Città del Messico, 12 Febbraio 1981
Durante questo periodo e sullo sfondo della crisi mondiale avviene il colpo di Stato del Generale Maximiliano Hernàndes Martinez, che si comporta in modo tale da provocare l'insurrezione popolare del 1932. In quella occasione ed al di fuori dei veri e propri combattimenti, furono massacrati 30.000 salvadoregni, che rappresentavano approssimativamente il 5% della popolazione. Altre decine di migliaia fuggirono verso l'Honduras, dove poi ebbero a soffrire ancora morte e persecuzioni, a causa della guerra tra le due classi dominanti.
Le possibilità della democrazia cessarono ed a partire da quel momento l'esercito divenne lo strumento di dominazione dell'oligarchia. Così prende forma uno Stato dittatoriale, nel quale non c'è posto per la società civile. Il mantenimento di questo tipo di Stato ha comportato la manipolazione permanente delle elezioni, con una pratica di frodi e repressione ben note a livello internazionale, nel 1972, nel 1974 e nel 1977.
Durante gli anni '50, approfittando delle eccedenze di caffè, inizia un processo di industrializzazione, che sfocia nella creazione del Mercato Comune Centroamericano. Alla fine del 1957, quando si verifica un calo dei prezzi del caffè, sono gli investimenti nord-americani che tengono vivo il processo d'industrializzazione.
Questo fenomeno è influenzato in tutti i sensi dalla nuova politica nord-americana espressa nella ALIANZA PARA EL PROGRESO. All'aumento degli investimenti diretti ed indiretti corrisponde un processo che favorisce un cambiamento politico che permette da una parte la nascita controllata dei sindacati, guidati e finanziati dal sindacalismo libero, e dall'altra la repressione dei sindacati indipendenti e la nascita di organizzazioni paramilitari come ORDEN, nel 1961, e il rafforzamento dei corpi di sicurezza, secondo le raccomandazioni del Rapporto Rockfeller.
Fallito il tentativo di formare un esercito interamericano, nasce il Consiglio di difesa Centroamericano (CONDECA), che si incarica di organizzare gli eserciti di Centro America, fuori del controllo di ogni Stato ed in una prospettiva antiinsurrezionale.
Alle esigenze, poste dai rapporti con l'estero, di riforme strutturali (agraria, fiscale, educativa) in funzione dello sviluppo industriale, l'oligarchia salvadoregna risponde occupando un mercato più ampio e dando vita ad un processo integrazionista, ma rifiuta ostinatamente la trasformazione interna. Questo atteggiamento, e altri fattori, portano alla crisi del MCCA già nel 1965, che sfocia nella guerra con l'Honduras nel 1969.
Insieme alla frode elettorale, questa guerra rappresenta l'avvenimento politico che sveglia la coscienza popolare che, poco a poco, dà vita ad organizzazioni che permetteranno la sua espressione sociale e politica. Per contrapposizione si definisce ancor più chiaramente il carattere dittatoriale dello Stato con un aumento costante di repressione, corruzione e frode, che diventano protagonisti assoluti degli ultimi due governi prima del golpe del 15 Ottobre 1979, quelli dei Colonnelli Armando Molina e Carlos Humberto Romero.
Il crescere della lotta popolare, la sanguinosa repressione del governo di Romero (confermata dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani della OEA, che visita il paese nel 1978), e la politica nord-americana che mira a bloccare in El Salvador un processo simile a quello del Nicaragua, sono il contesto nel quale si verifica il colpo di stato del 15 Ottobre 1979.
Questo golpe è il risultato di una serie di trattative iniziate il 10 dello stesso mese tra diversi settori dell'esercito: quello di Romero e altri, tra i quali la "Juventud Militar". Il proclama emesso dalle forze armate indicava alcuni punti fondamentali: la libertà dei prigionieri e degli scomparsi politici; la creazione delle condizioni per un libero processo elettorale; la realizzazione di riforme strutturali profonde; la garanzia della libertà di organizzazione e la possibilità di giudicare come responsabili personali gli autori della repressione.
La Giunta trovò la sua base sociale e l'appoggio politico nel Foro Popular, nel quale si riconoscevano alcuni partiti politici, sindacati e personalità di rilievo, che vedevano in esso l'occasione per uno sblocco pacifico alla crisi politica del paese. Dal Foro sono venuti la maggioranza dei membri del Gabinetto e degli organismi decentrati, in base ad una piattaforma articolata sui punti seguenti: fine della repressione, scioglimento dei corpi speciali di polizia e delle bande paramilitari, amnistia generale e libertà per i prigionieri e gli scomparsi, libertà di organizzazione sindacale, riconoscimento dei diritti di sciopero, sospensione del controllo autoritario e repressivo nel sistema educativo e strumenti economici (tra i quali, centrale la Riforma Agraria) per migliorare la condizione delle masse popolari.
Nonostante ciò, dal 15 Ottobre alla fine del 1979 si verifica un aumento della repressione dei movimenti popolari, mentre si rafforza il settore più intransigente dell'esercito. Ciò ha come conseguenza: la riduzione all'impotenza del settore moderato, il blocco completo della messa in opera delle riforme promesse: (la Riforma Agraria, la nazionalizzazione del commercio estero e del sistema bancario) la inutilità del lavoro della commissione nominata per indagare sulla repressione nel periodo precedente. Nel mese di Dicembre aumenta la repressione da parte dell'esercito: assassini di massa, sgombero violento di terre e fabbriche occupate da lavoratori in sciopero, scioglimento delle manifestazioni.
