"...non sfugge alla sociologia
politica l'ironia del fatto che coloro che esigono da noi l'applicazione
di formule veramente democratiche (come il pluripartitismo) non
possono esibire niente di esemplare a questo riguardo..."
Cuba deve cercare e trovare il proprio modello di democrazia.
Essa deve fondarsi in un sistema economico e politico GIUSTO e capace di continuare ad assicurare il diritto all'educazione, all'assistenza medica, al lavoro, alla sicurezza sociale, ad una casa decorosa, all'accesso alla cultura e allo sport, all'indipendenza e sovranità nazionale, all'identità culturale dei Cubani.
Nelle possibilità che offe un'economia al servizio della società si fonda il reale significato dell'esercizio positivo dei diritti democratici.
Questa dimensione reale della democrazia è raggiunta a Cuba con il socialismo: Le sue diverse gravi vicissitudini non hanno impedito che essa fosse sempre ad un livello molto più alto del miglior momento della Repubblica neocoloniale.
La Società Socialista imperfetta
costruita dai lavoratori ha assolto a compiti che mai ha potuto
realizzare la borghesia nazionale.
Quale potrebbe essere il modello da
usare per perfezionare la nostra democrazia?
E' evidente che i falliti esperimenti europei non hanno niente da offrirci e nemmeno l'ex URSS, le cui caratteristiche storiche, culturali, etniche e politiche erano molto diverse; né, per gli stessi motivi, le società socialiste dell'Asia.
Non ci serve l'esempio degli Stati Uniti,
non foss'altro perché la loro antidemocratica politica
estera schiaccia i diritti umani di altri popoli. Discrimina le
minoranze etniche e si fonda su profonde disuguaglianze sociali
(come dimostrato ultimamente dai fatti di Los Angeles dell'Aprile
'92). Dispone di un complicato sistema elettorale, dominato dalla
propaganda e dalle pressioni d'ogni genere e la sua massima figura
rappresentativa, il Presidente, è eletto da appena ¼
dei votanti, mentre il crescente astensionismo dimostra il disinteresse
e il disincanto per la partecipazione politica.
Peraltro, non c'è niente d'importante
da copiare nel nostro passato repubblicano: il
pluripartitismo e
l'economia di mercato già hanno avuto la loro
opportunità nella storia cubana e non hanno risolto i problemi
sociali.
Un esame molto minuzioso del mondo di
oggi, pur permettendoci di guadagnare esperienza dal positivo
e dal negativo delle società contemporanee, ci porta alla
conclusione che noi Cubani non abbiamo altra possibilità
che edificare la nostra propria democrazia, a partire dalla nostra
esperienza e fidando sulla nostra volontà.
L'obiettivo centrale è l'uomo. L'ideale che persegue la democrazia socialista cubana non può basarsi sulla formula di assegnare all'uomo un salario perché compri nel mercato ciò che gli indica la pubblicità.
La democrazia socialista cubana non può cadere nella trappola di identificare la felicità e il benessere unicamente con il possesso di risorse materiali. Non aspiriamo ad offrire solo benessere materiale, anche se, com'è logico, il paese lavora per creare le condizioni materiali che permettano lo sviluppo più pieno dell'uomo, senza però erigere un altare al lusso.
Vogliamo formare la personalità
non solo perché essa si senta e sia libera di fronte all'autorità
politica, al Partito, allo Stato ed eserciti la sua influenza
individuale nella dinamica dell'esercizio del potere,
ma anche perché lo faccia in maniera cosciente, seguendo
la logica martiana dell'unità indissolubile di libertà
e dovere.
La democrazia e la libertà non
nascono in un giorno.
La democrazia socialista richiede tempo per svilupparsi ed anche continuo perfezionamento.
Ugualmente ha bisogno di un buon livello di istruzione e cultura economica e politica, e come raggiungere, mantenere e sviluppare questa coscienza senza il potere dei lavoratori?
Come sostenere questo potere senza unità?
Nella società cubana contemporaneamente
si è sviluppata una cultura che permette ad una massa sempre
maggiore di cittadini di comprendere i nessi fra la sua vita
quotidiana e la sua partecipazione da un lato e il funzionamento
della società dall'altro.
Precisamente sul tema della democrazia si basa il centro delle accuse che pretendono di annullare la legittimità dell'esperienza socialista cubana.
Il fondamento di questo tipo di aggressione è il seguente: il misurare la nostra esperienza socialista paragonandola con un modello ideale costruito a partire dal CONCETTO BORGHESE DI DEMOCRAZIA.
