"Il capitalismo è una sanguisuga con 2 ventose, una succhia il proletariato metropolitano e l'altra il proletariato della periferia. Se volete uccidere il mostro dovete troncare entrambe le ventose. Se ne tagliate una sola, l'altra continuerà a vivere!"
Ho chi min.
E' innegabile che l'insurrezione zapatista contro il distruttivo processo di integrazione capitalistica chiamato "NAFTA", voluto dalle multinazionali nord americane, ha rappresentato un segnale forte, di quanto sia necessario lottare oggi come ieri contro l'imperialismo e la barbarie che esso genera.
In ogni angolo del mondo!
In ogni angolo del mondo, la politica criminale che la borghesia dei diversi paesi sta imponendo sotto l'incalzare della crisi generale storica del modo di produzione capitalistico: nel breve periodo per cercare di mantenere adeguati i livelli dl competitività in un mercato internazionale sempre più saturo e strategicamente per riarmarsi per nuove spartizioni del mondo (vedi Somalia, ex Yugoslavia e Albania).
Questa ricetta di lacrime e sangue, ha prodotto ovunque nefaste conseguenze: 40000 persone muoiono ogni giorno di fame, 60 paesi sono minacciati dalla desertificazione e distruzione dell'ambiente naturale, 2/3 dell'umanità è priva dell'acqua potabile, popolazioni sempre più crescenti sono sottoposte a carestie e malnutrizione.
Dall'altra parte USA, Giappone e Germania posseggono con il 9% della popolazione l'80% delle ricchezze.
Queste politiche antiproletarie imposte dal grande capitale, sono concepite e coordinate da precisi organismi internazionali.
Il G7, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la NATO e l'ONU sempre più garante dei mandati imperialisti.
Sono questi i responsabili maggiori che determinano le riduzioni delle spese sociali, i brutali programmi politici demografici e le migrazioni di massa.
E' contro questa dinamica distruttiva che all'alba del 1 gennaio del 94, con l'entrata in vigore del "NAFTA" tra Messico, Canada e USA, si sono ribellati gli indios del Chiapas e l'EZLN.
Qui in Europa, di conseguenza, il neoliberismo si coniuga con lo slogan "maggiori sacrifici per salvare l'Unione Europea".
In Italia, dopo il varo nel 93 di politiche liberiste volute dal grande capitale che imponevano al proletari un pesante peggioramento delle condizioni di lavoro (lavoro in affitto, precario e part-time) ora, all'insegna della mobilità o flessibilità si tenta di reimporre con le gabbie salariali maggiori condizioni di sfruttamento.
Sono queste le condizioni che permettono, oggi, ai vertici Fiat di dichiarare che il proprio campo di battaglia sarà il mondo, e di varare la sua "world car" da produrre in America Latina, nell'Est Europa, in Africa e in Asia.
In questo senso, anche dal piccolo esempio del lontano Chiapas si può e si deve ricavare qualche utile considerazione che ci consenta soprattutto qui nel cuore della bestia dl lottare senza ricorrere sempre e soltanto alle lotte altrui.
Un gruppo di compagne e compagni di Torino