Incontro di ROR con Incontro con Alfredo Salerni anarco scettico


OSSERVAZIONI GENERALI:


Max the tax, mi da in lettura un documento relativo a Radio Onda Rossa. Da quello che mi dice avverto che sia lui che i suoi affini fondano notevoli aspettative sul dibattito che potrebbe scaturirne. Max mi chiede anche di scrivere alcune considerazioni al riguardo che, secondo i progetti, verranno raccolte insieme a tutte le altre "reazioni" che perverranno alla redazione della Radio. Sento sempre l' esigenza di esprimermi su quanto mi viene offerto in discussione (sebbene la cosa mi abbia procurato talvolta qualche spiacevole conseguenza). In questa circostanza, poi, gli elementi di riflessione sono davvero tanti e mi consentono di ripercorrere alcuni passaggi importanti della mia vita personale e di questa fetta di storia che sto visitando......
Il rapporto con Max esiste...ma davvero ai suoi affini potrà interessare il parere di un singolo? Di un anarchico pieno di casini e di contraddizioni, di incoerenze e di dubbi, che non rappresenta alcuna "situazione"?

Ne vedremo delle belle.

Titolo:

Ne vedremo delle belle
( alcuni ricordi, riflessioni e considerazioni a seguito della lettura del documento di Radio Onda Rossa...)


In un piccolo appartamento vicino a via della Pisana, dove allora abitavo, stavamo a fare una assatanata partita a poker io ed altri tre del Malatesta, il gruppo anarchico allora aderente alla FAI.
Casualmente avevamo lasciato accesa una radio, ovviamente a basso volume, su una lunghezza d' onda inusuale (non ricordo se era 93.300 oppure 93.450). Come una cantilena, interrompendo una striminzita selezione musicale, una voce dai robusti accenti locali ripeteva ogni trenta secondi: "Radio Onda Rossa, una radio al servizio del proletariato". La partita era durata tutta la notte, e così la cantilena: quella frase, l' abbiamo ascoltata da un minimo di 720 volte a un massimo di 840. Scopro ora, dal documento della Radio, che sono passati oltre 17 anni da allora e che, come direbbe qualche rotocalco rosa, "Radio Onda Rossa sta per diventare maggiorenne....."

I rapporti con l'emittente sono stati in tutti questi anni "intermittenti" (gioco di parole nauseabondo, lo so, ma tant'è....). Un primo vero contatto forte, fu quando la violenta fase repressiva costrinse R.O.R. alla sospensione dei programmi e sottopose i "responsabili" ad una sventagliata di provvedimenti giudiziari (coinvolgendo e criminalizzando una intera area di "antagonismo organizzato"). La chiusura dei "covi dell' Autonomia" ci convinse, ovviamente, a mettere a disposizione la nostra sede di via dei Piceni per le riunioni e le assemblee della Radio e delle componenti di quell' area. Il contatto fu davvero forte anche sotto un altro aspetto: uscendo da una di queste riunioni il mitico Vincenzo, immerso nei suoi pensieri, e "facendo manovra" con la sua vettura investiva la motocicletta "d' epoca" del nostro Fabio causando l' unico vero "scontro" a Roma tra Autonomi e Anarchici (ci penso' poi l' assicurazione a comporre il tutto).

