28 GENNAIO '95
Dichiarazioni spontanee degli imputati: FRANCESCO

PRETORE: T. Francesco.

FRANCESCO (22 anni). Mi consenta, mi pare di aver capito che queste dichiarazioni spontanee devono riguardare il processo sostanzialmente e, quindi, penso io, anche la dinamica di questo processo. Di conseguenza pensavo che l'utilita' che potessero avere queste dichiarazioni spontanee stava da un lato eventualmente nel provare, poi si vedra', provare a fornire degli elementi di riflessione rispetto a questo processo e dall'altro lato, magari, degli elementi che permettessero maggiormente di capire quella che viene definito sedizioso e che io, personalmente, chiamo identita', cosi' come gia' qualcuno prima di me ha chiamato. Allora, io ho trovato un po' di roba qua e la' relativamente al processo.

"La consapevolezza dell'insufficienza della legge del diritto positivo dello stato a offrire certezza e garanzia ai diritti di liberta' fa si che, sotto il modello dello stato di diritto, oggi sia divenuta piu' evidente l'indipendenza di due valori che nella trasfigurazione illuministica della legge, sembravano identificarsi: la certezza e la giustizia. Vi sono studi, per esempio, rispetto alla separazione dei poteri tra giudiziario e politico, si e' rilevato come l'aumento dell'influenza politica della magistratura possa derivare dalla dinamica stessa della funzione giurisdizionale. Si e' infatti constatato, sempre piu' chiaramente, come la concezione secondo la quale il Giudice non fa che applicare al caso concreto una norma gia' posta in astratto, e' solo parzialmente esatta. Su un piano teorico, infatti, si dice che l'ordinamento e' completo, nel senso che le lacune in esso esistenti possono essere colmate mediante il ricorso ad analogia, ai principi generali o a una clausola generale di liceita' di tutto cio' che non sia specificamente vietato. Sul piano pratico si osserva come di fatto nel colmare tali lacune il Giudice goda spesso di un ampio margine di discrezionalita' tale da permettere alle sue convinzioni ideologiche e politiche di giocare un ruolo assai rilevante. Questo e' tanto piu' vero quanto piu' i testi costituzionali e legislativi danno rilievo a formule generiche coma la 'dignita' umana' o, piu' semplicemente, la 'buona fede' o il 'buon costume' o 'l'oggettivita' sediziosita''. Avviene, dunque, che nel dare un contenuto per i casi concreti a queste forme generali, il Giudice svolga una funzione non meramente ricognitiva, ma sostanzialmente creativa del diritto. Queste formule generali si moltiplicano quanto piu' la complessita' dei rapporti economico sociali e il loro rapido trasformarsi generano nel legislatore la convinzione dell'impossibilita' di cristallizzare un sistema di norme particolareggiate che non si rilevi, dopo poco tempo, incompleto e superato. Come e' ovvio la giurisprudenza nell'individuare le regole del gioco si fa giudicare da principi politico-giuridici, che essa ritiene dominanti e generalmente accettati, che costituiscono, cioe', una tipica espressione dell'establishment".
Enciclopedia Feltrinelli Fisher: Scienze politiche ( Stato e politica ) Nov. '70

