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28 GENNAIO '95 Dichiarazioni spontanee degli imputati: ENZO PRETORE: J. Vincenzo (49 anni). Deve esporre i fatti del 20 Gennaio, solo quelli. ENZO: I fatti sono un'accusa di grida sediziose che prevede il nostro punto di vista e per questo noi siamo qui. Io rivendico questo diritto altrimenti lo vado a fare fuori se non lo posso fare qua. Quando io vado a spiegare la natura e le origini di quelle grida che qualcuno chiama sediziose, io sono nel pieno merito dell'accusa quindi sono nel pieno merito di quei fatti di cui ci si vuole occupare, anche se per questo io devo ripercorrere 30 anni prima, quindi sono perfettamente pertinente quando mi allungo in un'analisi che non puo' essere inclusa in una definizione, che tra l'altro non e' stata ancora definita, quindi o definiamo prima qual e' quella inerente, cioe' cio che e' inerente, qual e' il merito, o altrimenti ho veramente il diritto di leggere tutto fino in fondo questa mia dichiarazione. Allora la museruola, la censura? PRETORE: Noi non siamo in grado di documentarci, gli Avvocati ci hanno documentato, sul termine sedizione e sediziosita' gli Avvocati sono stati... ENZO: No, non sono stati completi altrimenti non si vedrebbe il senso della necessita' della nostra dichiarazione, noi non siamo qui per fare folclore, noi siamo qui per portare la nostra visione che e' specifica al di la' di quella dei nostri rispettabilissimi Avvocati difensori che, tra l'altro ci sono stati imposti d'ufficio, per altro non sono neanche quelli nominati. Per cui riconosco benissimo questa e' una parte fondamentale per quello che noi abbiamo accettato e siamo qua per questo, ma non basta altrimenti vuol dire che noi non avremmo nessun senso ad essere qui a fare una dichiarazione, allora lo si dica prima, non vedo il senso di chiamarci a fare eventuali dichiarazioni se queste gia' in partenza non hanno un nesso, o non hanno un senso. Allora io invece dico che queste hanno un nesso, hanno un senso e siamo qui per questo. Io credo che si perderebbe meno tempo e si sarebbe piu' efficienti se si lasciasse andare fino in fondo la cosa, eventualmente con critiche e eventualmente con parti che si possono cancellare dopo. PRETORE: Dopo io non intendo cancellare delle parti, intendo che queste cose vengano fatte prima, e' inutile star qui a perder tempo, siamo soltanto al numero cinque ne restano altri 13, scusate un momento di silenzio, se 13 persone devono fare la storia di 30 anni d'Italia allora aggiorniamo direttamente il processo al giorno 3 Febbraio. ENZO: Si sta ricostruendo la storia di quel 20 Gennaio. PRETORE: Rimaniamo fissi al 20 Gennaio. Rimaniamo ai fatti, solo ai fatti che riguardano il 20 Gennaio. ENZO: Certo riguardano il 20 Gennaio, pero' voglio dire, se noi come lei stessa ha potuto dire siamo liberi venendo qua, non di venire qua, venendo qua, siamo liberi, questo prevede una dichiarazione. Questa dichiarazione se e' nel merito e' ovvio che come Imputati, come rappresentanti di Centri Sociali in seconda istanza, e come rappresentanti di Centri Sociali presenti a quei fatti abbiamo un qualcosa da dire che evidentemente e' l'intera struttura di questa vicenda. PRETORE: Su quei fatti, solo su quei fatti. ENZO: Allora mi scuso per essermi dilungato, comunque era dire che questo e' attinente, perfettamente attinente, eventualmente si puo' verificare. L'impostazione dell'accusa come traspare dal PM e da alcuni Testi dell'accusa, tende ad attribuire a 72 imputati un carattere di sediziosita', che per quanto faccia non riesce a nascondere grosse contraddizioni. Essa, l'accusa, pretende di provare la sediziosita' in ripetuti tentativi da parte degli Imputati di sfondare con violenza i cordoni delle Forze dell'Ordine durante il trasloco del Centro Sociale Leoncavallo dalla sua sede storica a Via Salomone, al fine di poter rientrare in questa, nonostante appaia, ormai evidente a tutti, Testi d'accusa compresi, che il Centro Sociale Leoncavallo aveva accettato il trasferimento e a questo scopo aveva quella mattina deciso di attuare un presidio fuori dal Centro Sociale medesimo, per rendere evidente che non di trasloco si trattasse ma di vero e proprio sgombero, se pur attuato con tecniche