28 GENNAIO '95
Dichiarazioni spontanee degli imputati: RICCARDO

PRETORE: Chi sono gli imputati che vogliono fare dichiarazioni spontanee ? Sig. X Riccardo si accomodi. Lei e'?

RICCARDO: X Riccardo (31 anni). Io innanzitutto, vorrei chiedere il permesso, visto e considerato che siamo imputati attraverso il Codice Rocco, un codice fascista, un codice che imputava gli antifascisti all'epoca e istituiva un tribunale speciale che era il Tribunale speciale istituito da Mussolini proprio per processare gli antifascisti, di leggere 10 righe, non di piu', di cos'era questo Tribunale speciale istituito da Mussolini.

PRETORE: No. Lei mi deve parlare dei fatti del 20 Gennaio e questo vale per tutti gli Imputati, le vostre dichiarazioni possono riguardare solo...

RICCARDO: Infatti riguarda quello che e' successo il 20 Gennaio. Cioe' c'e' una connessione tra quei processi e i processi che oggi si svolgono.

PRETORE: Le connessioni me le hanno gia' illustrate gli Avvocati e il Codice Rocco e' gia' stato tirato in ballo piu' volte. Voi potete parlarmi solo da protagonisti di quei fatti o non protagonisti, se ritenete di non essere stati protagonisti, se ritenete di non esserci stati per esempio, ma mi potete parlare solo di quel giorno 20 Gennaio.

RICCARDO: Va bene.

PRETORE: Ma non puo' leggere.

RICCARDO: Me li sono scritti i fatti del 20 Gennaio, levo questa parte qua e parlo del 20 Gennaio. Va bene?

PRETORE: Va bene.

RICCARDO: Grazie. Mi consenta Signor Giudice, nonostante abbia fatto una lunga introduzione, che lei non ha voluto sentire, mi dispiace rimarremo nell'ignoranza tutti quanti...

(PARTE OMESSA DAL TRIBUNALE)

Il "Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato" fu istituito dal regime fascista nel 1926 per colpire pesantemente gli avversari politici e chiunque esprimesse anche le piu' innocue critiche al regime e a Mussolini.

Formato e presieduto da fascisti fanatici e devoti, agi' fuori da ogni elementare legalita' e neutralita' e fu presieduto anche da "giudici" che non solo non erano laureati in legge, ma non possedevano nessuna pratica giuridica.

Fu un terribile strumento di vendetta nelle mani del regime e funziono' come una "ceka" real fascista, per sterminare gli antifascisti e gli oppositori.

Nella squallida aula del tribunale speciale, la famigerata aula 4, ogni giorno, per 17 anni, contro il servile e osannante conformismo, si levo' dinanzi e contro i giudici, la parola vibrante e fiera dell'antifascismo, che e' storia di dolori e di tragedie umane, di famiglie perseguitate, colpite disperse arrestate per difendere in faccia ai carnefici fascisti una fede coraggiosamente custodita e proclamata, anche a rischio della propria vita e il grido di "EVVIVA!" alla propria fede politica, gettato in faccia a dei giudici carnefici, dava luogo - seduta stante - ad un nuovo procedimento, con l'aggiunta di nuove pene a quelle gia' irrorate. E ci fu anche, chi non si fece spaventare da una seconda condanna e gli imputati continuarono a beffarsi della farsa della "giustizia" delle camice nere e i giudici per sfuggire al ridicolo di un terzo procedimento fingevano di non sentire le accuse lanciate contro il fascismo e le grida "sediziose" e "ciniche" con le quali gli imputati riaffermavano la loro fede politica e i giudici uscivano dall'aula del loro tribunale moralmente sconfitti dal valore e dal coraggio degli antifascisti in catene ma liberi, e si arrivo' perfino a prevedere la figura di un carabiniere incaricato di tappare, immediatamente dopo che il giudice aveva finito di leggere la sentenza, la bocca dei condannati per impedirgli di "offendere" il duce e il fascismo.

