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FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE E BANCA MONDIALE


TRIBUNALE PERMANENTE DEI POPOLI
SESSIONE SULLE POLITICHE DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE E DELLA BANCA MONDIALE
1-3 OTTOBRE 1995, MADRID




IL CONTESTO INTERNAZIONALE

Nel 1988 il Tribunale Permanente dei Popoli ha tenuto una sessione a Berlino, che prosegue 6 anni dopo con questa sessione di Madrid. Durante questi anni, il mondo ha assistito a cambiamenti drammatici che hanno necessariamente impresso il loro marchio su quest'ultima sessione del Tribunale.

1) Il cambiamento più importante è stato quello rappresentato dalla disintegrazione del blocco sovietico, e la fine della guerra fredda. Le istituzioni di Bretton Woods, che hanno giocato un ruolo tanto grande nelle politiche di contenimento messe in atto dal mondo occidentale, hanno perso una parte della loro funzione originale. D'altra parte, il dissolvimento dell'impero sovietico ha provocato l'apparire di 9 nuovi Stati mentre alcuni altri andavano sparendo, come è stato il caso della Jugoslavia.
Questi avvenimenti si sono ripercossi non solo sul progetto politico nel quale erano integrate le istituzioni di Bretton Woods; si può addirittura dire che la disintegrazione dello Stato jugoslavo sia stato la conseguenza della volontà di certe sue regioni che, sotto la pressione del FMI, avrebbero cercato di aumentare il rendimento dei loro mercati, mentre gli altri si mostravano in effetti meno dinamici.

2. Il sistema di mercato occidentale, dopo la sparizione del "socialismo reale" e la "fine della storia", appare oggi come il solo modello economico possibile. L'umanità sarà dominata questa volta da un sistema di libero mercato "senza alternative", tanto per dirla secondo i parametri della critica fatta allo stalinismo da Lesek Kolakoswsky alla fine degli anni '50 ?
Nonostante tutto,il modello politico proposto dal FMI e dalla BM appaiono oggi più attraenti per certi paesi, governi, movimenti sociali, di quanto non lo fossero 6 anni fa. La causa di questo cambiamento è da ricercarsi nella mancanza di alternative.

3. L'URUGUAY ROUND del GATT, iniziato nel 1987, è terminato nel 1994 con la decisione di fondare l'Organizzazione Mondiale del Commercio ( OMC). Invece di cercare i mezzi per regolamentare i flussi commerciali e di controllare le transazioni di un capitale il cui ammontare raggiunge oggi la cifra di più di un miliardo di dollari al giorno, il suo programma prevede una maggior de-regolamentazione del commercio, dei servizi e dei beni, degli investimenti e della proprietà intellettuale. Il risultato è un rafforzamento delle imprese multi nazionali (ETN: Entreprises Transnationales), che controllano, secondo l'OCDE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) più del 25% del commercio mondiale a titolo di "commercio interno alle imprese ", e le operazioni internazionali delle banche private. Il risultato di tutto questo è una profonda destabilizzazione del sistema finanziario internazionale. Non è da escludere che si stia andando così verso un vero e proprio crollo economico, il cui impatto sull'economia reale, l'impiego, i rapporti sociali, sarebbe terribile. I fattori economici da prendere in considerazione appaiono chiari:

a) il mondo è dominato da imprese transnazionali che presentano un livello di integrazione globale mai raggiunto finora, neanche dagli imperi o dagli Stati-Nazione: 300 di esse concentrano più del 25% delle attività di produzione mondiale, e durante il periodo 1982-1992, la loro partecipazione al Prodotto Mondiale Lordo (PMB) è passata da 24.9 a 26% . Per dirla con altre cifre, le 15 multinazionali più forti hanno un rendimento lordo superiore a quello di 120 paesi del mondo, e le 100 maggiori una rendita che supera quella della metà degli stati membri delle Nazioni Unite.
La ricchezza si concentra, la povertà di estende.

L'Organizzazione Mondiale di Commercio non può essere in grado di controllare le ETN che non rientrino nel raggio d'azione del suo meccanismo di regolamentazione delle differenze. Tra l'altro, la responsabilità di queste stesse imprese nei confronti dei governi dei paesi nei quali esse operano, già fortemente ridotta dal loro stesso potere economico, lo sarà ancor di più grazie alle nuove misure previste dal capitolo degli Accordi del GATT destinato agli investimenti. In effetti, questo capitolo prevede un "trattamento nazionale" di tutti gli investimenti, regolamentato da un accordo internazionale sulla mobilità internazionale del capitale.

