INTRODUZIONE AL LIBRO RADIOAPPASSIONATI
di Bruce Girard


La radio potrebbe essere il sistema di comunicazione pubblica più sorprendente che si possa immaginare.......se potesse, non solo trasmettere, ma anche ricevere, in modo che l'ascoltatore, oltre a sentire, possa anche parlare. Bertolt Brecht 1930

RADIOAPPASSIONATI


In un mondo in cui l'informazione era prerogativa di una minoranza urbana colta con accesso all'editoria, le prime emittenti radiofoniche regolari, negli anni 20, indussero a credere che questo mezzo sarebbe potuto diventare veramente il "sorprendente sistema di comunicazione pubblica " concepito da Brecht. Di fatto, la Radio determinò un cambiamento radicale nella struttura della comunicazione sociale, In linea di massima questa trasformazione in modo democratico ma ha avuto anche i suoi aspetti negativi. Non erano trascorsi poco più di dieci anni da quando le prime stazioni radiofoniche avevano cominciato a trasmettere, che Adolf Hitler fece un uso mirato della Radio per ascendere al potere.

La Radio ha avuto una diversa evoluzione nelle varie parti del mondo. Negli Stati Uniti, competitività e senso del profitto costituirono la norma. In Europa e nelle sue colonie, la Radio fu sottoposta all'esclusivo controllo dello Stato . In Canada entrambi i fattori diedero luogo ad un sistema con una forte rete statale centralizzata a livello nazionale e da competitività ed interessi commerciali a livello locale. In America Latina, invece si venne creando una mescolanza di stazioni statali, private, ecclesiastiche, universitarie, di interesse particolaristico, di popolazioni indigene e cosi via.

Con il passare del tempo questi modelli si mescolarono tra di loro e si trasformarono. La Radio commerciale nacque dapprima in occidente e successivamente, nell'est europeo. La Radio pubblica, negli Stati uniti diventò parte integrante dei mezzi di comunicazione. In Africa, molte delle delle reti nazionali sono in fase di decentralizzazione perseguendo, in tal modo, nuovi obiettivi come lo sviluppo, l'educazione e la partecipazione comunitaria.

In ogni caso, alla fine di questo secolo, la Radio sembra essere ormai in declino. Eclissata dagli altri media, la Radio non viene presa in considerazione nei dibattiti di politica sociale ed è spesso trascurata dai programmi e dai budget delle reti a diffusione statale e dalle società proprietarie dei mezzi di comunicazione. Ed invece di sollecitare la partecipazione del pubblico, come auspicava Brecht, ci si è preoccupati, alla fine, soltanto di incrementarne il numero. In quasi tutto il mondo, la gran parte delle stazioni radiofoniche opta per la programmazione più insipida possibile con il proposito di attrarre ascoltatori cercando di non dispiacere a nessuno, o, al contrario, adotta un taglio sensazionalista, con l'intenzione di attirare il pubblico anche a costo di irritarlo.

Allora perché "radioppassionati"? Si può rispondere a questa domanda con un terzo tipo di radio che è alternativa sia a quella commerciale che a quella di stato. Spesso chiamata "radio comunitaria", la sua caratteristica principale consiste nel suo impegno, per quanto riguarda la partecipazione della comunità a qualsiasi livello. Mentre gli ascoltatori della radio commerciale possono partecipare in maniera limitata alla programmazione (attraverso interventi telefonici o chiedendo la propria canzone preferita) quelli della radio comunitaria sono a loro volta produttori, amministratori, registi, critici e persino proprietari delle stazioni stesse.

Questo tipo di radio alternativa sta rivestendo un ruolo sempre più importante per gli emarginati della società che mirano ad un cambiamento politico e culturale. A partire dalla Wawatay Radio Network, di proprietà degli indigeni del Canada del nord, fino ad arrivare a Radio Venceremos, gestita dai rivoluzionari salvadoregni e alla stazione rurale nella regione Kayes in Mali, le stazioni comunitarie ed alternative rivestono un ruolo essenziale per coloro che sono esclusi dai mezzi di comunicazione commerciale e da quelli a diffusione statale. Le donne, i popoli indigeni, le minoranze etniche e linguistiche, i giovani, le sinistre, i contadini, i movimenti di liberazione nazionale, e così via stanno scoprendo le potenzialità della radio come strumento di sviluppo e partecipazione politica e culturale. Stanno trasformando la radio in un mezzo per soddisfare le proprie necessità, un mezzo che permetta di esprimersi e, soprattutto, di ascoltare.

