forze di sicurezza israeliane hanno messo numerosi arrestati
sotto provvedimento di detenzione amministrativa.
A livello internazionale, la detenzione amministrativa è
considerata legalmente ingiustificabile.
Tutte le organizzazioni legali internazionali hanno rigettato questo
tipo di detenzione, trovandola ingiusta e oppressiva per coloro che
vi si trovano soggetti.
Ci sono approssimativamente 800 detenuti amministrativi nelle
carceri israeliane, di cui più di 180 hanno avuto il loro
termine di detenzione rinnovato.
Alcuni di loro hanno avuto la loro detenzione amministrativa
rinnovata fino a 9 volte, ogni volta per altri 6 mesi.
Per esempio il detenuto Ahmad Qatamish, arrestato nel 1992, ancora
rimane sotto provvedimento di detenzione amministrativa.
Non è valso a nulla che i detenuti amministrativi
collettivamente decidessero di portare avanti una protesta contro la
politica di detenzione amministrativa e l'uso che ne viene fatto da
parte delle forze di sicurezza israeliane.
Hanno cominciato questa lotta nell'agosto 1996, attraverso il
boicottaggio delle corti d'appello amministrative e dell'Alta Corte
di Giustizia; tutti i prigionieri rifiutarono di presentarsi di
fronte a queste corti, e non accettarono i loro giudizi, fossero di
rilascio oppure di continuazione della detenzione.
Questo boicottaggio è diretto contro lo "Shin Bet", che
controlla il processo di rinnovo di detenzione attraverso l'uso di
"file" segreti, che gli avvocati dei prigionieri non hanno il
permesso di di visionare.
Queste proteste si aggiungono agli scioperi della fame, ai cortei di
protesta, ai sit-in, che i prigionieri hanno tenuto all'interno delle
carceri. Essi hanno anche protestato vicino al filo spinato e,
gridando, hanno chiesto la fine della detenzione amministrativa,
delle sue estensioni oppressive e del suo uso arbitrario.
L'autorità carceraria e i rappresentanti dei prigionieri
hanno concluso un accordo in cui le autorità avrebbero dato
ordine di rinnovo della detenzione solo il primo e sedicesimo giorno
di ogni mese.
Questo accordo è stato raggiunto per alleviare la crisi
interna ai prigionieri che stavano per essere rilasciati o ai quali
rimaneva solo un breve periodo di detenzione, che d'un tratto si
vedevano rinnovare l'ordine di detenzione.
Comunque, le autorità carcerarie non hanno aderito a questo
accordo, al contrario hanno dato ordine di rinnovo di detenzione a 5
prigionieri il 19 marzo 1997, poche ore prima del loro rilascio.
Questo avvenimento ha scatenato la protesta dei detenuti
amministrativi, includendo manifestazioni e ripetuti richiami alla
fine dell'uso della detenzione amministrativa.
I prigionieri diedero anche fuoco ai materassi delle celle dei
blocchi 4 e 7 della prigione di Majiddo, che sono blocchi di
detenzione amministrativa. In risposta a queste proteste, le
autorità carcerarie hanno usato gas e acqua calda contro i
detenuti, ciò a scatenato la protesta di tutti gli altri
prigionieri del carcere contro la detenzione amministrativa e contro
le autorità carcerarie.
Queste proteste hanno portato alla morte di dozzine di prigionieri
per colpa dei gas lacrimogeni e degli incendi, che, hanno portato
alla distruzione dell'intera blocco 5 del carcere di Majiddo.
Un altro terribile incidente è avvenuto il 15 maggio 1997,
dopo l'ordine di rinnovo di detenzione per 15 prigionieri il 14
maggio e per altri 5 prigionieri il 15 maggio.
Questi rinnovi erano la risposta ad un incontro fra i rappresentanti
dei prigionieri e i leader del gruppo "Hertzel Haitch", un
organizzazione all'interno dell'esercito israeliano che cerca la pace
con i palestinesi, e che aveva promesso che il problema della
detenzione amministrativa sarebbe stato messo di fronte alla loro
leadership in modo di arrivare alla fine dell'uso della detenzione
amministrativa.
Le autorità carcerarie hanno risposto a queste proteste
attraverso il lancio di gas all'interno dei blocchi, l'uso di acqua
calda e granate, che hanno ferito un gran numero di prigionieri.
Tre prigionieri, Ibrahim Ibraghith, Akbram Abu Hashhash e Muhammad
Abu eAishah, sono stati trasferiti nell'infermeria; inoltre il 90%
dei prigionieri ha perso coscienza a causa dei gas.
