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LAVORO

Sanita' interinale



Le politiche “moderne e democratiche” che i governi capitalistici hanno attivato anche nel campo della sanità, hanno prodotto un recupero economico (basato sui tagli ai bilanci, ai posti letto, sulla diminuzione del personale e sull’incremento costante dei ticket). Con l’aziendalizzazione di tutta la sanità, contribuiscono alla distruzione dell’assistenza pubblica, all’abbattimento del diritto gratuito alla salute.
Il trionfo del “libero mercato” poggia le sue basi su pilastri che sorreggono le scelte efficentiste, avvallate dal rapporto neo corporativo che si è stabilito tra Confindustria ed i sindacati confederali CGIL-CISL-UIL. La destrutturazione del rapporto di lavoro è una naturale conseguenza. Il lavoro non garantito, itinerante, flessibilizzato, è stato attivato da tempo anche all’interno delle strutture sanitarie.
Il lavoro in affitto si sta spargendo a macchia d’olio mettendo a rischio non solo la sicurezza dei lavoratori ma anche la qualità dell’assistenza per i pazienti.

Quella che segue è la registrazione di un incontro che abbiamo avuto con una infermiera professionale che si era affidata, per lavorare, ad una agenzia privata.

D. Perché ti sei rivolta ad un’agenzia di lavoro in affitto?
R. E’ ormai l’unico modo per lavorare visti i rinvii continui dei concorsi ed i blocchi delle assunzioni decretati dalle varie Leggi Finanziarie. Ad indirizzarci alle agenzie, del resto, è lo stesso collegio degli infermieri.

D. Chi sono i titolari delle agenzie per infermieri professionali ?
R. Quasi sempre infermieri in pensione ma anche infermieri ancora in servizio, spesso attivisti dei sindacati confederali che rappresentano il legame con le amministrazioni delle Aziende Usl e delle cliniche private.

D. Come è regolato il tuo rapporto con l’agenzia?
R. Ho con l’agenzia un rapporto, per così dire, libero-professionale: pago una quota associativa annuale. L’agenzia, poi, mi paga una cifra che si aggira intorno alle 16-18000 lire ogni ora che lavoro; a sua volta l’agenzia riceve dall’Azienda Usl, o dalla struttura dove mi ha collocata, circa 25-30000 lire per ogni ora lavorata.
Con il mio guadagno devo inoltre pagarmi i contributi, la tassa sulla salute, la quota associativa, l’assicurazione per la responsabilità civile.

D. Che differenza c’è, in termini economici, tra la tua retribuzione e quella di un infermiere professionale assunto a tempo indeterminato?
R. Ovviamente non vengo retribuita nei periodi di malattia o maternità, nemmeno per le ferie e neppure ho la tredicesima. Non ricevo indennità di turno, festivo e notturna, non partecipo a forme di salario accessorio che corrispondono, ormai, al 40% circa del salario dei dipendenti ospedalieri.

D. E dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro?
R. Ovviamente dipende dall’ente o dalla struttura in cui vengo mandata. Nel mio caso ho lavorato in un grande ospedale pubblico, dove può capitare di girare diversi reparti e anche nel caso si venga assegnati per un periodo più o meno lungo ad uno stesso reparto è molto frequente che si venga chiamati a coprire turni in altri reparti. Questo fatto è tanto più frequente, quanto più si va verso un’impoverimento degli organici.
Non è eccezionale che l’agenzia ci chieda di svolgere ore supplementari in Aziende Usl, strutture o servizi diversi da quello dove svolgiamo l’impiego principale. A volte puoi rifiutarti, ma a lungo andare finisce che l’agenzia non ti chiama più quando hai finito il tuo periodo di lavoro. C’è stato un mese che ho lavorato 185 ore. Ti puoi immaginare la stanchezza che avevo. Questo va a scapito della qualità dell’assistenza che ho dato.
Noi lavoratrici e lavoratori in affitto, rappresentiamo l’esempio più chiaro di flessibilità.

D. Continua ancora oggi il tuo rapporto di lavoro con l’agenzia?
R. No, mi sono licenziata sia perché, a conti fatti, mi conviene cercarmi piccoli lavori privati, sempre come infermiera e poi, per una questione di dignità, non mi va di essere sfruttata due volte: dall’agenzia che si appropria di una quota del mio stipendio e poi dall’ente presso cui lavoro che mi tratta come una lavoratrice di serie B. Vuol dire che aspetterò che finalmente si sblocchino i concorsi... magari sulla spinta di un movimento generale che sappia nuovamente affermare il diritto alla salute.



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