Intorno all'esigenza di una democrazia
"pura" si raggruppano oggi le forze avverse alla Rivoluzione,
sia dentro che fuori Cuba. In nome della democrazia
pura si commettono gli atti più antidemocratici e impuri,
come il decidere da parte del Congresso USA, contrariamente all'opinione
del nostro popolo, che
noi abbiamo bisogno
di una televisione "made in USA"
(400 ore giornaliere di emissioni radio e TV inviate su Cuba).
La storia ci ha dimostrato che il pluralismo
che si cerca di imporre nella nostra società viene però
proscritto nel contesto internazionale, giacché si dichiara
illegale la costruzione del socialismo a Cuba e si pratica un'illegale
intromissione nei nostri affari interni.
Sul piano formale, molti sono coloro che disconoscono, nel criticare la democrazia socialista cubana, che il nostro popolo s'è dato una Costituzione con un referendum a voto segreto, libero e diretto.
Il processo che la portò ad approvazione
iniziò con il dibattito
popolare in cui parteciparono milioni di persone, che fecero migliaia
di proposte, in base alle quali si modificarono 60 dei suoi 141
articoli.
Il nostro sistema di partito unico è
stato votato con il referendum sulla Costituzione, con un voto
che espresse una schiacciante maggioranza.
A Cuba non risulta eletto chi dispone di più denaro per la sua campagna, ma colui che ha meriti superiori secondo la valutazione degli elettori. Non sfugge alla sociologia politica l'ironia del fatto che coloro che esigono da noi l'applicazione di formule "veramente democratiche" (come il pluripartitismo) non possono esibire niente di esemplare a questo riguardo.
Negli USA, per esempio, c'è un
astensionismo endemico che evidenzia una povera partecipazione
popolare sul tema del potere: nel 1968 Nixon fu eletto dal 26,4%
degli elettori, Carter nel 1976 dal 27,2%, Regan nel 1980 dal
16,7%.
Il processo democratico cubano si
è sviluppato fra le aggressioni costanti dell'imperialismo,
sulla base di un'ampia partecipazione popolare.
In questo contesto elemento centrale
della nostra democrazia socialista non è il Partito Comunista
di Cuba, che si è sviluppato come forma di partecipazione
democratica delle masse. La comprensione del suo contenuto, del
suo ruolo e forma d'organizzazione può ottenersi solo a
partire dalla sua propria logica, derivata dal processo di trasformazione
rivoluzionaria, così che
non servono gli schemi tradizionali riferiti alla democrazia rappresentativa
borghese.
Il PCC è frutto della Rivoluzione,
risultato dell'imperativo di unità che è conditio
sine qua non per sviluppare la nazione cubana.
A Cuba la crisi sociale che diede luogo alla Rivoluzione Socialista fu anche una crisi della cosiddetta democrazia rappresentativa: in questa, l'attività dei partiti politici borghesi si allontanava sempre più dalle masse, fioriva la demagogia, la frode, le elezioni non erano che l'avvenimento meno etico degli affari e il voto una merce di basso costo. Nella coscienza popolare cresceva il discredito del gioco elettorale, così come si elevava l'apatia e la sfiducia per la "politicheria" tradizionale.
Al trionfo della Rivoluzione non si fece alcun decreto per proibire i partiti politici: e comunque questi partiti, che vedevano lo Stato come un bottino e le elezioni come un lucroso affare, si disfecero rapidamente durante la fase democratico-popolare, agraria e antimperialista della Rivoluzione.
Continuarono invece le loro attività
le organizzazioni rivoluzionarie che avevano attivamente partecipato
all'abbattimento della dittatura (Movimento 26 Luglio, Direttorio
Rivoluzionario 13 Marzo, Partito Socialista Popolare), che, comprendendo
come fosse determinante per il momento storico che si viveva l'unità
del popolo, si unirono in un'unica organizzazione.
Il Partito è una forma di
partecipazione democratica delle masse non solo perché
la sua politica è volta agli interessi delle masse, ma
perché proprio
nella formulazione di questa politica le masse partecipano direttamente.
I temi discussi dalle masse, a partire
dal manifesto di convocazione del Partito, non si limitano alle
risoluzioni o ai documento programmatici del Partito stesso, ma
anche agli aspetti relativi al funzionamento, struttura, organizzazione,
stile e metodo di lavoro.
