LA FIAT SCENDE IN CAMPO
Treu e Giugni stanno mettendo a punto la modifica dello Statuto dei Lavoratori che prevede il licenziamento individuale senza "giusta causa" per tutti, basta che ci sia un risarcimento economico. Partendo come sempre dai giovani e dai lavoratori del Sud che, ormai è prassi, fanno da cavia per una degradazione dei diritti da estendere poi a tutti. Come sempre, all'inizio assistiamo alla manfrina di una indignata reazione di partiti e sindacati che però si guardano bene dal mobilitare i lavoratori schierandoli sul campo. Uno spazio lasciato vuoto che la Fiat, avamposto da sempre delle aggressioni padronali, ha iniziato a occupare con una oculata campagna di licenziamenti (vedi riquadro). Consapevole che le ossequienti istituzioni (governo, parlamento e sindacati) finiranno per codificare per legge quello che lei impone con la forza. Dietro ognuno di questi licenziati c'è una storia di intimidazioni e di vessazioni in nome di quelle "aspettative aziendali" che erano state codificate da accordi sindacali su orari, malattia, efficienza.
La coraggiosa nascita di un nucleo Slai Cobas addirittura nella fabbrica aconflittuale per antonomasia, la Fiat di Melfi (vedi riquadro), sembra aver turbato i sonni Fiat. La Fiat non si può permettere il riemergere di una soggettività operaia antagonista e ha deciso di estirpare sul nascere ogni velleità passando alle armi pesanti.
La polizia al soldo Fiat
aggredisce i presidi operai
Contro i licenziamenti, contro i sabati lavorativi e per l'occupazione lo Slai Cobas della Fiat Auto di Pomigliano ha attuato sabato 9 maggio otto ore di sciopero. Dei 2.000 operai comandati dalla Fiat pochissimi sono entrati e la linea di produzione della 156 non è stata in condizione di essere avviata. Questa imprevista clamorosa adesione dei lavoratori ha messo in allarme la Fiat. Il venerdì successivo, tutti gli operai comandati per il sabato, sono stati contattati da capireparto, capisquadra e sindacalisti Fim, Fiom, Uilm. Sabato 16, 300 agenti arrivati da Napoli, Acerra e Castelcisterna hanno circondato il perimetro della fabbrica con l'evidente intenzione non di svolgere un normale presidio di ordine pubblico ma di impedire allo Slai Cobas di lanciare ai lavoratori il proprio messaggio sindacale. Nonostante la Fiat Auto disponga di ben 14 accessi, parecchi dei quali utilizzati da sempre in caso di presidi sindacali contro lo straordinario, e lo Slai Cobas avesse concentrato la propria presenza politica davanti a un solo ingresso, la polizia ha concentrato su questo ingresso la propria provocatoria presenza che arrivava fino a costringere ad entrare nel parcheggio i pochi operai che, presentatisi in auto davanti ai cancelli, tentavano di invertire la marcia per tornarsene a casa. In un clima di tensione provocato ad arte, improvvisamente, un dirigente della polizia aggrediva la deputata Mara Malavenda, scaraventandola a terra e buttandoglisi addosso per immobilizzarla. I lavoratori presenti sono intervenuti perché il pestaggio avesse fine. Nelle colluttazioni intercorse un altro operaio subiva dei colpi. L'arrivo dello croce rossa è stato ostacolato dalle forze dell'ordine che presidiavano le vie di accesso. Su 2.330 lavoratori comandati ne sono comunque entrati in fabbrica solo 600 (25%). Mentre Mara Malavenda ha presentato una urgente interrogazione al Ministro Napolitano, lo Slai Cobas ha depositato un esposto in Procura perché si indaghi su questo incredibile episodio che configura le forze di polizia alla stregua di "vigilantes sudamericani" a servizio della Fiat. Lo Slai Cobas continua la sua denuncia e la sua lotta contro il disegno Fiat di prefigurare il licenziamento di centinaia di lavoratori attraverso l'esternalizzazione di tutte le lavorazioni non a catena. Di fronte ai 100.000 ordinativi per il modello 156 la Fiat non assume, ma riorganizza la produzione con l'aumento dei ritmi e i "sabati lavorativi fissi" concordati con Cgil, Cisl, Uil. Mentre ad Arese continua lo smantellamento della fabbrica e la Fiat si guarda bene dal trasferirvi nuova produzione.
le rappresaglie FIAT
21 aprile 1998 : Fiat Mirafiori di Torino
G. S.
, operaio 22 anni, buttato fuori di fabbrica da due guardie private per aver fatto due settimane di convalescenza post-operatoria 4 maggio 1998 : Fiat di Termoli N. Z., operaio 40 anni, licenziato per aver superato, a causa di un infortunio, il periodo di conservazione del posto di lavoro A. D., operaio 30 anni, (Slai Cobas) licenziato per presunta scarsa produttività.;
4 maggio 1998 : Fiat Auto di Pomigliano G. M., operaio 50 anni, (Slai Cobas) licenziato perché, effetto da ernia discale, lomboartrosi e scoliosi lombare, non riusciva più a svolgere la mansione che la Fiat si ostinava a non volergli cambiare
25 aprile 1998
ORA E SEMPRE RESISTENZA
ALLA FIAT DI MELFI
Nel 1997, sul "prato verde" voluto dalla Fiat nella sua azienda di Melfi i lavoratori venivano chiamati a ricordare il 25 aprile con un vergognoso accordo sindacale che li mandava a lavorare. Oggi, 25 aprile 1998, alcuni lavoratori della Fiat SpA di Melfi hanno deciso di scegliere questa data per ufficializzare la costituzione di una struttura sindacale dello Slai Cobas all'interno della ditta. Un gesto coraggioso e rischioso che si colloca in reale e non parolaia continuità con la resistenza antifascista e ne attualizza oggi i valori e le aspirazioni. La pesantezza delle condizioni di lavoro imposte ai lavoratori dal "gioiello" Fiat di Melfi non trova risposta adeguata nei sindacati confederali : coinvolti in accordi cogestionali con l'Azienda non sono in grado di organizzare una qualsiasi minimale e dignitosa resistenza operaia. La scelta di costituire una struttura dello Slai Cobas, organizzazione sindacale che coordina le esperienze di autorganizzazione dei lavoratori di tante fabbriche sparse sul territorio nazionale ed fortemente presente in quasi tutte le realtà Fiat, vuole essere il segnale della necessità ormai non più rinviabile di ricostruire assieme a tutti i lavoratori un'alternativa sindacale, fondata sui lavoratori ed espressione reale della loro voglia di difendere i loro diritti.I coordinatori dello Slai Cobas della Fiat SpA di Melfi
Nel 1997, sul "prato verde" voluto dalla Fiat nella sua azienda di Melfi i lavoratori venivano chiamati a ricordare il 25 aprile con un vergognoso accordo sindacale che li mandava a lavorare.