In una maniera o nell'altra, l' URUGUAY ROUND ha dunque istituzionalizzato il modello di libero mercato proposto dal FMI e dalla BM, in effetti creando nuove forme di regolamentazione per il commercio e gli investimenti, che minano tanto il diritto dei popoli a determinare le proprie forme di sviluppo quanto i diritti umani fondamentali;

b) tra il 1991 ed l'aprile 1994, la riduzione di personale nelle 37 imprese più importanti degli Stati Uniti è stata dell'ordine di 611.084 persone (FORBES, 2 aprile 1994);

c) in queste medesime 37 multinazionali, il trattamento annuale dei quadri superiori della direzione generale è stata di 1.855.000 dollari, cioè di 159.000 dollari a persona ogni mese, con un aumento del 30% rispetto al 1992 ( BUSINNESS WEEK,25 aprile 1994);

d) in effetti solo il 7% del commercio mondiale corrisponderà però ai principi del libero commercio. Tra l'altro, va detto che 20 su 24 paesi aderenti all'OCDE sono oggi più protezionisti di quanto lo fossero 10 anni fa ( PNUD, Programma delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Umano: Rapporto 1992);

e) le spese militari corrispondono alla metà del reddito della popolazione mondiale. Nel 1992, esse raggiungevano 850 miliardi di dollari, cioè 49% del reddito mondiale. Il sistema della guerra fredda era stato edificato sulla paura del comunismo, dell'Unione Sovietica, della minaccia nucleare; oggi, la cultura della paura è ancora presente, ma orientata verso il Sud del mondo, contro i poveri, gli emigranti, la Somalia, il Rwanda, Haiti. Interventi "umanitari" o "amichevoli", come nel caso di Haiti, corrispondono a questa cultura;

f) la liberalizzazione del commercio, prodotta dalle decisioni prese a Marrakech, è diventato un incentivo al traffico di droga. Tale traffico drena attualmente un volume di 400 miliardi di dollari, 100 dei quali sono riciclati dalle banche private internazionali (dati di INTERPOL, Seconda Conferenza Mondiale sul Traffico di Cocaina e sulla Delinquenza Organizzata, Santiago del Cile, EL COMERCIO, Lima, 29 giugno 1994).

4) Nel 1993, si è tenuta a Rio de Janeiro la Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo Sviluppo (UNCED) : essa è stata la prima e la più importante delle riunioni mondiali sull'avvenire dell'umanità dopo quella di Stoccolma del 1972.
La Dichiarazione di Rio, l'Agenda 21, le Convenzioni concernenti i cambiamenti climatici, la bio-diversificazione, la desertificazione e le norme sulle foreste, fissano dei criteri che devono essere rispettati tanto da parte dell'iniziativa privata quanto da quella delle istituzioni internazionali. Senza alcun dubbio, queste restrizioni di ordine ecologico dovranno essere integrate nei processi decisionali delle istituzioni di Bretton Woods.

Il verdetto del Tribunale Permanente dei Popoli di Berlino del 1988 aveva condannato la Banca Mondiale per la sua "farsa ecologica". Dopo 6 anni, e dopo le raccomadazioni dell'UNCED, questa farsa è ancor meno tollerabile, tanto più che la situazione ecologica del pianeta in questo lasso di tempo è andata assai peggiorando. È chiaro che il FMI e la BM non hanno però cambiato la loro filosofia socialmente ed ecologicamente distruttrice, frutto di quel "consenso di Washington", il quale non ha alcun senso se non in funzione di criteri esclusivamente finanziari. I programmi di aggiustamento strutturale, al contrario, dovrebbero promuovere un concetto di sviluppo che vada nella direzione di rispetto dell'ecologia e dell'uguaglianza sociale, al fine di migliorare davvero le condizioni di vita della gente.

L'atteggiamento della BM nei riguardi dell'ambiente rende questo organismo inadatto ad amministrare il GEP ( Politica Mondiale concernente l'Ecologia, definita a Rio).

In seguito alla Conferenza di Rio, il principale gestore finanziario internazionale della strategia dello sviluppo sostenibile è ora la Banca Mondiale, responsabile del finanziamento del Programma 21, un programma mondiale di azione volto ad orientare la transizione verso la "sostenibilità".
Esso comprende 40 capitoli e definisce 115 settori prioritari.
Per farsene un'idea, basta confrontare i 2 milioni di dollari che la Banca Mondiale destina ai programmi di riduzione dell'anidride carbonica, con i 110 miliardi di dollari che essa accorda alla Cina per la costruzione di centrali energetiche alimentate a carbone, o al miliardo di dollari che essa stessa conta di assegnare ai sistemi di trasporto funzionanti a partire dai combustibili fossili ( Bruce Rich).

Gli studi realizzati dall'Environmental Defense Fund indicano che, sui 48 prestiti accordati dalla BM a programmi energetici per un complessivo ammontare di 7 miliardi di dollari, solo 2 di essi contengono dei criteri dell' efficacità nell' uso e della conservazione dell'energia.

Riassumendo, il fatto di aver scelto uno dei pilastri finanziari della situazione attuale quale promotore del cambiamento, pare altrettanto improbabile di quanto lo sarebbe affidare alla Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica la direzione dei programmi di riconversione delle fonti nucleari di energia in fonti rinnovabili (Roberto Guimares " El desallorro sustentable: #0161; Propuesta alternativa o retòrica neo-liberal ?", relazione presentata al Forum sullo Svluppo Sostenibile e la Riforma dello Stato in America Latina e nei Caraibi, Colegio de México et PNUMA, aprile 1994).