Per un periodo abbastanza lungo il contatto con la Radio, ma soprattutto il confronto con chi operava attraverso quello strumento, veniva parzialmente garantito dalle riunioni del martedi' al circolo Due Febbraio di via di Porta Labicana (ora, mi pare, sede di una ennesima birreria) sul tema repressivo. Il coordinamento Carcere e Repressione era formato da varie "situazioni" (tra cui anche alcuni comitati "familiari" di difesa dei detenuti) ed alcune "organizzazioni" e per un certo tempo era riuscito a produrre un lavoro non meramente assistenziale sull' argomento (di cui sono traccia alcuni bollettini pubblicati all' epoca). Anni assai difficili, con le galere stracolme: la divisione tra "comuni" e "politici", la c.d. "lotta armata", il fenomeno del "pentitismo", della "dissociazione", i vari "teoremi" etc.
I comitati autonomi e conseguentemente la Radio, decisero improvvisamente di "uscire" da quella esperienza e dopo qualche tempo, anche per il mutamento complessivo dello scenario repressivo, l'esperienza stessa ebbe a concludersi. Il limite fu per tutta la sua durata che le "organizzazioni" specie i CAO e LCPC si posero in maniera rigida come tali, con una linea politica da sostenere ed "imporre" riproducendo i difetti letali degli "intergruppi" dell'immediato "dopo" 68": pochissimi interscambi, un confronto arroccato. In una scala molto ridotta, ed apparentemente meno conflittuale, nella sostanza avveniva in quella sede un po' quello che, nelle contemporanee assemblee all' università, portava alla contrapposizione formale tra l' intervento di R.O.R. e quello di Radio Proletaria. Sembrava proprio che fosse un problema di "prevalenza" politica, quasi di ricerca "egemonica". Gli anarchici in genere, per non parlare del nostro gruppo (particolarmente inerme su questi piani), non si ritrovano in questo genere di partite. Anche i più "realistici" fra loro (diciamo ad esempio gli anarco-sindacalisti) non sono "animali politici" per definizione, ma cercano talvolta di diventarlo quasi per un malinteso senso della contingenza, della tattica: pertanto i più, coerentemente, si "chiamano fuori" e gli altri sono destinati -è una mia opinione ovviamente- a perdere tutto (ad iniziare dalla propria identità, dalla loro specificità) magari aggregandosi a qualche schieramento composito, promiscuo.
Il problema si riaffaccerà in seguito anche negli episodici rapporti successivi tra noi (parlo di me e di quegli anarchici che mi sento affini che non sempre si organizzano in un gruppo formalizzato come fu il Malatesta e la Radio) pur senza sfociare mai in qualcosa di eclatante, di pienamente espresso. Alla fine degli anni ottanta anzi iniziammo una serie di trasmissioni "autogestite" attraversi i microfoni di R.O.R. : "Spazio Utopia", sulla falsariga di quanto avevamo fatto per molto tempo su Radio Spazio Aperto, prima che venisse ignobilmente venduta al circuito commerciale. Le trasmissioni autogestite cessarono per nostra decisione (una certa stanchezza, una certa perplessità sul mezzo di comunicazione, un certo senso di estraneità).

Da allora le distanze fra noi e la Radio sono progressivamente aumentate: oltre la differenziazione originale ("Marx e Bakunin" direbbe un nostro antico conoscente irakeno...), o forse a causa di questa, si è andato esplicitando, via via, un percorso che rende sempre più rare le occasioni di confronto, di rapporto (ed anche quelle di contrasto di scontro critico). Le occasioni, infatti, si sono attualmente ridotte, quasi del tutto alla mera convivenza territoriale (frequentazione di San Lorenzo), ed a qualche rapporto amicale.

Alcuni, tra i tanti momenti di diversificazione dei nostri percorsi:
1 - "Individuo" e "situazioni di lotta" (singolo ed entità superindividuali, collettive). 2 - "Rapporto" con le istituzi
oni (protagonismo ed antagonismo; le richieste di legalizzazione...).
3 - "Strumento Radio": informazione e comunicazione (messaggio unidirezionale ed interazione orizzontale).
4 - Posizione nei confronti del mondo del lavoro.

Su questi punti non mi soffermo, avendoli affrontati in tante altre occasioni (materiali, documenti autoprodotti che ho tentato di far circolare attraverso i canali, i reticolati dei miei rapporti individuali, così come questo intervento del resto).

C'è poi una questione più sottile legata all' atteggiamento, al comportamento. Che potrebbe essere solo un riflesso, un effetto delle differenze sopra accennate.

Nell' ultimissimo periodo avverto però qualche segno opposto che sembra andare verso un leggero riavvicinamento: lo stesso documento della Radio nella sua problematicità, nell' esigenza evidente di discussione, di riflessione globale, sembra contenere un desiderio di duttilità, non strumentale, che è passo importante verso un rapporto leale con le "differenze" (spesso insopprimibili fortunatamente insopprimibili) degli eventuali interlocutori (che una volta si chiamavano "compagni di strada"). Chissà cosa ne verrà fuori... ...ne vedremo delle belle....


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