Il 4 Gennaio 1980, dopo le dimissioni di due membri della Giunta, della totalità dei ministri (ad eccezione di Garcia, della Difesa), di 13 vice-ministri e di 25 direttori di organismi autonomi, appariva ormai chiaro che:
a) di nuovo aveva il sopravvento il settore dell'esercito legato all'oligarchia;
b) i problemi dei lavoratori non erano più di competenza del Ministero dei lavoro, ma di quello della Difesa;
c) non si sarebbero realizzate le riforme strutturali promesse.
La crisi apertasi nella Giunta Rivoluzionaria di Governo in seguito alle dimissioni di diversi suoi membri si risolve allorché, inaspettatamente, l'esercito accetta il programma presentato dalla Democrazia Cristiana, i cui obiettivi centrali erano la realizzazione della Riforma Agraria, il dialogo con tutte le forze di opposizione e la fine della repressione. Invece la repressione continua ad aumentare. Ne sono un esempio il massacro compiuto in occasione della manifestazione del 22 Gennaio indetta per celebrare la creazione della Coordinadora Revolucionaria de Masas, e l'assassinio di vari membri dello stesso partito Democristiano, come è il caso del dirigente Mario Zamora Rivas. Durante questo periodo, del resto, non si dà nemmeno corso alle riforme economico-sociali già programmate.
Tutto ciò porta ad una seconda crisi che provoca divisioni all'interno del Governo e dimissioni dal Partito di membri della Democrazia Cristiana; fra questi ultimi il caso più emblematico è quello di Hector Dada Hirezi, membro della Giunta ed ex Ministro degli Esteri nel primo periodo.
I membri superstiti della Democrazia Cristiana, dopo l'uscita dal Partito della maggior parte dei suoi militanti trovano una possibilità di sblocco alla nuova crisi della Giunta con l'ascesa al potere di Napoléon Duarte, al momento stesso in cui si procede ad una profonda revisione dei punti programmatici presentati in precedenza dalla Democrazia Cristiana; in particolare per quanto concerne la Riforma Agraria. Quest'ultima si trasforma, con l'appoggio di tecnici americani, in uno strumento politico-militare repressivo e antiinsurrezionale.
Uno di questi tecnici, Roy Prosterman, aveva già svolto il medesimo compito in occasione dei progetti di riforma Agraria del Vietnam e delle Filippine, per i quali era stato oggetto di una inchiesta da parte della Commissione per gli Affari Esteri del Congresso degli Stati Uniti. La repressione raggiunge livelli di sterminio, mentre le organizzazioni popolari danno prova di vitalità, specialmente durante gli scioperi del 23 e 24 Giugno. Si collocano in questo quadro i fatti di Rio Sumpul, Trifinio e San Vicente.
A livello politico il Colonnello Majano viene allontanato dal Comando Militare, tre dei suoi aiutanti vengono assassinati, mentre il Maggiore d'Abuisson, dietro pressione dei militari, viene assolto dalle imputazioni, comprovate e denunciate dalla stessa Democrazia Cristiana, di tentativo di colpo di Stato.
Risulta così rafforzato il Frente Amplio Nacionalista, presieduto da d'Abuisson, per mezzo del quale vengono dirette le organizzazioni paramilitari legate al Governo.
Al fine di controllare il movimento popolare, oltre alle possibilità offerte dal Decreto di Riforma Agraria, vengono emessi decreti che legalizzano una situazione di fatto: il decreto 296, che stabilisce sanzioni contro l'esercizio del diritto di organizzazione e sciopero del pubblico impiego, il decreto 43, del mese di agosto, che militarizza le imprese autonome e semiautonome, la serrata e la militarizzazione dell'Università Nazionale Centroamericana Josè Simeon Cañas, e contro i mezzi di informazione: El Independiente, la Crònica, e la radio dell'Arcivescovado YSAX. A questo punto le forze armate danno vita ad un proprio "Comitato di Stampa" per manipolare l'informazione, ed allo stesso tempo incitano alla delazione.
Le testimonianze raccolte ed i numerosi documenti che sono pervenuti al Tribunale hanno documentato che la situazione in El Salvador è caratterizzata dalla immensa povertà e dall'indigenza della maggior parte della popolazione, oltre che dalla violazione dei suoi più elementari diritti sociali.
Ecco alcuni dati di riferimento:
- Proprietà terriera: il 2% dei proprietari possiede il 60% della terra coltivabile; il 91% ne possiede il 21,9%.
- Reddito: mentre l'8% della popolazione fruisce del 50% del reddito nazionale, 3 milioni di salvadoregni devono sopravvivere con meno di 10 dollari al mese.
- Denutrizione: l'indice medio è del 72%, e la mortalità infantile nelle zone rurali arriva al 63%.
- Disoccupazione: 5,1% nel 1961; 25% nel 1979; la sottoccupazione interessa il 63% della popolazione nelle zone rurali.
2.2 L'accusa di terrore e di genocidio
Il Tribunale ha raccolto numerose testimonianze concordi che mettono in evidenza i seguenti fatti:
- Secondo la Commissione per i Diritti Umani di El Salvador (CDHES) gli assassinii dal 1 gennaio 1980 al 15 gennaio 1981 (senza tener conto degli scontri militari) sarebbero stati 8214, dei quali: 3432 contadini, 778 studenti, 422 operai, 378 impiegati, 136 maestri, 182 commercianti, 92 altri e 2794 non identificati.
Bisogna sottolineare che questi assassinii riguardano anche personalità di fama mondiale, come nel caso di Mons. Romero (24.3.1980), di sei dirigenti dell'opposizione appartenenti al FDR (27.11.1980), di quattro suore nord-americane (4.12.1980).
