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28 GENNAIO '95 Arringa della difesa (d'ufficio) Primo Avvocato: (...) Ipotizziamo di fare un'ipotesi, una mera ipotesi, che si forza di vedere come ha origine questo procedimento. E allora risaliamo nel tempo fino a un'estate di qualche anno fa', l'estate del 1989, allorche' un primo, quello si, drammatico tentativo di sgombrare il Centro Sociale Leoncavallo venne posto in essere dalle autorita' rappresentanti le Istituzioni. In quel momento possiamo immaginare un allora sconosciuto cittadino di Milano, oscuro ai piu' e ben inserito nell'ambito dell'Amministrazione della Comunita' Europea, tale Formentini che magari in braghe di tela, in una delle spiagge degli 8.000 km di costa italiana, spero per lui le piu' amene, individuo' l'argomento centrale di un manifesto politico e fu cosi' lucido da portarlo fino all'ultimo esito, fino al massimo compimento, fino a farlo diventare elemento centrale di una campagna elettorale, perse ormai le braghe di tela, far si' che oggi l'illustre rappresentante della Pubblica Accusa, sotto l'egida di quel principio ormai esautorato dell'obbligatorieta' dell'azione penale, finisse per chiedere le condanne che ha chiesto, convinto evidentemente della responsabilita' penale degli Imputati. (...) Nel costringere il PM ad un'azione penale di questo tipo e a portarla fino alle sue estreme conseguenze, e quindi fino alla richiesta di una condanna, vi e' una cultura che si e' sedimentata negli anni e che ha visto proprio questa citta', che per un non milanese e' facile riconoscere come la piu' europea d'italia, a occuparsi di fatti di questo genere all'ombra di certe politiche inesistenti, anzi di scelte politiche ben esistenti, ma totalmente contraddittorie rispetto a una visione europea di questi fenomeni sociali, ma qui finisco, perche' e' del processo che dobbiamo parlare. (...) L'impressione e' che il tempo del PM sia ancora oggi scandito da uno di quei vecchi orologi a polvere. Sembra che per tanta fatica faccia ad andare avanti, si fermi, si intoppi; l'abbiamo visto, quindi scendiamo finalmente nel cuore del processo, allorche' il PM ha declinato in una sequenza molto stretta, una serie di giurisprudenza, l'unica che per il resto avrebbe potuto declinare, perche' in realta' non ve n'e' altra, che ha avuto un incedere ventennale rispetto al tempo che e' volto verso l'indietro; Cassazione del '73,del '75, una punta massima nel '77, per poi ricadere in un tonfo verticale addirittura in una sentenza del '62. Il problema quindi si pone, ed e' un problema che Ella dovra' risolvere e mi permetto di dire, ha la fortuna di poter risolvere, perche' finalmente abbiamo l'occasione di poter fare chiarezza su questo tipo di norma, che gia' un altro difensore, appartenente al collegio di difesa, aveva indicato come espressione della vischiosita' del Codice Rocco, rispetto all'ambiente politico di provenienza, quindi il fascismo, l'ideologia fascista, la cultura fascista. Acqua ne e' passata, e certamente qui si pone un problema di interpretazione, che e' necessario, come tutti sanno, per poter applicare in concreto la norma. (...) Che cos'e' la SEDIZIONE ? Certamente sedizione non puo' essere quello che il PM sostiene, forte di una vecchia giurisprudenza, brandendo quell'orologio a polvere che dicevo prima, non puo' essere un concetto delimitato nei sub-concetti di pericolo, di ira, di ostilita' nei confronti delle Pubbliche Istituzioni. Ne' puo' essere esplicitato in quella diffusa titolarita' di diritto soggettivo cosi' diffuso in capo a tutti i consociati e i cittadini di poter passeggiare tranquillamente in una pubblica via. Soprattutto se questo passeggiare tranquillamente non si sostanzia al fine, come e' successo in questo processo, in chi in maniera abbastanza proterva, ma probabilmente esercitando comunque una dialettica di parte, piu' che passeggiare stazionava davanti a una sede requisita per impedire che quella sede fosse presa in possesso da parte di coloro i quali erano destinatari del provvedimento istituzionale. Posso essere d'accordo con il PM se ordine pubblico e' andare a passeggio perche' sicuramente quel giorno, quella giornata del 20 gennaio '94, tutti poterono passeggiare. Lo potevano fare anche e soprattutto coloro i quali possiamo chiamare i manifestanti, ma che manifestanti non erano, quindi gli Imputati di questo processo e tanti altri ancora dal momento che i manifestanti lo potevano essere solo in cui manifestavano la volonta' di rivendicare il loro diritto a spazi autogestiti, in una citta' dove fare cultura, e comunque poter migliorare la propria vita e' assai difficile.(...). In questo senso manifestavano questa volonta' e lo poterono cosi' bene manifestare, e chi ancora una volta non sono d'accordo con il PM, da far si' che i dirigenti di Digos, Carabinieri, Polizia, Vigili Urbani, chiunque essi fossero, non ebbero nessuna difficolta' ad autorizzare quel corteo che sicuramente faceva parte di una programmazione ben preordinata e che aveva visto nelle parti che ne diedero atto, partecipare tutti, perche' se cosi' non fosse stato, cioe' in effetti in quella manifestazione spontanea avesse, come lei sostiene, avuto gli indici di seria, concreta pericolosita' verso l'Ordine Pubblico, certamente nessuno si sarebbe sognato, voglio sperare, di permettere e di autorizzare quel corteo. Lei sa meglio di me, per una competenza funzionale del suo ufficio che io riconosco ma che certamente non mi e' consono, sa meglio di me, dicevo, che in quella giornata cosi' tanto preparata da parte di tutti, il bacino territoriale che aveva come suo epicentro proprio il Centro Sociale Leoncavallo, quel bacino era stato cosi' ben rinchiuso, vi era stato posto un cordone sanitario cosi' impenetrabile, sappiamo che il traffico era stato deviato, che giravano elicotteri, che tutte (ma lo dicono anche i suoi testi, signor PM) le vie e le piazze adiacenti al Centro Sociale erano ricolme di Polizia e di Forze dell'Ordine, ebbene se cosi' fosse stato, se tutto cio' fosse stato cosi' pericoloso nessuno, suppongo, avrebbe mai autorizzato che simile aggregato di pericolosita' umana si potesse spostare lungo le vie di Milano. Domandiamoci, e' sediziosa quella manifestazione? E' sediziosa quella radunata, chiamiamola quella riunione? Anche li', ridonda quell'ideologia fascista del ventennio: "radunata" (...), e se fu sediziosa, e lei la riterra' tale, cosa dire di un parlamento? Cosa dire delle altre istituzioni, e dei loro rappresentanti, che in maniera, si' veramente sediziosa, manifestano il loro pensiero e portano avanti la loro ideologia politica. Il clima e' cambiato, signor PM, rispetto al '66, al '73, al '74, al 75, dobbiamo accorgercene e prenderne atto. |
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