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Lee Felseinstein (Berkeley/USA)
è, da lungo tempo, un attivista tecnologico "di
base". E' cofondatore del progetto "Memoria
comunitaria" a Berkeley. E' attualmente in contatto
con il Teleport San Francisco/Mosca, un sistema di rete
USA/URSS per costruire in questi due paesi un sistema
informatico mirante allo sviluppo dell'informatica. Ha
elaborato anche il concetto informatico di
"Cyberpunk".Ad Amsterdam, in sede di
apertura del congresso, ha dichiarato:
I tecnologisti
operano delle scelte che pongono dei limiti alle
azioni politiche. Questo potere implica una
responsabilità che dobbiamo assolutamente
assumere col fine di includervi tutti i
cittadini.
La gerarchia è un
mito estremamente potente. Nell'età
dell'informazione, il capo è colui che controlla
le reti delle informazioni e che esercita quindi
la minaccia fisica tramite interposta persona (la
polizia). Nessuna organizzazione funziona secondo
una stretta gerarchia. Quelle che ben funzionano
comportano una messa in moto di reti
d'informazione longitudinali e orizzontali
attraverso le quali il necessario passaggio
informativo si effettua in maniera informale.
Nelle strutture di
villaggio, le genti hanno creato dei luoghi
centrali di incontro: l'agorà, dove le
transazioni politiche, commerciali, culturali si
fanno in pubblico, dove esiste un libero campo
d'informazione.
L'urbanizzazione ha
distrutto la funzione dell'agorà chiudendola,
privatizzandola e centralizzando la trasmissione
dell'informazione. Cosi' la televisione si
diffonde in maniera identica, in grande
quantità, in una sola direzione. Bisogna opporvi
una diffusione non televisizzata: da uno ad uno,
nei due sensi, senza gerarchia di controllo e
agire al fine di restaurare una vita in comune:
occupazione degli spazi pubblici, convivialità
nelle strade.
Per rimpiazzare il
mito della struttura gerarchica, gli attori della
tecnologia possono agire per ricostituire
l'agorà e darle dei poteri al fine di
ristabilire una comunicazione più allargata.
Ciò che manca è la "funzione rubrica"
(chi contattare? quali partners nella
telecomunicazione?). Bisogna sviluppare gli
annuari e le reti.
Una rete di
"rubriche viventi" messa in evidenza
dai computers potrebbe completare il sistema di
telecom esistente: "Un supertesto per dei
graffiti", insomma, ottimizzato dalle
entrate dei dati mesi in rete. I sistemi possono
essere connessi gli uni agli altri. Cosi' a
Berkeley, si è stabilito un sistema di terminali
pubblici accessibili a non importa chi. Si
creerà quindi uno strumento per la formazione e
la rinascita delle comunità comunicanti tra
loro.
Noi tecnici, non possiamo scansare i problemi
quando si tratta di costruire ciò che è
considerato come impossibile. Ecco per noi
l'occasione di prenderci le nostre
responsabilità, di ragionare con i valori umani
e di trasformare la società.
DICHIARAZIONE
FINALE DELL'ICATA 89
Adottata il 4/8/89
In questa dichiarazione programmatica finale, l'intera
scena hacker internazionale ha concordato nell'agosto
1989 su alcuni principi base, al fine di riaffermare la
propria pratica e di spezzare la canea montante
repressiva, in corso contro di essi in quasi tutti i
paesi del mondo. E' interessante notare che la pratica
dell'hackeraggio viene letta come necessaria per
infrangere il monopolio statale e delle multinazionali
sull'informazione. Questo dominio, difatti, suona tanto
più strano, se confrontato con l'oggettiva
democraticità del mezzo "computer".
Noi, cittadini planetari e partecipanti alla FESTA
GALATTICA DEGLI HACKERS e dell'ICATA 89 ad Amsterdam,
abbiamo confrontato, durante tre giorni, le nostre idee,
le nostre esperienze, le nostre speranze e rispettivi
scopi per l'avvenire. Profondamente turbati dalla
prospettiva di una tecnologia dell'informazione e degli
attori economici e politici scatenati da essa, senza
controllo democratico né partecipazione popolare
efficace, noi abbiamo risoluto che:
Lo scambio libero e senza alcun ostacolo
dell'informazione sia un elemento essenziale
delle nostre libertà fondamentali e debba essere
sostenuto in ogni circostanza. La tecnologia
dell'informazione deve essere a disposizione di
tutti e nessuna considerazione di natura
politica, economica o tecnica debba impedire
l'esercizio di questo diritto.
