COME HANNO DISTRUTTO
L'UNITA' OPERAIA

La deregulation ha colpito duro, e oggi nella produzione industriale possiamo trovare fino a 14 figure operaie, 14 soggetti contrattuali diversi che operano gomito a gomito svolgendo esattamente le stesse funzioni, ma con tute, salari, orari, sicurezze e diritti completamente diversi:

1. la prima matrioska è quella "tradizionale" : sono i dipendenti assunti a tempo indeterminato, con un normale contratto, che "dovrebbe" garantirli fino alla pensione

2. i lavoratori a part-time, a tempo indeterminato. Difficilmente nell'industria si tratta di una scelta volontaria di riappropriazione di una parte del tempo, quasi sempre questa forma contrattuale è imposta dal padrone nei processi di ristrutturazione. In questo segmento la componente femminile è maggioritaria

3. i contratti di formazione-lavoro. Consentono ancora una qualche tutela sindacale, anche se non garantiscono un'assunzione certa. Riguardavano i giovani, ma oggi sono estese agli ultraquarantenni. Per le aziende rappresentano un bel risparmio in termini contributivi e salariali;

4. i contratti di lavoro a termine, sempre più estesi anche nelle grandi aziende. In questi giorni la Fiat sta assumendo 2.000 persone per coprire l'aumento della domanda legata agli incentivi alla rottamazione. Finita la festa gabbato lo santo, cioè il lavoratore

5. i contratti di lavoro in affitto (interinale) : apposite agenzie affittano lavoratori (anche di bassa professionalità) alle aziende che ne fanno richiesta, solo per il tempo che a loro serve (giorni o mesi). Terminata la prestazione il lavoratore ripiomba nel vuoto sperando che la sua agenzia abbia avuto buone segnalazioni su di lui e gli faccia la grazia di affittarlo a qualcun altro

6. le squadrette week-end, ovvero i contratti a termine (talvolta anche per anni) per il lavoro concentrato al sabato e alla domenica. 24 ore la settimana, soprattutto donne, studenti e, in alcune realtà produttive, extracomunitari

7. i lavoratori di imprese esterne, dipendenti regolari di altre aziende che hanno ottenuto una commessa.

8. artigiani e ditte individuali. Si tratta di lavoro autonomo (si fa per dire), non di raro in nero

9. pensionati che continuano a fare lo stesso lavoro che han sempre fatto, lo stesso del vicino alla catena di montaggio. Oltre che all'azienda, conviene al pensionato che integra la pensione. Se viene pagato in nero non ha il problema fiscale del cumulo pensione- salario;

10. le cooperative di produzione, spesso nient'altro che truffe. Si tratta cioè di imprese vere e proprie con una proprietà individuale che pagano i dipendenti-finti soci fino a un terzo del salario del lavoratore appartenente alla categoria 1

11. i consulenti. Si tratta di capetti o di operai specializzati, licenziati dall'azienda ma che continuano a fare lo stesso lavoro, come autonomi con partita Iva.

12. i lavoratori presi dalle liste di mobilità, non più giovanissimi. Convengono alle aziende esentate dai contributi. Sono a termine.

13. i dipendenti delle aziende terziarizzate: fanno manutenzioni in una fabbrica e vengono venduti a un altro padrone, per continuare lo stesso lavoro nello stesso posto. Con contratto, orario, diritti differenti da prima

14. i comandi-distacchi. Se l'Alenia di Torino ha una commessa importante e non ha sufficienti forze, invece di assumere a termine chiede alla Piaggio di Genova 100 operai in prestito. A fine commessa li restituirà.


IN DIRITTURA D'ARRIVO
IL "PACCHETTO" TREU

La storia legislativa del pacchetto Treu (ddl n.3468) deve essere conosciuta da tutti i lavoratori. A presente e futura memoria. Come sempre tutto è cominciato con un gran parlare (su stampa e TV) della necessità di concedere alle aziende l'uso di lavoratori in affitto attingendoli da agenzie appositamente create. Questa estrema e incontrollabile flessibilità nell'uso della forza lavoro veniva fatto passare come la risposta al drammatico problema della disoccupazione.

Tanti furono gli scudi che si levarono, allora, contro questa moderna riattualizzazione del "caporalato" : una simile riduzione della vita e del destino degli uomini a variabile totalmente dipendente del capitale non poteva essere accettata. Il Ministro Treu, rompendo gli indugi, sottopose alla commissione lavoro della Camera un "pacchetto" di proposte legislative su questo tema. Il boccone del lavoro interinale veniva ricoperto, secondo i classici canoni di ogni avvelenamento che si rispetti, da alcune proposte imbonitrici (onere della prova a carico dei datori di lavoro in caso di licenziamenti collettivi e 100.000 posti di lavoro per un anno al sud). Ciò bastò per consentire al Prc di ingoiare il boccone al grido liberatorio di "pochi, sporchi ma subito". Che i posti di lavoro promessi fossero pochi era palese, che arrivino subito è tutto da dimostrare, ma che fossero tremendamente sporchi (di sangue) era a tutti evidente. Prc che rischiò (giustamente) una crisi di Governo per opporsi alla crociata in Albania non ha trovato la dignità di fare altrettanto contro questa crociata contro i lavoratori. Inutile è stata la protesta di più di 1.600 quadri di base di questo partito.

Arrivato in commissione lavoro il "pacchetto" è stato reso ulteriormente più amaro con la soppressione dell'art.20 (onere della prova) contro cui i padroni e la destra avevano fatto muro. I 250 emendamenti proposti in commissione dalla deputata Mara Malavenda non sono stati né ascoltati né portati in votazione, derogando arbitrariamente il regolamento. Così pure la pregiudiziale di costituzionalità sollevata al momento dell'arrivo in aula del testo. In Parlamento ai 1.800 emendamenti già presentati, Malavenda aggiungeva così i 250 messi fuori gioco in Commissione.

La posizione della deputata e il presidio davanti a Montecitorio organizzato dallo Slai Cobas martedì 6 maggio, è stata l'unica espressione dell' opposizione di classe dei lavoratori, dei disoccupati, dei precari contro questa micidiale modifica del rapporto di lavoro.

Significativo eco nazionale del nostro foglio.

In seguito alla pubblicazione su Il Manifesto e Liberazione di una manchette che annunciava la nascita del nostro foglio mensile ci sono arrivate decine e decine di richieste di poterlo ricevere da tutte le parti d'Italia. Si va da singoli lavoratori a strutture periferiche di organizzazioni sindacali o partitiche, da collettivi a centri di documentazione. Ci sembra un significativo riscontro della diffusa voglia di conoscere meglio una reale possibilità di autorganizzare la propria militanza sindacale. Che in alcuni casi si è tradotta subito in richiesta di sostegno per l'avvio di nuovi Cobas Slai.



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