"Il Processo, (il processo come potrebbe essere quello di oggi,) presuppone un accordo sostanziale fra quattro parti, anzi per l'esattezza fra tre parti sullo stesso piano o quasi, e una quarta a un livello inferiore. L'accusatore, il Giudice e il difensore non rappresentano, infatti, tra funzioni distinte, ma una sola funzione. Cio' che ciascuno di essi fa e' assolutamente secondario rispetto a cio' che fanno insieme, insieme essi rendono giustizia, sono soggetti di giustizia, nei confronti di un unico oggetto. L'oggetto e' l'Imputato, in questo caso io insieme ad altre 71 persone, l'oggetto e' l'imputato che assiste necessariamente al rito, perche' senza un Imputato che assiste necessariamente al rito, perche' senza un Imputato va da se', non c'e' processo. L'accusatore, il Giudice e il difensore rappresentano anche tre professioni. Nella divisione capitalistica del lavoro c'e' chi fa di mestiere l'accusatore, chi il giudice e chi l'avvocato, per questo vengono anche pagati, ricevono del denaro da parte dello stato i primi due, da parte dell'imputato l'ultimo ( il nostro un po' poco a dire il vero). Nessuno conosce l'Imputato, prima di accusarlo, difenderlo, giudicarlo, tuttavia si arrogano il diritto di farlo. Le tre funzioni apparente sono cosi' strettamente collegate che chi ha fatto l'accusatore sceglie di fare l'Avvocato o il Giudice, indifferentemente e cosi' l'Avvocato e cosi' il Giudice. La funzione e' assolutamente identica dunque, intercambiabile, inoltre e' una funzione pagata: ci sono Giudici che guadagnano di piu', altri di meno. Anche tra gli Avvocati, pubblici e accusatori ci sono differenza di tariffa e di stipendio. Essere Imputato non e', invece, una professione, e' un modo di essere sociale, anche l'imputato non conosce i suoi giudici, i suoi accusatori, i suoi difensori e' gente a lui completamente estranea. Da costoro tuttavia dipende la sua vita. Nei cosiddetti processi comuni come questo o anche con attinenze politiche, come questo, l'Imputato accetta di buon grado, ma non sempre di buon grado, come questo, che gente a lui completamente estranea lo accusi, lo giudichi o lo difenda, accetta cioe' il concetto della superiorita' della legge. Egli non e' cosi' giudicato, accusato, difeso da uomini, ma da un principio metafisico che parla attraverso le bocche mortali di uomini speciali. Tutti questi uomini speciali maltrattano l'Imputato e vivono alle sue spalle. Finita la causa l'Imputato non serve piu', la legge, in compenso e' salva. Questo gioco si sviluppa ogni mattina, non festiva, oggi e' una eccezione, in tutti i Tribunali della Repubblica per tutto l'anno. E' il rito piu' vasto, diffuso e costoso di questa societa'. In questo rito valgono alcune regole fisse. La prima: che l'accusa e' obiettiva e priva di animosita' sociale, sempre; la seconda che la difesa e' parziale e noiosa, sempre, la terza: che il giudizio e' assolutamente divino, sempre; la quarta e l'ultima, e' che l'Imputato deve astenersi rigorosamente dall'avere delle opinioni e, deve attraverso l'unico momento in cui parla, gli e' consentito di parlare, accusarsi. Se non si accusa racconta frottole, cio' e' assolutamente codificato tutti ne sono convinti anche i suoi difensori. Da questo rito ne escono rafforzate le istituzioni, ma quel che piu' conta passa alla depressione piu' spaventosa con l'accordo e il consenso universale."
Criminalizzazione e lotta armata, Collettivo Editoriale Librirossi, intervento di G Spazzali.

Io, personalmente, ho l'impressione che in questo processo ci sia soltanto uno spazio per interpretare diversamente un'unica verita' precostituita, che e' quella dell'accusa.
Qualcuno prima di me ha detto che gli sembra che in questo processo, in realta' cio' che viene messo sotto accusa non e' tanto quello che abbiamo fatto il 20 Gennaio del '94, bensi' quello che siamo, la nostra identita'.
Be', io le posso dire, anche se prendo a prestito parole di altri come io vivo questa cosa, cioe' che rapporto mi lega ai 71 compagni che sono con me processati.
Il PM definisce questo rapporto sedizioso, io preferisco chiamarlo senso di appartenenza.
Allora lo chiamo cosi', "arriva il giorno che impariamo la nostra parte, uniti, i nostri occhi come il sole, che non esclude nulla e ci da calore, sfuggi alla morsa, arretra, sta in guardia, ma non rinunciare alla corsa, apriti la strada, le idee giuste non vanno sole per il mondo, ecco un buon motivo per andare fino in fondo."
Assalti frontali, terra di nessuno, "mai soli per il mondo" 1992.