23 GENNAIO 95

PRETORE: Buongiorno Gay, lei puo' non rispondere alle domande.

Avv. SCUTO: Vuol chiedere al Sig. Gay qual e' l'imputazione che ha attualmente...

PRETORE: Di reato collegato?

Avv. SCUTO: Certo di reato collegato che giustifica la richiesta del PM di sentirlo ai sensi del 210.

GAY: Omessa custodia, mi pare; io avevo il ruolo di custode giudiziario dell'impianto ex radio del Leoncavallo nella sede di Via Leoncavallo 22. Risulterebbe che alla fine, quando e' stato sequestrato l'intero materiale, sono risultati mancanti alcuni pezzi. quindi omessa custodia, non so come si dice tecnicamente. Concentrato sul problema apparecchiature radio.

Avv. SCUTO: Una parola, se consente il Sig. Pretore, illustreremo in riferimento a quanto appena dichiarato dal Sig. Gay qual e' allo stato l'opinione della difesa rispetto alle modalita' di audizione del testimone all'odierna udienza. Noi siamo in possesso del decreto di citazione, che vede chiamato il Sig. Gay da solo, non in concorso con alcuno degli altri Imputati dello stesso procedimento per due ipotesi di delitto, previsto solo sotto il profilo della colpa, quanto all'elemento psicologico. Si tratta, per essere maggiormente espliciti, dei reati di cui all'articolo 335 e all'articolo 350, quindi in riferimento ad eventuali ipotesi colpose di omissione di custodia di oggetti, di beni sottoposti a sequestro e quindi dati in consegna, sotto il profilo della custodia, al Sig. Gay stesso.

Questa premessa ci consente di poter entrare meglio nel problema processuale che dibattiamo, per affermare con assoluta certezza che la qualita' dell'imputazione, anche sotto il profilo del tempo entro il quale la stessa e' stata elevata, si tratta di fatti comunque anteriori e prossimi alla data del 1 dicembre 1993, quindi gia' abbastanza distanti nel tempo a quella data che oggi individua l'ipotesi di reato sottoposto alla nostra attenzione in questo procedimento. Gia' la qualita' dell'imputazione ci consente di poter affermare cha non ricorrono alcune delle ipotesi di cui nell'articolo 210 del codice di rito. non essendo quindi ipotizzabile alcun tipo di connessione ne' soggettiva, ne probatoria di carattere delittuosa, posta in essere dall'odierno teste, in connessione con altre ipotesi di reato o comunque altre attivita', commesse da altri imputati in altri procedimenti.

(...) Va da ultimo considerato, atteso il richiamo che il comma sesto dell'articolo 210 fa all'articolo 371 comma seconda lettera B, che e' appunto l'ipotesi di reato che prevede il collegamento tra reati, il collegamento tra procedimenti, in riferimento a tale indicazione ritiene la difesa che parimenti non risultano in essere presupposti, dai quali poter far discendere la ricorribilita' anche di questa ipotesi di collegamento tra reati e tra procedimenti, che ove sussiste, vedrebbe il teste odierno chiamato come co-imputato di reato collegato. Si tratta infatti, in quella ipotesi, di un collegamento tra reati e un collegamento tra azioni penali, che scaturiscono dalla notizia di reato, che qui non ha modo di essere. E' chiaro che il Sig. Gay ha avuto un punto di contatto con delle vicende inerenti al Leoncavallo, cosi' come le ha avute, come le han forse le avra' questo difensore nel momento in cui si accinge alla difesa di alcuni esponenti del Leoncavallo o, comunque, come qualsiasi altro cittadino che abbia avuto a che fare, almeno per una volta nella vita, con vicende relative al Leoncavallo che e' meramente colposa, elevata al Sig. Gay, di poter inferire la necessita' che quest'ultimo oggi debba essere sentito sotto le forme dell'articolo 210. Quindi anche con la facolta' di non rispondere, il Sig. Gay, per la difesa e' un teste e quindi dovra' essere sentito con le norme relative all'audizione dei testi nell'istruttoria dibattimentale.