-Tortura: i testimoni concordano nel dire che nella maggioranza dei casi i morti sono stati vittime della tortura, la cui crudeltà è ampiamente provata da documentazione fotografica. Il fatto che i corpi siano lasciati alla vista di tutta la popolazione tende a dimostrare l'intenzione di intimidire e terrorizzare. Basta essere sospetti per venire arrestati e sistematicamente torturati.
Tra le torture più frequenti, e più crudeli sono state citate:
- la castrazione sessuale, lasciando il pene nella bocca della vittima;
- violenza di gruppo sulle donne;
- sventramento delle donne incinte, gettando il feto in pasto ai cani;
- uso di acido per torturare e sfigurare le vittime;
- pratica sistematica di cavare gli occhi, strappare la lingua, sgozzare;
- è stata anche trovata una volta, cucita nel ventre di una donna, la testa del suo compagno.
La violenza della repressione ed il suo carattere disumano possono arrivare fino al massacro di intere famiglie. Il 9 luglio 1980 31 membri di una stessa famiglia contadina, di cui 15 bambini sotto i 10 anni, furono assassinati nel cantone San Pablo Tachachico.
Massacri: il caso più evidente di massacro è quello di 600 contadini, il 14/15 maggio 1980, alla frontiera con l'Honduras, lungo le sponde del fiume Sumpul. Testimoni diretti hanno fatto conoscere al Tribunale come furono selvaggiamente torturati e massacrati bambini, vecchi, adulti, in questa operazione chiamata di "...pulizia totale".
In altri casi si tratta di vere e proprie operazioni militari combinate: nella zona di MORAZAN bombardamenti aerei e di artiglieria provocarono la morte di circa 4.000 persone.
Risulta chiaro quindi che vengono coordinate operazioni massicce per terrorizzare le popolazioni, e operazioni selettive mirate ad eliminare membri dell'opposizione.
Gran parte delle vittime della repressione sono operai, sindacalisti, contadini, membri delle organizzazioni di base e maestri appartenenti al sindacato (ANDES, 21 giugno).
Sparizioni: è importante segnalare che i prigionieri scompaiono. In altri paesi ciò viene usato come arma di terrore e metodo di governo; nel 1980 gli "scomparsi" in El Salvador sono stati 480, ed il numero è in continuo aumento.
2.3 Caratteristiche delle operazioni repressive
Le cifre citate dal Soccorso Giuridico dell'Arcivescovado il 15 gennaio 1981 rivelano un crescendo costante della repressione: 161 operazioni nel gennaio 1980, 262 in luglio.
Vengono portate a termine dall'esercito nazionale, dai corpi di sicurezza militare e dalle Organizzazioni paramilitari e sono dirette contro quartieri contadini e operai, contro istituzioni democratiche ed educative, contro i sindacati e la Chiesa.
I contadini vivono in una situazione di crescente miseria: i senza terra passano da 30.000 nel 1961 (11%) a 166.000 nel 1975 (40%). Mentre il crescere del processo di coscientizzazione fa nascere organizzazioni di base e sindacali.
La Riforma Agraria e la Tecnica cosiddetta di "Pacificazione" sono utilizzate come strumenti di controllo crescente e militarizzato della popolazione contadina.
Gli operai subiscono una repressione diretta non soltanto contro la loro vita e la loro libertà, ma anche contro gli strumenti e le sedi di lavoro. Da segnalare specificamente:
152 occupazioni di locali; 16 distruzioni di locali; 497 arrestati; 169 scomparsi; 670 assassinati.
Inoltre l'attacco contro le organizzazioni sindacali si traduce sia nell'impiego della forza contro gli operai in sciopero che nell'approvazione di decreti di militarizzazione di numerosi servizi e nel divieto di formazione di nuovi sindacati.
La registrazione di un sindacato passa per il controllo dei militari e della polizia e rende perciò molto facile la denuncia dei militanti.
La Chiesa: i cristiani sono oggetto di persecuzione a motivo di una fede che essi proclamano e vivono nella lotta per la giustizia con i poveri, e in un lavoro di coscientizzazione ed organizzazione comunitaria.
L'episodio più emblematico è stato senza dubbio l'assassinio di Mons. Oscar Romero, pastore e profeta di tutto un popolo, assassinato impunemente, con una tecnica accuratamente programmata, nel pieno delle sue funzioni religiose.
Sono stati assassinati anche preti, religiose e catechisti, così che dal 5.1.1980 al 1.10.1980 la chiesa ha avuto 28 assassinati, 21 incarcerati, 3 feriti e 18 perseguitati.
Le 4 suore nord-americane sono state violentate prima di essere uccise.
Numerosi attacchi o interventi militari, con mitragliamenti e uso di bombe, hanno avuto come obiettivo istituzioni religiose, università, abitazioni.
Particolarmente significative alcune azioni, come la distruzione della radio dell'Arcivescovado, la YSAX, della Curia, del Seminario Centrale e del Soccorso Giuridico.
Gli operatori sanitari
Nell'attuale clima di violenza gli operatori sanitari sono sottoposti a dura prova, e il Tribunale ha ricevuto la documentazione delle persecuzioni da loro subite, sotto l'accusa di complicità con i feriti.