E importante menzionare che i prigionieri hanno resistito ad essere
trasportati nell'infermeria della prigione, per paura d'abuso da
parte dei soldati israeliani che avevano combattuto contro di essi
dopo l'incidenti, ciò è avvenuto dopo che vari
prigionieri erano stati picchiati durante il trasferimento
all'infermeria per visite mediche.
Nel maggio 1997, 57 detenuti amministrativi dovevano essere rilasciati, ma le autorità carcerarie hanno rinnovato l'ordine di detenzione per 33 di essi e 3 sono stati trattenuti all'interno del carcere per interrogatori, queste persone sono: Ahmad Taqatqah, Ahmad Diriah e Shukri al-Khawaja.
Inoltre 4 prigionieri le cui condanne erano state scontate sono
stati trasferiti a provvedimento di detenzione amministrativa.
Essi sono: Anis eAbd al-Aziz, dopo aver scontato una sentenza di 28
mesi, Ibrahim eAbd al-Quadir, dopo aver scontato una sentenza di 12
mesi, Aql Sadiq, dopo aver scontato una sentenza di 20 mesi, Basman
Fahl, dopo aver scontato una sentenza di 24 mesi.
Nel giugno 97, vari altri prigionieri sono stati trasferiti a
provvedimento di detenzione amministrativa dopo aver scontato la loro
pena.
Tra di essi risultano: Ahmad Fathi, che è stato posto in
detenzione amministrativa per sei mesi dopo aver scontato una pena di
12 anni e dopo essere stato rilasciato per un periodo di 2 giorni,
eAbd al-Nasir Jamus, che è stato trasferito a provvedimento di
detenzione amministrativa dopo aver scontato una pena di 12 anni,
inoltre risultano anche: eAbd al-Basit al-Hajj, eAbd al-Qadir Idris e
Maìnum Badarin.
A questi si aggiungono altri 15 arrestati, sotto provvedimento di detenzione amministrativa, in maggio e approssimativamente altri 20 in giugno.
Il 5 giugno 1997, all'interno del carcere di Majiddo le
autorità carcerarie hanno iniziato il trasferimento di 50
detenuti amministrativi al carcere di Telmond.
Il 9 giugno 1997, altri 90 prigionieri sono stati trasferiti alla
prigione di Damoun.
La loro distribuzione in più carceri era intesa a rompere
l'unità dei detenuti amministrativi e a mettere fine alle loro
manifestazioni, che erano diventate un reale problema per il carcere
di Majiddo per la sua amministrazione e quindi per le agenzie che si
occupano della politica oppressiva della detenzione amministrativa.
Nell'ottobre1997, prigionieri di Telmond sono stati trasferiti al carcere di Damoun, dove hanno trovato una situazione difficile, il 14 e 15 novembre 1997 un incidente terribile è accaduto nel carcere di Damoun, le autorità carcerarie hanno lanciato gas all'interno dei blocchi, 5 prigionieri sono stati feriti: Badran Jaber, Ribhi Qatamesh, Omar Killany, Raed Mogher, Omar Abu Samhadana, altri 15 prigionieri sono stati isolati nelle loro celle.
Il 19 novembre 1997 i prigionieri del carcere di Damoun, cominciarono un sciopero della fame contro la situazione all'interno della prigione.
Il 21 ottobre 1997 la donna palestinese Ettaf Elian, che era stata
arrestata precedentemente, poi rilasciata con altre donne palestinesi
nel febbraio '97.
E' stata di nuovo arrestata con provvedimento di detenzione
amministrativa, ha cominciato uno sciopero della fame il 22 ottobre
'97, contro la detenzione amministrativa, ed ha deciso che avrebbe
continuato lo sciopero fino al suo rilascio.
Un'altra donna palestinese, Nadia Hadad, è stata arrestata nel
settembre '97 con procedimento di detenzione amministrativa.
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Fra i 3000 prigionieri presenti nelle carceri israeliane,
più di 400 soffrono di malattie gravi che richiedono cure
mediche costanti ed intensive.
Indifferenti, le autorità carcerarie israeliane non hanno
nessun serio interessamento per questa situazione, il che
contribuisce alla deteriorazione delle condizioni mediche dei
prigionieri.
C'è inoltre una deliberata negligenza da parte
dell'autorità carceraria, tale negligenza, funziona come una
lenta condanna a morte per quei prigionieri che soffrono di malattie
al cuore, di pressione alta, di problemi allo stomaco, di problemi
agli occhi, al fegato o alle ossa.