L'aula era chiusa al pubblico solo raramente venivano ammessi i giornalisti. Il dibattimento si svolgeva nel massimo segreto per non dare pubblicita' e voce alla verita' dell'opposizione antifascista. Processi rapidi e grotteschi che duravano poche ore e che, oltre alle condanne, al carcere, finivano con pesanti multe in denaro e con la confisca dei beni personali.

Furono migliaia i cittadini condannati dal tribunale speciale, a testimoniare quanto e come l'antifascismo fosse radicato nella coscienza della parte migliore degli italiani. Furono sottoposti al tribunale speciale anarchici, comunisti, repubblicani, giellisti, socialisti, uomini e donne, giovani e vecchi, del nord e del sud, che in tempo di barbarie liberticida seppero tenere alta fede nella liberta' e dobbiamo all'abnegazione e al sacrificio di questi uomini, che senza speranze di ricompense ne' l'attesa di un plauso o di un riconoscimento, non piegarono la schiena e, impavidi continuarono la lotta per abbattere la tirannia e restituire l'Italia e gli italiani alla liberta' e alla civilta'.

(brano citato dal libro IL TRIBUNALE SPECIALE FASCISTA - edizioni GALZERANO) (FINE DELLA OMISSIONE)

... di rientrare nel dibattimento e di ricollegarmi ai reati per cui voi oggi ci imputate.

Probabilmente questo stato non ha ancora istituito la figura del carabiniere che tappa la bocca ai processati. Ma fa molto di piu', mi domando se e' un caso oppure e' stato voluto il fatto di arrivare alla sentenza di questo processo proprio di sabato sera proprio quando il tribunale e' semi deserto, probabilmente non si vuol far sapere o sentire a nessuno, oppure avete paura della reazione perche' ci state ingiustamente condannando. Esiste una generazione di uomini e donne libere cresciuta dentro la realta' dell'opposizione sociale dei centri sociali occupati e autogestiti che quella mattina non ha voluto piegare la schiena al dictak per cui o si accettava incondizionatamente e senza proferir parola la legge del piu' forte oppure nuclei speciali dei gis dei carabinieri e dei nox della polizia sarebbero intervenuti con esplosivi e con metodi che ben conosciamo a liberare e quindi a sgomberare l'area del centro sociale Leoncavallo. Questo lo diciamo non perche' abbiamo interpellato qualche mago o cartomante ma perche' le dichiarazioni di quei giorni, da parte della questura di Milano e non solo andavano in quella direzione, e bastava scorrere i giornali per leggervi che il piano che era stato istituito, sarebbe stato in ogni caso efficace ed avrebbe portato ad uno spargimento di sangue; spargimento che noi sicuramente non cerchiamo perche' di sangue e di martiri e' fatta la nostra storia.

Lei conosce Fausto e Iaio, due giovani del centro sociale che nel 18 marzo del 1978 sono stati barbaramente uccisi proprio davanti al centro sociale Leoncavallo perche' stavano lavorando su un dossier che vedeva connessi tra loro: apparati dello Stato, fascisti e spacciatori di eroina.

Chi ha ammazzato Fausto e Iaio? Finora sicuramente nessun tribunale di questo stato c'e' l'ha ancora detto. Eppure noi lo sappiamo, ma non chiediamo giustizia, chiediamo la verita' per Fausto e Iaio. Cosi' come la chiediamo per i morti di Bologna, per i morti di Piazza Fontana, per i morti innocenti per cui troppo sangue e' stato versato. La nostra storia e' storia lunga e non puo' essere sicuramente ricomposta o riscritta dentro le aule di un tribunale, non vi abbiamo delegato questo ruolo e voi non potete pretendere in questo processo di ricostruire la storia della giornata del 20 di Gennaio, la nostra storia.

La verita' e' in seno al popolo. Mia madre che e' una donna coraggiosa oltre a dirmi di non aver mai paura. soprattutto quando si e' dalla parte della ragione e dalla parte del popolo mi ha insegnato che giornali e telegiornali non dicono la verita'. mi ha insegnato a non credere nei media, ed e' proprio per questo che cercheremo, come Centro Sociale, di fare un libro su quello che e' questo processo e su quello che succede nelle aule del Tribunale di Milano. mi ha sempre detto la spesa falla al mercato perche' li' c'e' chi sa quanto e' importante risparmiare cento lire sulla verdura perche' i salari dei lavoratori sono quelli veri, basta leggere i giornali di oggi e c'e' scritto che il 38% delle famiglie italiane sono degli acrobati perche' vivono con pochi milioni al mese, neanche un milione di media.

