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Nel dibattito s'è avuta una vivace discussione tra un settore "rivoluzionario", che chiedeva di menzionare la parola "socialismo", nel documento finale, come alternativa al neoliberismo, e settori invece più moderati, i "democratici". Fra questi ultimi appunto Cuauthémoc Cárdenas, che ha sì espresso una energica critica al neoliberismo, "escludente e mortifero", ma ha anche rivendicato come "proprie" del Foro le differenze di traiettoria politica e di radici storiche e ideologiche dei partecipanti.
La dichiarazione finale, denominata "Carta di Porto Alegre", denuncia l'intenzione dell'"imperialismo nordamericano di eternizzare lo statu quo", ma non menziona la proposta del capo della delegazione cubana, José Balaguer, secondo cui "l'unica via contro il neoliberismo è il socialismo". Né si è riusciti a trovare un compromesso tra i sostenitori a oltranza della via democratica - il messicano Partido de la revolución democratica, il Frente amplio uruguayano, il Partido de los Traballhadores del brasiliano Lula, il Frente Farabundo Martì del Salvador, ecc. - e chi invece sostiene anche la possibilità/necessità della lotta armata: "I partiti del Foro di San Paolo - si legge nella Dichiarazione - considerano conveniente sviluppare, nelle condizioni di ciascun paese, le alleanze e le relazioni politiche che favoriscono il consolidamento del progetto democratico e popolare contro il neoliberismo".
Nei tre giorni di dibattito, i partiti impegnati nel governo del loro paese o di città hanno assunto le posizioni più moderate, consistenti nell'idea che "il capitalismo è da umanizzare". I settori più radicali, si sono infine riuniti a parte, per esprimere la loro differenza. In tutti i casi, i 58 partiti di 20 paesi hanno auspicato alleanze, dentro ciascun paese, per contrastare le politiche neoliberiste seguite da quasi tutti i governi del continente.
Nel documento si nota con rilievo il sorgere del Movimento dei lavoratori agricoli Sem Terra, in Brasile, e dell'Esercito zapatista di liberazione nazionale, in Messico. Ma, in conclusione, i delegati hanno rifiutato di accogliere nel Foro il peruviano Movimento rivoluzionario Tupac Amaru.