2.4 Gli esiliati
Come risultato del crescendo di terrore, si è prodotto un doppio movimento di rifugiati:
- all'interno del paese, 75.000 persone sono di fatto "vittime di guerra", anche se dichiarati "sovversivi" dalla Giunta Militare, che ha creato "villaggi strategici" in cui la popolazione è concentrata per essere meglio tenuta sotto controllo;
- fuori dal paese il numero degli esiliati attualmente è valutato in 40.000 in Honduras, 40.000 in Messico, 10.000 nel Belize, 2.500 in Costa Rica.
2.5 I responsabili di queste azioni, massacri, torture sono ben identificati
Il Soccorso Giuridico dell'Arcivescovado di San Salvador ha identificato 5.951 responsabili di crimini tra Maggio e Dicembre 1980, così distribuiti:
Membri dell'Esercito Nazionale in combinazione con i corpi militari di sicurezza 3.708
Polizia Nazionale 76
Guardia Nazionale 117
Polizia Speciale 484
Esercito in corso di operazioni 330
ORDEN 244
Squadroni della morte 839
È dunque provato che la repressione deve essere attribuita a organi dello Stato, o a gruppi organizzati che agiscono su loro mandato o con la loro complicità.
Gli episodi di repressione o di sterminio, per il loro carattere sistematico e per la loro intensità, rivelano una precisa finalizzazione. Le testimonianze ed i rapporti presentati al Tribunale sono concordi su questo punto.
L'intenzione precisa di eliminare ogni forma organizzata di opposizione è confermata da:
- la totale immunità di chi assassina e tortura;
- la paralisi dell'apparato giudiziario e gli attacchi contro i giudici;
- la crescente militarizzazione della società;
- l'attacco sferrato contro tutti i mezzi di informazione che manifestano intenzioni di libera critica (attentati contro giornali e giornalisti);
- attacchi contro gli organismi di difesa dei diritti umani (Soccorso Giuridico, CDHES);
- attacchi contro l'Università (arresto del Consiglio universitario, 10 febbraio 1981).
2.6 L'intervento straniero
Si presenta con continuità storica a tutti i livelli, economico, politico, sociale e militare.
È così che ORDEN, per esempio, fondata nel 1961 dal Generale Medrano, che aveva strette relazioni con l'ambasciata degli Stati Uniti, fu da lui definita come "il corpo e l'ossatura dell'esercito nelle campagne" (cfr. intervista a Richard White del 2.7.1980). Ugualmente l'Unione Comunitaria Salvadoregna (UCS), creata nel 1968 dall'American Institute for Free Labour Development (AIFFLD) era direttamente finanziata a livello del governo USA.
L'aiuto militare:
Per il 1981 l'assistenza militare degli Stati Uniti aumenterà, secondo lo stanziamento accordato, a 11,5 milioni di dollari, pari al 69% di tutta l'assistenza ricevuta dal 1950.
Gli Stati Uniti non sono gli unici che forniscono armi alla Giunta di Governo: Israele e Francia sono particolarmente presenti, anche se il 15 Dicembre 1980 l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha votato una Risoluzione chiedendo "a tutti i governi del mondo di non inviare nessun tipo di aiuti militari in El Salvador" (risol. n.35/192). Di particolare importanza è il contesto regionale nel quale si colloca la situazione di El Salvador, da ricordare il coordinamento delle attività militari tra gli eserciti di Honduras ed El Salvador, nel massacro di circa 600 contadini salvadoregni sul rio Sumpul, il 14 Maggio del 1981. Si è anche richiamata l'attenzione del Tribunale sul ruolo che le forze armate del Guatemala potrebbero svolgere in El Salvador. Un membro del Congresso USA, Barbara Mikulski, dopo una visita alla frontiera tra Honduras e El Salvador ha dichiarato: "Le nostre armi sono utilizzate per ammazzare la gente, commettere orribili atrocità... bruciando i raccolti e creando una grave scarsità di alimenti... sotto molti aspetti noi siamo una minaccia per l'America Centrale".
2.7 L'organizzazione popolare e politica
Il Tribunale ha potuto constatare che nonostante il regime di terrore e di sterminio imposto dalla giunta militare, con l'appoggio dei membri della democrazia cristiana, la popolazione salvadoregna continua ad organizzarsi.
Questa risposta allo stato di miseria ed ingiustizia e alla repressione, è anche espressione dell'aspirazione all'esercizio della democrazia e ad un cambiamento reale della società che si manifesta in forme diverse nelle campagne, nelle fabbriche, nelle università.
I cristiani svolgono un ruolo molto importante, che è stato sottolineato più volte.
I vari livelli di organizzazione trovano la loro espressione nelle molteplici organizzazioni politiche di massa, raggruppate nel F.D.R. (Fronte Democratico Rivoluzionario), mentre le forze armate popolari sono raggruppate nel F.M.L.N. (Fronte Farabundo Martí di Liberazione Nazionale).
Nel loro insieme, queste organizzazioni raggruppano la grande maggioranza della popolazione ed esprimono l'aspirazione del popolo di El Salvador a determinare il proprio futuro, dopo aver liquidato la dittatura militare attualmente al potere.
La Giunta di Governo si autodefinisce come una forza rivoluzionaria che dal 1979 sta tentando di realizzare riforme, come la Riforma Agraria, alla quale si opporrebbero i settori oligarchici del paese. Attualmente questa "rivoluzione nella libertà" si troverebbe di fronte a due poli di violenza non controllabili dallo stato: l'estrema destra legata ai settori dell'oligarchia, e quella sinistra marxista, totalitaria e atea che, carente di basi sociali, dovrebbe la sua sopravvivenza all'"appoggio del comunismo internazionale". La presenza della Democrazia Cristiana dentro la giunta mostrerebbe che il regime trova ispirazione nell'ideologia social-cristiana.