Io, andando al mercato, non solo ho imparato a risparmiare ma anche ad ascoltare le voci del volgo che dicevano che ad ammazzare gli innocenti erano stati i padroni e i fascisti e che loro mettevano le bombe sui treni. Che Andreotti era un mafioso. Si diceva anche, tra una verza e l'altra, che il comunismo non sarebbe mai andato al governo perche' gli americani non lo avrebbero mai acconsentito. Si diceva che la mafia, i massoni e lo stato erano la stessa cosa.

La P2, la Gladio, i politici mafiosi i socialisti ladri e non solo loro, giudici che aggiustavano i processi ai mafiosi e i poliziotti che sparavano agli zingarelli e ai neri, cosi' come Muccioli faceva fuori gli indomiti giovani, basta scorrere qualsiasi giornali in questi giorni per scoprire che e' ancora cronaca cio' che gia' 20 anni fa il popolo sapeva.

La nostra storia e' scritta nelle lotte che hanno visto i contadini ammazzati da poliziotti perche' lottavamo per le terre, lavoratori anarchici impiccati a Chicago perche' chiedevamo la riduzione dell'orario a parita' di salario, compagni e compagne ammazzati nelle piazze, perche' chiedevamo il diritto all'aborto, al divorzio, alla casa, al lavoro, compagni e proletari torturati e ammazzati dentro i carceri perche' oppositori di questo stato. La nostra storia e' la storia di quindicimila processi, di quattromila detenuti politici e un'intera generazione distrutta, carcerata e repressa negli anni settanta. Entro nei fatti. Migliaia di gruppi musicali, centinaia di scuole di musica popolare e di teatro, laboratori di formazione lavorativa industriale e artigianale.

PRETORE: io voglio parlare del 20 Gennaio.

RICCARDO: Sto parlando del 20 Gennaio.

PRETORE: Questo no, non il 20 Gennaio.

RICCARDO: Ma il 20 Gennaio c'erano attori, registri, musicisti. Non solo underground che rimane fine a se stesso e' la parte migliore della cultura italiana, la seconda persona dopo Vittorio de Sica, designata all'oscar e' Gabriele Salvatores il quale ha cominciato a far teatro proprio all'interno del Centro Sociale Leoncavallo di Via Leoncavallo 22, 17 anni fa e insieme a lui Paolo Rossi, Dario Fo Franca Rame, solo per citarne alcuni di quelli che ogni giorno, con ben altri scopi di quelli di una cultura non a fine di lucro, i mass media propinano dai loro teleschermi.

La nostra storia e' intrisa di solidarieta' internazionale con tutti i popoli sfruttati, repressi, abbiamo fatto dibattiti con i rappresentanti del popolo palestinese.

PRETORE: Il 20 Gennaio li avete fatti?

RICCARDO: Anche il 20 Gennaio c'erano. per esempio, lavoratori palestinesi, c'erano immigrati insieme a noi il 20 Gennaio Signor Giudice.

PRETORE: Non credo che sia rilevante ai fini della...

RICCARDO: E' importante dire da chi era composta quella gente che stava la' davanti, gente che lavora, che si e' presa i permessi dal lavoro, gente che' e' venuta li' appositamente per difendere quello spazio, perche' sulla nostra storia non si passasse con le ruspe. E perche', come diceva qualcuno, almeno non si arrivasse ad un pareggio. Credo che noi abbiamo vinto comunque.

(OMISSIONE DEL TRIBUNALE)

in lotta, siamo stati promotori di campagne che hanno mandato in Palestina unita' mobili di pronto soccorso, abbiamo appoggiato la lotta del popolo curdo e quella del popolo zapatista, tanto da aver avuto, come riconoscimento internazionale, la possibilita' di essere gli unici in Italia, manco il Ministro degli Esteri, a ospitare in un pubblico dibattito Avedagno, candidato alle elezioni, di governatore del Messico (FINE OMISSIONE DAL TRIBUNALE).