5) Durante il periodo seguito al 1988, l'economia mondiale ha conosciuto il declino più accentuato degli ultimi 50 anni. Sono aumentati i tassi di disoccupazione nel mondo industrializzato, mentre i salari reali della maggioranza dei lavoratori sono diminuiti. I regimi di sicurezza sociale nella maggioranza dei paesi sono stati in parte smantellati; la povertà si è andata estendendo anche nei paesi più ricchi, con l'effetto di un significativo deterioramento dell'equa distribuzione dei salari e della salute.

Gli Stati Uniti, per esempio, che dicono di possedere il migliore sistema economico del mondo e che si fanno campioni dell'imposizione del modello del libero mercato a tutti gli altri, nel 1993 hanno avuto una disoccupazione reale del 13.8 , quasi il doppio del tasso ufficiale. I salari reali dei lavoratori americani sono oggi più bassi che nel 1971, la distribuzione dei redditi è quella più ineguale che si sia visto dalla II Guerra Mondiale in poi, ed oggi 1 americano su 4 vive nella povertà, raggiungendo la cifra più alta dal 1960 in poi.

Su scala mondiale, la distribuzione regressiva del livello di vita e dei redditi è ancora più accentuata.
Nel 1992, il 20% più ricco della popolazione mondiale controllava l'83% dei redditi totali, mentre il 20% dei poveri dovevano sopravvivere con l'1.4%. La Banca Mondiale stessa riconosce che 1 miliardo e 200 milioni di persone vivono oggi con meno di 1 dollaro al giorno.
Nel 1960, la differenza tra i redditi del 20% delle persone più ricche ed il 20% delle persone più povere nel mondo, era di 30 a 1. Nel 1991, questa differenza è passata da 61 a 1 (PNUD, Rapporto sull Sviluppo Mondiale Umano, 1994).
Il numero delle persone che nel mondo posseggono una fortuna superiore a 1 miliardo di dollari è passata però da 145 nel 1987, a 358 nel 1994. Essi posseggono 761,9 miliardi di dollari, il che equivale al reddito annuale per persona del 45% dell'intera popolazione mondiale, cioè di circa 2 miliardi 600 milioni di esseri umani ( Revue FORBES, 19/7/94).
Un tale incremento delle differenze è stato più rapido nei paesi poveri che in quelli ricchi. In America Latina, per esempio, si è passati da 12 multimiliardari nel 1987,a 47 nel 1994.
Il Messico, reputato un paradiso del riaggiustamento strutturale, contava nel 1994 ben 24 multimiliardari, con un attivo totale di 44 miliardi e 100 milioni di dollari (Revue FORBES, 1/7/1994), con il tasso di questo tipo di accrescimento più alto del mondo: niente di straordinario nel fatto che, nello stesso 1994, esso abbia visto l'esplodere di due fenomeni opposti, quello dei multimiliardari e quello di Chiapas, scoppiato il giorno stesso nel quale si ufficializzava il NAFTA ( North America Free Trade Association), il Trattato cioè di Libero Scambio tra Stati Uniti, Canada, Messico.

Anche se in qualche parte del mondo si nota un miglioramento degli indicatori macro-economici, esso non interessa la maggioranza della popolazione : non ci troviamo di fronte ad un "trickle up", effetto della permeabilità verso il basso, ma, all'opposto, ad un "tricke down".
Nel caso dell'America Latina, per esempio, la Banca Internazionale per lo Sviluppo ammette che " benchè si siano ottenuti buoni successi per quello che concerne la riattivazione e la stabilità della macro-economia, gli indici di povertà subiscono un'evoluzione opposta. La distribuzione regionale dei redditi è, nel mondo, sempre più ineguale: durante gli anni '80, la povertà è andata crescendo a causa della crisi economica. L'accrescimento economico e la modernizzazione saranno difficili, in mancanza di stabilità politica e sociale, dal momento che esse stesse dipendono da una distribuzione più equa dei benefici dell'accrescimento " (BID, Rapporto Annuale 1993, pg.6).

Ogni anno, 75 milioni di persone prendono la strada dell'emigrazione, in quanto rifugiati ed emigranti stabili o in movimento, alla ricerca di un lavoro ( PNUD, Rapporto sullo Sviluppo Umano, 1993).
La disoccupazione, l'ineguaglianza, la povertà, non sono però appannaggio solo del Terzo Mondo, e toccano anche i paesi del Nord. Tra il 1949 ed il 1985, il reddito medio di una famiglia americana è diminuito in certi settori, ed aumentato in altri. Secondo le statistiche del Congressional Budget Office, il 20% delle famiglie appartenenti al quinto più povero della popolazione, hanno visto il loro reddito diminuire del 10%, mentre per l'1% delle famiglie più ricche esso è aumentato del 105%. Infatti, durante il periodo 1979-89 il tasso di accrecimento dei redditi per il quinto della popolazione povera è stato negativo, dell'ordine del -0.5%. Nello stesso periodo, quello del 20% dele popolazioni più ricche è stato positivo, e dell'ordine del +1.2% (Gustavo Fernandez, Pobreza, Democracia y Economia de Mercado, Comisiòn sudamericana de Paz, Cile e DESCO, Perù, agosto 1994).