Dopo aver ascoltato i testimoni ed analizzato la documentazione presentata al Tribunale possiamo concludere che questa descrizione dei fatti non corrisponde a quanto di fatto succede. Le analisi dei dati messi a disposizione del Tribunale dimostrano che le radici del conflitto stanno nella volontà di un blocco di forze di imporre il proprio dominio su chi vuole esercitare la propria autodeterminazione, conquistare la propria autonomia e liberare la propria creatività.
Da un lato si schierano l'oligarchia rurale e industriale, l'esercito e altre forze repressive, oltre ad un settore della Democrazia Cristiana; dall'altro si trova la grande maggioranza della popolazione che comprende i contadini, gli operai, i professionisti, i piccoli e i medi produttori e la maggior parte delle comunità cristiane.
Il blocco dominante impone la sua legge tramite uno Stato militare e poliziesco, che difende gli interessi di gruppi oligarchici rurali e industriali.
Essendo questi gli interessi di gruppi particolari e non di tutto il paese, lo Stato si trova nell'impossibilità di fondare il suo potere sul consenso popolare e necessariamente ricorre alla forza.
Quindi il carattere repressivo, militare e poliziesco di questo Stato non è frutto di una decisione arbitraria o del puro cinismo di un gruppo, ma è una necessità strutturale.
Questo Stato tenta di sopprimere, tramite la coercizione e il terrore, qualsiasi forma di autonomia, concentrando tutto il potere nell'esecutivo, e nell'ambito di questo, nel suo apparato repressivo che militarizza la società; manca di qualsiasi limite morale e politico nell'uso della violenza repressiva, istituzionalizza la "purga politica", come meccanismo per mantenere il potere. Questa "purga" colpisce non solo larghi strati sociali (cittadini, fabbriche, campagne ed altri luoghi di lavoro e di vita), non solo settori organizzati della società (sindacati, chiesa, scuola, università, associazioni professionali, etc.) ma anche la struttura stessa del potere (la Giunta di Governo, le forze armate, e le forze paramilitari che da esse dipendono, etc.).
La stessa Riforma Agraria, nata in questo contesto repressivo, è in ultima analisi un'estensione del potere militare per organizzare e controllare la popolazione contadina.
Se è certo che le forze armate sono arrivate al potere in El Salvador per difendere gli interessi dell'oligarchia, è altrettanto certo che hanno finito per diventare una istanza relativamente autonoma, che non è soltanto espressione di quegli interessi, ma possiede anche una sua logica di potere e di dominio. Di fronte a questo potere, la Democrazia Cristiana pretende di rappresentare la società civile e cerca di giocare il suo ruolo di legittimazione a livello nazionale ed internazionale, senza avere alcuna autonomia, manifestando al contrario una totale impotenza nel conseguire le sue pretese finalità storiche.
La fonte principale di sopravvivenza di questo Stato è da identificare nella sua stretta alleanza e dipendenza dagli U.S.A. Nel quadro della divisione internazionale del lavoro la regione centro-americana è stata e continua ad essere considerata dall'imperialismo statunitense come area di grande importanza economica, e soprattutto politico-militare.
La dominazione e la dipendenza degli Stati di questa regione è un fatto storico costante. Il sorgere di forze rivoluzionarie e di liberazione nazionale che lottano per la propria autodeterminazione minaccia la dominazione statunitense e ne determina l'intervento in El Salvador.
Mediante materiali e consiglieri militari gli Stati Uniti mantengono: un appoggio costante e vitale alla giunta militare, e al suo interno ai settori più repressivi e antipopolari; un appoggio alla repressione generalizzata mediante i programmi di "controinsurrezione pulita". In una parola, rafforzano il carattere repressivo del regime.
A giustificazione di tutta questa azione viene portata la tesi "dell'urgenza della lotta contro il comunismo internazionale", considerato il principale elemento sovversivo dell'ordine capitalista.
Contro questo regime sorge, come necessità di sopravvivenza economica e politica, una lotta popolare generalizzata alla quale partecipano sempre più acutamente tutti i settori oppressi. La necessità della lotta si impone man mano che questi settori vanno prendendo coscienza della violenza insopportabile della propria condizione, e della possibilità di cambiarla contando sulle proprie forze.
È la presa di coscienza di questa violenza istituzionale che impone il sorgere di organizzazioni popolari caratterizzate dalla propria autonomia nei confronti dello Stato, e controllate dalla base.
È la presa di coscienza di questa violenza oppressiva che impone alle organizzazioni popolari il ricorso alla lotta armata, come solo e ultimo mezzo per difendere la dignità della propria vita e per costruire un'alternativa di potere effettivamente rappresentativa e popolare. Sono molte e diverse le forze politiche, impegnate in questa lotta: tra le altre, comunisti, socialisti, socialcristiani, socialdemocratici.
Un aspetto importante, e indubbiamente uno dei più nuovi di questa mobilitazione popolare è la grande partecipazione delle masse cristiane.
1. Si commettono in El Salvador violazioni dei diritti umani, nel senso inteso della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948, e dai successivi strumenti giuridici internazionali?