La nostra storia e' storia di immigrati, come immigrati siamo tutti noi costretti attraverso la mobiita' a spostarci di citta' in citta' per aver garantito un posto di lavoro e cosi' quelli oltre oceano sono costretti a spostarsi di paese in paese per aver garantiti i piu' elementari diritti politici ma anche per aver garantito pane e lavoro, come pane e lavoro chiedevano i nostri padri e allora ci domandiamo se qualcosa e' cambiato da quel 1926...

PRETORE: Basta non le consento di andare avanti. No ha gia' detto che entrava nei fatti prima, non le consento di continuare.

(OMESSO)

a cui facevo riferimento prima nella citazione, e se e' cambiato qualcosa perche' a tutt'oggi vediamo imputati degli stessi reati di cui i nostri padri hanno dovuto rispondere ai tribunali fascisti noi siamo quella parte della societa' che dice che nulla e' cambiato a parte il fatto che adesso i giudici sono laureati,. Ci sono uomini e donne libere che vivono a tutt'oggi in esilio da questo paese come in esilio e' stato Sandro Pertini perche' antifascista, tre volte rinchiuso nelle patrie e due volte evaso. Ci sono uomini e donne dimenticati dentro i carceri dello stato, come venivano dimenticati i comunisti dentro la dittatura fascista.

C'e una sorta di vendetta, una vendetta democratika che viene inflitta a chi non si omologa a chi a Pippo Baudo preferisce guardare all'interno del Centro Sociale "Gia' vola il fiore magro" un film censurato per 35 anni dallo stato belga per i contenuti veri della pellicola, dove protagonisti erano i lavoratori emigranti e le loro condizioni di vita e miseria in quel Belgio.

C'e chi preferisce lottare contro la banda dell'atomo davanti ai cancelli di Montato di Castro e Trino Vercellese affinche' i Chernobyl in nessun luogo della terra si ripetessero una battaglia dura e lunga ma che abbiamo vinto, come parte sana del paese, un parte che ha saputo dare attraverso i blocchi dei cancelli che voi chiamate illegali, attraverso infine il referendum la moratoria per il nucleare civile in Italia e l'80% del paese si e' espresso dalla parte di chi illegalmente bloccava i lavori della costruenda base di Montalto di Castro. A volte servono dei gesti illegali per affermare il diritto ad una vita decente e grazie al fucile dei partigiani e al sangue fatto scorre dei boia fascisti che si era conquistata la liberta' che oggi rimane come mero ricordo. (FINE OMISSIONE)

RICCARDO: Il 20 Gennaio non e' successo niente entro nei fatti...

PRETORE: Le dichiarazioni devono servire perche' il Giudice ritirandosi in Camera di Consiglio possa avere una visione sul fatto da giudicare e non sulla storia del Leoncavallo.

RICCARDO: Ma e' la storia del Leoncavallo che e' stata cancellata quella mattina.

PRETORE: La storia del Leoncavallo e' gia' stata narrata e' gia' parzialmente...

RICCARDO: Da chi, dai verbali della Digos?

PRETORE: I verbali della Digos io non li ho. Io ho qui le dichiarazioni degli avvocati, ho qui le dichiarazioni dell'imputato collegato Daniele Y.

RICCARDO: Avra' valore l'Imputato dentro i vostri processi? O deve essere imputato solo per quello che grida? Ci sara' un motivo per cui grida.

PRETORE: Deve parlare solo sul fatto di cui e' Imputato in quel giorno.

IMPUTATO: Quindi se eravamo sgomberati e stavamo zitti e muti non venivamo Imputati.

PRETORE: Io questo non l'ho detto. Io dico, se lei ha da dire qualcosa sui fatti del 20 Gennaio e non sui fatti riguardanti la storia del Leoncavallo me li puo' dire, altrimenti non le posso dare la parola.

