
| Impossibile (e sconsolante) censire i film, i documentari, le testimonianze,
i corto e lungometraggi che, in questi tragici anni di passione, hanno
raccontato la tragedia dell'Aids.
Ci limitiamo ad elencarne alcuni, non i più importanti (lo sono tutti) ma quelli più significativi, quelli decisamente accentrati sulla fiction. Indubbiamente Philadelphia
(1994) è stato il film che ha aperto i varchi di Hollywood e
del cinema più commerciale alla tematica, anche se l'opera di Jonathan
Demme, in qualche modo, prende spunto dall'Aids per affrontare altri argomenti
(l'amore, la diversità).
Ma i due film di finzione che, forse, in assoluto per primi parlarono di Aids furono Parting glances di Bill Sherwood (1986), dove il protagonista scopre che il suo ex amante ha contratto il virus e torna da lui, e Una gelata precoce, un film per la Tv di John Ermanche che raccontava la sieropositività d'un giovane e aitante yuppie (Aidan Quinn). È del 1986 anche Once more, un melò assoluto di Paul Vecchiali nel quale il personaggio principale, alla costante ricerca d'amore, scoprendosi malato, dice «io non muoio di Aids, io vivo di Aids». Negli anni Novanta i film sul flagello, di pari passo col progredire
"reale" dell'epidemia, si moltiplicano.
Dagli Stati Uniti nel 1990 arriva il piccolo e indipendentissimo Che mi dici di Willy? di Norman René (recentemente morto di Aids) che rievoca il propagarsi della malattia dai suoi inizi, tallonando le reazioni, prima indifferenti poi via via sempre più terribili, d'un gruppo di amici belli, bianchi e benestanti. Sempre americano è The living end
(1992) di Gregg Araki, un road movie che segue due uomini innamorati, uno
dei quali sieropositivo, nel loro amore impossibile.
Due pellicole molto diverse fra loro si rifanno addirittura alle origini
del virus.
Rosa von Praunheim, dalla Germania, oltre a vari documentari (Silence = Death, Positive) è autore, nel suo stile provocatorio, di Un virus non ha morale (1986) commedia anarchica e densa di humour nero. In Italia assai toccante è il mediometraggio Partners (1990), di Giovanni Minerba e Ottavio Mai (anch'egli morto di Aids), che racconta gli effetti della malattia nella vita quotidiana. |
And the band played onChe mi dici di Willy?
Once more |