Questa intervista è stata realizzata grazie all’ incontro avuto con le persone che contribuiscono attivamente da parecchio tempo all’ andamento di Radio Onda Rossa. Data la particolare struttura non-struttura sulla quale si poggia l’ organizzazione della radio stessa,il nostro incontro e il conseguente dibattito rispecchia le posizioni, riflette le discussioni e le osservazioni delle sole persone con le quali abbiamo chiacchierato, poichè loro stesse non si sentono portavoci di un pensiero o di una posizione "redazionale".


Domanda: Quale e’ il vostro rapporto con Radio Onda Rossa ?

Marta: E’ un rapporto molto personale anche perche’ oggi questa radio non ha una linea,anzi io sono qui da sei anni e non ce l’ ho mai avuta. Io non sono mai riuscita a sentirmi portavocce della radio, sono entrata in contatto con modi di fare differenti per cui penso che la radio che si sente e’ proprio questa, l’ espressione cioe’ di tutti\e quelli\e che stanno dietro il mixer, di come loro si sentono nel rapporto con la radio. Ecco e’ un po’ come se la radio stesse in mezzo, da una parte passano le pesone, la attraversano e fanno uscire fuori quello che sono, filtrato dal rapporto con la radio stessa. Questo e’ anche il mio rapporto. Sento quindi, anche con fierezza, il fatto di essere una compagna di una radio come questa che viva da 20 anni senza padroni e senza pubblicita', ma sento anche di avere portato qui il mio essere donna, di fare una trasmissione musicale che cerca di comunicare qualcosa, senza cadere nella mitizzazionedel personaggio che gestisce
quell' ora di trasmissione.
Penso che la radio sia un mezzo di comunicazione che esprime quello che sono le persone che la fanno.
Non ci sono riunioni nelle quali si decidono canoni particolari, a parte attenzioni come ad esempio fare uno stacco musicale ogni dieci minuti per non far calare troppo l' attenzione dell' ascoltatore. Questa caratteristica certo produce alcune lacune che traspaiono anche nel funzionamento della radio.Quindi una radio come questa vive delle persone che ci sono, di quelle che sono.

Cristina: Io sono entrata in questa radio due anni e mezzo fa attraverso l' esperienza del turno autogestito dalle compagne femministe del martedi', quindi con un' esperienza molto particolare sia per me che per tutta la radio.
Era un momento in cui la maggior parte del palinsesto della radio era vuoto e in seguito a un seminario che organizzo' la radio, noi ci siamo venute a contatto.
Il mio approccio alla radio e' stato quindi un po' diverso da Marta o di da Massimo, poiche' era un pensare alla comunicazione tutto al femminile, le nostre erano prevalentemente interlocutrici e c' era da parte nostra la volonta' di gestire lo spazio del martedi' molto liberamente, senza sentire l' esigenza di un particolare coinvolgimento in tutta la radio.
Con il passare del tempo per me la comunicazione e' diventata centrale e ho sentito la necessita' di comunicare con le altre persone che facevano la radio, poiche' ascoltandola sempre c'erano un sacco di cose che non mi piacevano del modo con cui si usava il mezzo radiofonico e la comunicazione.
Ho sentito quindi la voglia di comunicare con questi altri, soprattutto con chi stava tanto in radio e faceva turni anche molto lunghi. Io in questo momento sono una delle persone che apre la mattina la radio e questo mi ha portata a ragionare di piu' anche perche mi trovo da sola a gestire tutta quella parte di informazione mattutina che proviene dai giornali, ma sulla quale intervieni. Il fatto che questo intervento si trasforma in una comunicazione altra e' un altro modo di leggere il presente. La mia impostazione su come usare e su come fare radio tutt' ora deriva dal confronto con le mie compagne del martedi', perche' la radio tutta difficilmente ne parla. E' strano a volta mi sembra che funzioni come da contenitore, come diceva anche Marta la gente passa e non si ferma e anche questo e' importante perche' questa e' certamente l' unica radio che offre a tutti la possibilita' di parlare.
D' altra parte, oggi, a 20 anni dalla nascita di questa radio si sono sviluppate nuove forme di comunicazione, di fare politica, di come scrivere un volantino o parlare, tutto e' molto diverso e non c' e' una discussione su questo ma si continua a usare la radio come se si scrivesse un volantino e questa e' una delle critiche e degli argomenti che questa radio cerca di sviscerare con molte difficolta', dovute anche alla sua composizione eterogenea, alla differenza di percorsi, al fatto che un sacco di gente passa in questa radio.

