Cosa successe dopo che l'aereo ammaro'?
"Per inibire la procedura d'emergenza dopo l'ammaraggio avvertirono il comandante che aveva a bordo nella stiva degli ordigni al fosforo, e che l'applicazione di questa procedura avrebbe sicuramente provocato un'esplosione. Gli Sparvieri probabilmente imbragarono il velivolo per sostenerlo nel galleggiamento, in attesa che arrivassero i mezzi di soccorso. A bordo del Nimrod venimmo a sapere da loro che l'aereo era un velivolo civile italiano, e la base di Decimomannu ce lo confermo' subito dopo. Il comandante del DC9 probabilmente diede disposizione di non abbandonare il velivolo, riuscendo a mantenere la tranquillita' tra i superstiti, confortati nel vedere il velivolo imbragato. Stranamente un alto ufficiale della marina e poi deputato, Falco Accame, affermo' in una nota dell'ADN Kronos che si potevano salvare parecchie vite umane dal DC9. Accame non specifica quale sia la fonte da cui attinge quest'informazione o se sia un episodio vissuto in prima persona. Resta certo pero' che l'onorevole Falco Accame ha sempre ribadito questa sua versione dei fatti."
Che cosa avvenne a quel punto?
"Alle 23.30 il comando operativo diede ordine al sottomarino inglese, che aveva a bordo gli uomini del SBS, di recarsi nel punto in cui era ammarato l'aereo. Gli ordini, impartiti in codice, furono di farlo inabbissare con cariche morbide di Dynagel, dal momento che contro ogni dato scientifico l'aereo galleggiava ancora. La decisione dell'inabbissamento "chirurgico" era stata presa perche' i passeggeri e l'equipaggio potevano essere letali, considerando anche la presenza a bordo di un giornalista, che avendo vissuto sulla pelle un simile evento certamente non si sarebbe lasciato intimidire. I corpi recuperati indossavano il giubbotto salvagente ed erano privi di scarpe. Tutto questo comprova l'emergenza vissuta a bordo e il fatto che furono attuate tutte le misure di sicurezza previste in simili situazioni. I corpi erano anneriti dalla reazione provocata dal contatto con l'acqua salina del fosforo bicomponente che il DC9 stava trasportando. Invece i corpi recuperati a parecchie centinaia di miglia dall'ammaraggio, catapultati nel vuoto per effetto della depressurizzazione, erano privi di giubbotto di salvataggio. Un ulteriore dato che conferma l'ammaraggio e' che tutte le vittime recuperate avevano i timpani rotti a causa della rapida discesa da 6200 metri a 3000 effettuata per annullare gli effetti della depressurizzazione".
Chi era il giornalista che era a bordo dell'aereo?
"Era il fratello di Daria Bonfietti, oggi presidente dell'associazione parenti delle vittime di Ustica".
Quanto tempo sarebbe rimasta la gente, viva, all'interno dell'aereo?
"Parecchie ore".
Da chi e' arrivato l'ordine di far affondare l'aereo?
"Dalle eminenze grigie. Ma bisogna capire chi sono le eminenze grigie: si puo' essere a livelli di primi ministri o di delegati di primi ministri".
L'esplosivo per far esplodere l'aereo non ha lasciato tracce?
"Qualche traccia si': qualcosa dalle prove metallurgiche si trova ancora".
E' stato trovato del TNT.
"Che, non a caso, e' un componente del Dynagel".
Ma non era un rischio usare un esplosivo di cui si sarebbero potute trovate tracce?
"Infatti il Dynagel lo si ritrova in componenti, ma non nell'integralita' della miscela che lo compone. E' un esplosivo particolarmente idoneo per un certo tipo di cose: la salinita' dell'acqua marina lascia dispendere alcuni componenti e ne lascia ritrovare degli altri. Gli SBS non sono gli ultimi cretini: sanno quello che fanno".
Di Mario Naldini cosa mi sa dire?