A. I fatti esposti al Tribunale costituiscono violazioni gravi, ripetute e sistematiche dei diritti dell'uomo così come sono stati definiti dalla Dichiarazione Universale del 10 Dicembre 1948, dal Trattato internazionale sui diritti civili e politici e dal Trattato Internazionale sui diritti economici sociali e culturali del 16 Dicembre 1966, così come dai diversi strumenti giuridici internazionali del continente americano, in particolare la Carta della Organizzazione degli Stati Americani (art.5 e 13 del Trattato di Bogotà del 1948), la Dichiarazione Americana dei Diritti e Doveri dell'Uomo (Bogotà 30 Marzo/2 Maggio 1948), la Carta Internazionale americana delle garanzie sociali (della stessa data), la Convenzione di Caracas sull'asilo territoriale firmata il 28 Marzo 1954 e la Convenzione Americana per i diritti dell'uomo firmata il 22 Novembre 1969 a San Josè di Costa Rica.
B. La Giunta al potere in El Salvador ha violentato le disposizioni di questi strumenti giuridici internazionali, ai quali la Repubblica di El Salvador ha aderito formalmente ed espressamente.
a. Nella sua qualità di membro dell'ONU, El Salvador è tenuto a rispettare i principi della Carta.
Ora, secondo la Risoluzione adottata il 21 Giugno 1971 dalla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia relativamente al problema del Sud-Ovest africano (Namibia), ogni misura "che nega i diritti fondamentali della persona umana costituisce una flagrante violazione degli obiettivi e dei principi della Carta".
b. Nella sua qualità di Stato membro dell'Organizzazione degli Stati Americani El Salvador è tenuto ad osservare l'art 5 della rispettiva Carta del 1948 secondo cui gli Stati contraenti " proclamano i diritti fondamentali della persona umana". L'art.13 che impegna gli stessi Stati a rispettare "i diritti della persona umana ed i principi della morale universale".
c. Nella sua qualità di firmataria della Carta di San Josè sui diritti dell'uomo, la Repubblica di El Salvador è tenuta ad osservare le disposizioni.
C. La Giunta Militare ha gravemente violato gli art.2, 4, 5, 9, 10 e 11 della Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli adottata ad Algeri il 4 Luglio 1976.
2. Le violazioni accertate dei diritti umani del popolo salvadoregno rivestono carattere grave, sistematico e continuo, e costituiscono "crimini internazionali" secondo il Diritto delle Genti?
A. Le violazioni dei diritti dell'uomo di cui si sono resi colpevoli la Giunta al potere di El Salvador ed i suoi agenti, costituiscono crimini di Diritto Internazionale.
La recente evoluzione del Diritto delle Genti ha infatti rafforzato il carattere illecito di ogni violazione grave e sistematica dei diritti dell'uomo. Questo lo attesta l'art.19 del progetto di legge sulla responsabilità internazionale degli Stati, predisposti dalla Commissione di Diritto Internazionale.
Secondo il paragrafo 3c, di questo testo, un crimine internazionale può tra l'altro risultare "da una violazione grave e su larga scala di un obbligo internazionale di fondamentale importanza per la salvaguardia dell'essere umano, come per esempio quelli che vietano la schiavitù, il genocidio, l'apartheid".
B. Il delitto di genocidio attualmente non viene definito tenendo conto, in particolare, dello sterminio di gruppi perseguitati a causa delle loro opinioni politiche e della loro opposizione (reale o potenziale) a un governo, oppure per motivi economici o demografici.
All'art.6c, dello Statuto del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga si citano infatti come delitti contro l'umanità "l'assassinio, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione e ogni altro atto inumano commesso contro la popolazione" (con riferimento specifico a circostanze di guerra).
I Principi di Diritto Internazionale contemplati dal suddetto Statuto di Norimberga e dalle sentenze di quella giurisdizione sono stati confermati dall'Assemblea Generale dell'ONU nella risoluzione 95 (I) dell'11 Dicembre 1946.
Da allora, sono stati definiti crimini internazionali anche il genocidio (Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio del 9 Dicembre 1948) e l'apartheid (Convenzione internazionale per l'eliminazione e la repressione del delitto di apartheid del 30 Novembre 1973).
Secondo la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio del 9 Dicembre 1948, la qualifica di genocidio va riferita ad azioni "commesse con lo scopo di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico o religioso, in quanto tali".
Varie considerazioni, oltre alle prove presentate al Tribunale, permettono di allargare la nozione giuridica di genocidio e di riferirla agli atti commessi dalla Giunta di El Salvador, come ad esempio quelli previsti dall'art.2 della Convenzione suddetta (assassinii e danni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo, sottomissione intenzionale del gruppo a condizioni di esistenza che ne comportano la distruzione fisica, totale o parziale).
In primo luogo, la Convenzione del 1948, anche se non li menziona direttamente, non esclude esplicitamente gli atti messi in opera per distruggere un gruppo di persone a causa delle loro opinioni o della loro opposizione al governo.
In secondo luogo, la situazione di El Salvador presenta caratteristiche che rafforzano la tesi del genocidio. Gli omicidi sistematici intenzionali e selettivi riguardano, in effetti, in modo chiaro, un gruppo di persone perseguitate a causa delle loro opinioni politiche e della loro opposizione (reale o potenziale) al Governo della Giunta.
C. Anche l'uso sistematico, massiccio e razionalizzato della tortura, di cui si rendono colpevoli gli organi dello Stato, i gruppi organizzati che agiscono su mandato delle autorità o con la loro complicità, deve considerarsi crimine contro l'umanità.
Effettivamente, nella sua risoluzione dell'8 Dicembre 1977, l'Assemblea Generale dell'ONU ha incaricato la Commissione dei Diritti Umani dell'ONU di preparare un progetto di Convenzione sulla tortura, che mettesse in pratica l'art.5 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, l'art.7 del trattato relativo al diritti civili e politici e la Dichiarazione del 9 Dicembre 1975 (risoluzione 3452) sulla protezione delle persone dalla tortura, dove si prescrive che nessuno deve essere sottoposto a torture, o a pene e maltrattamenti inumani o degradanti.
