San Francisco (6-12-97):
Migliaia di persone si sono raccolte a Panhandle, ad est del Golden Gate Park, e hanno marciato per circa due miglia in una grande manifestazione di sostegno al prigioniero politico Mumia Abu-Jamal. Alla manifestazione, durata un'intera giornata, hanno partecipato circa 5.000 persone.
Il rullo dei tamburi ha conferito alla marcia un tono militante: "Abbattiamo tutte le carceri, muro dopo muro, libertà per Mumia Abu-Jamal" e ancora "Sbirri di Filadelfia, F.B.I., non permetteremo che assassiniate Mumia".
Uno striscione del RCP (Revolutionary Communist Party) riportava la scritta: "Non si assassinano i rivoluzionari per le loro idee. Libertà per Mumia!"
Alcuni artisti del gruppo " Arte e rivoluzione" hanno costruito un'enorme riproduzione del carcere dove è detenuto Mumia e poi l'hanno distrutta.
La maggioranza dei manifestanti erano giovani, provenienti dai ghetti, dalle università, eccetera. C'erano giovani sfrattati, senza casa, lavoratori. Alcuni nigeriani innalzavano striscioni per ricordare Ken Saro Wiwa, il militante nigeriano assassinato dal regime del suo paese.
Un gruppo di studenti ci ha riferito che Ramona Africa ha tenuto conferenze nella loro scuola, incitandoli a mobilitarsi per contrastare il castello di menzogne che è stato costruito contro Mumia. Il gruppo più rumoroso era formato dai militanti di "Refuse & Resist!" che portavano uno striscione con la scritta "È sempre lo stesso attacco!".
Un homeless di colore ha sostenuto che la sua organizzazione, Mission Agenda, ha cominciato a impegnarsi nella battaglia per Mumia e per la sua liberazione. L'associazione "22 ottobre contro la brutalità della polizia, la repressione e la criminalizzazione di una generazione" portava uno striscione enorme con la scritta "Libertà per Mumia: ORA".
Un centinaio di giovani compagni marciavano dietro le bandiere del movimento anarchico. Un proletario di colore ha detto al nostro giornale che aveva incontrato Mumia all'età di 17 anni, quando faceva parte del Black Panther Party. C'erano ambientalisti di rientro da un'assemblea contro la pena di morte tenutasi in Colorado. Una donna sui 40 anni, insieme alle due figlie adolescenti, dopo aver ascoltato alla radio Pacifica i servizi di Mumia ha deciso di mobilitarsi per lui: "Le sue parole mi hanno toccato profondamente; non posso pensare che lo tengono in carcere da così tanti anni."
Decine di interventi si sono soffermati sulle prospettive e possibilità per costruire la liberazione di Mumia. Rappresentanti delle municipalità di San Francisco, Berkeley e Santa Cruz hanno appoggiato la manifestazione. La gente, i proletari, hanno dato una testimonianza toccante e convincente della giustezza della mobilitazione per Mumia e con la loro presenza hanno chiarito perché è così importante partecipare alla battaglia per salvare la sua vita e lottare per la sua liberazione.
Ramona Africa, l'unica persona adulta sopravvissuta alla strage del 1985 perpetrata contro i MOVE, ha lanciato una grande sfida al movimento affermando: "Quando avremo la meglio sul sistema sulla questione di Mumia, quando lo avremo liberato, avremo fatto un grande passo in avanti nel cammino per abbattere questo sistema e liberare tutti noi!"
Hanno parlato anche Robert Meeropol, figlio di Julius ed Ethel Rosenberg, prigionieri politici assassinati dal governo statunitense negli anni Cinquanta, Christina Vasquez dell'associazione "Compañeros del Barrio", l'attore Ossie Davis, Bear Lincoln, un indiano d'America recentemente assolto dall'accusa pretestuosa di omicidio e sottoposto a un altro vergognoso processo, Walter Johnson del Central Labor Council di San Francisco, Angela Davis, David Lester dell'associazione "Refuse and Resist!", Erik Larson del Comitato contro la Guerra del Golfo, Danny Garcia Jr. dell'associazione "22 ottobre" e molti altri.
La manifestazione di San Francisco, all'interno della giornata nazionale di lotta per la liberazione di Mumia, dimostra che la forza popolare impegnata in questa battaglia sta crescendo sempre di più e chiarisce la necessità e l'urgenza di continuare questa battaglia, tappa dopo tappa fino alla liberazione di Mumia.
Seguono estratti degli interventi che hano seguito la manifestazione del 6 dicembre di San Francisco:
Ramona Africa: voglio che sia chiaro, che tutti l'abbiate chiaro, che non c'è Mumia sotto accusa, ma il sistema che lo perseguita. Ognuno di noi e noi tutti siamo sotto accusa. Voglio chiarirvi quello che dobbiamo fare per liberare dal carcere un uomo innocente, che si trova ora nel braccio della morte. Un innocente che il governo è deciso ad uccidere. Qualcuno ha detto che Mumia non è l'unico prigioniero politico, questo è vero, ma è vero anche che Mumia è l'unico prigioniero politico statunitense che rischia di essere giustiziato e questo fatto lo rende speciale, e importante per tutti noi.
