La Cassetta degli Attrezzi

Tool Box nº 3
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1Dunque le pensioni sono salario da contrattare. E, se la lotta e l'azione rivendicativa dei lavoratori, in passato, sono state necessarie per migliorarle, la stessa lotta e rivendicazione sono ugualmente indispensabili oggi per difenderle.
2I ragionamenti che avete fatto sono giusti.

Ci sono però alcune cose che mi lasciano perplesso.

Nella discussione non sono stati toccati alcuni importanti problemi delle pensioni.
3Quali sono?
4I governi e i padroni dicono che dal 93 l'INPS ha un deficit suo particolare. In quell'anno la spesa INPS ha superato i nostri contributi e lo Stato ha pagato la differenza.
In pratica lo Stato è intervenuto per compensare il fatto che nel serbatoio INPS è entrato meno liquido di quanto ne sia uscito dal rubinetto "pensioni".
5Su questo problema voglio fare una semplice constatazione:
anche i governi e i padroni riconoscono
che fino al 92 l'INPS era in attivo grazie ai nostri contributi. Per esempio, durante gli anni '60 gli avanzi di gestione annua della previdenza dei lavoratori dipendenti erano vicini ai 1.000 miliardi di allora. Di conseguenza i governi e i padroni non possono negare di aver incamerato, fino al 92, i nostri soldi usando l'imbroglio spiegato in questo disegno.

Se lo guardiamo attentamente vediamo quello che hanno fatto e quello che stanno facendo ancora in barba alle frottole che ci raccontano sul buco INPS del 93.

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1Dopo il fascismo abbiamo lottato e ottenuto notevoli miglioramenti del sistema previdenziale aumentando il salario a scapito del profitto.
Ma anche padroni e redditieri hanno lottato e spesso sono riusciti a difendersi. Ecco perchè le leggi che migliorano le pensioni contengono anche le norme e i meccanismi che hanno permesso, fino al 92, e permettono ancora oggi allo Stato di prelevare i nostri soldi dal serbatoio INPS per trasferirli nel serbatoio del reddito borghese.
2Leggi questo foglio per approfondire.
La riforma del sistema pensionistico del 1969 fu il risultato di una mobilitazione di classe contro l'accordo governo sindacati di CISL e UIL. Tale lotta ruppe una tregua sindacale che durava dal 1963 ed aprì la strada all'autunno caldo. La riforma conteneva le principali rivendicazioni dei lavoratori, ma introduceva anche provvedimenti ambigui e peggiorativi come l'intreccio tra previdenza e assistenza.
(Grazie a questa norma) le prestazioni assistenziali che dovrebbero essere poste a carico di tutta la collettività
tramite imposte generali, sono invece finanziate dai contributi dei soli lavoratori. Si producono così due effetti negativi:
  1. Il trasferimento di salario ai lavoratori autonomi.
  2. Il trasferimento di salario alle imprese capitalistiche.
Nel primo caso i lavoratori autonomi, che maturavano pensioni tutte inferiori al livello minimo garantito per legge, hanno visto rivalutati i loro trattamenti pensionistici, scaricando questa spesa sul Fpld (Fondo pensioni lavoratori dipendenti) prima e sul bilancio INPS, dato che lo Stato non copriva questo costo. Per esempio la spesa accertata fra il 1989 ed il 1991 per l'erogazione dell'integrazione al minimo delle pensioni è ammontata complessivamente a 88.052 miliardi. (Naturalmente una parte delle spese di assistenza, totalmente coperte dalle trattenute sul salario, resta ai lavoratori dipendenti. Per la precisione attualmente gli interventi assistenziali coprono il 23% di tutte le prestazioni INPS ricevute dai lavoratori dipendenti, il 66% di tutte le prestazioni INPS ricevute dagli artigiani, il 68% di tutte le prestazioni INPS ricevute dai commercianti, l'81% di tutte le prestazioni INPS ricevute da coltivatori diretti, mezzadri e coloni.
Nel secondo caso i lavoratori dipendenti, già negli anni '60, hanno finanziato attraverso l'INPS, la ristrutturazione capitalistica. Con il ricorso alla cassa integrazione, alla mobilità e ai prepensionamenti, il padronato ha ottenuto la flessibilizzazione dell'uso della forza-lavoro.
Per esempio la Cassa Integrazione Guadagni (Cig), costituita dai contributi delle imprese, nel 1965 è stata finanziata con le eccedenze delle gestioni assegni familiari. A partire dal 1968 la copertura pssa allo Stato che avrebbe dovuto versare un contributo fisso annuo di 20 miliardi per 5 nni, prorogato ed elevato ad 80 miliardi nel 1979. Le gestioni straordinarie (mobilità, Cig straordinaria, prepensionamenti, ecc.) di integrazione salariale sono state tutte gestite senza contributi a carico delle imprese e hanno pesato sul bilancio INPS. Facendo uso della mobilità, della Cig straordinaria, dei prepensionamenti i padroni sono riusciti a scaricare sull'INPS e sui contributi dei lavoratorii costi delle loro ristrutturazioni.
Si è trattato di un vero e proprio assistenzialismo al capitale da parte dell'INPS come dimostrano i dati risultanti dalla applicazione dell legge n.88 del 1989, che ha introdotto il principio dell separazione dei bilanci delle gestioni previdenziali da quello della gestione assistenziale.