I prigionieri nel carcere di Asqalan, informano che l'infermeria
della prigione non può provvedere ai minimi servizi medici
necessari, anche se un grande numero dei 650 prigionieri necessita di
un ricovero in ospedale. I loro problemi medici, sono inoltre
aumentati dalle condizioni di salute e di vita nelle loro celle, che
sono inadatte all'abitazione della vita umana.
Siamo inoltre a conoscenza, di molti prigionieri anziani afflitti
da numerose malattie, ognuna delle quali necessita di cure intensive
è medicazioni.
Per esempio, il prigioniero anziano Muhammad Naìirat, che ha
all'incirca 70 anni, soffre di varie malattie e non è
provvisto di un adeguata attenzione medica, per esempio, egli
richiede di un trapianto di cornea, ma l'operazione è stata
sempre rimandata e fino ad adesso non ha ancora avuto il trapianto,
anche se necessita di questo intervento da vari anni.
Se la situazione lo richiede, e se le condizioni del prigioniero
vertono verso condizioni senza speranza, le autorità della
prigione possono trasferirlo all'ospedale del carcere di Ramlah.
Il tragitto dalla prigione all'ospedale, è una sorta di
tortura per il prigioniero malato che contribuisce al peggioramento
delle sue condizioni, siccome i carcerieri responsabili per il
trasferimento, non hanno nessuna attenzione per la sua sopravvivenza
e per le sue condizioni, il più delle volte non percorrono
neanche la strada più diretta (malgrado la distanza di solito
sia relativamente breve).
Per colpa dei ritardi imposti dai carcerieri, la condizione dei
prigionieri malati peggiora. Quando il prigioniero raggiunge
l'ospedale, il dottore lo cura e lo rimanda subito all'infermeria
della prigione, senza che egli sappia che cosa gli sia successo o
quale cura gli è stata sottoposta.
Le autorità carcerarie non hanno preso nessuna iniziativa nei confronti di tanti prigionieri malati che anno bisogno di trattamenti, tra cui ci sono i seguenti:
Il prigioniero Sami Yunus, che viene da eArearah (che è all'interno della Green line), condannato alla prigione a vita, anni 68, egli soffre di un gran numero di malattie, fra cui al cuore, un ulcera allo stomaco, un infiammazione dell'esofago e senilità e stato sottoposto precedentemente a varie operazioni allo stomaco che si sono rivelate futili sta aspettando ulteriori operazioni da anni ma nessuna di queste è stata eseguita aspetta aiutato solamente dai suoi costanti dolori.
Il prigioniero eAli al-Bayati, un iracheno, condannato alla
prigione a vita, di anni 44, sofre di ulcera allo stomaco, di dolori
che provengono dalla presenza di una protesi di plastica all'interno
delle sue gambe, risultato del fatto che gli anno sparato, e di una
deformazione alla tibia che gli causa grande difficoltà nel
camminare.
Ha inoltre bisogno di un operazione all'intestino, ha problemi al
fegato, al fondo schiena e al petto, emorroidi ed emicranie croniche.
Dovrebbe essere notato che è stato sotto posto a varie
operazioni allo stomaco e che dovrebbe essere sottoposto ad altre
ulteriori operazioni e nuove cure.
Ha dolori costanti è forti la sua condizione è molto
difficile. Inoltre il prigioniero è nel blocco di isolamento
della prigione di Beìer Sabìa, che è
caratterizata da una estrema, difficoltà psicologica di vita
di salute e di condizioni sociali data dal fatto che il prigioniro
completamente separato dal resto della popolazione carceraria.
Questi sono solo alcuni esempi di casi di prigionieri malati a cui le autorità carcerarie israeliane hanno negato le cure mediche richieste.
L'associazione Addameer tenta di provvedere all'assistenza medica
necessaria di questi prigionieri organizzando loro delle visite con
dei dottori.
Per esempio l'associazione ha contattato il comitato dei dottori
israelo-palestinesi in modo da organizzare una visita al prigioniero
Hatim Nasser, che proviene da Safat, che a bisogno di un'operazione,
le autorità della prigione hanno continuamente rimandato il
raggiungimento di un appuntamento per la sua operazione.
Ogni volta che l'associazione a provato a fare i necessari
preparativi l'amministrazione della prigione ha spostato il
prigioniero in un altro carcere, ciò richiede per
l'associazione di passare dinuovo per le stesse procedure il che
porta via parecchi mesi.
