Senza Censura: work in progress


INTERVISTA AL COLLETTIVO INNEN STADT AKTION


Anna e Bodo sono due studenti dell'università di Francoforte che lavorano nel collettivo Innen Stadt Aktion.
Queste sono le loro considerazioni sul movimento all'università sviluppatosi negli ultimi mesi, emerse in un'intervista realizzata il 20 -12 -97:

Bodo - Lo sciopero iniziato all'università è stato una sorpresa per tutti, specialmente a Francoforte. Tutto è iniziato a causa di piccoli peggioramenti all'università; per esempio, la partecipazione ad un seminario è stata decisa attraverso il sorteggio, a causa della mancanza di posti, ecc.

Questo significa che questi scioperi sono partiti su rivendicazioni molto dirette, però, in alcune città hanno avuto sviluppi più generali. A Francoforte, dove c'è una memoria delle passate lotte all'università, per esempio, è stata completamente bloccata "la Torre", l'edificio dove si trovano le facoltà di Pedagogia e Scienze Sociali, impedendo lo svolgimento di qualsiasi seminario, e anche dell'attività amministrativa. Si sono costituiti alcuni gruppi di lavoro su contenuti specifici, totalmente autorganizzati, senza che i professori ne controllassero gli sviluppi.

All'inizio c'era una dinamica piuttosto forte, ma mancavano i contenuti che dessero un senso più politico allo sciopero. La sinistra ha cercato di portare questo tipo di contenuti, ma le rivendicazioni legate ai soldi, all'organizzazione pratica dell'università e dello studio hanno continuato ad essere le più sentite dalla maggioranza degli studenti.

Anna - Naturalmente la sinistra non può avere come rivendicazione un'università d'elite che funzioni meglio.
Devo aggiungere che quelli che hanno iniziato lo sciopero nella "Torre" erano soprattutto gli studenti del primo semestre, e io non direi che erano consapevolmente per un'università d'elite... però è stato difficile creare un vero momento di autorganizzazione, perché per loro i professori continuavano ad essere il referente.

D. - Quali pensate possano essere le prospettive di questo movimento?

Bodo - Sarei molto modesto rispetto alle prospettive, sarebbe già molto se nel corso di questo sciopero si fosse creata un'esperienza di autorganizzazione, se qualcuno avesse imparato qualcosa sull'articolazione politica, se gli studenti avessero interiorizzato gli elementi di dibattito e le contraddizioni emerse con i professori.

D. E per quanto riguarda il lavoro del vostro collettivo?

Anna - Il nostro gruppo di lavoro è nato all'interno dello sciopero. La prima domanda che ci siamo posti è stata: quale tipo di relazione vogliamo avere con lo sciopero, quali elementi vogliamo raccogliere.

E' stato chiaro fin da subito che la questione di cui ci volevamo occupare era quella delle misure di sicurezza, che rappresentano un problema sempre più grosso all'università, ma anche più in generale in città, e che rappresentano una scelta di esclusione rispetto a settori considerati marginali: un tema che si collega a quello della lotta contro l'università d'elite.

Queste misure di sicurezza tendono ad eliminare dall'università tutti i soggetti esterni all'università, rendendola un luogo sempre meno pubblico.

Bodo - Abbiamo scelto questo tema di lavoro perché dall'estate in poi all'università di Francoforte ci sono stati molti controlli di polizia.

C'è stato, inoltre, un incontro tra i vertici della polizia, l'amministrazione dell'università, i rappresentanti del Comune e alcuni rappresentanti degli studenti, che hanno varato un pacchetto di misure di sicurezza che prevedono, tra l'altro, la presenza di poliziotti privati nei campus; come conseguenza di queste misure alcuni luoghi abituali di ritrovo sono stati chiusi, e, dalle 9 di sera in poi, è solo possibile uscire dall'università, ma non più entrarvi.