Inoltre il progetto di legge messo a punto dalla Associazione Internazionale di Diritto Penale dichiara formalmente che la tortura è un crimine di Diritto Internazionale.
D'altra parte, il Comitato Giuridico ha approvato, nella sessione di Rio de Janeiro (29 Febbraio 1980) un progetto di Convenzione diretto a definire la tortura un crimine internazionale. Ancora l'Assemblea Generale dell'ONU (risoluzione 34/169 del 17 Dicembre 1979) ha adottato un Codice di comportamento per gli agenti di sicurezza ("Law Enforcement Officials") che contiene un divieto esplicito di fare ricorso alla tortura.
È stato provato che la tortura, usata largamente in El Salvador, non è un fatto isolato ma una pratica abituale e sistematica usata dalle autorità che detengono il potere, in modo diretto o indiretto.
Questi atti della Giunta debbono, di conseguenza, definirsi crimini contro l'umanità.
D. La qualifica di crimine contro l'umanità è applicabile anche in materia di "sparizioni". Secondo la relazione della Commissione Internazionale dei Giuristi, del 4 luglio 1979, la "sparizione" implica molteplici violazioni dei diritti dell'uomo: diritto alla vita, alla libertà di movimento, ad essere protetto dalla tortura, dai maltrattamenti, dalla detenzione arbitraria, diritto ad un processo giusto. Costituisce infine una tortura morale per la famiglia degli scomparsi.
Sembra opportuno a questo punto richiamare le raccomandazioni formulate nelle conclusioni del Convegno di Parigi (1/2 Febbraio 1981) sulla "politica delle sparizioni forzate delle persone", per rafforzare la prevenzione di questo fenomeno e per dare maggiore efficacia alle leggi procedurali.
D'altra parte, in un progetto di Convenzione internazionale sulla ricerca e protezione delle persone, attualmente sottoposto agli Organismi competenti dell'Onu, ed elaborato dall'Istituto dei Diritti dell'Uomo del Consiglio degli Avvocati di Parigi, si prevede espressamente all'art.2 che la "scomparsa forzata o involontaria costituisce un crimine contro il Diritto delle Genti".
3. Il trattamento riservato dalla Giunta di El Salvador costituisce un crimine di guerra?
I crimini denunciati avvengono anche durante le operazioni militari che contrappongono la Giunta agli insorti. In questi casi ci si trova di fronte ad un conflitto armato interno, nel quale devono essere rispettate le norme del diritto umanitario di guerra, in particolare la Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949, modificata dai protocolli aggiuntiva del 1977.
In questo senso il programma di azione adottato dall'ONU nel 1970 prevedeva che "i combattenti per la libertà in detenzione fossero trattati secondo le disposizioni della Convenzione di Ginevra relative ai prigionieri di guerra del 12 agosto 1949".
La Giunta ed i suoi agenti violano pesantemente queste norme e per questo motivo possono essere dichiarati responsabili di crimini di guerra secondo l'articolo 6b, dello Statuto del Tribunale Internazionale Militare di Norimberga.
4. Il regime istituzionale instaurato con il colpo di stato del 15 Ottobre 1979 viola il diritto fondamentale all'autodeterminazio-ne del popolo di El Salvador?
Il diritto all'autodeterminazione politica affermato negli art.5 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli prevede per ogni popolo il diritto imprescrittibile e inalienabile di determinare il suo regime politico in piena libertà e di darsi un regime democratico che rappresenti l'insieme dei cittadini e tale da garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Questi diritti, oggi universalmente riconosciuti, appartengono al jus cogens. Nel caso di El Salvador, la violenza esercitata contro la popolazione dalla Giunta Militare, direttamente o per mezzo di gruppi terroristici, viola il diritto alla autodeterminazione.
Allo stato attuale del diritto internazionale positivo, non può essere affermato come principio che il diritto dei popoli ad autodeterminarsi comporti la libera scelta del regime politico, economico e sociale. Tuttavia, mentre generalmente i governi si reggono su un consenso, tacito o esplicito, nel caso di El Salvador, è chiaro che non solo non esiste un consenso nemmeno tacito, ma che il popolo di questo paese si trova in stato di insurrezione aperta contro un governo che commette contro di esso molti delitti contro l'umanità, per impedirgli l'esercizio del diritto all'autodeterminazione politica.
D'altra parte le azioni della Giunta Militare sono in palese contraddizione con la Costituzione della Repubblica di El Salvador dell'8 Gennaio 1962, ancora in vigore. Il primo articolo di questa costituzione proclama: "la sovranità risiede nel popolo" e l'art.7 "riconosce il diritto del popolo all'insurrezione".
Il Governo della Giunta Militare è dunque una dittatura senza alcun fondamento costituzionale, rappresenta soltanto una autorità di fatto, illegale e illegittima.
B. Secondo l'art.27 di detta dichiarazione" gli attentati più gravi ai diritti fondamentali dei popoli costituiscono crimini internazionali che comportano la responsabilità individuale dei loro autori".
C. In accordo con la giurisprudenza internazionale, il fatto che i responsabili occupano posizioni ufficiali, siano essi capi di stato o alti funzionari, non può essere considerato come condizione assolutoria.