Questa radio non è piena di musica pop e di notiziari "superficiali" nè di comunicati ufficiali o di contenuto culturale approvato dal governo. Non è così importante che la programmazione sia "raffinata" quanto, piuttosto, che sia basata su un concetto di comunicazione partecipativa. Il ruolo della radio si basa nel rispondere alle priorità stabilite dalla comunità, così da facilitarne la discussione, sostenendole ed affrontandole. Non è facile esprimere tutti gli interessi di una collettività e la radio comunitaria non sempre ci riesce. Indubbiamente, quando ciò avviene, le sue trasmissioni hanno una carica emotiva quasi mai raggiunta dai media di stato di maggiore diffusione o da quelli commerciali. Questa carica deriva dal desiderio di coinvolgere gli ascoltatori agevolando e dando forza alla loro partecipazione non solo nella radio, ma anche nei processi culturali e politici che riguardano la comunità.


UNA VASTA GAMMA DI PROGETTI DI RADIO COMUNITARIA


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L' uso della radio come strumento trasformazione culturale e politica, quantunque sia un fenomeno in crescita non è nuovo. Infatti, le prime stazioni comunitarie e partecipative nacquero quasi contemporaneamente in Colombia e negli Stati Uniti più di quarant' anni fa. Da allora svariati progetti di questo tipo hanno cercato di promuovere un cambiamento che fosse gestito, in modi diversi dalla stessa comunità.

Alcuni di questi progetti hanno cercato di agevolare questa trasformazione, occupandosi di educazione formale con particolare riferimento all alfabetizzazione e alla matematica, o promuovendo tecniche agricole in sintonia con il programma specifico di sviluppo stabilito dal governo. Questo tipo di progetto è stato frequente nel terzo mondo, soprattutto in Africa e in Asia. [.....]

Altri progetti erano più politicizzati e hanno sostenuto le iniziative organizzative e culturali di comunità emarginate. Questi, infatti, tendono a coinvolgere gli ascoltatori in un processo di partecipazione. Radio Soleil ad Haiti e Zoom Black Magic Liberation Radio negli Stati Uniti sono due esempi di questo tipo.


LA RADIO COMUNITARIA NEL MONDO


Qualsiasi tipo di studio sulla radio comunitaria deve tener in conto il contorno sociale e politico nel quale si sviluppa. Ciò risulta fondamentale nel momento in cui vengono paragonate e contrapposte esperienze di diverse zone. Di seguito si offre una sintesi delle esperienze di radio comunitaria delle diverse parti del mondo e vengono messe in evidenza quelli che sono i dibattiti in corso e le problematiche specifiche di ogni zona.

AFRICA


La radio è, indubbiamente, il mezzo di comunicazione più importante in Africa. L' analfabetismo ed i problemi di distribuzione fanno si che i giornali raggiungano soltanto una piccola parte della popolazione. Allo stesso modo la televisione non è economicamente accessibile alla grande massa e il servizio televisivo nazionale spesso non raggiunge le aree rurali dove la maggioranza della popolazione vive.

La radio, invece, è presente quasi dappertutto. Gli apparecchi riceventi sono relativamente economici, così come lo è la produzione e la distribuzione. In quasi tutti i paesi africani i programmi radiofonici vengono irradiati dalla capitale e i centri urbani più importanti sono la principale fonte di informazione. Anche se ciò che intendiamo per radio comunitaria, che sia autonoma e nella quale la comunità abbia un ruolo fondamentale, non esiste nella maggior parte dei paesi africani, al contrario esiste la radio rurale. Molti paesi hanno costituito delle reti di stazioni radiofoniche rurali che trasmettono una mescolanza di programmi prodotti a livello nazionale e locale.