L'associazione ha inoltre tenuto sotto controllo il caso di Ribhi
Qatamish e ha aiutato ad organizzare una visita di un dottore a
provvedere a trattamenti e a provvedere a la giusta somministrazione
di medicinali.
Ha inoltre investigato sul caso di Musa Mushariqah, che soffre di
una malattia a gli occhi, l'associazione ha fatto pressione
all'amministrazione della prigione per farlo trasferire in ospedale
cosi da poter ricevere le cure necessarie.
Malgrado le pressioni il prigioniero ancora soffre di questa
malattia, poiché l'amministrazione della prigione non
dà, ad un detenuto amministrativo, il permesso di essere
esaminato dai dottori o di essere trasferito in un ospedale, eccetto
che per ordine dell'alta corte di giustizia o di un'altra agenzia
governativa.
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Le autorità israeliane continuano a condurre un campagna
estesa d'arresti nei confronti dei palestinesi malgrado gli accordi
conclusi fra israeliani e palestinesi riguardo al rilascio immediato
dei prigionieri. nonostante gli accordi le autorità isreliane
hanno incrementato la campagna di arresti in tutte le località
non tenendo conto del fatto se la persona arrestata risiedesse in un
area sotto il controllo dell'autorità nazionale palestinese.
Intorno a 1000 sono stati gli arresti nel 1997 in tutte le zone della
West Bank con la più alta concentrazione nella regione Hebron.
Le forze di sicurezza israeliane hanno trasferito la maggior parte di
coloro che sono stati arrestati in centri di interrogazione e violato
iloro diritti usando i peggiori metodi di interrogatorio.
Questi includono la tattica "Phantom" (incappucciare l'interrogato e
obbligarlo a stare in posizioni contorte e dolorose), scuotere
violentemente, la deprivazione del sonno per periodi che arrivano a
10-15 giorni, occasionalmente la deprivazione del cibo e dell'acqua,
minacce di deportazione e di morte, torture fisiche e maltrattamenti,
oppure stressando i sensi per il continuo suono di musica ad alto
volume.
Tutti questi metodi causano malattie ai prigionieri includendo
infezioni cutanee, mal di testa, emicranee, problemi allo stomaco,
dolori alla schiena e alle giunture, depressione, vertigini,
epilessia.
E' importante notare che queste tattiche inumane sono portate avanti
con l'approvazione della magistratura israeliana che anno dato carta
bianca ai servizi di sicurezza israeliani nel uso della tortura
contro i detenuti. L'aspetto più spaventoso di questi metodi
è che la tortura è stata legalizzata da uno stato che
sostiene di essere democratico e di rispettare i diritti umani.
Ci sono all'incirca 3000 prigionieri palestinesi e arabi nelle carceri israeliane, pero questo totale è altamente variabile. I prigionieri sono distribuiti in un numero vasto di prigioni sono sottoposti a costanti trasferimenti e a continui rinnovi degli arresti.
Quella che segue è una rappresentazione approssimativa della distribuzione dei prigionieri nelle carceri israeliane:
1) La prigione di Ayalon, 18 prigionieri libanesi che hanno scontato le loro pene ma che rimangono in carcere sotto detenzione amministrativa.
2) Il centro di interrogazione di Moscova, 20 persone, pero il numero fluttua costantemente.
3) La prigione ospedale di Ramlah, 22 prigionieri, il numero fluttua.
4) Il centro di interrogazione di Jamalah, 80 persone, il numero fluttua costantemente.
5) La prigione di Talmond, 60 prigionieri di cui 29 minorenni.
6) Prigione di Damoun, 120 tutti sono detenuti amministrativi.
7) Prigione di Shattah, 223 separati in due blocchi di celle.
8) Prigione di Beìer Sabìa, 57 di cui 10 in isolamento.
9) Prigione di Nafhah, 640.
10) Prigione di Asqalan, 752.
11) Prigione di Majiddo, 1070, separati in due blocchi, di cui 420 sono detenuti amministrativi.
12) Blocco di interrogazione di Majiddo, il numero fluttua ed è sconosciuto.
13) Blocco di interrogazione di Asqalan, il numero fluttua ed è scnosciuto.
Altre statistiche sulla demografia carceraria:
Prigionieri Arabi da altri paesi Arabi, 180.
Prigionieri che provengono dall'interno della Geen Line,
59.
Prigionieri minorenni, 120.