americane. L'effetto e' grottesco. Secondo questa accusa il Leoncavallo sarebbe cosi' stupido, proprio materialmente stupido perche' di stupidita' si tratta, da far si che una trentina di frequentatori si presentino alle 6.00-7.00 di mattina, io ero uno di quelli tra l'altro, una freddissima mattina di fine Gennaio davanti alla loro sede storica non dentro ma davanti, ad affrontare circa 700-800 tra Vigili, Poliziotti, Carabinieri in assetto da combattimento. E dopo essere stati "pacificamente" isolati dal quartiere, dal resto del quartiere e traslocati nell'area del distributore di benzina distante circa una cinquantina di metri dal loro Centro decidono di sfondare con violenza i cordoni delle armate delle Forze dell'Ordine per rientrare al Leo. Quale necessita' avrebbe spinto gli antagonisti del Leo ad accettare di uscire dalla vecchia sede per poi una volta fuori assaltare i cordoni delle Forze dell'Ordine per rientrare il Centro Sociale dopo che davanti al suo portone si erano schierati questi 100 Poliziotti in assetto da combattimento, non sarebbe loro semplicemente bastato non uscirne? Cioe' e' la struttura proprio razionale di questo modo di procedere che e' assolutamente difficile da capire. Soltanto un'accusa che parte da una premessa di una stupidita' che puo' sostenerla. E' sinceramente difficile immaginare un comportamento cosi' stupido. Inoltre il portone di ferro diventa rinforzato per impedire l'ingresso alle Forze dell'Ordine chiaramente. A parte il fatto che era rinforzato da mesi, perche' pericolante, di ferro. ??? Ogni giorno centinaia di persone passavano attraverso questo portone rischiando che gli crollasse addosso. Questo sfugge completamente alle logiche della ricostruzione dei fatti. A raccontarle e' uno che chiama le "birre scolate" "molotov scariche", se le trova nelle cantine del Leo. Cosi' come a 15 gradi sotto zero le sciarpe e i cappelli degli "antagonisti" diventano travisamento. Qualcuno che e' riuscito a prendere persino a schiaffi in queste stesse aule uno dei suoi colleghi, che con lui non condividono la propria visione del mondo. Il tentativo di attribuire ai medesimi antagonisti anche il blocco stradale che questa volta non ha funzionato, sara' per la prossima. C'e' tanto di ordinanza del Sindaco che prova a sufficienza chi ha bloccato i quartieri in quell'occasione. Poi le grida sediziose: nessun Poliziotto ha ricordato gli innumerevoli slogan che gridano lo scandalo di una normalita' che pratica puramente e semplicemente lo sterminio di massa. Se non si vuol considerare come fatti naturali le migliaia di morti sul lavoro (3.000 ogni anno) o sulle strade (piu' di 8.000 ogni anno, dove basterebbe un treno per risparmiare 100 camion), per disperazione mancano i dati nazionali ufficiali, ma nella cerchia delle mie conoscenze ce ne sono cinque in tre mesi, suicidi perche' disoccupati, non sapevano che senso dare a questa vita, troppo deboli o confusi o isolati per lottare. Nessun funzionario ricorda gli slogan, come 20 metri quadri 600 mila lire, e' questo il terrorismo da colpire no, tutti hanno ricordato in aula "la disoccupazione vi ha dato un bel mestiere, mestiere di merda carabiniere - oppure - Polizia bastarda Polizia assassina", con un'aria quasi ammiccante di scandalo posticcio. E' proprio vero che la lingua batte dove il dente duole. Loro stessi sanno benissimo che almeno otto su dieci hanno scelto quel mestiere perche' era l'unico sbocco alla loro miserie endemica e senza futuro. O si vuol forse far finta di dimenticare che anni di impunita' garantita hanno prodotto una normalita' orrenda dove la morte veniva comminata direttamente sul posto, senza nemmeno un processo? Vogliamo allora insieme ricordare come sono morti Giorgiana Masi, Giuseppe Pinelli, Giannino Zibecchi, Varalli. Amoroso, Boschi, Serantini, Walter Greco, Luca Rossi, o forse uno chiunque di quegli innumerevoli figli innocenti che hanno incontrato la morte, neanche da eroe o da martiri, ma una morte anonima perche' fuggivano a 13 anni ad un Alt, perche' avevano rubato un motorino. Be ci si puo' trovare a 13 anni a dover rubare per vivere in un sistema, appunto, come questa normalita' definisce. Questi colpi partiti per sbaglio! Stiamo parlando della grida sediziosa: "Polizia