Ciò che lo rende importante per noi è anche il fatto che Mumia usi il suo talento di giornalista e le sue parole non per parlare di sé, del suo caso, ma per parlare di Leonard Peltier, di Mtulu Shakur, di Geronimo Pratt, per denunciare le condizioni degli homeless, per far luce sugli infiniti abusi commessi dal sistema e per smascherare gli assassini. Mumia scrive e denuncia i crimini dell'oppressore.
Sono felice perché siamo in tanti, ci sono facce di tutti i colori, di tutte le nazionalità e questo significa che stiamo cominciando a capire che è fondamentale ed urgente restare uniti. L'unità è la base della rivoluzione. John Africa, il fondatore dei MOVE, ci ha insegnato che il nemico ha grandi differenze al suo interno, ma che non permette mai che queste interferiscano con l'unità che serve loro per opprimere il popolo. Per questo non dobbiamo permettere al nostro nemico di dividerci gli uni dagli altri. Dobbiamo restare uniti per continuare questa battaglia, per lottare contro il nemico. Abbiamo una sola missione, una sola lotta. Non mi importa se sei nero, asiatico, sudamericano, la nostra lotta è una sola e dobbiamo combatterla uniti. Abbiamo un solo nemico. Il caso di Mumia è solo la punta di diamante di questa lotta, perché la sua situazione rappresenta tutti noi, sintetizza tutte le ingiustizie di questo sistema. E dobbiamo capire che se porteremo a casa Mumia, quando lo avremo liberato, avremo fatto un enorme passo in avanti per liberare tutti noi.
Robert Meeropol, Direttore del Rosenberg Fund for Children, figlio di Julius ed Ethel Rosenberg: Sono impegnato da decenni a fare controinformazione sul caso dei miei genitori. Negli anni Settanta, quando mio fratello ed io cominciammo la nostra lotta per smascherare l'ingiustizia subita dai miei genitori, mi recai a Filadelfia, dove venni invitato a parlarne da un giornalista di una radio locale. Accettai l'invito e ebbi l'opportunità di parlare della vicenda dei miei genitori per un'ora intera. Alla fine della trasmissione facemmo una passeggiata e quel giornalista mi chiese se, a mio avviso, quello che era successo ai miei genitori si potesse ripetere ancora in questo paese. Ci abbiamo ragionato e, considerato il razzismo di questo paese, il razzismo dei tribunali, ci siamo trovati d'accordo sul fatto che sì, poteva ripetersi. E adesso quel giornalista, Mumia-Abu-Jamal, è condannato a morte e si trova nel braccio della morte di una prigione del Stati Uniti. È vero; Mumia aveva previsto quello che effettivamente gli è capitato....
Se guardiamo oggi al movimento che si è formato per salvare la vita di Mumia Abu-Jamal, cosa troviamo? Si trovano molte persone che sono assolutamente convinte che Mumia è innocente, che egli si trova in carcere in quanto ex militante del Black Panther Party, perché sostiene i MOVE, perché questo è un paese razzista...
Molte persone che sono qui oggi sono convinte di tutto ciò, ma ci sono altri che sanno bene cosa è successo nell'aula di giustizia presieduta dal giudice Sabo. Queste persone considerano l'ingiustizia colossale di quel processo, sanno le pressioni che la polizia ha esercitato sui testimoni. Ecco, queste persone pensano a quel processo e dicono: "Non sappiamo se Mumia è innocente o colpevole, ma sappiamo che ha subito un processo ingiusto". Con un processo simile è impossibile persino ritirare la patente a una persona, figuriamoci condannarla a morte! Ci sono poi quelli che sono convinti che la pena di morte sia un'ingiustizia di per sé e che gli assassini di stato devono cessare. Quello che voglio dire è che in questo movimento c'è posto per tutti, per posizioni diverse, perché tutti insieme faremo più grande il nostro movimento e avremo più possibilità di salvare Mumia.
Christina Vasquez, presidente dell'associazione "Compañeros del Barrio": Voglio ricordare che siamo riuniti qui, tutti insieme, per chiedere la liberazione di Mumia e che ci sono molti altri prigionieri politici come lui. Dobbiamo sostenerli, lottare per loro.
