RADIO CITTÀ APERTA
88.9 - MHZ Roma


Radio Città Aperta nasce nel 1978 con il nome di Radio proletaria.Sin dall'inizio viene gestita da una cooperativa. Le trasmissioni in diretta iniziano alle ore 7.00 con informazioni, collegamenti con notiziari di altre emittenti, interviste commenti; questi sino alle ore 8.oo quando va in onda la rassegna stampa. Alle ore 9.30 c'è la rassegna stampa delle cronache cittadine. Alle 10.00 il primo notiziario con al suo interno anche una finestra con servizi giornalistici di altre emittenti radiotelevisive. Di seguito il commento redazionale del giorno .Dalle 10.30 e sino alle 13.30 circa si articola il filo diretto con gli ascoltatori sul fatto o sui fatti del giorno; è previsto un intervallo alle 12.30 per il notiziario flash. Alle ore 14.15 si può ascoltare il "taccuino" che fornisce gli appuntamenti politici e culturali previsti nel territorio della città della provincia e della regione. Alle 14.30 va in onda l'edizione centrale del notiziario, Alle 15.00 si parla dei problemi sociali politici e culturali dei giovani(lotte studentesche, centri sociali, tossicodipendenze etc...).
Da segnalare due programmi autogestiti dalle comunità immigrate: Zovabia(Nigeria) la Domenica alle 13.30 -El Guayacan (America Latina) il venerdi alle 18.15. Abbiamo una redazione divisa nelle seguenti sezioni: politica, esteri, problemi cittadini, problemi del mondo giovanile, questioni economiche e del lavoro. Principali, e sempre più insufficienti fonti economiche: la sottoscrizione degli ascoltatori, il servizio di diretta del consiglio comunale, pubblicità(quasi inesistente),concerti. Ma su questo aspetto vi rimandiamo ad una parte di quanto seguirà, laddove affrontiamo la questione della battaglia per il diritto ad esistere.


Nei diversi cambiamenti di fase politica che Radio Città Aperta ha affrontato nei suoi anni di attività, il più evidente è avvenuto tra il 1987 e il 1988. Essendosi esaurito quel ruolo di semplice "radio di movimento", decidemmo di sviluppare un nuovo programma di intervento su tre punti:
1) Diventare strumento e punto di riferimento e di dibattito a sinistra;
2) sottolineare il ruolo di radio calata nelle problematiche e contraddizioni metropolitane;
3)essere una radio impegnata nella battaglia per la libertà di informazione.

Erano gli anni 80 quelli delle sconfitte imposte al movimento dei lavoratori da una borghesia internazionale e nazionale che riprendeva l'egemonia. Tra le molteplici implicazioni che ciò comportava comprendemmo che alcune di queste riguardavano da vicino il campo di intervento politico specifico di una radio come la nostra. E sul cammino di questo processo di adeguamento ad una realtà trasformata, si colloca anche il cambio di nome in Radio Città Aperta (avvenuto nel 1990).