Al Tribunale sono state presentate testimonianze orali e scritte da parte di popolazioni e comunità in difficoltà a causa delle politiche e delle iniziative del FMI e della BM. Tali difficoltà offrono un'occasione importante, ma anche un obbligo, di intervenire nel prendere misure adeguate per ridurre gli effetti dei disastri economici e sociali e della distruzione dell'ambiente.
In questo periodo, per esempio, la Banca Mondiale sta negoziando il grande progetto di costruzione di una centrale idroelettrica in Nepal (Arun III). Tale progetto rappresenta una vera parodia delle politiche formulate dalla Banca sulla qualità dell'ambiente, e non tiene in alcun conto il bisogno di trasparenza e di partecipazione popolare nel momento decisionale da parte della popolazione.

6) Dal 1988, abbiamo visto svilupparsi la concorrenza tra opposti blocchi commerciali. Nel mondo industriale, l'emergenza della " Triade" rappresentata dal NAFTA, l'Europa occidentale, la regione del Pacifico sotto la leadership giapponese, ha dato luogo ad dibattito, la cui particolarità è quella di essere ispirato al linguaggio militare: si usano espressioni come " la prossima guerra economica", "la battaglia" in seno alla Triade etc. Un sistema di libero mercato non implica dunque necessariamente più armonia e pace nel mondo! Le istituzioni di Bretton Woods sono infatti sempre più implicate in nuove forme di concorrenza. I paesi sottosviluppati verranno sempre più marginalizzati, e la loro risposta di un tentativo nel dar vita a propri blocchi commerciali (MARCOSUR, ALENA, CARICOS, ALASI, ECOWAS etc) non sembra poter dar luogo a buoni risultati.

7. Una delle cause principali di questi insuccessi è il crescente indebitamento della maggioranza dei paesi del Terzo Mondo. In effetti, malgrado il fatto che il servizio del debito sia stato nel suo complesso positivo, e che i rientri in seno alle istituzioni di Bretton Woods siano stati superiori ai nuovi crediti, negli ultimi 6 anni l'ammontare netto del debito è cresciuto , passando da circa 1.3 miliardi di dollari a più di 1.7 miliardi.
Due casi in particolare sono stati presentati al Tribunale : anzitutto la Guyana, con un debito pro capite di 2.400 dollari, il che significa , secondo i termini attuali di scambio, che un lavoratore non qualificato dovrebbe lavorare 10 anni per onorare il debito. I sindacati, le imprese, le organizzazioni rurali, quelle per le donne, i gruppi religiosi ed altri settori della società civile della Guyana stanno cercando di mettere a punto un programma alternativo di aggiustamento strutturale, fondato sulla partecipazione democratica. Esso comporterebbe l'istituzione di un Tribunale sul Debito Internazionale, con l'obiettivo di trovare una soluzione giusta alla crisi del debito del paese.
Molto simile è il caso del Nicaragua, in cui il debito strangola l'economia, e la documentazione presentata al nostro Tribunale riguarda anche un certo numero di altri casi, come quello delle Filippine e di altri paesi asiatici, africani, dell'America Latina.

La richiesta di annullamento del debito, o almeno di una sua riduzione , come è stato da noi suggerito nella Sentenza della sessione tenutasi a Berlino nel 1988, è oggi d' importanza fondamentale. Nella stretta logica delle istituzioni di Bretton Woods ( in particolare in quella della BM), l'accumulazione del debito rappresenta sempre un freno alla produzione, tanto più che al debito in sè vanno aggiunti sia il servizio del debito che le difficoltà della Banca Mondiale stessa nel distinguere tra prestiti ed aiuti ai progetti.

Anche se l'intenzione teorica della Banca Mondiale è di migliorare il livello di vita delle popolazioni del Terzo Mondo e dell'Europa dell'Est, la distribuzione dei benefici seguiti alle sue operazioni segue oggi un'evoluzione diversa. Dal momento che i 2/3 degli attuali prestiti della BM provengono da capitale privato attraverso la vendita di obbligazioni, soprattutto nei paesi industrializzati, tali operazioni fanno della BM non solamente uno dei migliori fornitori di prestiti del settore pubblico nel mondo, ma anche uno dei principali clienti delle banche di investimento nei centri finanziari mondiali.
Nel 1993, l'esborso netto della BM nel Terzo Mondo e nell'Europa dell'Est è stato di 6.500 milioni di dollari, ma i progetti finanziati nei paesi dell'OECD hanno raggiunto i 6.700 milioni di dollari, il che ha significato per questi paesi un reddito netto di 200 milioni di dollari. Oltretutto, una parte sostanziale di tali rimborsi sono stati realizzati in beni ed in servizi da parte delle imprese internazionali più importanti, facendo diventare in tal modo le imprese multinazionali tra i principali beneficiari della Banca Mondiale.