Sebbene queste stazioni rurali hanno in comune alcuni aspetti con la radio comunitaria, da questa si distinguono in quanto sono amministrate dai sistemi di radiodiffusione nazionale per mezzo di un dipartimento o un centro di produzione specializzato in radio rurale. Questa mancanza di autonomia si traduce spesso in una programmazione che alla fine arriva a riflettere il criterio del governo centrale piuttosto che le istanze dei diversi gruppi locali. Un secondo problema è costituito dal fatto che le stazioni di radio rurale ereditano spesso i problemi amministrativi e finanziari delle istituzioni che le dirigono.

La radio rurale in Africa non tende a coinvolgere la popolazione ne a livello decisionale nè in quello produttivo. Il contenuto della programmazione è stabilito generalmente dal governo o dai responsabili delle stazioni e quasi mai dalle esigenze espresse dal pubblico.

Durante gli ultimi due anni, in molti paesi africani, si sono verificate notevoli trasformazioni politiche, con una certa apertura per quanto riguarda la comunicazione e si sta avviando qualche esperienza di radio comunitaria. [.....]

Le trasformazioni politiche che si sono verificate in Sudafrica hanno comportato anche delle trasformazioni fondamentali nella radio. Per quindici anni, l' unica opposizione al monopolio della radio di stato è stata rappresentata da Radio Freedom dell ANC, che trasmetteva dai paesi confinanti, in onda corta. Attualmente, un vasto e dinamico movimento di radio comunitarie sta apprestando a trasmettere. [....]


ASIA


Come in Africa, i sistemi di radiodiffusione sono stati condizionati da un forte controllo statale e dal centralismo degli antichi colonizzatori. Progettate come strumento per diffondere le opinioni del governo, non sono stati assolutamente pensati per facilitare il dialogo ne per permettere alla gente di esprimere le sue aspirazioni o confessare le sue frustazioni. L' altro elemento che Africa e Asia hanno in comune è rappresentato dall' importanza della radio che, del resto, ha un ruolo fondamentale in quasi tutto il terzo mondo.[....]

In linea di massima i sistemi di radiodiffusione asiatici hanno tardato, rispetto a quelli africani, a liberarsi dal loro passato coloniale. In ogni caso ci sono stati dei tentativi di cambiamento e, secondo l' opinione dei partecipanti ad un seminario sulla radio comunitaria svoltosi in Malesia nel 1990, la radio è in fermento.

Il progetto della Radio Comunitaria di Mahaweli nello Sri Lanka, ha contribuito a questa situazione di fermento e ad una diffusa accettazione di un nuovo modello di radio locale e nazionale. La Radio Comunitaria di Mahaweli fa parte del sistema di radiodiffusione nazionale anche se, pur non essendo un progetto di radio comunitaria autonoma, rappresenta un notevole passo in avanti ed è stata presa come riferimento da diversi paesi asiatici.

Nel 1991 il Vietnam ha intrapreso un' importante iniziativa stabilendo un certo numero di stazioni di radio comunitarie locali. Queste stazioni sono gestite dai rappresentanti delle comunità e godono di un notevole livello di autonomia locale.

Le Filippine costituiscono un eccezione tra i paesi asiatici, poiché il loro sistema di radiodiffusione è stato fortemente condizionato dalla mentalità commerciale statunitense. Oltre al settore privato ed ad una rete di radio statali, alcuni progetti di radio rurale sono stati avviati da università e altre istituzioni. La mancanza di stazioni comunitarie autonome nelle filippine è stata parzialmente è stata parzialmente compensata con lo sforzo di alcuni gruppi di produzione al fine di ottenere spazi di diffusione nelle stazioni commerciali o pubbliche. [...] Al momento attuale la radiodiffusione continua ad essere monopolio di stato in quasi tutti i paesi e gli anni futuri ci diranno se gli organismi nazionali di diffusione saranno disposti a dividere le onde con i gruppi comunitari e se le stazioni locali godranno di una reale autonomia per quanto riguarda la loro organizzazione e programmazione.