Un cittadino rivoluzionario si converte in militante a partire dall'attestazione, da parte delle masse, dei suoi meriti personali, in assemblee che eleggono i lavoratori esemplari e periodicamente i militanti sono valutati nelle proprie organizzazioni di base: quando ricevono segnalazioni critiche, queste vengono portate a conoscenza del collettivo di lavoro.
Essere militante E' UN ONORE e un
merito di gran valore nella società cubana:
non implica privilegi economici, giuridici o di altra indole,
ma un'attitudine esemplare verso i compiti della Rivoluzione
verso i doveri sociali, in primo luogo il lavoro.
Approvando la Costituzione, nel 1976, e con essa quindi il ruolo dirigente del Partito nella società cubana, il popolo non lo ha posto al di sopra della legalità socialista, ma ha aggiunto alla sua responsabilità morale e politica la responsabilità giuridica. Si tratta di un'organizzazione che non chiede candidati nelle elezioni e la cui responsabilità verso lo Stato si canalizza con metodi politici.
Il popolo si esprime nel Partito:
lo nutre e pretende da esso.
Il socialismo a Cuba è, insieme, una necessità ed una sfida.
Qualcosa d'imprescindibile per preservare l'indipendenza nazionale, sviluppare il paese e assicurare giustizia sociale ed è, allo stesso tempo, una scelta.
I problemi della costruzione del socialismo sono tanto ampli quanto il compito stesso: trasformare integralmente la società.
Un'analisi dettagliata del più
importante dibattito politico della storia della Rivoluzione aiuterebbe
a rivelare il suo profondo spirito democratico.
Il momento in cui avvenne:
tra maggio e novembre 1990.
Gli avvenimenti all'intorno:
la disintegrazione dell'est Europa, l'invasione di Panama da parte
degli USA, l'attacco ad un mercantile cubano da parte di unità
navali USA, l'inizio delle trasmissioni televisive contro Cuba,
il rafforzamento delle misure di blocco, le manovre costanti nella
base USA di Guantanamo.
In queste circostanze non solo il Partito
non tornò indietro rispetto alla volontà di rettifica
degli errori, ma approfondì l'azione, convocando il
popolo al dibattito e ponendo sul tappeto tutta la società
cubana, coi suoi principali problemi economici, politici e sociali.
Non ci furono discussioni preliminari
coi militanti, al fine di orientare le assemblee, ma queste vennero
convocate per militanti e non.
L'unica indicazione data fu che si informasse
la Commissione d'Organizzazione del IV Congresso di tutto quanto
emerso nei dibattiti, che fosse stato approvato o no con votazioni
(i verbali furono redatti in doppia copia e la seconda fu inviata
al Poder Popular Municipale e Provinciale perché si lavorasse
sopra i temi esposti, cercando soluzioni secondo le competenze).
Si tennero 80.000 assemblee con la partecipazione
di più di 3.500.000 di Cubani e vennero formulati più
di 1.100.000 temi: dalla maggiore autorità da conferire
ai "Consejos Populares" (Consigli Popolari), al miglioramento
dell'operatività della Polizia nella lotta contro il crimine
economico, alla riorganizzazione dell'agricoltura "no cañera"
(non della canna da zucchero), con risalto alla politica salariale
e l'attenzione all'uomo, la distribuzione razionata dei prodotti
che prima erano sul mercato parallelo, il miglioramento della
qualità dell'insegnamento scolastico, la riorganizzazione
e la riduzione del personale d'apparato delle strutture di Partito,
la riorganizzazione dei CDR (Comitati di Difesa Rivoluzionaria)
e della CTC (sindacato dei lavoratori cubani), il mercato libero
campesino (contadino), il miglioramento del sistema sanitario,
il problema della insufficiente costruzione delle case.
Un quinto degli interventi si è orientato sul funzionamento del Partito, del Poder Popular, delle Organizzazioni di Massa. e 1 su 10.000 s'è espresso per il pluripartitismo.
Venne molto discusso il burocratismo, l'eccessivo girar di carte, il "riunionismo", il vizio di creare per tutto una commissione, così come i problemi che creano la negligenza, l'abuso di cariche, lo spreco indebito di risorse, l'uso di veicoli statali a fini personali, il reato economico e la corruzione.
Altro tema fu l'ammissione nel Partito dei credenti, che spaccò gli interventi, anche se, infine, quelli a favore risultarono maggioritari, seppur di stretta misura.
Il 2% degli interventi si riferì
all'approfondimento della democrazia socialista, per una maggiore
partecipazione delle masse.