"Poco o niente: non era nella nostra sfera".
E' uno dei piloti delle Frecce Tricolori morto nell'incidente di Ramstein.
"La cosa piu' brutta di Ustica e' quella di cercare di sporcare le persone, di assegnare loro ruoli che non gli appartengono e di fargli vestire abiti che non hanno. L'accusa che gli viene fatta, ovvero che fosse in volo quella sera, non e' credibile. Anche perche' cio' che doveva volare il 27 giugno 1980 e' stato deciso nella pianificazione. Naldini non era sicuramente in volo quella notte o, se era in volo, non era sui cieli di Ustica".
Quindi fare il suo nome sarebbe stato un tentativo di despistaggio?
"No, e' stato usare una persona deceduta perche' non puo' esporre la propria versione. Troppo facile parlare di chi non ha piu' la possibilita' di replicare".
Fra l'altro, anche se si fosse trattato di un normale incidente, i soccorsi sono partiti con un ritardo clamoroso.
"Si, ma con un'eccezione: il Gipsi Buccanier alle 21:04 capto', grazie ad uno sforamento di qualche secondo dell'ombrello elettronico che inibiva le comunicazioni, il "MayDay" dell'aeromobile Itavia che comunicava il punto stimato dell'ammaraggio. Il Gipsi Buccanier cerco' di farsi ripetere le coordinate dal DC9; rispose invece la Vittorio Veneto, comunicando di proposito un punto errato. Il comandante si diresse verso il luogo indicato dalla Vittorio Veneto, e dopo aver perlustrato attentamente senza trovare traccia dell'aereo, alle 02:00 decise di recarsi nel punto da loro stessi captato. Alle 05:30 giunsero a 3 miglia dal relitto. Fecero in tempo solo a vedere la timoniera affondare. Il comandante del Gipsi mori' stranamente qualche anno dopo; l' ingegnere di bordo tento' di dire che cosa avvenne ma fu convinto a non farlo. Per la cronaca, dopo Ustica il Gipsi Buccanier ottenne contratti vantaggiosi in Asia. Anche il traghetto Napoli-Palermo capto' il punto d'ammaraggio diramato dalla Vittorio Veneto e devio' la sua rotta. La Vittorio Veneto, in ossequio agli ordini ricevuti, continuava a convogliare tutti i natanti lontano dal punto d'ammaraggio e, per rendere piu' credibile il punto, aveva inviato anche parte della squadra e alcuni elicotteri. Il punto nautico dove venivano inviati i soccorsi era un punto realistico, non reale, infatti era la zona dove si potevano trovare i corpi delle vittime scaraventate nel vuoto per l'effetto della depressurizzazione. La Vittorio Veneto venne poi mandata al carenaggio perche' fosse trasformata nella "tuttoponte" Garibaldi, permettendo cosi' la smobilitazione di tutto l'equipaggio. Il recupero delle parti dell'aeroplano e del suo carico e' potuto iniziare solo la mattina del giorno successivo all'incidente, a causa dell'oscurita' e della forza del mare durante la nottata. Questa e' la dichiarazione dell'ammiraglio, comandante della squadra della Vittorio Veneto. Il mare a Ustica era a forza due. Come fa una squadra come quella della Vittorio Veneto a non poter intervenire? E' di carta? Col mare a forza due si fa tranquillamente il bagno. Il massimo di forza del mare a' 10: quando e' a 2 lo si puo' paragonare alla scia lasciata da un'off-shore".
Com'e' che da ex tenente colonnello del Sismi e' stato costretto a questo tipo di vita?
"E' molto semplice: mi hanno bloccato tutte le prospettive finanziarie e le possibilita' di lavoro. Che alternative puo' avere un uomo in queste condizioni? Andare a ritrattare, come hanno fatto altri, e avere il portafoglio pieno, oppure restare coerente con se' stesso. E' cosi' che ci si ritrova in mezzo ad una strada".