PM: Questo problema lo avevamo affrontato, mi pare, alla seconda udienza; presenti gli Avvocati di fiducia degli imputati. Il decreto di citazione era gia' stato da me prodotto in quell'udienza, spiegando i motivi per cui si poteva rilevare l'unico profilo di collegamento probatorio fra le due vicende, cioe' un profilo relativo alla qualifica soggettiva del Sig. Gay. Proprio nel suo interesse, siccome l'imputazione, di cui dovra' essere chiamato a rispondere, fa riferimento ad una qualifica di custode giudiziario, viene contestata un'ipotesi colposa, ma anche con un profilo di agevolazione, che puo' richiamare un dolo e non un semplice profilo di colpa. Ripeto, ne avevamo gia' parlato, proprio io feci questo tipo di rilievo nell'interesse del Sig. Gay e pertanto io mi richiamo a quanto gia' affermato nella precedente udienza, chiedendo io stesso l'audizione ai sensi del 210, come imputato di reato collegato con riferimento al collegamento probatorio.

Avv. VANNI: Osservo, per quanto concerne il capo d'imputazione che e' stato formulato nei confronti del Sig. Gay che si tratta di un reato proprio che viene contestato soltanto a lui non in concorso con chicchessia , agevolazione colposa di alterazione di cose sottoposte a sequestro. In questa veste noi non abbiamo affatto citato il Sig. Gay come custode della radio, ma lo abbiamo semplicemente citato come soggetto che,. a quanto ci e' risultato, era presente al momento dell'arrivo dei partecipanti al trasferimento dalla sede sociale di Via Leoncavallo in Via Salomone, quindi in tutt'altra veste rispetto a quella per la quale e' stato emesso contro di lui un decreto di citazione per un episodio che riguarda solo e soltanto il sequestro di una radio. Radio che, aggiungo non ha in questo nostro processo di oggi parte alcuna.

Sicche' ha ragione il collega Scuto quando dice che nessuno degli elementi, riferiti dall'articolo 371 del Codice di Procedura Penale per stabile un collegamento tra un processo e l'altro, sussiste in questo caso.

Aggiungo un'altra cosa. L'unico criterio di collegamento, al quale la procura della repubblica fa riferimento, e' quello che l'addebito, ripetiamo di agevolazione colposa, formulato nei confronti del Sig. Gay, nasce all'interno della stessa inchiesta nella quale sono stati emessi piu' decreti di citazione per fatti diversi a carico di soggetti diversi; ma questo non e' proprio per niente un criterio di collegamento, perche' se si sostiene che sono state fatte delle indagini che riguardano il C.S. Leoncavallo, che di queste indagini si e' incaricato sempre lo stesso sostituto procuratore ella repubblica presso la pretura e percio' tutte queste colpose e ipotesi dolose, ipotesi di reato attribuibili a persone che rivendicano la loro appartenenza ad un C.S. e ipotesi di reato attribuibili a persone che sono in ambito istituzionale, in collocazione del tutto diversa rispetto a quella di cui stiamo parlando in questo processo. Alla fine l'unico elemento di collegamento assolutamente artificioso, perche' se si ammettesse un criterio di questo genere si dovrebbe arrivare alla conseguenza ancor piu' paradossale per la quale, in una sede giudiziaria in cui il procuratore della repubblica e' uno solo, tutti i processi di cui si occupa quel procuratore della repubblica sono collegati proprio perche' lo sono nella sua mente e perche' i provvedimenti sono iscritti con la stessa biro, oppure come e' meglio dire i tempi, con lo stesso computer. Non e' cosi'. I criteri di collegamento sono tassativamente indicati e occorre far riferimento a quelli. Facendo riferimento a questi criteri si stabilisce che, confrontando semplicemente il capo d'imputazione (...) I due decreti di citazione non stanno insieme, trattano di cose diverse, in modo diverso, senza che sia possibile richiamarsi ad alcuna norma volta a metterli sullo stesso piano (...)

Non c'e' nessun elemento di specialita' in questa causa, tale da farci ritenere che il trattamento debba essere diverso.

PRETORE: Va bene, l'eccezione e' accolta. Si alzi un momento in piedi e mi legga questa dichiarazione.