FONDAMENTI GIURIDICI DELLA RESPONSABILITÀ E DISPOSITIVO

Già dall'inizio degli anni '80 si è notata una modifica molto chiara degli obiettivi delle istituzioni di Bretton Woods: a partire da allora infatti esse hanno tentato di risolvere la crisi del debito estero in funzione degli interessi dei creditori. Il controllo che continuano ad esercitare i paesi più industrializzati sul FMI e sulla BM, si è poi istituzionalizzato attraverso la creazione del GRUPPO DEI SETTE, diventato il vero autore delle loro decisioni. In tal modo, i paesi industrializzati hanno utilizzato la copertura legittimante di istituzioni che si suppone siano tecniche e formalmente multilaterali, per generalizzare l'applicazione di politiche che entrano in contraddizione con molti degli obiettivi stabiliti dagli statuti stessi del FMI e della BM.

L'ONU e gli organismi specializzati delle Nazioni Unite hanno fatto dello Sviluppo il centro delle loro preoccupazioni, adottando una prospettiva sempre più rispettosa del Diritti dell'Uomo. Al contrario, le istituzioni di Bretton Woods, che in pratica non hanno mai mostrato di accettare la funzione di coordinamento attribuita all'ONU dalla Carta delle Nazioni Unite, e tanto meno di sottomettersi ai principi generali del Diritto Internazionale, hanno fatto un passo ulteriore, decisivo questa volta, prendendo le distanze nei riguardi delle norme di base che regolano l'insieme del sistema dell'ONU. Esse hanno infatti imposto una strategia nefasta di aggiustamenti strutturali, forti del loro controllo sulla quasi totalità del finanziamento estero, in contraddizione con i principi della sovranità degli Stati e del non-intervento sugli affari esteri e sulla libera determinazione dei popoli. Tale strategia ha avuto in particolare come maggior risultato la violazione massiccia e continua dei diritti dell'uomo, in particolare dei suoi diritti economici, sociali, culturali; in definitiva dei suoi diritti allo sviluppo.

Ciò rivela la profonda contraddizione esistente in seno al sistema stesso delle Nazioni Unite. Esse infatti continuano ad affermare con grande solennità la loro volontà di favorire il progresso economico e sociale ed il rispetto dei diritti dell'uomo, e nel contempo nutrono al loro interno istituzioni che lavorano in senso opposto, da una parte approfondendo e rinforzando le cause della povertà, dall'altra organizzando azioni d'urgenza d'intervento umanitario, che finiscono per arrivare sempre troppo tardi.

Risulta altresì evidente l' incompatibilità che esiste tra il comportamento del FMI e della Banca Mondiale con gli obiettivi definiti dai loro medesimi trattati costitutivi, dalla Carta delle Nazioni Unite, e dai principi fondamentali stessi del Diritto Internazionale. Tale incompatibilità va attribuita proprio al FMI ed alla BM, in quanto conseguenza delle decisioni da esse elaborate ed adottate, ma anche dell'applicazione di misure esecutive prese dagli Stati debitori, che si vedono costretti ad accettare le politiche imposte dalle suddette istituzioni. L'assenso dei paesi in via di sviluppo non può liberare il FMI e la BM dalle loro responsabilità, quand'esso violi le norme imperative del Diritto Internazionale Generale.

Ma tali politiche non sono che il riflesso degli interessi delle grandi imprese transnazionali e dei governi dei paesi più industrializzati, tanto che si potrebbe dire che il FMI e la BM agiscono in realtà per conto di questi governi, mettendo i loro organi a disposizione di questi ultimi. Si può dunque parlare di una responsabilità parallela dei governi dei paesi industrializzati.

Bisognerebbe anche parlare di una responsabilità dei governi dei paesi in via di sviluppo, nella misura in cui essi concludono con le istituzioni di Bretton Woods degli accordi che implicano impegni ed obblighi incompatibili con quelli che derivano dalla Carta delle Nazioni Unite, e che spesso contribuiscono ad aggravare le conseguenze delle politiche imposte. Certo, essi negoziano da posizioni di debolezza, ma questo non cancella le loro responsabilità, nella misura in cui vengono messi in questione i fondamenti stessi della sovranità dello stato e i diritti fondamentali della persona.

È difficile " personalizzare " l'attribuzione delle responsabilità, e definire precisamente la parte giocata da ciascuno di coloro che intervengono come protagonisti nella fase decisionale. Ma, in un'istanza di giudizio come il TPP, non si tratta di formulare delle accuse contro individui concreti: è sufficiente segnalare che i risultati delle politiche di aggiustamento osservate hanno come antecedente delle azioni non senza soggetto, senza dubbio legate ad autori complessi ma, per lo meno,sufficientemente determinati. Per questa ragione, si tratta ora di fare un passo in avanti nella qualifica giuridica di una tale responsabilità.

La causa di questa catena di eventi è assai facile da identificare: essa è costituita da decisioni che si traducono in politiche economiche, le quali prendono in considerazione in maniera preferenziale gli interessi legati a istituzioni creditrici - Stati " mandanti", in conflitto con i bisogni reali delle popolazioni dei paesi debitori, che queste stesse istituzioni si erano impegnate per statuto a proteggere. I fatti provano che queste istituzioni hanno operato esclusivamente in funzione della logica del mercato finanziario, come se il tipo di relazioni imposte fosse di natura puramente giuridica e formale, come se le parti negoziatrici fossero sullo stesso piano, come se le misure adottate infine non avessero altra dimensione che quella meramente finanziaria.