Tutta intera la popolazione debba poter
controllare, in ogni momento, i poteri del
governo; la tecnologia dell'informazione deve
allargare e non ridurre l'estensione di questo
diritto.
L'informazione appartiene a tutto il mondo,
essa è prodotta per tutto il mondo. Gli
informatici, scientifici e tecnici, sono al
servizio di tutti noi. Non bisogna permettere
loro di restare una casta di tecnocrati
privilegiati, senza che questi debbano rendere
conto a nessuno del loro operato.
Il diritto all'informazione si unisce al
diritto di scegliere il vettore di questa
informazione. Nessun modello unico di
informatizzazione deve essere imposto a un
individuo, una comunità o a una nazione
qualsiasi. In particolare, bisogna resistere alle
pressione esercitata dalle tecnologie
"avanzate" ma non convenienti. Al loro
posto, bisogna sviluppare dei metodi e degli
equipaggiamenti che permettano una migliore
convivialità, a prezzi e domanda ridotti.
La nostra preoccupazione più forte è la
protezione delle libertà fondamentali; noi
quindi domandiamo che nessuna informazione di
natura privata sia stockata, né ricercata
tramite mezzi elettronici senza accordo esplicito
da parte della persona interessata. Il nostro
obiettivo è di rendere liberamente accessibile i
dati pubblici, proteggere senza incertezze i dati
privati. Bisogna sviluppare delle norme in questo
senso, insieme agli organismi e alle persone
interessati.
Ogni informazione non consensuale deve
essere bandita dal campo dell'informatica. Sia i
dati che le reti devono avere libertà d'accesso.
La repressione dei pirati deve divenire senza
fondamento, alla maniera dei servizi segreti.
Parallelamente domandiamo che tutte le
legislazioni, in progetto o già in applicazione,
rivolte contro i pirati e che non perseguono
scopi criminali o commerciali, siano ritirati
immediatamente.
L'informatica non deve essere utilizzata
dai governi e dalle grandi imprese per
controllare e opprimere tutto il mondo. Al
contrario, essa deve essere utilizzata come puro
strumento di emancipazione, di progresso, di
formazione e di piacere. Al contempo, l'influenza
delle istituzioni militari sull'informatica e la
scienza in generale deve cessare.
Bisogna che sia riconosciuto il diritto d'avere
delle connessioni senza alcuna restrizione con
tutte le reti e servizi internazionali di
comunicazione di dati, senza interventi e
controlli di qualsiasi sorta. Bisogna stabilire
dei tetti di spesa, per paese, per avere accesso
a questi vettori di comunicazione di dati
pubblici e privati. Si deve facilitare quei paesi
senza una buona infrastruttura di
telecomunicazione e la loro partecipazione nella
struttura mondiale.
Noi ci indirizziamo agli utilizzatori
progressisti di tecnologie di informazione nel
mondo affinché socializzino le loro conoscenze e
specializzazioni in questo campo con delle
organizzazioni di base, al fine di rendere
possibile uno scambio internazionale e
interdisciplinare di idee e informazioni tramite
delle reti internazionali.
Ogni informazione è al contempo
deformazione. Il diritto all'informazione è al
contempo inseparabilmente legato al diritto alla
deformazione, che appartiene a tutto il mondo.
Più si produce informazione, e più si crea un
caos di informazione sfociante sempre più in
rumore. La distruzione dell'informazione come del
resto la sua produzione, è il diritto
inalienabile di ognuno.
Bisognerebbe sovvertire i canali
regolamentari e convenzionali dell'informazione
grazie a dei detournaments e dei cambiamenti
surrealisti degli avvenimenti, al fine di
produrre del caos, del rumore, dello spreco i
quali, a loro volta, saranno considerati come
portatori di informazione.
La libertà di stampa deve applicarsi anche
alle pubblicazioni tecno-anarchiche, che appaiono
in giro, per reclamare la liberazione dei popoli,
la fine delle tirannie della macchina e del
sistema sugli uomini.
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