Prima ParteSeconda ParteTerza Parte

PRESIDENTE
Prego.

P.M.

Molto sinteticamente in questo articolo che riguardava il crac di Caltagirone ed esponenti della corrente andreottiana vi era anche una fotografia di Nino Salvo e parti che riguardavano questo soggetto. E siamo nel 1980. Il giornalista Bruno Tucci sarà chiamato a riferire su un intervista che fece a Nino Salvo per il Corriere della Sera nel 1982 quasi un intera pagina e riferirà che l'intervista fu determinata dal fatto che la Regione Siciliana aveva approvato una legge sull'esattoria e che l'interesse del Corriere della Sera non era determinata da questo fatto che sostanzialmente era un fatto locale ma l'interesse del Corriere della Sera fu determinato dal fatto che vi era implicato proprio Salvo che era un personaggio nazionale. Il giornalista Roberto Fabiani sarà chiamato a deporre su un inchiesta che fu pubblicata sull'Espresso nel 1979 nella quale ampie parti del...

PRESIDENTE

Che pagina è del...

P.M.

Pagina 2.

PRESIDENTE

2, no, pagina due di che cosa Pubblico Ministero. No, io cercavo della vostra lista. Va bene, non la voglio mettere in... Lasci stare, continui.

P.M.

Io ho una parte in cui si selezionano le prove nuove, non sto seguendo la lista. Il giornalista Roberto Fabiani sarà chiamato a riferire su un articolo: "inchiesta sulla mafia in Sicilia" che fu pubblicato sull'Espresso nel 1980 nel quale ampie parti e con fotografie erano dedicate ancora una volta ad Ignazio e Nino Salvo e nell'ambito di questo articolo si parlava dell'enorme potenza dei Salvo in campo politico, facendo riferimento anche a organi informativi della Democrazia Cristiana, organi di stampa, il Popolo. Quindi questo è il concetto, non provare l'esistenza di un rapporto, ma provare la notorietà nazionale di questi soggetti sin dalla seconda metà degli anni '80, quindi non notabili locali la cui conoscibilità era ristretta all'ambito palermitano e siciliano ma personaggi di statura nazionale. Poi vi sono i seguenti testi: Gaspare Messina, Cesare Scardulla, Michele Vullo, Giuseppe Cambria. Questi testi saranno chiamati a deporre su questo fatto: nel settembre del...

PRESIDENTE

Sono indicati in lista, vero?

P.M.

Sì.

PRESIDENTE

Perchè siccome noi... non ci da... se ci dessero le pagine noi...

DIFESA

Presidente, la lista è in relazione al tema probatorio generale dei rapporti tra l'imputato Giulio Andreotti e i cugini Salvo. Sono inseriti nella pagina...

PRESIDENTE

Grazie, l'avvocato Sbacchi (incomprensibile) subito la mia richiesta. Dunque, pagina 20, benissimo. Continui.

DIFESA

Signor Presidente, se possiamo...

PRESIDENTE

L'abbiamo trovato, basta.

P.M.

E allora saranno chiamati a riferire su questo fatto che nel settembre del 1983 Giuseppe Cambria socio dei Salvo nelle esattorie fu ricoverato nel reparto di cardiologia dell'ospedale Civico di Palermo e che in quella circostanza...

DIFESA

Signor Presidente c'è la solita osservazione.

P.M.

Il fatto qual'è? Non è questo il fatto su cui devono deporre?

PRESIDENTE

Per la circostanza avvocato, noi non la conosciamo, perchè qua Cambria Giuseppe... Pubblico Ministero... Palermo 2/5/96. Quindi è molto oscuro per il Tribunale queste due frasi, per la difesa no, perchè la difesa ha il verbale che ha già letto, il Tribunale no e quindi noi non sappiamo proprio niente su Cambria.

P.M.

Stavo appunto articolando oralmente la circostanza.

PRESIDENTE

Il tema di prova.

P.M.

Il tema di prova è sempre il rapporto tra Andreotti e Salvo.

PRESIDENTE

Sì, la circostanza.

P.M.

La circostanza è che in quella occasione il medico cardiologo che lavorava presso questo reparto e che riferì questa circostanza ai suoi colleghi in quello stesso tempo, ricevette una telefonata da parte dell'Onorevole Andreotti o della sua segreteria per chiedere notizie sulla salute di Giuseppe Cambria.

PRESIDENTE

Questo quindi Vullo sarebbe.

P.M.

Questi sono Vullo, Messina Gaspare, Scardulla Cesare e Cambria Giuseppe. Questo gruppo di testi su questa circostanza.

DIFESA

E anche sulla circostanza che non ricevette nessuna telefonata, visto che...

P.M.