AUSTRALIA


[....] L'Australia [....] possiede un attivo movimento di radio comunitarie con oltre 100 stazioni e più di 50 gruppi in attesa di ottenere una licenza. Le stazioni trasmettono in quasi tutto il paese, dalle grandi città fino alle piccole comunità, sia pur remote ed isolate.

Alcune di queste stazioni (soprattutto nelle grandi città) hanno la licenza per distribuire servizi di radiodiffusione specifici, per esempio programmi etnici o indigeni, programmi di buona musica o educativi. La gran parte ha la licenza per fornire un servizio alla comunità e ha l'obbligo di farlo con quei gruppi che non possono fruire del servizio radiofonico nazionale o commerciale. Tra i gruppi che hanno accesso alla radio comunitaria, vi sono le minoranze etniche e culturali, le donne, gli anziani e i giovani disoccupati.

Le radioemittenti comunitarie australiane ricevono finanziamenti attraverso tre fonti principali: appoggio diretto della comunità sotto forma di associazione, sottoscrizioni e donazioni (40%), "patrocinio", una forma assai ristretta di pubblicità (30%) e una serie di donazioni provenienti da programmi dei governi federali, statali e locali.


EUROPA


Il modello di un sistema centralizzato di radiodiffusione statale che l'Europa aveva esportato a scapito delle sue vecchie colonie, non fu vantaggioso, come avvenne in Africa e Asia, neppure per gli europei. I vari monopoli statali dominarono fino agli anni Settanta, quando il movimento delle radio libere si diffuse nell'Europa occidentale. Nel momento del suo apogeo, c'erano migliaia di stazioni pirata che si ribellavano al dominio del sistema radiofonico statale.

A metà degli anni '80, soltanto un numero limitato di queste stazioni era riuscito a sopravvivere. Per ironia della sorte, il movimento delle radio libere fu vittima del suo stesso successo, infatti quasi scomparve quando i monopoli governativi vennero meno e le potenti reti commerciali misero in secondo piano le radio libere. Quelle che sopravvissero quasi sempre si trovavano in paesi dove lo stato si rifiutava con fermezza di rinunciare al suo monopolio. Radio 100 di Amsterdam costituisce un'eccezione alla regola e ha continuato a trasmettere clandestinamente, nonostante che in Olanda ci sia un forte movimento di radio comunitarie. Il declino delle radio pirata coincise con la richiesta di radio comunitarie e quasi tutti i paesi dell'Europa occidentale ora dispongono di un tipo di radiodiffusione comunitaria legale, quantunque esistano notevoli differenze da un paese all' altro e, di conseguenza, da una stazione all' altra. [...]

Nei paesi dell'Europa orientale, la situazione cambia in maniera drammatica da un paese all'altro e le condizioni di radiodiffusione sembrano trasformarsi quasi quotidianamente. La radio clandestina di Solidarnosc ebbe un fugace momento di gloria quando era ancora un sindacato illegale, mentre una volta che cominciarono a cadere muri e governi, ci si rivolse soprattutto a radio commerciali di grande diffusione, spesso di proprietà delle potenti imprese di comunicazione dell'Europa occidentale.

Nonostante la tradizione di monopolio statale e la forte presenza di capitale straniero - o forse a causa di ciò - c'è un grande interesse nei confronti dei modelli alternativi di radio [...].


AMERICA LATINA


Si può dire che le prime esperienze di radio comunitarie nacquero in America Latina quasi mezzo secolo fa e per anni popoli indigeni, sindacati, università, chiese, settori privati e governi combinarono i loro sforzi facendo della radio di quest'area la più dinamica e diversa del mondo.

Negli ultimi dieci anni l'uso della radio ha avuto un incremento grazie ad alcuni gruppi popolari. Alcuni di questi, come quello del Collettivo Radiofonico Femminista del Perù, realizzano dei programmi e li diffondono durante le trasmissioni delle stazioni commerciali. Oppure usano delle "bocinas", ossia semplici altoparlanti installati nelle bidonvilles per mezzo dei quali la comunità può prendere la parola, altrimenti negata dagli altri mezzi di comunicazione. In Argentina sono nate centinaia di stazioni talmente piccole che sfuggono al controllo della legge.

