![]() |
28 GENNAIO '95 Dichiarazioni spontanee degli imputati: ADRIANA PRETORE: M. ADRIANA. ADRIANA (57 anni): Io sono qui come imputata, come cittadina che ha il grosso disagio di non avere piu' un centro sociale sotto casa, abito nel quartiere dove ora non c'e' piu' il Leoncavallo e come Vicepresidente dell'Associazione delle Mamme Antifasciste del Leoncavallo. Leggo preche' preferisco. Siamo di casa in tribunale per aver seguito molti processi, e' breve l'introduzione, ed e' la prima volta pero' che lo siamo in veste di Imputati. I nomi Fausto e Iaio a voi non diranno niente, forse ora diranno qualcosa di piu' perche' sono molti i compagni che li hanno nominati. Sono due nostri compagni e figli assassinati dai fascisti nel 1978. Lottavano per una societa' diversa, cosi' come altri compagni giovani uccisi a volte proprio dalle forze dell'Ordine. Alcuni nomi: Zibecchi, Franceschi, Luca Rossi. Per nessuno di loro c'e' stata giustizia. Per Fausto e Iaio non ci sara' giustizia in questo tribunale, non vedremo mai gli assassini e i loro mandandti, seduti come Imputatti qui, dove oggi basta un presidio, una manifestazione per essere condannati. La nostra giustizia e' quindi quella di dedicare a Fausto e Iaio il Centro Sociale Leoncavallo in qualsiasi luogo risieda e nel mantenere qui vivi gli anticopri di un sistema che crea disperazione, disagio, emarginazione. Noi siamo le assegnatarie della palazzina di Via Salomone per 180 giorni, in attesa di una soluzione definitiva, dissero il Prefetto Rossano e il Questore Serra. Si e' visto quale soluzione definitiva cercavano. Noi abbiamo vissuto ogni attimo del dicembre '93, dentro e fuori dal Leoncavallo, in questura e in prefettura; nelle nostre case e' stato un presentarsi quotidiano di Digos per comunicazioni e convocazioni, intimazione di lasciare liberi di cose e persone gli immobili siti in Via Loencavallo 22 il giorno X alle ore Y, proroga fino alle ore XX del giorno YY per ordinanza prefettizia, intimazione di lasciare liberi di cose e persone gli immobili siti...il giorno tal dei tali alle ore tal dei tali, convocazione urgente in Questura; arriva il Dott. Parisi da Roma e con lui lo staff tutto al completo da Serra all'ultimo DIgos:"Vi diamo il Trotter". Tre giorni dopo:"No, il Trotter e' inagibile". "Via Adriano?" "No, Via Adriano mai." Intimazione di lasciare liberi di cose e persone nuovamente ad un'altra data e un altra data, assegnazione della cascina al Parco Lambro. Inizia il trasloco, cominciamo a portare la' la roba, ci danno il permesso di montare un tendone, intimiazione di smontare il tendone e di lasciare di nuovo liberi di cose e di persone i luoghi siti in Via Leoncavallo 22. Riconvocazione in Prefettura; tutti i giorni da Serra dentro e fuori dal Leoncavallo. Non siamo matte perche' tutto quello che ho appena letto e' agli atti, e' documentato, e' nero su bianco, e' un pacco cosi' di convocazioni, di richiamate e di intimazioni. Era un frenetico cercare soluzioni da parte di apparati di governo per l'irresponsabilita' di un Sindaco che, invece di adoperarsi per rendere la citta' vivibile a tutte le realta' criminalizza e fomenta l'odio fra le diverse parti sociali e proprio in questi giorni a Roma, al consiglio comunale si sta discutendo il problema dei centri sociali, cercando la soluzione per i centri sociali. Potra' essere una soluzione che piacera' ai centri sociali o piacera' meno, ma le soluzioni si stanno cercando a Roma. Intanto cosa succedeva all'interno del Leoncavallo, fuori e dentro il portone? Succedeva che si costruivano iniziativa estremamente positive con gli abitanti di Via Padova per parlare del Trotter e dei problemi del quartiere. Il trotter era un dei luoghi ipotetici di assegnazione. Intanto si sentiva solidarieta', si facevano le assemblee con gli abitanti di Via Adriano mentre un gruppetto di fascisti e di leghisti protestava qua e la', sempre gli stessi, e dimostrava, come voleva Formentini, che non ci vogliono da nessuna parte. Ora questi figuri sono anche in Via Watteau ma questa e' un'altra storia. Fra l'altro gli abitanti di Via Adriano, Non gli abitanti, ma mi riferisco ai leghisti e ai fascisti, avevano fatto delle barricate nella zona di Via Adriano che sono durate li' per qualche settimana. Non ho sentito ne di processi ne di niente, non che io sia una persona che vuol vedere tutti in galera, pero' non ho sentito nessuna denuncia. Cosa vogliamo dimostrare con questo racconto? Che all'interno del Centro eravamo in Assemblea permanente; non stavamo preparando le barricate, le sedie poi erano li' per essere portate in Via Salomone e ce le hanno sfasciate, tra l'altro erano di plastica. Gli interventi erano caldi, accesi, pieni di rabbia ma responsabili e rimanenre responsabili mentre intorno a noi si svolgeva un balletto di poteri e' una cosa che sarebbe riuscita diffivcile ovunque. E' stata la nostra forza, il nostro senso di responsabilita'. La mattina del 20 Gennaio, pero', non era un trasloco, era uno sgombero dopo 20 anni di storia, uno sgombero; e la sera prima in questura a Serra e Finolli noi lo avevamo detto: e' uno sgombero e ci sara' un presidio. Lo sapevano bene che ci sarebbe stato un presidio e poi la mattina cosa ci troviamo? Uomini in divisa ovunque, il quartiere era militarizzato. Traffico bloccato da loro non da noi e deviato. I compagni, chiuqnue voleva arrivare a dare solidarieta' venivano fermati e spediti indietro. L'elicottero rumoreggiava basso sulle nostre teste, sembrava una scena di guerra, una scena da brividi. Avrei voluto vedere le grida sediziose, ma vorremmo vedere chiunque in quella situazione! Ancora adesso mi scaldo quando penso a quei momenti. La resistenza comunque e' stata passiva, tanto sproporzionato era il rapporto tra i compagni e i celerini. Un compagno prima ha detto "non rassegnata, non muta", pero' era passiva. Non abbiamo visto alcuna violenza da parte dei compagni. Ma che cosa volevano? Volevano anche gli inchini? Oltre tutto il travisamento, ma via, ervamo sottozero, eravamo berettati e con le sciarpe. Io non sono stata riconosciuta, non ci sono nelle fotografie, avevo un berretto che mi copriva le orecchie col tettino. Nelle fotografie, non sono stata riconosciuta, ma c'ero. Adunata sediziosa e' l'accusa, mentre invece e' stato leso il diritto democratico di manifestare il dissenso. Noi, mamme antifasciste, abbiamo scelto di difendere questi spazi di liberta'. I centri sociali autogestiti sono pieni di forza, di gioia, di volonta' per una migliore qualita' della vita. Contengono cultura, ricchezza popolare e multirazzaiel. Noi guardiamo al futuro. Ci tornano in mente le parole di un poeta, un uomo democratico della sinistra, di Fortini: " Chi ha figli sappia che un giorno essi guarderanno con rispetto o con odio alle scelte fatte oggi". Noi abbiamo scelto, Sig. Giudice. PRETORE: Non si applaude. |
|
| |