Detenuti amministrativi, 820 il numero è costantemente
fluttuante.
Prigionieri della municipalità di Gerusalemme, 200.
Prigionieri anziani e malati 400.
Prigionieri dalla striscia di Gaza, 381, la maggior parte di
loro condannata dall'alta corte.
Prigioniere, 7, le prigioniere femminili sono: Suha Hamdam da
Gerusalemme, Fatimah Taqatqah da Beit Fajjar, Suna al-Raìi da
Qalqiliah e Ettaff Ellian da Beth-Iahem, Amaima Suliman da Silwad
vicino Ramalla, Nadya Haddad da Ramla.
I seguenti prigionieri sono morti mentre in custodia nell'anno 1997:
1: Riyadh Muhammad Mahmoud eUdwan, di 42 anni, proveniente
da Shabourah, morto 11 gennaio 1997, nella prigione di Beìer
Sabìa.
2: Omar Ibrahim Musa Farah, di 22 anni, proveniente da Silwan,
morto dopo essere stato accoltellato e picchiato nella prigione di
Ramlah il 6 febbraio1997.
3: Khalid Ali eAyish Abu Diyah proveniente da Bethlehem, morto
al centro di interrogazioni Moscova, il 21 maggio 1997, dopo essere
stato prelevato dall'ospedale di Shaìar Shedzek.
4: Marwan Mali proveniente da Aja vicino Jeneen, morto nel
carcere di Majiddo il 16 settembre 1997.
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I prigionieri si trovano di fronte a varie difficoltà nelle
prigioni, e la loro vita stessa virtualmente costituisce una
violazione dei diritti umani.
Questo è causato dalla politica delle amministrazioni delle
prigioni, il cui obiettivo è di soggiogare ed umiliare i
prigionieri.
Questo tipo di politica è evidenziata dalle continue
provocazioni che i prigionieri devono subire, perquisizioni a tutti i
momenti e senza tener conto dei momenti di preghiera del prigioniero,
o del loro sonno. Le dure condizioni poste dall'amministrazione della
prigione alle famiglie dei detenuti durante le visite, come
perquisizioni arbitrarie delle famiglie e dei detenuti entrambe prima
e dopo le visite e un ulteriore evidenza di questo genere di
politiche.
Uno dei problemi costanti nelle prigioni e il cibo, questo
è un problema che esiste da molto tempo che può essere
attribuito in parte alla presenza di prigionieri israeliani
all'interno delle prigioni.
Molte manifestazioni dei prigionieri sono state dirette proprio al
miglioramento del tipo e della quantità di cibo ogni volta le
richieste dei prigionieri sono state soddisfatte ma malgrado
ciò i miglioramenti si sono rivelati effimeri.
La quantità di cibo data ad ogni prigioniero è la
minima quantità per soddisfare l'appetito di ognuno di essi e
ogni prigioniero è obbligato per incrementare la sua razione a
comprare altro cibo dalla mensa della prigione.
Questo diventa un problema per le famiglie dei prigionieri,
poiché molti di loro non possono permettersi di aiutare il
loro figli imprigionati. Per quanto riguarda il tipo di cibo, e di
una varietà fissa e non è atto a mantenere un corpo
sano.
In alcune delle prigioni, i cuochi sono criminali israeliani.
Così li descrive un prigioniero palestinese nel blocco di
isolamento della prigione di Beìer Sabaì,
"i lavoratori della cucina sono tutti criminali condannati. Cucinano cibo che risponde a gusti ebraici, a dispetto del fatto che i prigionieri ebraici sono per la maggior parte dei casi tossico dipendenti e non sono particolarmente interessati alla quantità e alla qualità di quello che mangiano. I lavoratori della cucina inoltre non si curano minimamente della pulizia e di tutti i nostri sforzi difficili e lunghi per cercare di migliorare il cibo, e come se nulla in realtà fosse successo la maggioranza del cibo che essi cucinano e come se venisse dalla spazzatura".
Un altro dei maggiori problemi in cui si trovano i prigionieri e
il costante trasferimento dei prigionieri da parte
dell'autorità carceraria. Alcuni prigionieri stanno in una
prigione per meno di un mese.
La ragione di questi costanti trasferimenti è quella di far
sentire il prigioniero senza fissa sistemazione, per causargli
effetti psicologici negativi che possono risultare da questi costanti
trasferimenti.