Il teste giura e fornisce le sue generalita'
UMBERTO: Umberto Gay, nato a Pinerolo il 28/8/57

Avv. VANNI: Sig. Gay lei era presente (...) il 20 Gennaio '94?

UMBERTO: Mi pare di aver intercettato la manifestazione piu' o meno all'altezza di Via Mecenate, dalle parti di Piazza Ovidio, prima che imboccasse Via Salomone che poi tra l'altro e' piuttosto lunga, non ero presente ai momenti iniziali davanti al Leoncavallo.

PRETORE: A che ora e' arrivato?

UMBERTO: in tarda mattinata, poi sono stato li' fino al primo pomeriggio. Non ero presente ai fatti accaduti davanti al Leoncavallo, perche' io non faccio parte del C.S. Leoncavallo pur seguendone l'attivita', come molti altri a Milano, da tantissimi anni. Ho vissuto quella storia del Leoncavallo a partire dalla mia qualifica di consigliere comunale. Quella mattina, secondo me, il problema era non tanto Via Leoncavallo, ma l'entrata nella nuova sede ufficialmente messa a disposizione in Via Salomone.

Avv. VANNI: Ci vuol descrivere dal momento in cui lei incontro' la manifestazione cosa ha visto e cosa successe?

UMBERTO: Sicuramente non c'era tantissima gente rispetto alle manifestazioni abituali del C.S. Leoncavallo o comunque dei C.S. C'era uno schieramento abbastanza massiccio di polizia tutto intorno, ma non, come al solito, davanti alla testa del corteo, dove c'era presente invece personale in borghese, direi della digos. Mi ricordo che portavano uno striscione a mano, non con le aste, ed imboccata Via Salomone io sono andato molto piu' avanti del corteo proprio per verificare la situazione sul posto davanti alla porta d'entrata.

Avv. VANNI: Cosa vide quando si porto' all'altezza dell'ingresso della nuova sede?

UMBERTO: Ho notato a 15 metri sul marciapiede un gruppetto di persone che sul momento non mi hanno destato molto interesse. Io pero' era andato avanti perche' nei giorni precedenti da qualche parte era emerso che ci sarebbe stato qualcuno ad attendere il Leoncavallo in Via Salomone , non ovviamente con dei mazzi di fiori. Questa era la mia unica preoccupazione. Dopo un po' pero' ho visto che queste persone non erano delle persone che passeggiavano, stavano fermi, allora ricordo che sono tornato indietro un po' di corsa, ho intercettato la prima persona con la radio, che era personale digos, potrebbe essere il Dott. Pensa, ma non ho ricordi esatti e gli ho fatto presente che avevo notato una cosa che non mi tranquillizzava; la risposta e' stata: "non ci sono problemi, siamo qua davanti noi". Il corteo e' arrivato seguendo la strada di Via Salomone e la testa del corteo ha proprio fatto una curva come se dovesse entrare in casa. Un attimo prima che loro lo facessero questo gruppo, in attesa sul marciapiede, si e' fisicamente messo davanti alla porta. Io sono rimasto impressionato anche perche' erano persone di una certa eta', c'e' stato dunque un contatto voluto. A quel punto ho visto 20 secondi di mani che si agitavano e poi a quel punto l'intervento di personale in borghese.

Avv. VANNI: Dopodiche'?

UMBERTO: La presa di possesso di Via Salomone, come la prefettura aveva ordinato.

Avv. VANNI: A proposito di questa presa di possesso, rivestita da lei in quell'epoca, proprio in virtu' di questa carica vuole illustrarci la dinamica di tipo meramente politico che porto' il Leoncavallo dalla sede del C.S. Leoncavallo a quella di Via Salomone? Facendo riferimento soprattutto al susseguirsi delle ordinanze prefettizie e quindi a quello che ci fu dietro per quanto concerne rapporti tra forze politiche e C.S. Leoncavallo e istituzioni.