I modi nei quali queste decisioni esercitano la loro influenza e si calano nelle situazione concrete dei paesi colpiti, sono ben conosciuti e constatati. Non esiste dubbio sul fatto che le politiche di aggiustamento devono essere valutate sulla base degli indicatori sociali, che si esprimono in termini di degrado o di abbassamento della qualità della vita delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo.

Così, le politiche di aggiustamento hanno contribuito in maniera attiva ed efficace ad aumentare gli indici di morbilità/mortalità, il che avrebbe dovuto essere evitato. Il massiccio drenaggio di una parte consistente delle povere risorse dei paesi-vittime, nei quali la maggioranza della popolazione si situa solitamente al di sotto del livello di povertà, si traduce immediatamente in una riduzione della durata della vita. Questo significa la non-prevenzione, se non addirittura la causa, della morte di un grandissimo numero di persone in carne ed ossa, le quali vengono di solito considerate solo sotto la forma astratta di pure rappresentazioni statistiche.

Se si applicano alla qualificazione delle decisioni derivanti da tali politiche dei criteri di valutazione simili a quelli che reggono abitualmente la pratica delle giurisdizioni penali nel mondo, diventa così inevitabile parlare di " politica omicida", in quanto si tratta di decisioni volte a minacciare la vita delle persone. Non si tratta solo di azioni commesse per imprudenza, ma proprio di atti omicidi dolosi, perchè sono state prescritte misure le cui conseguenze negative sono state già ampiamente sperimentate.

Così, coloro che occupano posti decisionali nelle istituzioni responsabili, malgrado il loro impegno formale di migliorare con il loro intervento le condizioni di vita degli abitanti dei paesi in via di sviluppo, hanno definito poi delle politiche concrete a margine di tale impegno, nella perfetta coscienza dell'incidenza reale che esse avrebbero avuto laddove applicate. Di più, essi l'hanno fatto ben sapendo che si sarebbe potuto agire diversamente, e rinunciando volontariamente al farlo, nonostante essi avessero ben presenti tutte le variabili possibili delle loro azioni.

In definitiva, bisogna concludere che coloro le cui azioni concrete hanno contribuito, ed ancora contribuiscono in modo determinante, al processo decisionale nel campo delle politiche di aggiustamento della BM e del FMI, sono sufficientemente a conoscenza della natura di tutte le conseguenze che ne derivano; e sanno , per di più, che esse hanno effetti negativi dal punto di vista umano e sociale, agendo, e malgrado tutto continuando ad agire, al fine di portare queste politiche fino alle loro ultime conseguenze.

È perciò che il Tribunale considera il FMI, la Banca Mondiale, i Governi degli Stati del Gruppo dei 7, responsabili delle violazioni dei diritti delle persone e dei popoli.


PROSPETTIVE E PROPOSTE

Le condanne non bastano. Per contribuire alla mobilitazione di coloro che, in numero sempre crescente nel Nord e nel Sud, sono consapevoli dei processi e delle realtà anzidette, il Tribunale segnala alcuni obiettivi immediati derivanti dalle proposte che gli esperti, le ONG, i movimenti alternativi, hanno presentato in questa sessione: si tratta di obiettivi minimali, che non escludono certo altre proposte.

1) Il Nicaragua è un esempio emblematico delle devastazioni causate dal meccanismo del debito, dell'irrazionalità alla quale conduce la sua gestione da parte delle istituzioni finanziarie internazionali, ma anche delle possibilità concreta di evitare il disastro.

Pochi dati sono così eloquenti: il rapporto tra debito estero e PIL ( Prodotto Interno Lordo ) è di 6/1; quello tra esportazioni e servizio del debito 2,4; quello tra interessi sul debito ed esportazioni 1,3; il debito pro capite 1.300 dollari; il PIL pro capite 420 dollari; l'accrescimento annuale del debito circa 500 milioni di dollari; 50% del debito attuale (11 miliardi di dollari) è sotto moratoria degli interessi. Gli effetti di questa situazione provocano un circolo vizioso: l'economia è strangolata (fenomeno della recessione) in un contesto di ingovernabilità politica.

La recessione permanente, in gran parte provocata dal debito, rende illusoria ogni pretesa di gestione in termini puramente economici, e fa sì che il debito rappresenti un'aggressione contro l'insieme del popolo nicaraguense, in particolare contro le generazioni future.