bastarda, Polizia assassina", questo lo voglio sottolineare. Quanti colpi partiti per sbaglio! Agli assassini e' stato dato il posto in banca la promozione e si criminalizza chi questo non solo non lo scorda, ma lo urla con quanta voce ha in gola. La mamma di quel figlio! O vogliamo forse rinfrescarci la memoria su chi e' stato scoperto ad essere sistematicamente implicato, invischiato nelle ormai innumerevoli stragi che hanno portato alla morte un'intera nazione, da Gladiol alla Uno bianca, da Ustica alle varie piazze e stazioni dei treni e' di questa mattina la notizia di un commissario della Polizia, implicato in furti di eroina, di sostanze sequestrate. Comunque voglio dire che questi sono i "segreti di Pulcinella", che tutti sanno, il problema e' che non bisogna dirlo, ma le orecchie delicate non sopportano le grida, cioe' sopportano tutto questo, ma non le grida; sediziose le chiamano e vogliono che si rispetti al quiete e l'ordine: "morti si, ma senza chiasso, per favore!". A quando la museruola per i sediziosi recalcitranti? Gli stessi testi dell'accusa, il Dott. Pensa, insieme ai suoi colleghi Dott. Collu e Baffi, dell'ufficio politico della questura di Milano, su esplicita richiesta del PM Dott. Roya, non hanno esitato ad ammettere con spudorato candore che si sono visti costretti a denunciare 72 "antagonisti" poiche' nell'impossibilita' pratica, bonta' loro, di denunciare tutti gli altri 300 intervenuti al presidio, in quell'occasione e che i 72 erano gia' conosciuti e schedati (dapprima), per la loro "vivacita'". Il che sarebbe a dire, tradotto in altri termini, che la denuncia e' una denuncia fatta a a tavolino da tempo e, che attraverso il solerte lavoro dei visualizzatori della questura si prende di mira chiunque si faccia notare per le supposizioni di "antagonismo" ( a chi e a che cosa) e che avendolo potuto, avrebbero denunciato tutti i manifestanti e che non bisogna disperare di poterlo fare in futuro. Quando la schedatura di massa si sara' ben sviluppata, alla faccia del sistema democratico dell'alternanza, qui l'opposizione si criminalizza e la si sbatte in galera, se si puo'. A questo proposito il Generale Pinochet di buona memoria puo' ancora insegnare parecchio. Che dire? Sembra impossibile sfuggire alle schedature, per buona parte dei poteri forti le schede della P.2. In quest'aula si e' parlato della necessita' di ricostruire l'ambiente per meglio conoscere la verita'. Perfetto! A questo dovra' servire questo personale contributo.. Il Leoncavallo e' un luogo dove si rende visibile quella parte della societa' che normalmente vive nella penombra se non nella piu' completa oscurita'. Mentre sulla scena sfilano le vedette ufficiali, insieme alle loro farse di plastica, alle loro cortiti dei miracoli, tutti intenti all'opera di rendere eterna e immutabile questa gigantesca fabbrica di rifiuti di lusso, che cresce sulla testa di orde di morti di fame, dove tra le tante liberta' c'e' quella di andare a piedi, se non si hanno i soldi per il tram, o di saltare dal terzo piano se dopo una vita di lavoro ci si ritrova sulla strada, perche' nella casa dove si era vissuto da infinite generazioni, ora, a detta di Formentini, si presenta un'ottima opportunita', per chi sa coglierla, di un bel business di mezzo miliardo. Morti di fame si, ma e' vietato disturbare il manovratore; ecco che, invece, al Leoncavallo i morti di fame riaffiorano. Riaffiorano i giovani senza affetti, senza futuro e senza soldi, gli adulti disoccupati, i vecchi spremuti abbandonati, le madri a cui il passato e il futuro sono stati strappati, i figli uccisi, ritornano a galla gli operai nazionali, immigrati, che qualcuno ha dichiarato esuberanti, limitandosi a cancellarli con un tratto di penna; gli impiegati che non fanno carriera, i contadini analfabeti e senza terra che si pensavano una specie estinta, i tenori che alla prima steccano il do di petto. Essi pur falliti, pur morti di fame al Leoncavallo tornano vivi, non ci sono solo loro, ma loro ci trovano il loro posto. Il Leo e' anche una loro creatura, esso conosce come ingiusto l'essere dichiarati morti per aver sbagliato un solo do di petto o per aver avuto la tremenda sventura di essere nati dalla madre sbagliata. Il Leo si oppone alle politiche