UMBERTO: C'e' un piccolissimo fatto di Via Salomone che mi e' rimasto in mente(..) Adesso non voglio dare un giudizio, non e' il mio compito, pero' la meccanica e' avvenuta in maniera assolutamente precisa ed inequivocabile. Ad un certo punto io noto, con un minimo di paura, che la gente non e' entrata tutta subito in Via Salomone, ma e' rimasta sulla strada, gironzolava tra le file del Leoncavallo il consigliere di zona 13 dell'M.S.I. a questo qui e' stata data una pacca sulla spalla dicendo: "Ecco qua il nostro bel missino", non so da chi, io l'ho preso sottobraccio, mai conosciuto prima, siamo passati in mezzo a tutta la gente, ci siamo allontanati lungo il marciapiede (...) era un clima preciso quello li', dove assolutamente non c'erano secondo me, tendenze e neanche volonta' di nessun tipo bellico: questo mi e' rimasto in mente perche' e' stata, forse, l'unica volta a Milano che e' successa una cosa del genere.

Avv. VANNI: Adesso veniamo alla domanda che le facevo.

UMBERTO: La storia e' molto lunga. Nel momento in cui per vicende di campagna elettorale o politica comunque si riaccendono i riflettori sul Leoncavallo si crea una situazione di muro contro muro (...) i due muri sono rappresentati da chi seppur con idee politiche diverse, ritiene che una realta' sociale, che esiste da 18 anni in una citta', non possa essere eliminata con una firma, cioe' con uno sgombero.

Queste sono state le due scuole di pensiero, proprio perche' non posso dire che sono scuole di pensiero-ideologico, perche' in relta' comprendeva gente diversa al loro interno. Da una parte c'erano alcune istituzioni politiche, ad esempio l'Arcivescovado di Milano, che tendeva ad indicare nella legalita' una soluzione positiva e chi, invece, o prima che succedessero i fatti, o dopo giudicandoli e quindi emettendo denunce e provvedimenti di vario tipo, accentuava una situazione di scontro. Tutto questo ha comportato una serie infinita di fatti, episodi, trattative, io non le chiamo trattative, perche' non c'e' mai stata trattativa, cioe' nessuno ha contrattato una cosa per l'altra; c'era l'esistenza di una realta' di "lotta" radicata nella citta' di Milano, istituzioni che ne prendevano atto e con questa si confrontavano ed altre che facevano finta che il problema dovesse essere semplicemente rimosso. Il problema vero si e' verificato quando queste due scuole di pensiero sono entrate nei fatti in rotta di collisione.

Io ricordo che poco prima di via Salomone c'e' stato l'episodio della Cascina Van Gogh del Parco Lambro, requisita con provvedimento della prefettura che abbisognava dell'innalzamento di un tendone di fianco al muro della cascina per permettere varie attivita'. Mi ricordo di un pomeriggio in cui giro' voce che se non veniva smontato questo tendone, ci sarebbe stato un provvedimento di sequestro da parte della magistratura. Quindi questa e' la fibrillazione in altri palazzi istituzionali, il tendone che era appena stato montato, rismontato per poi accorgersi dopo un mese che e' lo stesso tendone che viene abitualmente usato in Piazza Duomo o nel centro di Milano e li' veniva considerato non idoneo. Tutti i momenti d'intesa in questo senso, venivano di volta in volta superati. Per superarli, penso di poter concludere, non basto' piu' ad un certo punto, semplicemente l'intermediazione. Ma ci furono necessariamente altri interventi, fino all'arrivo a Milano dell'allora capo della polizia, non per contrattare niente, ma per dirsi in faccia che l'obiettivo non era quello dello scontro.

Avv. SCUTO: Nel momento in cui lei viene in contatto' con la manifestazione in quella tarda mattina del 20 Gennaio , ricorda di aver udito slogan particolari pronunciati da parte dei manifestanti?

UMBERTO: La risposta sincera e' che non lo ricordo e non ci ho fatto caso.

Avv. SCUTO: Nel corso di questa approssimarsi al portone di Via Salomone lei ricorda se il corteo fu accompagnato dalle forze dell'ordine della polizia?

UMBERTO: Dal personale in borghese sicuramente.