Gli elementi che hanno favorito il nostro lavoro sono stati essenzialmente due: una campagna dello scorso giugno, soprattutto nel centro della città, portata avanti da diversi collettivi contro le politiche sulla sicurezza, e il fatto che lo sciopero all'università, essendo interrotti i seminari, ha fornito più opportunità, in termini di spazi e tempo da dedicare a questo lavoro.

D. Quali sono le valutazioni politiche rispetto al lavoro fatto finora dal vostro collettivo, e come pensate di portare avanti questo lavoro?

Bodo - Il modo in cui l'autorità sta gestendo la "questione sicurezza" sta costruendo uno scenario in cui ci sono da un lato le vittime della violenza e dall'altro coloro che rappresentano il pericolo, e cioè le bande di spacciatori, ecc. In questo scenario le vittime sono tedesche, mentre gli spacciatori, i criminali, i deviati, sono stranieri.

Anna - Con il nostro lavoro stiamo cercando di rompere questa dinamica che determina categorie funzionali. Non vogliamo accreditare questo scenario, magari cercando di spiegare che gli immigrati vivono una situazione di difficoltà oggettiva, che è difficile trovare una casa, ecc. Vogliamo affrontare la questione facendo emergere altri contenuti.

Bodo - Vogliamo cercare di mettere in discussione le basi di questa costruzione di un'identità tedesca, che si nutre del pericolo rappresentato dall'"alieno" per occultare le dinamiche sociali che in questi anni di ristrutturazioni e tagli alla spesa sociale hanno creato sacche di malessere, polarizzando le conflittualità all'interno dei settori più colpiti dalla ristrutturazione.
Questo determina una sempre maggiore militarizzazione degli spazi pubblici e di socialità, che sono controllati da lobby politiche comunali che sempre più stanno determinando cosa deve succedere in città,

Anna - In pratica, attraverso questi controlli, si determinano i comportamenti: nel centro della città si può andare solo per comprare, all'università solo per studiare, ecc. Chi si colloca al di fuori di questo schema di controllo viene escluso.

Bodo - Questa campagna sulla sicurezza ha avuto un'enorme rilevanza nei media: quest'estate, ad esempio, lo Stern, il Focus e altri giornali hanno parlato in continuazione di quanto era aumentata la violenza nelle città, di come ci fosse un sempre maggiore pericolo; nelle elezioni amministrative il tema centrale è stato la sicurezza, come ad esempio é avvenuto ad Amburgo.

Pensiamo che questo discorso, che nasce come problema della sicurezza nelle città sia destinato ad allargarsi: è già chiaro fin d'ora che anche alle prossime elezioni politiche sarà il tema centrale.
Quello che ci interessa é creare un legame tra queste campagne per la sicurezza e la fine dello stato sociale.

D. Quale pensate potrà essere il terreno dell'iniziativa concreta, e verso quali settori sociali si svilupperà?

Bodo - Lo sciopero all'università , aprendo spazi politici, è stato un terreno di iniziativa concreta rispetto a questa tematica, ma naturalmente è difficile parlare a chi non vuole ascoltarti, raggiungere la massa delle persone.

Noi intendiamo continuare il nostro lavoro all'università, ma vogliamo anche creare forme più stabili di coordinamento con i collettivi che lo scorso giugno hanno dato vita alla campagna contro le politiche comunali sulla sicurezza, nel centro della città.

Come esempio di iniziativa concreta, in gennaio abbiamo in programma un assemblea in cui cercheremo di entrare nel merito della questione dello spaccio della droga. Cercheremo di mostrare come viene dipinto il problema e la sua strumentalizzazione per un maggiore controllo e militarizzazione dell'università.
Cercheremo di mostrare come questo viene utilizzato anche all'esterno dell'università, ad esempio nel quartiere intorno all'università da cui provengono maggiori richieste di sicurezza proprio sulla base di questa propaganda.

Cercheremo di discutere su "legalità e illegalità" alla luce del fatto che il commercio della droga è un business tutto interno alla dimensione capitalistica.

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