D. Il fatto che un subalterno abbia agito in base alle istruzioni del suo governo o dei suoi superiori non lo esime dalla sua responsabilità personale. Ne segue che, oltre ai membri della Giunta, tutti i capi e i funzionari, responsabili dei servizi civili e militari, implicati in azioni di genocidio, di tortura, cattura e sequestro, devono essere considerati come autori o coautori o complici di questi crimini contro l'umanità allo stesso modo degli agenti esecutivi.
E. Hanno la responsabilità penale dei crimini internazionali sia le persone fisiche, che i gruppi che li hanno commessi.
F. Gli Stati devono adottare le misure necessarie per assicurare l'estradizione degli autori di questi crimini.
6. Gli Stati terzi, che aiutano la Giunta a perpetrare i suoi crimini, sono responsabili secondo il diritto internazionale?
È evidente che senza gli aiuti economici e l'appoggio militare degli Stati Uniti d'America la Giunta Militare di El Salvador non avrebbe potuto usurpare il potere e mantenerlo malgrado la insurrezione popolare. In effetti, è stato provato davanti al Tribunale che gli Stati Uniti hanno fornito e continuato a fornire alla Giunta armi, esperti e materiali nell'intento di sostenerla e di facilitare il perpetuarsi dei crimini denunciati.
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Anche se l'uso della lotta armata pone dei problemi alla coscienza dei cristiani, i cristiani di El Salvador sono stati costretti a riconoscere il diritto all'insurrezione, ammesso anche dalla Chiesa Cattolica, quando si verificano condizioni tali da giustificarla, come ricorda Paolo VI nella Enciclica Populorum Progressio (26 Marzo 1967).
Facendo riferimento a questo testo, Monsignor Oscar Arnulfo ROMERO, Arcivescovo di San Salvador, dichiarava: "i cristiani non temono la lotta, però preferiscono parlare il linguaggio della pace. Senza dubbio, quando una dittatura pregiudica gravemente i diritti umani ed il bene comune della nazione, quando la situazione diviene insopportabile e si chiudono le vie del dialogo, della comprensione, della ragione, quando avviene questo, allora la Chiesa parla del diritto legittimo alla violenza insurrezionale". (1)
Negli stessi termini, la Conferenza Episcopale del Nicaragua ha riconosciuto, il 2 Giugno 1979, che le condizioni che si riscontravano nel paese giustificavano il ricorso alla forza.
Per la stessa ragione i cristiani di El Salvador giungono oggi alle stesse conclusioni. Essi hanno dichiarato, in un testo recente: "dato che le vie pacifiche ci sono state sempre negate, noi oggi ci troviamo nella situazione in cui la Chiesa ammette il diritto all'insurrezione, una situazione cioè di tirannia evidente e prolungata, che danneggia gravemente i diritti fondamentali della persona e nuoce al bene comune del paese" (Populorum Progressio, n.31). (2)
PER I MOTIVI SOPRAESPOSTI,
IL TRIBUNALE PERMANENTE DEI POPOLI:
2. Segnala la particolare gravità di queste violazioni che mirano ad annientare gruppi di persone a causa delle loro opinioni politiche e della loro opposizione (reale o potenziale) al Governo della Giunta Militare.
3. Ritiene che, dato il loro carattere massiccio e programmato, tali fatti possono configurare il crimine di genocidio.
4. Osserva che la Giunta Militare di El Salvador fa uso generalizzato e razionalizzato della tortura e di pratiche crudeli, inumane e degradanti, contro gli insorti, gli avversari politici e tutte le persone a suo giudizio sospette.
5. Constata che sono colpevoli di questi crimini contro l'umanità gli Organi dello Stato, o gruppi organizzati che operano per conto ed in complicità con questi.
6. Nota, allo stesso modo, che i suddetti organi dello Stato e gruppi organizzati fanno uso della "sparizione" forzata di persone arrestate o rapite.
7. Giudica che, attraverso questi mezzi, la Giunta Militare impone il suo potere illegittimo al popolo salvadoregno col proposito di impedirgli l'esercizio del diritto alla propria sovranità e alla autodeterminazione politica, riconosciuta dagli art.5 e 7 della Dichiarazione dei Diritti dei Popoli, dagli strumenti giuridici internazionali e dalla Costituzione della Repubblica di El Salvador dell'8 Gennaio 1962.
8. Di conseguenza, il popolo di El Salvador esercita legittimamente il diritto alla insurrezione previsto dall'art.7 della Costituzione sopra menzionata della Repubblica di El Salvador e dall'art.28 della Dichiarazione universale dei Diritti dei Popoli, e che è stato proclamato nella dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti d'America del 4 Luglio 1776 e nella Enciclica Populorum Progressio del 26 Marzo 1967.
9. Condanna la Giunta di El Salvador come responsabile dei seguenti crimini contro l'umanità: genocidio, pratica della tortura e delle "sparizioni" e violazione dei Diritti fondamentali del popolo di El Salvador.
10. Di conseguenza, ricorda a tutti gli Stati l'obbligo, in conformità alla Convenzione del 9 Dicembre 1948 in materia di prevenzione e repressione del crimine di genocidio, di consentire l'estradizione dei membri della Giunta Militare criminale di El Salvador, e l'obbligo di astenersi dal fornire a questa qualsiasi aiuto militare o economico che potrebbe essere adoperato contro il popolo di El Salvador.
11. Denuncia il Governo degli Stati Uniti d'America per complicità con la Giunta Militare, di cui favorisce i crimini contro l'umanità.
12. Rivolge un appello a tutti gli Stati (ed in particolare agli Stati confinanti con El Salvador) per chiedere che i rifugiati di El Salvador vengano trattati secondo i principi del diritto internazionale umanitario, contenuti in particolare nella Convenzione del 1951.