Questa circostanza è della difesa, per noi è nuova.

DIFESA

Ma lo dice uno.

PRESIDENTE

Avvocato.

P.M.

Ma non capisco, non si deve dire cosa dicono i testi e poi la difesa.

DIFESA

No, Presidente, era per completezza. Siccome il tema è duplice: ricevette una telefonata.

PRESIDENTE

Va bene avvocato Sbacchi quando sarà il suo turno poi farà le sue richieste. Per favore non interrompiamo se non per motivi di necessità. Prego.

P.M.

Poi il commissario di Pubblica Sicurezza Domenico Farinacci e il maresciallo della Guardia di Finanza Pulizzotto Antonino in forza alla direzione investigativa antimafia per riferire sulle indagini che sono state svolte circa la partecipazione nell'agosto del 1992 a una crociera sulla nave Eugenio Costa del Senatore Giulio Andreotti con Spedale Vito, cognato di Salvo Maria figlio di Alberto Salvo. Sempre nell'ambito del tema rapporti tra Andreotti e la famiglia Salvo.

VOCE FUORI MICROFONO

PRESIDENTE

Per favore avvocato Ascari. Prego.

P.M.

Ancora brigadiere dei Carabinieri Salvatore Lo Nobile e vice brigadiere Giuseppe Pulvirenti per riferire in ordine a un servizio di osservazione che fu effettuato il 31 maggio del 1984 nelle vie Piazzi e Segesta di Palermo e nel corso del quale fu fotografato Antonino Salvo insieme ad altri personaggi. Perchè è rilevante, perchè Antonino Salvo in quella occasione utilizzò una autovettura che secondo l'accusa corrisponde alla descrizione che Francesco Marino Mannoia fa della autovettura utilizzata dai cugini Salvo quando giunsero insieme a Giulio Andreotti in occasione dell'incontro che si svolse secondo il collaboratore di giustizia nel 1980.

PRESIDENTE

Andiamo avanti.

DIFESA

Comunque questo faceva parte già della vecchia lista, se non vado errato.
PRESIDENTE
Chi?

DIFESA

Questo faceva parte della vecchia lista.

PRESIDENTE

Pulvirenti?

DIFESA

Se non ricordo male.

PRESIDENTE

No, forse Pulizzotto e Farinacci. Comunque andiamo avanti. Va bene, se li vogliono illustrare nuovamente non lo possiamo impedire. Prego.

DIFESA

No, no, ma non era... Era per...

PRESIDENTE

Prego Pubblico Ministero.
DIFESA
Chiedo scusa.

P.M.

E allora Presidente e signori della difesa, alcune osservazioni sulla pertinenza e sulla ammissibilità di testi nuovi che sono stati indicati in lista sotto il tema probatorio generale relativo al sequestro di Aldo Moro e con particolare riferimento alle circostanze attinenti al coinvolgimento di Cosa Nostra e al ruolo svolto nel sequestro... nelle vicende antecedenti, concomitanti e susseguenti al sequestro da parte dell'imputato Giulio Andreotti. La prima testimonianza che si richiede è quella di Giorgio Battistini. I fatti sui quali la testimonianza viene richiesta e che l'accusa reputa pertinenti al tema probatorio sono i seguenti... Li ritiene pertinenti innanzi tutto perchè essi ad avviso dell'accusa forniranno un riscontro estrinseco specifico e particolarmente rilevante delle affermazioni rese dallo stesso Tommaso Buscetta nella precedente fase del dibattimento, sul contesto e sulle motivazioni reali di due omicidi, l'omicidio Pecorelli avvenuto nel 1979 a Roma e l'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa avvenuto nel settembre del 1982 a Palermo. Contesto e reali motivazioni, che sono ben diverse da quelle prospettate in precedenti ricostruzioni giudiziarie ma che si riconnettono al fatto della esistenza di parti rilevanti, sia dattiloscritte sia registrate delle dichiarazioni rese all'Onorevole Moro alle Brigate Rosse durante il suo sequestro, parti che esistevano, ripeto, sia manoscritte, sia dattiloscritte che registrate su bobine, parti che contenevano accuse all'Onorevole Andreotti, parte che sono scomparse e in relazione a ciò si riconnettono sia per vari profili ad altri temi probatorio di questo processo, ad esempio i rapporti dell'imputato Andreotti con un esponente... con un anello di cerniera tra Cosa Nostra e il mondo del riciclaggio. Faccio riferimento a Michele Sindona.

PRESIDENTE

Comunque andiamo a Battistini, alle circostanze su cui deve rispondere il signor Battistini Giorgio.

DIFESA

Scusi, Battistini chi è intanto?

PRESIDENTE

E appunto, ancora non lo sappiamo.

P.M.