Altre esperienze si sono autodefinite "educative". Queste emittenti non si dedicano all'educazione formale e hanno abbandonato i metodi classici delle "scuole radiofoniche" per incorporare più efficacemente le immense possibilità educative che nascono con la partecipazione popolare. Radio Soleil ad Haiti e Radio Asé Pleré An Nou Lité in Martinica procedono su questa strada.

I popoli indigeni hanno le loro stazioni radiofoniche in quasi tutta la regione. Queste stazioni trasmettono nelle lingue indigene e rappresentano un momento importante per la loro proiezione culturale e politica. [....]

Le stazioni clandestine della guerriglia hanno dato un contributo ai movimenti di liberazione nazionale in molti paesi. Radio Venceremos nel Salvador ha dato informazioni, per undici anni, sulla lotta del popolo salvadoregno prima di essere legalizzata attraverso la firma del trattato di pace tra il Fronte Farabundo Martì ed il governo.

Ci sono molti altri esempi: stazioni appartenenti ai sindacati in Bolivia, stazioni gestite da oraganizzazioni contadine in Ecuador, stazioni delle donne in Cile e più di trecento emittenti popolari gestite dalla chiesa cattolica.


AMERICA DEL NORD


La radio comunitaria, in America del Nord, apparve quasi in sordina quando nel 1949, un pacifista californiano ottenne una licenza per una stazione in modulazione di frequenza nel momento in cui la maggioranza della gente non aveva apparecchi riceventi in F.M. Questa stazione, conosciuta come KPFA, attualmente è ascoltata da centinaia di migliaia di persone nella zona di San Francisco ed ha un fatturato di un milione di dollari. KPFA non rappresenta un esempio tipico di radio comunitaria nell' America del nord. Come in America Latina ci sono in questa regione svariati esempi di radio comunitaria ed è difficile immaginare che una qualsiasi delle trecento stazioni che ci sono nel Canada e negli Stati Uniti possa essere considerata "tipica". Certamente si possono tracciare delle linee generali. Per esempio le stazioni di radio comunitaria urbana, nel Nord America tendono ad essere più coinvolte culturalmente e politicamente ed ad occuparsi di quelle comunità che sono emarginate a causa della loro lingua, razza, interessi culturali e politici. La radio Cooperativa di Vancouver è un chiaro esempio di ciò. Le stazioni rurali, invece hanno una maggiore affinità con la gran parte della comunità in quanto, generalmente, una comunità isolata non ha assolutamente niente in comune con quanto proposto da una radio nazionale di città.

Nelle zone isolate del nord del Canada, più di cento comunità indigene, a volte costituite da pochissimi abitanti, hanno delle radio con la funzione di telefono, di posta, di punto di incontro e di insegnante. Produttori volontari offrono svago e le informazioni essenziali nella loro lingua a gente che può rimanere isolata dal resto del mondo per varie settimane a causa delle tormente di neve, durante il periodo invernale. Nonostante l' importante servizio offerto alle comunità indigene, queste stazioni sono drammaticamente sotto finanziate con un budget di circa 10.000 dollari.

Nella provincia del Quebec ci sono 45 stazioni di radio comunitarie e indigene e 23 non indigene. Le stazioni non indigene si trovano, generalmente, nella zona meridionale e servono comunità più numerose, ma neppure in questo caso è possibile trovare una stazione che possa essere considerata "tipica". Gli esempi vanno da Radio Centre Ville di Montreal che trasmette in sette idiomi diversi per popolazioni nella gran parte costituite da immigrati, fino ad arrivare alla CFIM che trasmette in francese per un gruppo limitato che vive sparso nelle isole Maddalena, nel golfo di San Lorenzo.

Le radio comunitarie sono fortemente impegnate affinchè le onde siano accessibili ed aperte, per trasformarle in uno strumento al servizio delle comunità. Sotto la guida di gente impegnate nelle diverse radio del mondo intero, questo libro ci invita a fare un viaggio nel cuore delle onde alternative e ci aiuta a capire per quale motivo questi "attivisti" siano Radioappassionati.

(tratto dal libro "Radioappassionati, 21 esperienze di radio comunitarie nel mondo")


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