Senza Censura: work in progress


IL PROLETARIATO EUROPEO SI AGGIRA PER L'EUROPA IN CERCA DI RICOMPOSIZIONE

Un gruppo di compagne e compagni di Torino


La lotta dei lavoratori portuali di Liverpool, le mobilitazioni dei disoccupati tedeschi e francesi, degli operai belgi lo scorso anno, senza dimenticare le lotte dei lavoratori italiani come durante il contratto dei metalmeccanici, dimostrano che, sia pur in forme difensive e parziali, emerge ed è presente in modo più che mai legittimo nel proletariato europeo un malessere verso le politiche neoliberiste che in ogni area del mondo stanno imponendo sempre più sacrifici e sofferenze.

Mentre le borghesie si organizzano a livello internazionale, il proletariato fatica a sentirsi classe internazionale, eppure cresce a livello mondiale.

Dalla Corea, all'lndonesia, alla Fiat di Cordoba, da Vilvoorde ad Arese si estende la lotta operaia senza essere in grado di coordinarsi a livello internazionale, spesso senza sentirsi parte di una lotta unitaria.

Lo sfruttamento si intensifica a livello mondiale: in ogni parte della terra l'imperialismo intensifica le sue guerre: dal Chiapas, alla Somalia, all'Albania, all'lrak.

A tutto questo manca una risposta internazionalista che riconosca il nemico da sconfiggere prima di tutto in casa propria. Lo stesso nemico che ti sfrutta in fabbrica e costruisce l'Europa di Scenghen sta affamando il popolo irakeno, appoggia il massacro del popolo Kurdo, ammazza gli indios, nega alla quasi totalità dell'umanità la possibilità di sopravvivere.

Il proletariato paga oggi anche i limiti di una sinistra rivoluzionaria incapace di rimuovere ed uscire a testa alta dalla crisi che, dalla caduta - crollo del cosiddetto socialismo reale, sembra essersi impossessata di tutti noi.

Rimuovere la "cultura della sconfitta" e contrastare certe tendenze "nuoviste" ci sembra più che mai necessario oggi per rilanciare il comunismo come unica alternativa al modello di sviluppo capitalistico ed alla barbarie che esso genera.

In questa fase emergono sempre maggiori e ragionati metodi di sfruttamento (flessibilità, precariato, neoschiavismo), i lavoratori e le lavoratrici in Europa si vedono sempre più schiacciati e costretti a maggiori sacrifici. "Abituarsi a cambiar spesso lavoro o inventarsene dei nuovi": questo è lo slogan che il padronato oggi scandisce.

Di fronte all'unità della borghesia, che nell'attuale fase di globalizzazione e di accumulazione del processo del capitale si costruisce i suoi organismi quali FMI, BM, UE, G7, ecc..., lavorare per l'unita del proletariato e per la sua ricomposizione .almeno in Europa ci sembra un obiettivo di vitale importanza.

Questo svilupperebbe anche una risposta reale contro le politiche di aggressione che ieri in Somalia, nella ex Jugoslavia, in Albania, oggi in Irak la borghesia mondiale impone.

CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA!
UNITI SI PUO' VINCERE

Un gruppo di compagne e compagni di Torino

 

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