Ci sono centinaia di prigionieri politici in questo paese: sono portoricani, nativi americani, neri, chicanos e militanti bianchi della classe operaia. Anche in America Latina ci sono molti prigionieri politici, vittime dello stesso governo che ha messo in catene Mumia e che vuole assassinarlo. Un governo che è responsabile delle migliaia di morti avvenute in America Latina, in Cile, in Colombia, in Argentina, in Salvador, in Nicaragua. Quelle persone, quel governo, sono colpevoli e devono pagare per i loro crimini. In questo preciso momento nelle carceri del Cile ci sono 150 prigionieri politici, alcuni dei quali condannati a morte. In Colombia ci sono più di 500 prigionieri politici e in Perù, mi si spezza il cuore, i prigionieri politici sono quasi 7.000, 7.000 compagni ostaggi di quel governo, torturati dal boia Fujimori.
Erik Larsen, a nome di Scott Kennedy (vicesindaco di Santa Cruz): nel corso della mia vita mi sono trovato una volta di fronte alla minaccia della pena di morte. Sono stato tenuto ammanettato per 21 ore, spedito in North Carolina dove mi dissero che sarei stato condannato a morte per la mia attività politica contro la Guerra del Golfo, per le dichiarazioni contro lo stato che avevo fatto... Quando mi trovavo in isolamento, sapevo che il governo americano poteva dire qualsiasi cosa, infierire sul mio corpo, cercare di piegarlo con la fame, il freddo, ma che la mia mente era libera. Sapevo che fuori i compagni dimostravano in mio favore, che c'erano manifestazioni di appoggio, lottavano per la mia liberazione. Questo è lo spirito di Mumia, oggi, nella sua cella di isolamento, egli sa di essere qui con noi. È questo spirito, che è di tutti noi, questa determinazione che ci farà vincere la battaglia per liberare Mumia, perché ci sia un nuovo processo".
David Lester dell'associazione "Refuse & Resist!": Che rapporto hanno con Mumia Abu-Jamal tutte queste cose? Demonizzare gli immigrati, criminalizzare i bambini di colore, governare con la forza, tagliare i fondi destinati all'educazione, derubare le classi meno abbienti dei diritti più elementari, negare le cure mediche, costruire sempre più prigioni, arrestare sempre più uomini delle minoranze etniche, ammazzarne ogni anno un discreto numero. Cosa hanno a che fare con Mumia tutte queste cose? La relazione sta nel fatto che queste cose e Mumia sono nella prima linea dell'attacco contro il "popolo americano da sacrificare". Noi, per contro, sappiamo che non esistono persone "da sacrificare". Ma quel concetto è ben diffuso.
Mumia lo sapeva, lo aveva capito e ha dedicato la sua vita a parlare per i senza voce, a usare la sua penna per difendere gli oppressi. Così si è fatto molti nemici, che lo stanno punendo senza pietà per la su amilitanza, persino minacciando la sua vita. Sono qui per sostenere Mumia a nome dell'organizzazione "Refuse and Resist!", un'organizzazione nazionale che si oppone alle politiche brutali che stanno attaccando la parte di America "da sacrificare". Abbiamo anche un diverso punto di vista, che contrasta l'ideologia alla base di questo attacco. Un punto di vista per il quale Mumia non dovrebbe essere in prigione, ma qui fuori con noi per insegnarci cosa fare, come combattere per trasformare di questo paese in un paese dove i nostri figli potranno vivere negli anni a venire.
André Herron dell'ACLU: Governatori, avete tutti del sangue sulle vostre mani. Pubblici ministeri, avete tutti le mani sporche di sangue. Giudici e presidenti d'America, avete tutti le mani sporche di sangue. Parlo a nome dell'ACLU della California settentrionale. Facciamo sentire la nostra voce, continuiamo a lottare, finché avremo fiato in corpo non avremo tregua, non resteremo in silenzio, non saremo mai parte di uno stato che si è macchiato dell'assassinio di un essere umano. Libertà per Mumia, ORA!
Pierre LaBoissière, leader dell'associazione degli Haitiani americani della baia di San Francisco: amo il fratello Mumia perché lui ama il popolo. Lo amo perché è un rivoluzionario impegnato a lottare e soprattutto lo amo perché ha dedicato la sua vita e le sue capacità al popolo, ha messo la sua vita a servizio del popolo, per dare al popolo e alle sue aspirazioni una voce. Ha lavorato perché tutti noi, in tutto il mondo, potessimo ascoltare la voce del popolo.
Kilu Nyasha, di Jericho '98: vi vogliamo tutti a Washington, D.C., il 27 marzo 1998.... Tutti a Washington, D.C., per circondare la Casa Bianca e per esigere la liberazione dei prigionieri politici, di tutti i fratelli e le sorelle che hanno lottato per noi, per strappare i diritti dei quali ora godiamo, l'educazione, la salute. I fratelli e le sorelle che hanno lottato contro la fame e il razzismo, contro la pena di morte, contro la brutalità della polizia, contro le guerre ingiuste. Vogliamo lottare per liberare i nostri eroi e Mumia Abu-Jamal è uno dei nostri leader migliori, una delle nostre voci più pure. Mumia deve essere ascoltato e noi abbiamo bisogno di lui , qui ora!