Marta: Io sono entrata nella radio nel '91 e quello era un periodo di collasso dopo il movimento della "pantera" e mi sono vissuta quel periodo particolare in cui si faceva veramente fatica anche solo a coprire i turni. Ci sono state settimane in cui le ore di trasmissione erano all'incirca 17... e quindi poi l' autocritica, la riflessione fino ad arrivare alla costruzione del seminario di due anni fa. Sembra quasi che la radio abbia sempre avuto difficolta' ad entrate nei cambiamenti piu' veloci delle forme di comunicazione. Per esempio quando la radio, suo malgrado, si e' trovata ad avere a che fare con le storie degli iliegal rave io mi sono accorta che le 30 telefonate che arrivavano ogni sabato sera erano anche il segnale di come le forme della comunicazione stavano cambiando e di quanto noi eravamo lontani.

Massimo: Sono le categorie di riferimento che si usano che non mi convincono piu'. Perche' per me non e' bello il fatto che io debba fare in questo momento un intervento singolo, mi piacerebbe fare un intervento collettivo e che altri lo possano fare per me, e avere allo stesso momento la possibilita di esprimere il mio punto di vista. Questa necessita di distinguere il contributo personale da quello collettivo la vivo come una realta' frutto di una difficolta' che e' un po la questione su cui si gioca sia la storia passata che la capacita' di analisi dei presente su quello che rappresenta oggi uno strumento di informazione alla soglie dei 2000, di quale sia il ruolo che deve svolgere uno strumento come questo, che vive vicino aquesto ambiente particolare.
lo la vorrei una Linea. Con questo intendo la necessita' per uno strumento di informazione di avere una linea editoriale, ossia la possibilita' decisa collettivamente con l' estrema liberta' che caratterizza la nostra esistenza qui dentro, senza vincoli o obblighi, di dare corpo a una linea editoriale cioe' a una capacita' verificabile di interpretare la realta' e la necessita' di scegliere come seguire gli sviluppi che intravedi, facendo entrare in azione le caratteristiche della radio, valutando di volta in volta la sua efficacia.
Sulla questione dei progetti sono i soggetti che a prescindere dall' eta o dalla provenienza politica devono avere la possibilta' di confrontarsi. Questa radio ha la necessita' di essere distaccata, indipendente, vicina a tutto e a tutti e a tutte ma staccata. Uno dei problemi piu' grandi che noi viviamo spesso dei momenti di alta che non dipendono pero' dalla nostra capacita' di elaborazione, ma sono quasi delle risposte a degli avvenimenti. Questo perche' la radio vive questa vicinanza. Vedi, tu oggi presti attenzione al dato delle 30 telefonate interpretandolo molto diversamente da noi. Perche' se la risposta a chi telefona e': "aspetta le 8 che c' e' lo spazio comunicazione", in genere 20 telefonate su 30 ti chiedono: " e su che frequenza state?". lo ritengo quindi che ci sia una sproporzione tra le centinaia di telefonate che arrivano qui chiedendo informazioni su un illegale e la capacita' nostra di mettere in comunicazione piu'soggetti sempre attraverso il telefono, pero' su altre tematiche.
Nel caso di ROR questa "vicinanza" rende tranquille le persone che compongono il 491750, alle quali non sorge mai il dubbio che magari tutte queste telefonate possono danneggiare la conduzione di una trasmissione, diciamo che sei solo usato come veicolo comunicativo.

Marta: Questo anche perche questa radio e' usata per le esigenze piu' diverse, c' e' chi ci passa per fare un fax, chi solo per fare la sua ora di trasmissione, chi per andare al bagno...