di speculazione e devastazione socio ambientale operata da quei poteri "forti" per cui buttar fuori di casa una vecchio malato in pieno inverno rappresenta una buona opportunita' da bere tutta d'un fiato. E contro quei poteri organizzano opposizioni di fatto che non sono parole, quelli del Leo, che l'ufficio politico della questura chiama antagonisti, quelli che devono adattarsi alle rovine, riescono a combattere e vincere una battaglia contro l'eroina, battaglia che costera' loro due martiri, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci e praticano metodi che riescono a vincere la disgregazione, l'alienazione che ognuno vi porta quando vi arriva, il Leo permette in un mondo di marcio o crepa, di sbagliare un do di petto e di continuare a vivere. Grande e immenso Leo. Il Leo e' antagonista perche' produce vita contro un sistema che produce morte, per questo cresce e si moltiplica ed e' inarrestabile e per questo e' la virulenza dell'accusa. Ecco spiegate le ansie di certi poteri forti che sulla marcia crepa ingrassano tranquillamente, senza dubbio, e verso cui il Leo e' antagonista. Ecco quindi la necessita' di cancellare il Leo, far ritornare nell'invisibile quell'umanita' viva, ma stracciona, che con il suo semplice apparire disturba la festa di vari divi fuori serie, con ville e "pom pom girl" di contorno. Necessita' resa ancora piu' urgente dal fatto che questa umanita' stracciona non solo non si preoccupa minimamente di nascondere i suoi stracci ma ha addirittura l'impudenza di gridare ai quattro venti i misteri di Pulcinella che nessuno puo' dire e, cosa ancor piu' grave, lavora con energia per superare questa miseria, riuscendo a indicare cause e rimedi e dato che i misteri buffi che affliggono il Leo non sono solo del Leo, ecco spiegata sia la sua pericolosita' sociale che la necessita' di farla finita, ma anche la difficolta' di farla finita per certi poteri forti, ovviamente. Se questa e' la materia che costituisce il Leo, ovvio che qualcuno cerchi la sua distruzione, qualcuno, pero' che ricordandosi del fallimento del primo tentativo, ad Agosto dell'89, ricerca i mezzi piu' sottili, per quanto possano essere sottili, i mezzi di un macellaio, per raggiungere un suo scopo; ed ecco, quindi, un piano astuto di smantellare il Leo in due tempi. In un prima tempo si sradicava il Leo dal suo ambiente storico-urbanistico con vaghe promesse mai mantenute, si otteneva di traslocarlo in Via Salomone, squallido girone infernale, tipico prodotto delle logiche di una Milano tutta da bere, stretta tra un brucia rifiuti, un'aula bunker e un sordido quartiere dove l'unica via d'uscita non puo' che essere l'eroina, se non il suicidio. In un secondo tempo avrebbe seguito, si sperava una smantellamento morbido, senza troppi patemi, piu' tranquillo. Un soggetto sociale si disgrega meglio se deportato preventivamente, come ben sanno i "terroni" che dicono: "ok" perche' se dicessero: "va bene" farebbero la figura dei cretini date le loro condizioni oggettive. Le ruspe, ansiose si irrompere per demolire l'intero Leoncavallo e non tanto le opere cosiddette abusive o pericolanti prodotte dalle ruspe stesse; loro stesse essendo abusive e producendo strutture pericolanti, demolivano in tutta fretta per evitare i tempestivi ripensamenti, cogliendo l'ora preliminare per poter proseguire indisturbati, a cogliere le infinite opportunita' che una Milano tutta da bere offre ai piu' svelti di Milano. Dicono molto su coloro che hanno tanta sete da bersi l'intera Milano. I vigili che bloccano l'intero quartiere preventivamente aggiungono elementi le migliaia e migliaia di uomini super-armati impegnati in questa lunga e disastrosa campagna. Le migliaia di ore di lavoro straordinarie pagate loro, con i soldi di quei proletari sfruttati e resi invisibili, perche' non sia evidente che i soldi dati agli armigeri, sono sottratti ai fondi pensione, alla sanita' sociale ai risparmi di anni e anni di duro lavoro di un intera nazione che se li vede sottrarre con un'operazione, che ben si potrebbe descrivere come una rapina a mano armata. Aggiungono tanti altri elementi da rendere pressoche' completa la scheda, gia' che siamo in tema di schedatura; ossia, il ritratto di chi tira i fili di questo gioco