3 (figura)

pagina 10
1Lo Stato dopo il primo furto continua con il secondo. Viene così sottratto salario previdenziale dal serbatoio salario sociale decidendo diverse forme di decontribuzione e permettendo 40.000 miliardi annui di evasione contributiva
2Leggi questo foglio per approfondire.
Il trasferimento di salario previdenziale alle imprese capitalistiche, oltre che attraverso il sistema delle integrazioni salariali posto a carico dell'INPS, avviene anche attraverso le norme che permettono ai padroni di non pagare in tutto o in parte i contributi previdenziali e sociali. In questo modo mancano all'INPS le entrate corrispondenti ai contributi fiscali dei lavoratori dipendenti dalle aziende agevolate. Siccome queste agevolazioni dovrebbero rispondere a scelte economiche generali dovrebbero essere finanziate da tutti tramite le risorse fiscali dello Stato. Esse invece producono deficit INPS che viene coperto con i contributi dei lavoratori dipendenti.
Ad esempio, la decontribuzione a favore delle imprese del sud fu introdotta nel 1968 con la motivazione di attenuare gli
effetti "negativi" (per i capitalisti) dell'abolizione delle cosidette "gabbie salariali". Tale provvedimento prevedeva uno sgravio dei contributi da versare all'INPS pari al 10% del valore delle retribuzioni, con una ulteriore riduzione del 10% per i lavoratori assunti dalla fine di settembre 1968.
Nel 1976 fu concessa l'esenzione totale per i lavoratori assunti dopo l'1-7-1976. Tre anni dopo la decontribuzione fu estesa a tutte le imprese per favorirle nella competizione internazionale.
Le altre entrate mancanti dell'INPS sono quelle che derivano dall evasione contributiva.
È stato recentemente stimato che l'evasione contributiva ammonta a circa 40.000 miliardi: ben un terzo dei contributi (una consistente parte del reddito prodotto spettante ai lavoratori in un tempo differito) rimane dunque nelle casse delle aziende ed è recuperato solo in minima parte. Non potrebbe d'altronde essere diversamente, dal momento che tutti i governi non hanno potenziato le squadre di ispettori fiscali (la probabilità che una azienda sia controllata è in media una volta ogni venti anni) ed hanno viceversa promosso i condoni con modalità ultrafavorevoli per gli evasori.


Pensioni senza fondo - comunismo informazione, n.11 strumento n.10 'm.d.a.'.
3Dunque anche il deficit INPS non c'entra niente con le nostre pensioni.
4Proprio così. Non sono le pensioni nel loro complesso a mandare a in rosso l'INPS.
Le gestioni pesantemente in deficit riguardano le "prestazioni assistenziali".
E visto che governi e padroni ce l'hanno con il 1993 vediamo il bilancio consuntivo INPS di quell'anno.
5In questo documento possiamo vedere un disavanzo di 13.736 miliardi, dovuto al deficit delal GIAS (Gestione Interventi Assistenziali per cassa integrazione ecc.) e a quello della gestione pensioni per coltivatori diretti. Globalmente i due disavanzi di -17.339 mld (rispettivamente -7.905, -9.434) vengono in parte compensati dall'attivo dell'insieme delle gestioni pensionistiche (+3.604 mld). Dunque le gestioni pesantemente in deficit sono quelle "assistenziali" che la legge 88 del 1989 ha posto a carico del bilancio statale.
Lo Stato però non ha rispettato la legge. Usando l'inganno che collega la spesa per le pensioni alla crescita del debito pubblico sono state costantemente diminuite le somme passate all'INPS.
Il passivo INPS è dunque frutto di una scelta politica ben precisa a seguito della quale si continua a finanziare la spesa assistenziale con risorse accumulate per pagare le pensioni, anziché ricorrere ad imposte progressive sul reddito (gravanti cioè su tutta la collettività e non solo sui lavoratori dipendenti).


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