Tutti i settori della società del Nicaragua sono d'accordo di fronte a questa evidenza, al punto tale che il Parlamento ha proposto all'unanimità una soluzione ragionevole da presentare al FMI ed alla Banca Mondiale, che contiene tra l'altro i seguenti punti: " L'applicazione delle decisioni prese dal Gruppo dei 7 a Napoli, nel senso di annullare 85% del debito bilaterale dei paesi in via di sviluppo, tra i quali il Nicaragua è uno dei primi; la trasformazione del restante debito in un fondo di ricostruzione nazionale, amministrato congiuntamente dal governo, la società civile, i creditori, il PNUD; una soluzione "triangolare" per il debito con la Russia , di 3.5 miliardi di dollari: annullamento parziale negoziato tra Russia e Nicaragua ( debiti di gerra); pagamento del rimanente debito russo da parte dei paesi occidentali, e simultaneo trasferimento di questo denaro a favore del Nicaragua; pagamento di 1.8 miliardi di dollari rappresentati dal debito commerciale a prezzo di mercato parallelo per la cifra di 100 milioni di dollari, dei quali 25 forniti dalla BM ed il resto dai paesi solidali ". Accettare una tale proposta costituirebbe un vero e proprio intervento di urgenza.

b) Nei paesi più poveri, parlare di crescita economica o di sviluppo umanamente ed ecologicamente sostenibile senza rimuovere prima l'ostacolo rappresentato dal debito e dal suo servizio, non ha alcun senso. Ciò significa che nell'immediato, e di maniera concertata multilateralmente, andrebbero adottate le seguenti misure:

- il servizio del debito che un paese può sopportare dovrebbe essere tale da non impedire una crescita minimale del PIL per abitante di almeno 2-3% annuale, e non dovrebbe superare una certa precentuale, proporzionata al volume delle esportazioni;

- il flusso netto del reddito di tutti i paesi in via di sviluppo deve essere positivo ;

- va affermato il principio di uguaglianza di trattamento di tutti i creditori (governi, banche commerciali, istituzioni multilaterali): il che implica riconoscere che il debito multilaterale, nel quale la Banca Mondiale ed il FMI sono i maggiori creditori, fa parte dell'insieme, e che dunque esso non può essere esentato dalle operazioni di riduzione del debito, come avviene oggi;

- le risorse, liberate così attraverso la riduzione del debito, devono essere destinate in modo prioritario allo sviluppo dell'uomo( salute, educazione primaria, acqua potabile, opere di risanamento) ed alla preservazione dell'ambiente;

- tutti i programmi di aggiustamento in corso , e quelli che verrranno proposti, dovrebbero essere preliminarmente esaminati dall'ECOSOC, al fine di valutare il loro finanziamento alla luce degli obiettivi che questo organismo dell'ONU si è dato, nel quadro delle finalità della Carta. Questi programmi dovrebbero includere:
- una valutazione dell'incidenza sull'ambiente, della perdita di tutte e di ciascuna delle biomasse implicate, e del possibile deterioramento di queste ultime a danno delle generazioni future;
- una valutazione dell'incidenza socio-economica, che comprenda la creazione o la perdita d'impiego, l'impatto sociale culturale ed etnico, la migrazione etc;
- una valutazione dell'incidenza sulla sanità, che comprenda i lavoratori direttamente o indirettamente coinvolti, ed i costi della salute pubblica, delle politiche familiari, della salute psicologica e dell'alfabetizzazione;
- una valutazione infine dell'impatto cumulativo, che comprenda quello dovuto all'interazione tra i fattori indicati nei 3 punti precendenti sugli esseri umani e sull'ambiente, mentre andrebbe tenuto in considerazione anche l'impatto geografico cumulativo di tutti i progetti che riguardano la stessa zona.

Il Tribunale è cosciente che gli obiettivi testè segnalati rappresentano solo misure d'urgenza imposte dalla situazione drammatica che si è venuta a creare nella maggioranza delle regione più povere del mondo. Il problema di fondo al quale non si può sfuggire resta comunque quello di un "disordine mondiale crescente", ove le istituzioni internazionali nate dopo la Seconda Guerra Mondiale si allontano sempre più, tanto negli obiettivi che nella condotta, dai grandi principi ordinatori che costituiscono il "nocciolo duro", il "blocco legale" iscritto nella struttura normativa della Carta delle Nazioni Unite.

Riorganizzare tutte le istituzioni internazionali a vocazione mondiale in funzione di tali grandi principi ordinatori, è lo scopo urgente che popoli e governi si trovano a dover affrontare, se desiderano sfuggire ad un destino di crescente anomia, di mondializzazione senz'altra regola che quella effimera e crudele imposta dal più forte, di distacco irrimediabile delle masse sempre più numerose dei poveri dai gruppi ristretti dei ricchissimi, di saccheggio infine delle risorse del pianeta.