grottesco. Anche i vari onnipresenti comitati di quartiere, sapientemente manovrati in funzione di appoggio, vere teste di legno, guarda caso la polizia non c'e' quando quattro cittadini "fantozziani" bloccano gli accessi al Leo, non importa dove vada, che e' come un invito a farsi giustizia da se, cosa eccellente per poter, poi, costruire l'immagine dell'autonomo pazzo e violento e farne pagare le spese ai quattro capi espiatori. E se uno di questi rappresentanti di quartiere, come se il Leo non fosse del quartiere, che si rivolge con le sue attenzioni, apostrofandoli: "teppisti, maleducati, tutti al muro, tutti in galera, eccetera"; alle donne no, perche' sa come', le donne! Cosi' grottescamente abbruttite da non rendersi conto che anche al Leo ci sono le donne. Visione strabica, strabica e miope, quella che crede di poter incriminare 72 imputati non potendo incriminare tutti i 300 presenti. Cosa diranno quando scopriranno che ogni anno al Leo passano piu' di mezzo milione di antagonisti che soffrono esattamente degli problemi e che li' trovano le stesse risposte? E cosa diranno quando scopriranno che quei problemi non li vivono solo quelli che passano al Leo, ma un po' tutti, a ben vedere. Se si accettano quei pochi burattinai e chi e' rimasto impigliato nei loro fili, ((si accetta)) la visione miope che riflette la grettezza dei progetti sulla citta' per cui il Leo e', a scelta, un'opportunita' miliardaria oppure un intralcio. E uguale sara' il suo destino, il fallimento. Il Leo non e' quindi un'insieme di muri variamente diroccati. come le vicende succedute a via Salomone dovrebbero aver ampiamente dimostrato, ma un vasto e complesso fenomeno socio-politico e come tale va trattato. Quand'anche si dovesse disporre di poteri forti, il potere o si dissipa nella misura in cui si e' o no in grado di competere o penetrare una realta' troppo grande e complessa perche'' un qualunque potere forte la possa dominare una volta per tutte. Questo contributo spero sia servito a chiarire da chi fosse composto e cosa stesse facendo davanti alla vecchia sede del Leoncavallo in quella fredda mattina, lo sparuto drappello di antagonisti travisati. e si offre un contributo diverso rispetto ai poteri forti per comprendere quel fatto, come ben altri fatti che avranno il loro svolgimento secondo la natura che li costituisce e non secondo il comodo che ci si puo' aspettare dalla loro manipolazione. Quella mattina di Gennaio non c'erano soltanto qualche centinaio di giovani piu' o meno infreddoliti, ma un intero corpo sociale che viene censurato dagli spettacoli laccati della societa' opulenta e forte, che sembra avere idee molto chiare sulla realta' delle cose ma che non regge a verifica su come si debba gestire una citta', per esempio, quando si preferisca censurare i poveri invece di cercare le cause della poverta' per combatterla, disponendo le condizioni delle sviluppo e del benessere. Altrimenti detto, non si puo' perseguire a lungo una politica che toglie le pensioni e la salute dei cittadini pagando truppe con cui cercare di soffocare l'antagonismo. E' una politica fallimentare, meglio piuttosto togliere fondi alle armi dei guerrafondai per costruire una citta' piu' felice per tutti. Questo contributo vuole aiutarci nel tentativo che dovra' permetterci di prevedere quale probabile esito avra' un'accusa come quella di adunata e grida sediziose, se rivolta ad un gruppo di 72 giovani infreddoliti o se rivolta invece, ad una intera societa' sofferente, che ha bisogno dei centri sociali, come ha bisogno dell'aria che respira proprio perche' in essi trova una delle voci, una risposta affermativa ai propri bisogni veri. Esso ci permette altresi', di capire con piu' precisione il disegno di quell'accusa, sottende chi la formula, che la muove. Cosa pensare infatti, di un potere che accusa di adunata e grida sediziose, un'area politico-sociale, che lotta per affermare i suoi piu' elementari diritti, quale il diritto di esistere come individuo sociale, reale, in carne e ossa, con i propri bisogni di socialita', non mercificata, di affetti, di certezze nella sopravvivenza, che un meccanismo perverso, in mano a qualche potere forte, sta riducendo a letame? E' ovvio che in gioco non c'e' soltanto un'eventuale