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Incontriamo J.G. Ballard nella sua
casa di Shepperton. Per noi Ballard è una specie di
punto di riferimento letterario e teorico, siamo
cresciuti sui suoi libri e conoscerlo personalmente è
stato molto appagante. La sua casa è molto semplice, una
villetta a schiera con stanze non molto grandi (tipo
post-working class) un giardino incolto sul retro. Vive
solo e l'arredamento è semplice. Sui muri bianchi del
suo piccolo studio solo tre fotografie: i suoi figli,
l'attuale fidanzata e una foto di lui e William
Burroughs. Ci accoglie con simpatia e ci mette in mano un
bel bicchierone di whisky. Dopo venti minuti siamo tutti
abbastanza carburati... Qual è il tuo rapporto
col il cinema?
Data la situazione dell'industria cinematografica
in Inghilterra, che ormai è morta... se fossi del
tempo di Graham Greene, che aveva lavorato con
Buñuel, probabilmente avrei fatto più film, ma
direi che sono stato fortunato perché ho lavorato
con due grandi registi come Cronenberg e Spielberg,
che tra l'altro hanno fatto adattamenti abbastanza
fedeli... per esempio in L'impero del sole
Spielberg ha svolto un lavoro di traduzione della
pagina scritta veramente minuzioso, facendo emergere
lo spirito e l'atmosfera originale. Naturalmente
molto materiale doveva essere tagliato, ma da parte
mia lo guardavo filmare e prendere in esame parti del
libro che io stesso avrei tralasciato. Molti
giornalisti mi hanno dimostrato la loro ostilità
contro Spielberg; uno dei reporter del "New York
times" mi ha detto: "Perché hai permesso a
quello di filmare il libro?"... neanche l'avessi
dato a un registucolo. In realtà ha fatto un lavoro
coscienzioso interpretandolo perfettamente dal punto
di vista psicologico. E' un film artistico ma con
un'epica hollywoodiana, uno strano paradosso...
Sono abbastanza esigente sui film di fantascienza,
per esempio non mi è piaciuto 2001 quando è
uscito. Dottor Stranamore era bellissimo, film
spiritoso, troppo intelligente, troppo ricco, troppo
tutto, surrealista a un livello e realista
dall'altro. Mi è sembrato che Kubrik tornasse alla
fantascienza vecchia maniera, a delle vecchie cose,
non era riuscito a creare per il programma spaziale
quello che era riuscito a fare sull'olocausto
nucleare. Tra l'altro è stato presentato nel 1969,
lo stesso anno dell'allunaggio. Mi diede l'idea di un
filmato pubblicitario della PanAm. La scena di
apertura degli ominidi non mi è sembrata
convincente... penso che i suoi film seguenti
abbaiano sofferto dei suoi problemi personali, tipo
che non voleva più uscire di casa, oppure per Full
Metal Jacket di averlo filmato all'Island of
Dog... non era convincente, si è comprato tutte
quelle palme che sono morte alla prima gelata. Il
colore del cielo era completamente differente da
quello che la gente si ricordava dai telegiornali
dell'epoca, quei blu, quei verdi dei tropici...
Spielberg invece è come me, ha cominciato con la
fantascienza, un certo tipo di fantascienza. Duel
è stato scritto da un grande della fantascienza
Richard Matheson; la maggior parte dei suoi racconti
brevi erano ambientati al tempo presente, cosa che
non è facile, e che gli creò problemi. Spielberg ha
continuato, dopo Duel ha fatto un altro grande
film come Lo squalo e poi Incontri
ravvicinati, poi è inciampato con E.T.,
che comunque era un film mirato a un pubblico
infantile, ma il suo miglior film è, secondo voi...?
(risa da parte nostra). A proposito, tra i migliori
inglesi nel settore del cinema mi tolgo tanto di
cappello davanti a Jeremy Thomas, che ha prodotto
tutta una serie di film difficili, come Il pasto
nudo, sempre di Cronenberg, Il tè nel deserto
e L'ultimo imperatore di Bertolucci. Sta
combattendo perché in Inghilterra Crash il
film esca non tagliato, perché crede che sia un
capolavoro.
Non ti pare che tutta la voglia di censura, che
abbiamo sperimentato anche in Italia, sul film Crash
derivi da una grande paura della "modernità"?
E' la paura del cambiamento, del futuro, ma io ho
sempre scritto sul "cambiamento", questo a
partire dagli anni Cinquanta, quando vennero
introdotti tutti questi elementi della
modernizzazione: la televisione, i media di massa, i
supermercati. Quando poi hanno aperto la M1 (la prima
tangenziale intorno a Londra) la gente partiva da
posti lontani per guidarci sopra; mi sembra che
uscisse addirittura una rivista che parlava di
quell'esperienza. Fu l'inizio dell'americanizzazione
dell'Inghilterra, un periodo meravigliosamente
esaltante: la tangenziale come formula operativa per
certo stile di vita. Sentivo un irresistibile bisogno
di scriverci sopra. "Cambiamento": ecco la
cosa che fonda la fantascienza, ma in quel tempo,
quarant'anni fa, era impossibile farsi pubblicare.
Ho perseverato per dieci anni. Poi, naturalmente,
è successo l'inevitabile... quello che ieri sembrava
buttare giù il tempio è stato accettato.. come
quello che sta succedendo adesso con il film, che è
censurato, ma in fin dei conti è roba popolare...
Così, a un certo punto, negli anni Settanta i
critici cominciarono a dire che il mio lavoro era un
remake di roba degli anni Venti, che non era niente
di nuovo, così ho mollato con la fantascienza vera e
propria e ho fatto Crash, Condominium e Isola
di cemento.
Quando l'ho scritto Crash di certo non lo
pensavo nei termini di una novella morale, esploravo
alcune tendenze, vicine al confine con la psicopatia,
che parevano iscriversi nel mondo che osservavo.
Senz'altro la situazione post assassinio dei Kennedy,
la sensazionalizzazione della violenza stava
diventando un elemento dell'immaginario popolare.
Vedevi quelle immagini durante le sfilate di moda
mandate sui televisori, c'erano film come quelli di
Giacometti, Mondo cane, sembrava di vivere in
un mondo ri-valutato invece che in un mondo senza
valori. E da quel feeling ho tirato fuori Crash.
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