28 GENNAIO '95
Dichiarazioni spontanee degli imputati: PAOLO

PRETORE: P. PAOLO

PAOLO (34 anni): Sara' un po' difficile risultera' interessante dopo tutte queste parole, pero' avevo strutturato la mia dichiarazione in modo che partisse dal motivo di quella presenza quella mattina. Io no faccio parte del collettivo del Centro Sociale Leoncavallo. Sono stato presente quella mattina come altri, a cui e' stato impedito di partecipare fisicamente a quella resistenza passiva, in quanto le vie di accesso alla Via Leoncavallo erano chiuse. Sono arrivato in Via Leoncavallo quando era chiuso, adesso non ricordo l'ora, insiem a me c'era molta gente, motla gente che era stat li' quella mattina per portare la propria solidarieta' ma anche esser testimoni sociali di quello che stava avvenendo in citta'. Ritengo al di la' del fastidio o dell'insofferenza che ho notato nell'ascoltare le dichiarazioni degli altri imputati, e' impensabile che la conntoazione politico-sociale degli imputati stessi non si fosse potuta esprimere in questo senso.

Ritengo assolutamente riduttivo parlare dei fatti di quel giorno senza tenere in considerazione cose' la storia che non voglio firare, perche' l'hanno riepilogata bene sia gli avvocati difensori da una parte, sia i rappresentanti del Leoncavallo stesso. Devo inoltre dire che la riduzione di questo processo nei fatti deriva dal fatto che, se di sedizioso si deve parlare, sedizioso non e' far parte di una realta' autogestita; nel senso che le realta' autogestite si contraddistinguono tra tutto quello che avviene in una citta', devo dire per me e pe noi abbastanza insoddisfacente dal punto di vista sociale, culturale e di scambio. Per questo motivo sono piu' abituato a considerare i centri sociali autogestiti, per quello che fanno.

E' risultato evidente che delle persone si trovassero li' come testimoni di quello che stava avvenendo, come testimoni di quello che stava accadendo, come siamo testimoni ogni qual volta una vicenda ci riguardi, per cui tutte queste persone Imputate di questo reato, sono le stesse persone che poi prendono parte e propongono tutt'altra serie di inziative che non sono reato, perche' sono visibili, sono alla luce del sole, non comprendono, come e' stato detto, il travisamento, non comprendono metodi violenti, come del resto non e' stato quella mattina.

Io personalmente insieme ad altri non ho fatto altro quella mattina, accettato il fatto che i militanti del Centro Sociale Leoncavallo avessero accettato di spostarsi nella sede di Via Salomone, che poi si e' rivelata un bluff, e si deve dare atto di questo, e non va dato atto a un Giudice o a un PM, va datto atto a chi manca in questo processo. In questo processo mancano le persone che gestiscono le citta', le persone che non hanno capacita' e non hanno volonta' politica di affrontare le questioni sociali. tra questi imputati ci sono queste persone che no si sostituiscono e non verranno sostituite da nessuno hanno la loro parte fuori dalle istituzioni e sono la ricchezza assoluta di questa citta'.

Per cui quella mattina io ed altri siamo stati li' davanti, non e' una discolpa e non e' nemmeno una presa di distanza dagli altri imputati con i quali divido a questo punto tutto, nel bene e nel male, quindi anche una condanna, non ho come altri proposto nulla di sedizioso, non ho proposto delle grida sediziose ho anzi favorito il fatto che in un altro posto queste persone se ne andassero con il magone, come si dice, di lasciare un luogo storico, di lasciare un luogo con cui si e' condiviso molto. Ma si andasse a continuare positivamente ancora l'esperienza da un'altra parte, ancora una volta manca qualcuno, perche' questo qualcuno ha fatto in modo che questo spazio in Via Salomone non ci fosse piu' e grazie soltanto alla determinazione dei militanti del Centro Sociale Leoncavallo loro hanno una nuova sede dove potersi esprimere.