RICCARDO: Il 20 Gennaio ( ho tagliato un bel po') non e' successo niente era tutto concordato signor Giudice a volte servono questi gesti per non far scorrere sangue innocente e io mi meraviglio che nonostante un patto, anzi, un'intesa col Capo della Polizia, col capo della Digos milanese con le forze politiche si era arrivato a quello sgombero del centro sociale, d'altronde tutti lo sapevano tanto e' vero che quella mattina oltre a noi c'erano troupe televisive, dirette radiofoniche, giornalisti d'assalto peggio dei nox, fotografi cine operatori, insomma erano piu' loro che noi. Dicevo che mi meraviglio di dover oggi affrontare un processo perche' quella mattina sono stato ai patti, io. E i patti erano ben chiari appuntamento per lo sgombero: primo atto ore sette chiusura del cancello ad operai dei militanti del centro. ore sette e trenta il direttore di scena Dott. Finolli capo della Digos ci veniva a chiedere se era tutto pronto per lo sgombero, Cosi' e' stato, gli abbiamo detto che ancora non eravamo pronti, molti compagni erano stati fermati fuori dal cerchio di isolamento che il quartiere Casoretto ha subito in quella giornata. Ore sette e quarantacinque una squadretta con a capo il Dott. Scarpis che comandava l'operazione si avvicina ai compagni che manifestavano incordonati davanti al cancello e prelevano il primo di noi sotto tiro. Dopo di che tutta la squadra comincia uno per volta a trascinarci via dal presidio. L'unica arma in nostro possesso erano le parole, che oggi riscopriamo piu' taglienti di bastoni o molotov tanto e' vero che ci state processando per le nostre grida. Ci sono parole che pesano come montagne. Questo e' uno di quei casi. Il patto prevedeva che quando tutti i militanti erano stati tolti dal presidio alle ore 10.00 ad una delle mamme del Leoncavallo veniva consegnata la chiave di Via Salomone, Alle dieci e' stata consegnata la chiave. Dopo di che un compagno ci veniva ad avvisare che l'operazione sgombero chiavi alla mano era avvenuta e si poteva quindi procedere alla fase tre. La fase tre prevedeva che venisse svolto un corteo da Via Leoncavallo verso Via Salomone. Abbiamo chiesto ai responsabili delle forze dell'ordine di allentare il cerchio attorno al quartiere, di far avvicinare i simpatizzanti fermati ai margini di questo per poter dar vita al corteo che ci portava nella nuova sede. Cosi' e' stato. In piazza Sire Raul un giovane, voi dite "SI E' FATTO MALE", noi diciamo e' stato manganellato da un celerino per cui abbiamo dovuto far intervenire l'ambulanza per farlo portare all'ospedale. Arrivati in Via Salomone ci raccontate la storiella del fascista picchiato per dipingerci da movimento violento, sedizioso e disordinato. Noi vi raccontiamo un'altra di storiella, quella che arrivati in Via Salomone dai lotti popolari oltre 400 famiglie che vivono il dramma di un quartiere dove l'eroina ha ammazzato l'80% delle nuove generazioni degli anni 70, non soltanto ci chiamavano dalle finestre urlando Leoncavallo ma ci applaudivano come se fosse arrivata la speranza alla Trecca, dove l'unico monumento a 100 metri di distanza da 400 abitazioni popolari e' un inceneritore funzionante e dove ci piacerebbe finissero gli architetti che hanno progettato simile mostruosita'. C'e' qualcosa che non funziona, c'e' qualcuno che attraverso il Leoncavallo vuole diventare l'accusatore del Leoncavallo, vuole farsi strada dentro la magistratura milanese e usa il Leoncavallo come cavallo di battaglia, insomma di fronte al ribaltone, cioe' siamo di fronte a colui che sta mandando mille compagni sotto processo ovvero sia un'intera generazione. Sarebbe penoso se dovessimo assistere proprio a Milano, medaglia d'oro alla resistenza alla prima delle repliche del tribunale speciale fascista. Sono romano, permettetemi di finire con una frase di un personaggio della cultura popolare, il quale veniva bastonato e messo all'agogna per le verita' popolari che diceva: (Rugantino): "me ne hanno date ma quante gliene ho dette."