E' possibile che i servizi, nel corso di questi anni, non abbiamo mai tentato di ucciderla?
"Quattro volte. Pero' dopo l'ultima ho mandato un chiaro messaggio. Se io crepo allora non si trattera' piu' soltanto di coprire Ustica. Ustica verra' insabbiata, ma allora chi di dovere dovra' spiegare gli altri operativi che ho fatto: Afghanistan, Ciad, Iran. Ci sono tre notai che hanno in mano documenti che sono autorizzati a divulgare in caso di mia morte".
Lei ritiene di essere ancora sotto controllo?
"Puo' darsi di si, come di no. Se si', possono rimanere soltanto delusi, sarebbero soldi spesi inutilmente. Se no, vuol dire che sono abbastanza intelligenti".
Si e' ancora lontani dalla conclusione?
"Non ci puo' essere conclusione. La mia testimonianza ha provocato l'incriminazione di tutti questi generali, ed io nell'80 ero solo un capitano che comunque aveva alle spalle un operativo come quello dell'insediamento di Komeini in Iran. E' possibile anche solo pensare che non ci sia un qualche generale che sappia molto piu' di me? Ustica e' collegata a tante altre cose. A Vagant Cosmic soprattutto. La disintegrazione di Vagant Cosmic e' importantissima per capire anche fatti di stretta attualita'. Gente che era abituata ai soldi, e che tutto sommato ha svolto i lavori che gli erano stati commissionati, puo' anche essere portata a non accettare di avere le tasche vuote. Una parte di questi uomini, ad esempio, e' stata reclutata per andare a combattere in Croazia. Gente come noi sul mercato ha un grande valore. Da qui possono nascere le deviazioni. Un esempio per tutti: la banda Savi, di cui si parla sempre a sproposito. Ebbene, secondo me la banda Savi non e' niente piu' e niente di meno che un filo del Sisde che rientra sotto le squadrette "K", "Scorpioni", "Ossi". La banda Savi e' una di queste squadrette che ad un certo punto e' sfuggita al controllo e si e' messa a fare i fatti suoi suoi. Questo spiegherebbe ad esempio perche' utilizzassero armi in dotazione solo ai servizi segreti, come il famigerato fucile sottoposto a perizia balistica dopo la strage del Pilastro. E' mia opinione che non esistano appartenenti alle forze dell'ordine di qualsiasi livello che impazziscano di colpo. Se andavano a rapinare e' perche' sapevano di avere il culo coperto. E questo, ripeto, e' solo un esempio."
Quali sono, adesso, le sue richieste?
"Considerata la condizione in cui siamo, una roulotte sa gia' di casa. Ecco, vorrei solo una roulotte. Certo, sarebbe bello avere anche qualche soldo per potersi iscrivere ad artigianato. Potremmo, io e il mio compagno d'avventure, metterci in giro a lavorare come fanno ad esempio gli impagliatori di sedie, e magari potrebbe essere il primo passo per risalire. Bisogna anche considerare che ho un compagno di viaggio che non ha voce. Lui ha perso casa e lavoro, e adesso si ritrova sulla strada, senza prospettive. Io ho almeno Ustica di cui parlare: un filo di voce mi e' rimasto, ma a nessuno verrebbe in mente di andare ad intervistare lui. Con una roulotte e la possibilita' di lavorare, il trenta-quaranta per cento della gente che e' per strada puo' risorgere. E un'operazione del genere su ogni singola persona e' un'investimento di cinque-seicento mila lire. Io e lui siamo comunque tra i piu' fortunati di Milano. I condomini dei caseggiati qui intorno ci rispettano, perche' sanno che non facciamo niente di male. Ogni sera viene giu' qualcuno, saluta, si interessa, fa domande, se ha qualcosa da mangiare ce la porta giu'. Qui non siamo trattati male, ma e' sempre la vita di un pavimento."
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