L'esigenza di valutare le istituzioni internazionali ed il loro comportamento alla luce della legalità superiore della Carta, è stato difesa dalla dottrina internazionalista più autorevole, e ha trovato la sua consacrazione nell'opinione dissenziente del presidente della Corte Internazionale di Giustizia, espressa a proposito delle misure provvisorie richieste dalla Libia nei confronti degli Stati Uniti e dell'Inghilterra nel caso Lockerbie.
Alla luce di queste considerazioni, e riprendendo una proposta già contenuta nella sentenza di Berlino, il Tribuale propone che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite solleciti la Corte Internazionale di Giustizia a pronunciarsi, attraverso una opinione consultativa, sulle seguenti questioni:

a) Quali sono, secondo la Corte, i limiti delle competenze della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale rispettivamente? Al fine di fissare i loro limiti, qual'è allora l'importanza rispettivamente: dei loro testi costitutivi; del principio di specializzazione delle organizzazioni internazionali come criterio della loro interpretazione; del rispetto della Carta delle Nazioni Unite; dei testi costitutivi delle altre organizzazioni del sistema dell'ONU, ad un tempo base delle rispettive competenze di tali organismi e del principio di non- concorrenza delle competenze in seno al sistema delle Nazioni Unite ?

b) Secondo l'opinione della Corte, gli Stati membri che ricorrono ai finanziamenti del FMI ed ai crediti della Banca Mondiale, possono poi rifiutarsi di applicare le condizioni imposte, in particolare i programmi di aggiustamento strutturale, quando l'esecuzione di tali condizioni comporti necessariamente la violazione dei principi superiori della Carta delle Nazioni Unite e dei diritti economici e sociali definiti e garantiti dagli accordi internazionali sui Diritti dell'Uomo, che devono essere considerati come un imperativo del Diritto Internazionale Generale?

c) Giudica la Corte che gli accordi negoziati dal FMI e dalla BM con gli Stati siano soggetti alle regole che soprassiedono al Diritto dei Trattati, e che in particolare tali accordi debbano essere dichiarati nulli o decaduti, se entrano in contraddizione con una norma imperativa del Diritto Internazionale Generale?

In funzione di ciò, il Tribunale invita tutti i governi, le ONG, i vari movimenti, a contribuire con i loro sforzi ad ottenere la maggioranza richiesta in seno all'Assemblea Generale dell'ONU.
Se un tale obiettivo potesse essere ottenuto, si aprirebbe così la strada ad una riconsiderazione generale di tutto il sistema delle Nazioni Unite, in corrispondenza con l'assunto fondamentale degli ultimi 50 anni: quello cioè del primato universale della persona, considerata in tutta la pienezza della sua condizione sociale e dei suoi diritti fondamentali, al di là di ogni altro pincipio di diritto interno o internazionale.

Tale primato deve costituire la pietra angolare di un nuovo sistema delle Nazioni Unite, attraverso la ricostruzione dell'ordine internazionale e delle sue istituzioni, come sistema di garanzia della persona umana: garanzia che deve essere assicurata nei confronti dei governi, il che richiede dalle agenzie finanziarie, e dalle strutture da esse prodotte, che non vi sia un sovvertimento del loro ruolo di strumenti in favore dell'uomo, e che esse non divengano fine a sè stesse o finiscano per essere le entità più determinanti della comunità internazionale. La stessa garanzia deve esistere nei confronti dei poteri di fatto, perchè essi non siano i detentori di una sovranità assoluta, che, rifiutata agli Stati in funzione della dottrina dei Diritti dell'Uomo, si è poi trasferita ad organismi internazionali privi della legittimità politica democratica.

Si tratta di modellare l'ordine internazionale secondo lo schema dello Stato di Diritto, e di introdurre il costituzionalismo anche a livello del Diritto Internazionale. Questo è l'obiettivo strategico che la situazione attuale del mondo pone all'ordine del giorno: il sistema delle Nazioni Unite non può continuare ad esere quello che è oggi.

Da una parte, ci sono coloro che fanno pressione perchè tale sistema si adatti- e adatti le sue stesse strutture formali- alle concentrazioni di potere e di ricchezza esistenti, al fine di sanzionare l'ineguaglianza e la divisione del mondo tra un piccolo numero di potenti ed un grande numero di esclusi. La proposta di riforma del Consiglio di Sicurezza avanzata da Germania e Giappone ne è un esempio particolarmente significativo.

Dall'altra parte, ci sono coloro che avvertono l'esigenza che vengano create istituzioni capaci di imporre il diritto anche ai potenti. Le richieste di istituire un Tribunale Penale Internazionale Permanente, di dare avvio alla riforma per una maggiore eguaglianza in seno agli organismi delle Nazioni Unite, di sottomettere infine le decisioni del Consiglio di Sicurezza al controllo della legalità da parte di un organismo imparziale, vanno tutte in questo senso.

In questo dibattito, è necessario includere anche l'avvenire del FMI, della Banca Mondiale e del GATT, per rifondare tali organismi ed inserirli effettivamente nel quadro di una nuova ONU, rimodellata in funzione di una legalità internazionale alla quale sia restituita la coerenza e la capacità di garantire la persona umana.

In questa prospettiva, le vicissitudini del debito, con le irrazionalità e le atrocità che esso implica, possono servire da elementi di impulso alla mobilitazione delle coscienze e delle intelligenze, come esige la fondazione di un ordine internazionale davvero nuovo.


Documento tratto da
"LE POLITICHE DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE E DELLA BANCA MONDIALE"

pubblicato da Nova Cultura Editrice.

E' possibile richiedere l'opuscolo integrale direttamente alla NCE o all' ASICUBA