Dopo 8 anni riteniamo di confermare quel tipo di articolazione del nostro intervento, anche se abbiamo ritenuto necessario rafforzare la battaglia a sostegno della libertà di informazione. Sull' articolazione di quest'articolazione torneremo in una seconda parte di questo intervento, ma certo non possiamo separare la libertà di parola dal merito di ciò che si vuole dire. In riferimento al merito, abbiamo dovuto ulteriormente riassestare il nostro intervento editoriale e politico alla luce degli ulteriori passaggi imposti a livello internazionale(il crollo dell' URSS e del muro di Berlino, e l'avvento di un nuovo ordine mondiale di tipo unipolare), e a livello nazionale (la definitiva trasformazione genetica e non solo nominale di quello che era stata la sinistra storica, l' avvento del maggioritario). La situazione ci imponeva e ci impone di ribadirci come voce di bisogni e aspirazioni popolari per i quali il mercato imperante continua a non concedere spazio, nonostante il tanto sbandierato cambiamento che si dice abbia trionfato in Italia, e che ha portato in realtà a trionfare le due correnti del partito unico. Essere conseguenti in questa direzione significa che non solo non possiamo riconoscerci nel polo di centro-destra (il che è ovvio),ma nemmeno nel polo di centro sinistra, o ulivo che dir si voglia. Essere conseguenti in questa direzione significa candidarsi ad essere la voce di settori sociali realmente maggioritari(lavoratori dipendenti in senso tradizionale, lavoratori costretti a nuove e inedite forme di sfruttamento, disoccupati, sottoccupati) che hanno interesse (consapevole o potenziale) a riconoscersi in un polo politico c'è: di sinistra, alternativo, antagonista di trasformazione reale. Significa insomma essere di minoranza (per ora) ma non minoritaristi. Si tratta quindi di un compito politico, che ci siamo dati in virtù di una nostra elaborazione politica intorno ad un punto di vista che riteniamo di dover esprimere. Si tratta però di un compito che riteniamo di poter svolgere come soggetto editoriale e di comunicazione. Sarebbe infatti a nostro avviso sbagliato appropriarci a tale compito come soggetto politico. Lo stesso campo dell'editoria è pieno di esempi che denotano l'ambiguità di soggetti editoriali che partono dal presupposto non dichiarato di essere soggetto politico. Per quanto ci riguarda, riteniamo, che, più che autoconfinarci togliendo respiro alle aspirazioni e alle prospettive che intendiamo esprimere, sia per noi importante svolgere una funzione di stimolo verso la costruzione di un ampio polo sociale e politico antagonista alternativo e di base che riesca a raccogliere energie ed esperienze diverse. Soprattutto quando cerca di attestarsi ad un ruolo di opposizione, l' insieme dell'emittenza radiofonica libera viene condannata a non poter sopravvivere nel "mercato) della comunicazione, il quale si orienta sempre di più verso la spartizione tra un settore di imprenditoria che si riconosce nel polo berlusconiano ed un settore di imprenditoria che si riconosce nel polo dell'ulivo. Entrambi hanno dichiarato guerra a ogni esperienza di comunicazione indipendente di base. Il processo di spoliazione subito da centinaia di emittenti radiofoniche e televisive comunitarie, la gran parte delle quali provenienti dalle più varie esperienze di sinistra, è giunto a sviluppi insostenibili; tutte vengono private sempre più delle più elementari risorse economiche. Il problema è come liberarci da questa condanna e come combattere questa guerra, quanto meno come resistere. Abbiamo pensato che se in generale ci collochiamo tra gli avversari dell'estensione delle logiche del "mercato", allora è a maggior ragione a partire dal terreno dell'informazione che dobbiamo rivendicare e sviluppare questa opposizione. Per elaborare una nuova strategia, abbiamo ritenuto necessario partire dall'esigenza di unire una battaglia per la soluzione di problemi concreti- quelli di sopravvivenza economica- ad una battaglia di forte valenza ed impatto politico e culturale. Tanto per cominciare, su questo piano, a poco valgono quelle leggi che, solo teoricamente, sono state varate in soccorso della piccola editoria. A poco serve la legge per l'editoria, che tra l'altro sappiamo tutti come viene applicata, quando viene interdetto il mercato pubblicitario, essendo esso in mano a SIPRA; PUBLITALIA, quando l'unica norma della legge Mammi' che non viene applicata è quella che sancisce la riserva del 25% della pubblicità degli enti pubblici per le emittenti locali. E questi sono solamente alcuni dei problemi del settore sui quali stiamo strutturando un intervento politico. A tale proposito attualmente Radio Città Aperta è impegnata in una battaglia assieme a diverse radio di base e di sinistra di diverse città. Si tratta di una battaglia che stiamo costruendo attorno alla necessità di dotare queste emittenti di risorse economiche certe e di diritti certi(dall'informazione socialmente utile al diritto di accesso alla pubblicità pubblica e privata, da un allargamento della legge sull'editoria a tariffe agevolate per energia elettrica, telefono e spese postali. Abbiamo individuato come interlocutori i Comuni, le Provincie, le Regioni, gli Enti Pubblici e sul piano complessivo il Garante per l'editoria e la Commissione Parlamentare per il riordino del sistema radiotelevisivo, e comunque il legislatore. Tutti fino ad adesso hanno assunto una condotta che va dall'immobilismo sino al piegarsi agli interessi dei grossi potentati dell'informazione radiotelevisiva. Nell'avviare questa battaglia abbiamo voluto mettere a disposizione anche una nostra esperienza specifica. Infatti su di una parte di questo terreno, Radio Città Aperta ha cominciato ad affrontare in modo nuovo il problema della ricerca di risorse economiche proprio a metà degli anni 80, avviando quella che forse è stata la prima esperienza di informazione socialmente utile e di servizio condotta da una emittente locale comunitaria: la trasmissione in diretta del consiglio comunale. Non senza che dall'interno delle varie amministrazioni(compresa l'attuale giunta Rutelli) fossero nei vari anni posti problemi e ostacoli, compreso quando l'esperienza è stata parzialmente estesa al consiglio provinciale. Facciamo a Radio Onda Rossa i migliori auguri di riuscire a compiere il passaggio che ha avviato in questi mesi. Quali che siano le scelte che la sua redazione intraprenderà, siamo certi che l'insieme della comunicazione alternativa ed antagonista ha bisogno che anche questa esperienza si rafforzi e si adegui ulteriormente alla situazione.


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