Ne vedremo delle belle.
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I rapporti con l'emittente sono stati in tutti questi anni "intermittenti" (gioco di parole nauseabondo, lo so, ma tant'è....). Un primo vero contatto forte, fu quando la violenta fase repressiva costrinse R.O.R. alla sospensione dei programmi e sottopose i "responsabili" ad una sventagliata di provvedimenti giudiziari (coinvolgendo e criminalizzando una intera area di "antagonismo organizzato"). La chiusura dei "covi dell' Autonomia" ci convinse, ovviamente, a mettere a disposizione la nostra sede di via dei Piceni per le riunioni e le assemblee della Radio e delle componenti di quell' area. Il contatto fu davvero forte anche sotto un altro aspetto: uscendo da una di queste riunioni il mitico Vincenzo, immerso nei suoi pensieri, e "facendo manovra" con la sua vettura investiva la motocicletta "d' epoca" del nostro Fabio causando l' unico vero "scontro" a Roma tra Autonomi e Anarchici (ci penso' poi l' assicurazione a comporre il tutto).
Per un periodo abbastanza lungo il contatto con la Radio, ma soprattutto il confronto con chi
operava attraverso quello strumento, veniva parzialmente garantito dalle riunioni del martedi'
al circolo Due Febbraio di via di Porta Labicana (ora, mi pare, sede di una ennesima birreria)
sul tema repressivo.
Il coordinamento Carcere e Repressione era formato da varie "situazioni" (tra cui anche
alcuni comitati "familiari" di difesa dei detenuti) ed alcune "organizzazioni" e per un certo
tempo era riuscito a produrre un lavoro non meramente assistenziale sull' argomento (di cui
sono traccia alcuni bollettini pubblicati all' epoca).
Anni assai difficili, con le galere stracolme: la divisione tra "comuni" e "politici", la c.d. "lotta
armata", il fenomeno del "pentitismo", della "dissociazione", i vari "teoremi" etc.
I comitati autonomi e conseguentemente la Radio, decisero improvvisamente di "uscire" da
quella esperienza e dopo qualche tempo, anche per il mutamento complessivo dello
scenario repressivo, l'esperienza stessa ebbe a concludersi.
Il limite fu per tutta la sua durata che le "organizzazioni" specie i CAO e LCPC si posero in
maniera rigida come tali, con una linea politica da sostenere ed "imporre" riproducendo i
difetti letali degli "intergruppi" dell'immediato "dopo" 68": pochissimi interscambi, un
confronto arroccato.
In una scala molto ridotta, ed apparentemente meno conflittuale, nella sostanza avveniva in
quella sede un po' quello che, nelle contemporanee assemblee all' università, portava alla
contrapposizione formale tra l' intervento di R.O.R. e quello di Radio Proletaria.
Sembrava proprio che fosse un problema di "prevalenza" politica, quasi di ricerca
"egemonica".
Gli anarchici in genere, per non parlare del nostro gruppo (particolarmente inerme su questi
piani), non si ritrovano in questo genere di partite.
Anche i più "realistici" fra loro (diciamo ad esempio gli anarco-sindacalisti) non sono
"animali politici" per definizione, ma cercano talvolta di diventarlo quasi per un malinteso
senso della contingenza, della tattica: pertanto i più, coerentemente, si "chiamano fuori" e gli
altri sono destinati -è una mia opinione ovviamente- a perdere tutto (ad iniziare dalla propria
identità, dalla loro specificità) magari aggregandosi a qualche schieramento composito,
promiscuo.
Il problema si riaffaccerà in seguito anche negli episodici rapporti successivi tra noi (parlo di
me e di quegli anarchici che mi sento affini che non sempre si organizzano in un gruppo
formalizzato come fu il Malatesta e la Radio) pur senza sfociare mai in qualcosa di
eclatante, di pienamente espresso.
Alla fine degli anni ottanta anzi iniziammo una serie di trasmissioni "autogestite" attraversi i
microfoni di R.O.R. : "Spazio Utopia", sulla falsariga di quanto avevamo fatto per molto
tempo su Radio Spazio Aperto, prima che venisse ignobilmente venduta al circuito
commerciale.
Le trasmissioni autogestite cessarono per nostra decisione (una certa stanchezza, una certa
perplessità sul mezzo di comunicazione, un certo senso di estraneità).
Da allora le distanze fra noi e la Radio sono progressivamente aumentate: oltre la differenziazione originale ("Marx e Bakunin" direbbe un nostro antico conoscente irakeno...), o forse a causa di questa, si è andato esplicitando, via via, un percorso che rende sempre più rare le occasioni di confronto, di rapporto (ed anche quelle di contrasto di scontro critico). Le occasioni, infatti, si sono attualmente ridotte, quasi del tutto alla mera convivenza territoriale (frequentazione di San Lorenzo), ed a qualche rapporto amicale.
Alcuni, tra i tanti momenti di diversificazione dei nostri percorsi:
1 - "Individuo" e "situazioni di lotta" (singolo ed entità superindividuali, collettive).
2 - "Rapporto" con le istituzi
oni (protagonismo ed antagonismo; le richieste di
legalizzazione...).
3 - "Strumento Radio": informazione e comunicazione (messaggio unidirezionale ed
interazione orizzontale).
4 - Posizione nei confronti del mondo del lavoro.
Su questi punti non mi soffermo, avendoli affrontati in tante altre occasioni (materiali, documenti autoprodotti che ho tentato di far circolare attraverso i canali, i reticolati dei miei rapporti individuali, così come questo intervento del resto).
C'è poi una questione più sottile legata all' atteggiamento, al comportamento. Che potrebbe essere solo un riflesso, un effetto delle differenze sopra accennate.
Nell' ultimissimo periodo avverto però qualche segno opposto che sembra andare verso un leggero riavvicinamento: lo stesso documento della Radio nella sua problematicità, nell' esigenza evidente di discussione, di riflessione globale, sembra contenere un desiderio di duttilità, non strumentale, che è passo importante verso un rapporto leale con le "differenze" (spesso insopprimibili fortunatamente insopprimibili) degli eventuali interlocutori (che una volta si chiamavano "compagni di strada"). Chissà cosa ne verrà fuori... ...ne vedremo delle belle....
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