Domanda : Da tutto questo esce fuori che onda rossa e' una radio particolare anche perche' e' un po' uno spazio sociale. Quello che dicevi tu, Massimo, sulla necessita' di rendersi un po' piu' esterni, credo che sia proprio questo uno dei punti, conquistare indipendenza. lo che adesso vi sto "intervistando" faccio anche una trasmissione qui il mercoledi' notte. C'e' un numero di ascoltatori fissi, che spesso ci chiamano e che cercano in noi anche un punto di riferimento per soddisfare il loro bisogno di comunicare, dal "come stai" fino ad affrontare temi diversissimi quali l' antiproibizionismo ecc.
Forse risolvere questo malinteso per il quale tutti si sentono padroni della radio ma l' internita' e data a quei pochi soggetti che dedicano molto del loro tempo a questa radio, con tutte le difficolta' di incontro di cui parlavate prima, potrebbe anche significare aprire una discussione sul linguaggio indipendente e a chisi vuole rivolgere.


Massimo: Tu hai una visione romantica della radio che io capisco ma non condivido. lnnanzitutto perche' io ritengo che oggi lo scontro, il livello dei conflitto di classe si gioca a livelli cosi' alti che i pochi strumenti che noi abbiamo a disposizione devono essere in grado di dare risposte alte. Poi perche', per esempio in questa radio ci sono, 5 trasmissioni di musica reggae, alcune delle quali ricoprono interi pomeriggi. Questo io credo che sia un problema. Perche' e' quasi offensivo nei confronti di quell' idea che con l'occupazione degli 87.9 e diventata piu' vera. Quando conosci le preferenze musicali della maggior parte degli ascoltatori, perche frequentano lo stesso ambiente, questo e' accettabile, ma quando vuoi che gli ascoltatori rappresentino il maggior numero delle sensibilita', allora tu devi ragionare sul palinsesto.

Domanda : Se voi doveste raccontare oggi ROR, il significato che ha in questa citta' e la funzione che svolge nonche' quello che vi piacerebbe che fosse da oggi ai prossimi anni...

Massimo: Noi abbiamo centinaia di proposte ma attualmente non sappiamo come poterle realizzare, come dire rimane il "boureau central de l'utopie", l'ufficio centrale dell' utopia, perche' bisogna capire se continuare a realizzare un meccanismo che rimanda immediatamenteall' utopia o se questa utopia vive attraverso dei passaggi in cui le cose si realizzano.

Cristina: Secondo me, che ascolto moltissimo la radio, ROR ha grandissime potenzialita', tantissima forza datagli dai 20 anni di esperienza, dal gran numero di persone che la attraversano e dal fatto che ci sono belle teste che ragionano. Del resto pero' c'e' la paura del decollo: ossia o sei una radio di movimento o sei una radio commerciale come se non ci potesse essere niente in mezzo. La sperimentazione non puo iniziare perche' si ha paura di snaturare l' essenza' di questa radio. Ma questo non e vero. Se un tempo la radio era "in funzione di... adesso puo dar voce a ... se funziona bene puo' dar voce e questo deve avvenire senza cappelli, ne' stress da parte delle persone che la fanno.
Purtroppo pero' la parola sperimentazione, il verbo provare altro, spaventa moltissimo, meno i piu' giovani. A me per esempio piace parlare con le persone che telefonano, mi piacciono le 30 telefonate per il rave, non mi spaventano; il punto sta' nel riuscire a comunicare a tutti quelli che passano per attaccare un biglietto o per curiosita' un modo diverso di vedere la vita. Ecco perche' e' importante che la radio abbia un suo punto di vista continuando a mantenere tutte le specificita' di cui oggi vive. Massimo: Un esempio potrebbe essere la questione della liberazione delle prigioniere e dei prigionieripolitici, discussione importantissima, ma anche confusa perche molti sono i gruppi e le posizioni.
Noi, come ROR dovremmo essere capaci di decidere come uno strumento di informazione oggi, di questo tipo e nell' anno 2000 deve trattare l' argomento della prigionia politica, per dare un piccolo contributo per arrivare alla soluzione del problema. Questo e' il punto, essere in grado di decidere sull' argomento e non solo di essere portavoce delle diverse impostazioni.