condanna o assoluzione, c'e' in gioco di piu', altrimenti i poteri forti non si sarebbero nemmeno scomodati. In questo processo e' possibile vedere i poteri forti che tremano, e non per il freddo, certo, e tanto piu' esso si accanira' e tanto piu' si vedra' questo potere forte tremare e mostrare la sua impotenza, il suo terrore e la sua debolezza. Cosa altrimenti pensare di un potere che pretende di imporre le sue aberranti logiche ad un'intera societa' che non chiede che di vivere? E chi durera' di piu' in uno scontro tra potere e societa', quando si saranno rivelate tra loro incompatibili? Di quei poteri forti gia' vediamo i contorcimenti, in un'estrema difesa ci vogliono far credere che tutto e' cambiato, hanno gia' perso la faccia, come si suol dire. Come potrebbe, infatti, avere la faccia pulita chi ha costruito il suo potere grazie alle stragi, innumerevoli di cui assolutamente mai e' stata resa giustizia e di cui gia' tutto sanno, anche se e' proibito sapere! Ora la novita': fare opposizione significa adunata e grida sediziose, ma solo se la fanno gli straccioni. Questi sono mezzi abbietti per poter pensare di durare ancora un po', mentre il numero degli straccioni affamati cresce di lavoro promessi a cambiare in meglio la situazione, ma, anzi, ogni caso blu in piu', ogni manganello in piu', ogni denuncia in piu', ogni processo in piu', con tutti i suoi altissimi costi, non solo non si avvicinera' di un millimetro alla soluzione, ma al contrario andra' a rinforzare l'esercito di straccioni che bisogna, assolutamente, far sparire. Non ci saranno mai carceri abbastanza grandi per nascondere la criminale idiozie di simili modi di risolvere i problemi. il burattinaio ha la faccia sporca e gia' vediamo le sue rughe trasformismi in crepe e, tra i suoi tanti nemici, il piu' grande altro non e' che la sua crudele idiozia. Questo processo altro non rivelera' che un'altra ruga, se pensiamo che gia' altri processi e, molti e dello stesso tenore, si stanno ammassando contro quei pochi giovani infreddoliti, capiremo che trema di paura e chi sta andando a pezzi. Non siamo noi che tremiamo, ma chi questo processo ha voluto, come gli altri uguale a questo che verranno, che pensa di imbrogliare un'intera societa' accusandola di grida sediziose quando grida: "La disoccupazione vi ha dato un bel mestiere, mestiere di merda carabiniere", invece di contribuire a risolvere la tragedia della disoccupazione magari attraverso una diversa e piu' equa e razionale ridistribuzione delle ricchezze, magari con adeguate politiche fiscali, una diversa politica delle aree dismesse verso l'associazionismo di base, invece di imporre armi alla mano, si potrebbe dire la mitizzazione di una legge fasulla che va sotto il nome di legge di mercato o liberismo che tanto assomiglia alla legge della giungla, invece di cercare un modo per dare dignita' sia agli uni che agli altri. E' chiaro che in questo caso c'e' una contraddizione lampante tra una legalita' che da una parte e' diventata strumento nelle mani di pochi, per trasformare tutto il vivibile in un lucroso affare da spartire con pochi intimi, che da una parte pensano di mettere la museruola e un'intera nazione che grida sediziosamente tutti gli altri tra cui i 72 antagonisti sediziosi. Non ci sentiamo soli quando ci opponiamo a questi poteri forti insieme alle loro logiche, quando la legge e' saggia essa regola i rapporti sociali, tra soggetti liberi; essa li regola non li istituisce ne li inventa ne, tanto meno, li forma o peggio, li deforma. Mille processi accumulati in cosi' breve tempo e con cosi' mal celato intento persecutorio, sviliscono il concetto stesso di legge, oltre la sua funzione. La legge deve dire con chiarezza alla societa' cio' che essa necessita per vivere e crescere in pace ossia, la societa' si da' con la legge uno strumento per poter vivere e crescere in armonia, essa deve dare la possibilita' di sintetizzare le divergenze secondo ragione intelligente, altrimenti e' ciarpame, aggiungiamo solo che sempre la societa' nuova ha dovuto farsi strada dal seno della vecchia e, che mai la cosa si presenta indolore, ma mai e' stata arrestata. Questo una legge saggia l'ha gia' capito. Grazie. |
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