Le autorità della prigione hanno trasferito aprossimativamente
200 prigionieri da Beìer Sabaì alla prigione di Nafhah
e inoltre hanno portato prigionieri dalla prigione di Ramlah e li
hanno distribuiti fra tutte le altre prigioni. Hanno inoltre
trasferito detenuti amministrativi dalla prigione di Majiddo a quella
di Talmond e Damoun.
C'è un costante trasferimento di prigionieri tra le prigioni
di Talmond, Damoun e la prigione di Shattah.
Questa crea particolari problemi alle famiglie dei prigionieri che
per visitarli devono ottenere permessi speciali, e solo dopo poche
settimane questi permessi diventano inutilizabili, in modo che la
famiglia ecostretta una volta di più a subire il tortuoso
percorso burocratico per ottenere un altro permesso per visitare il
nuovo carcere.
Questo è un problema continuo per molte famiglie e per molti
prigionieri.
Questo e solo uno dei problemi acui si trovano di fronte le
famiglie nel tentativo di far visita ai figli nelle prigioni.
Ci sono molte famiglie che non hanno avuto la possibilità di
avere un permesso per potere far visita ai loro figli per oltre un
anno e mezzo.
Le condizioni poste dagli israeliani per ottenere un permesso di
visita per i prigionieri sono oppressive e inumane e non hanno in
realtà niente a che fare con problemi di sicurezza come invece
viene detto.
In realtà e una politica cosciente, creata per isolare i
prigionieri da i familiari e dagli amici, e di prevenire che le mogli
possano visitare i propri mariti, che i figli possano visitare i
propri padri, che i fratelli possano visitare i propri fratelli.
Queste restrizioni non hanno assolutamente niente a che vedere con la
sicurezza o con minacce alla sicurezza.
Ci sono molti casi dove persone oltre i 60 anni o sotto i 13, e mogli
di prigionieri hanno avuto negato il permesso di fare visita ai
propri parenti.
Queste visite durano all'incirca 30 minuti ogni due settimane.
Inoltre l'amministrazione della prigione sottopone le famiglie a
tutti i tipi di tormenti come, perquisizione, insulti e ritardi nelle
visite.
Queste sono le condizioni che fanno si che le vite dei prigionieri a
l'interno delle prigioni israeliane siano oppressive e che li
obbligano a protestare in tutte le prigioni israeliane, a fare
scioperi della fame e alle volte a disubidire agli ordini
dell'autorità del carcere ed a portare proteste al ministro
degli interni israeliano e ad altre agenzie responsabili.
Le loro proteste non ragiugendo nessun risultato, non hanno fatto si
che l'amministrazione della prigione cambiasse i metodi usati nei
confronti dei prigionieri ne a ridurre la continua pressione che pone
su di loro ne a smetterla di deprivarli dei minimi diritti.
Questo può essere visto nei più recenti avvenimenti del
carcere di Damoun dove i detenuti amministrativi sono stati
trasferiti senza rispetto per nessuno dei loro diritti,
l'autorità ha trattenuto giornali e sigarette, hanno fatto
aumentare la tensione non permettendo ai prigionieri di ottenere i
bicchieri cucchiai bollitori dell'acqua e altri oggetti di base.
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Addameer continua ad essere testimone delle condizioni difficili a
cui sono sottoposti i prigionieri palestinesi ed arabi nelle prigioni
israeliane.
Siamo gravemente colpiti dalle povere condizzioni di salute in cui
sono sottoposti i prigionieri edalla mancanza di rifornimento di
servizi medici necessari ai prigionieri malati da parte
dell'autorità israeliane.
Inoltre Addameer spera di rendere chiaro le difficili condizioni di
vita e psicologiche a ci sono sottoposti i prigionieri, specialmente
i detenuti amministrativi che vivono sotto la costante aspettativa di
indeterminati rinnovi della loro sentenza.
Abbiamo inoltre osservato la politica israeliana continuativa dei
tormenti nei confronti delle famiglie e dei prigionieri che sono
sottoposti a infiniti e frequenti violazioni dei loro diritti.
Noi all'interno dell'Addameer pensiamo che la maggiore attenzione
debba essere rivolto al miglioramento delle condizzioni di vita
all'interno delle prigioni.
La nostra attenzione a questo risultato non deve pero distoglierci ai
due maggiori obiettivi a cui dobbiamo tendere: la fine del uso della
detenzione amministrativa e il rilascio immediato di tutti i
prigionieri palestinesi e arabi dalle prigioni israeliane nel
rispetto degli accordi che sono stati presi nel processo di pace.