Cristina: Quello che una radio dovrebbe riuscire a dare a chi la ascolta sono i mezzi per riuscire a pensare con il loro cervello, fornendo una pluralita' di strumenti collegati tra loro, per rendere comprensibili le parole che vengono usate, sia quelle di uso comune che quelle piu' specialistiche. E gli strumenti vanno dalle parole alla musica.
Bisogna ragionare anche sull' informazione, questa radio e ancora carente sulla citta' e su molti altri argomenti ancora. Trovare anche un modo per comunicare che non faccia allontanare l' ascoltatore, ma che la faccia interessare e sviluppi apertura mentale, senza bisogno di confezionare verita'.

Massinio: Ci sono delle scelte fondamentali alla base di questa radio, come l' autogestione eil fatto che sia libera e senza padroni. La questione e' che un certo tipo di affermazioni le ami e ti ci affezioni solo se haianche la possibilita' di verificarle, altrimenti rimangono slogan che nella pratica non si realizzano.
Per riprendere l' esempio sulla citta', pensare di aver esaurito il proprio compito di informazione parlando ad esempio di un processo contro delle persone di un centro sociale, specificita' di ROR che non abbiamo nessuna intenzione di abbandonare, e per quanto riguarda le grandi lotte sulla 180 o avvenimenti come la giornata mondiale contro l' aids, limitare il tuo intervento a quello che leggi il giorno dopo sulle pagine dei giornali significa negare l' idea stessa dello strumento radiofonico. La nostra capacita' e' di sapere che la radio come strumento di informazione potenzialmente e' ascoltata da una citta intera, non deve cambiare la sua natura, il modo di essere per arrivare agli altri perche' questa e' audience e io parlo di tutt' altra cosa. I termini dell'i nformazione sono complessivi e non riconducibili solo a quello che avviene nei cs o in genere nelle forme dell' autorganizzazione.
Ecco gli slogan di cui parlavo prima; senza padroni e senza pubblicita', e' uno slogan molto bello ma anche molto difficile da realizzare.
Anno 2000 , nel business dell' informazione, nella giobalizzazione dei mercato e cosi' via, anche se i costi di gestione di ROR sono limitati a 100 milioni l' anno, l' idea di raggiungere questa cifra senza attingere a canali istituzionali e una sfida sempre piu' difficile.
Autogestita: aprire al mattino e dire "buongiorno questa e' onda rossa autogestita sugli 87.9" ma anche il dato reale che poi facciamo fatica anche a gestirci le pulizie tanto per fare un esempio. Nonostante le dichiarazioni di autogestione qui dentro vive un meccanismo di delega solidificato... come la mettiamo? Questo nostro essere in divenire, trovarci sempre nella logica del raggiungimento di questi obiettivi ci deve far sentire sempre il divario tra l' affermazione e la realta'.

Domanda: Progetti?

Massimo: Per esempio il fatto che fino a poco tempo fa i turni della mattina, dalle 9 alle 14 erano gestiti a volte da una persona sola che doveva fare tutto, scegliere la musica, curare il giornale radio, aprire a chi doveva pisciare e rispondere al telefono e altro ancora, la proposta e' che ci siano 4 persone che insieme decidono che argomenti trattare e poi escono dalla radio, seguono direttamente gli avvenimenti nella citta'.

Domanda: State pensando anche a una relazione economica di questi soggetti con la radio?

Massimo: No, non ancora. Su questo tema del reddito ci sono posizioni diverse e quindi per il momento mi basta avere la certezza dei progetto che si realizza, con il gruppo di persone che data disponibilita' e agisce con la responsabilita' che ne consegue. Bisogna mettersi al pari, tutte e tutti e chiedersi se ci va di sperimentare per undibattito all' interno della radio perche' bisognava far uscire fuori forte il senso, che non era quello di sostenere una linea o un' organizzazione politica, ma permettere a questa radio di continuare a vivere senza padroni e senza pubblicita' cosi' come ha fatto per 20 anni.
Una cosa molto bella e' stata accorgersi che c' e' un sacco di gente che sottoscrive per questa radio senza sapere neanche dove si trova, esprimono un calore e un senso di appartenenza a un' esperienza che non ha eguali in questa citta'.

ondarossa@mail.nexus.it


 
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