Avv. SCUTO: Ricorda se fu anche accompagnato dal personale dai reparti della celere e dei carabinieri?

UMBERTO: Di solito i cortei hanno, ormai da un po' di tempo, davanti e dietro imponenti schieramenti di forze dell'ordine. Io ho notato quella mattina davanti solo il personale in borghese, quindi direi la digos.

PM: ...Come nasce questo suo ruolo di intermediazione?

UMBERTO: Io lo chiamerei, mi scusi, di comunicazione reciproca.... Nasce perche' per mia attivita' e frequentazioni politiche, conosco da molto tempo della sinistra e quindi quello del C.S. Leoncavallo, dove sono conosciuto dall'altra parte per identici motivi.

Per quanto riguarda le istituzioni, oltre ad essere stato eletto e quindi per forze di cose noto alle istituzioni e svolgendo il mestiere di giornalista ed in particolare di cronaca giudiziaria o cosiddetta nera, , avendo frequentato per lunghi anni in questa veste per Radio Popolare la questura, una forte conoscenza con diversi soggetti ed in particolare con Serra che poi divenne questore di Milano....

Come scelta personale, perche' il 18 Marzo 1978 sono stati ammazzati in questa citta' due ragazzi: Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci e per me e' stato un punto di non ritorno.

PM: Riassumendo, se ho ben capito direi: istituzione comune e' investito in quanto consigliere comunale, quindi rappresentante istituzionale; istituzione chiamiamola questura, ministero degli interni, Dott. Serra per i rapporti di conoscenza interpersonali, maturati anche nella sua precedente esperienza giornalistica, ragazzi del C.S. Leoncavallo per quella che era un po' la sua storia, la sua idealita' e quant'altro. Venendo ai fatti di quel 20 Gennaio, lei ricorda se la nuova sede di Via Salomone 71 era gia' stata consegnata in mattinata?

UMBERTO: (...) Non so dire se qualcuno del Leoncavallo o dell'associazione delle Mamme" si era recato prima, ma comunque era tutto un rapporto abbastanza contestuale.

PM: (...) Circa gli avvenimenti accaduti dalle parti di Piazza Ovidio in Via Salomone, quando il corteo e' arrivato nella nuova sede. Io le vorrei mostrare elle fotografie che la ritraggono.... Io le sottopongo questo album e lei ci dice esattamente che cosa stava succedendo.

UMBERTO (...) Il corteo che fisicamente era in moto ed entrava diritto dopo la mezza curva, per finire davanti alla porta di entrata, si trova davanti a delle presone e a quel punto c'e' l'impatto e data anche la preponderanza numerica di un corteo rispetto ad un gruppo di persone, le persone vengono spostate, infatti sono un po' stupefatto che in nessuna di queste fotografie si vedano le persone che tentavano di impedire al Corteo di entrare, (...) gruppo che io avevo segnalato alla digos. Bastavano due della digos o della polizia che dicevano "Signori, per favore spostatevi" e non succedeva niente a nessuno (...) il mio problema erano quei signori davanti alla porta, cosi' come, quando si e' voluto a tutti i costi evitare uno sgombero violento del C.S. Leoncavallo, il problema non sono mica i ragazzi del Leoncavallo, sono anche i ragazzi magari con una divisa che vengono mandati a fare l'operazione.

PM: La sede di Via Salomone era stata concessa, se lei ricorda, a seguito di un provvedimento di requisizione del prefetto?

UMBERTO: Si, dopo molta fatica nel reperire, quasi un mese, di ricerche incessanti da parte di tutti, tranne che dal comune di Milano; (...) Via Salomone fu "scovato" come possibilita' esclusivamente dalla parte istituzionale, quindi preso unilateralmente.

PM: Lei sa se il TAR ha successivamente annullato il provvedimento di requisizione del Prefetto, perche' ritenuto illegittimo?

UMBERTO: (...) Io non lo so e non ho voce in capitolo. Io so che il prefetto all'epoca, come mi venne detto, si mosse su una situazione di emergenza da risolvere, intesa come emergenza la sicurezza e la tranquillita'' di questa citta'. Magari burocraticamente non poteva farlo. (...)