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Cari compagni,

è da tempo che mi chiedo se un contro-embargo, almeno simbolico,

nei confronti di tutti i prodotti USA possa essere una buona arma in

favore di Cuba.

Lo scopo è quello di fare leva sia nei confronti dell'opinione

pubblica, sia in quelli dei Grandi Manovratori mondiali, in primis il

Governo Americano ed a seguire i governanti Europei che dopo un timido

accenno non hanno più sollevato alcuna questione in favore di Cuba.

L'idea è questa: facendo un elenco il più completo possibile di

tutti i prodotti americani presenti sul nostro mercato (ed eventualmente

anche su quello europeo) per marca, tipologia del prodotto ed eventuali

alternative, si potrebbero distribuire una "Guida al Contro Embargo" con

la quale creare le premesse per una ribellione civile sicuramente di

"fastidio" nei confronti degli USA.

La guida, oltre ad una premessa di carattere politico sul bloqueo, le

sue conseguenze su Cuba e sull'atteggiamento USA e del resto del mondo,

potrebbe diventare il prontuario all'acquisto di chi combatte per Cuba.

E' chiaro che maggiore risalto sui media e su Internet si dà ad

un'iniziativa del genere, più efficace è l'azione stessa.

Così, non più Coca Cola, ma Chinotto, non più Budweiser, ma

Peroni o Moretti o altre birre, non più Ray Ban, ma tutti gli occhiali

che vogliamo (e poi linee aree, automobili, materiale sportivo,

materiale informatico, ecc.). Un'operazione del genere avrebbe

probabilmente più un impatto psicologico che di effettivo danno

economico nei confronti delle società USA, ma forse vale la pena di

tentare. Che ne pensate?

Inoltre, leggendo "Le battaglie non si perdono, si vincono

sempre" di Jean Cormier, ho appreso che la concessione di Guantanamo

agli americani scade alla fine di questo secolo, quindi tra pochissimo.

Sapete qualcosa a proposito e ci saranno iniziative per la fine di

questa ulteriore umiliazione per Cuba?

Un abbraccio,

Davide