Battistini, e qui vengo subito ai fatti, per indicare chi è, è un noto e stimato cronista che ha lavorato presso il quotidiano La Stampa e poi per il quotidiano L Repubblica e che ebbe più colloqui durante il sequestro Moro con il generale Galvaligi che allora era uno dei bracci destri del Generale Dalla Chiesa e seguiva direttamente al pari del generale Dalla Chiesa le vicende del sequestro Moro. Quindi preliminarmente bisogna chiarire che Battistini riferirà quando gli ebbe a riferire in più colloqui diretti il generale Galvaligi su queste vicende. Si richiede ovviamente la testimonianza del Battistini e non del Galvaligi perchè purtroppo il generale Galvaligi è stato ucciso dalle Brigate Rosse diversi anni fa. In che cosa consistevano questi fatti che sono strettamente pertinenti al processo? Sinteticamente la prima circostanza è questa, il generale Dalla Chiesa era entrato nel covo di via Montenevoso alcune ore prima che arrivassero i magistrati. Il materiale originale rinvenuto era costituito oltre che da una settantina di cartelle dattiloscritte con errori di battitura, da un nastro registrato e anche da una videocassetta. Il materiale integrale era stato portato a Roma all'insaputa della magistratura...

DIFESA

Signor Presidente le chiedo scusa, c'è l'osservazione della difesa su questo punto. Le circostanze sono state indicate.

PRESIDENTE

Pubblico Ministero dobbiamo... io non capisco, dobbiamo ripetere quello che già si è detto nelle udienze precedenti?

P.M.

No, questo non si era detto Presidente.

PRESIDENTE

No, dico, non ripetere, nel senso che il Tribunale deve intervenire? Cerchiamo di... per fare un fair play che l'altra volta non c'era.

P.M.

Per sintesi le circostanze attengono e debbo indicarle perchè questo giova anche a comprendere successivamente la rilevanza di altre testimonianze nuove di cui si chiede l'ammissione.

PRESIDENTE

Insomma, sulle dichiarazioni che il generale Galvaligi fece a Battistini Giorgio.

P.M.

Sì, essenzialmente da queste dichiarazioni risulta confermata l'esistenza di parti omesse del memoriale Moro, l'esistenza di bobine registrate ed il fatto che questi materiali sono scomparsi, non sono stati più ritrovati perchè non sono presenti neanche in quella residua parte che è stata rinvenuta 12 anni dopo nel covo di via Montenevoso a Milano nel 1990, altro fatto che c'era stato un incontro personale tra il generale Dalla Chiesa e Andreotti in relazione a questa questione delle parti che sono scomparse, altro fatto che queste parti scomparse contenevano specificamente accuse di Aldo Moro nei confronti del Senatore Andreotti. Ecco perchè a nostro giudizio la testimonianza è rilevante. E altra testimonianza che si riconnette a questo tema, altre testimonianze sono quelle dei giornalisti Eugenio Scalfari, Gianpaolo Panza, i quali potranno confermare non soltanto la ricostruzione dei fatti che verrà prospettata dal teste Battistini ma anche i controlli che sono stati per senso di responsabilità della direzione del quotidiano effettuati direttamente per verificare la fonte e l'esistenza di rapporti diretti con la fonte indicata, cioè con il generale Galvaligi. A questo tema si riferisce anche naturalmente la indicazione come teste del figlio del generale Galvaligi, cioè di Paolo Galvaligi il quale potrà riferire le circostanze utili al processo, attinenti ai rapporti esistenti in quel periodo tra il padre e il generale Dalla Chiesa e potrà anche riferire circostanze interessanti dal punto di vista dell'accusa su certi profili inspiegabili e misteriosi dell'omicidio del generale Galvaligi rivendicato dalle Brigate Rosse. Su questo argomento ancora chiediamo l'ammissione dei testi Demetrio Cogliandro e Paolo Senise. Demetrio Cogliandro è un ufficiale dell'Arma dei carabinieri che in epoca recente ha svolto un opera di collaborazione personale con il Generale Martini nel periodo in cui quest'ultimo era capo del SISMI. Ammiraglio Martini. Nel periodo in cui quest'ultimo era capo del SISMI, del Servizio Segreto Militare. Nel corso di una perquisizione eseguita... si tratta tutti di atti depositati naturalmente come attività integrativa di indagine, nel corso di una perquisizione eseguita dall'autorità giudiziaria di Roma è stato sequestrato un imponente materiale dattiloscritto e manoscritto contenente informazioni su svariati argomenti, informazioni che il Cogliandro trasmetteva all'ammiraglio Martini per uso del SISMI. Tra queste informazioni ve ne sono alcune che riguardano specificamente il sequestro Moro e ve ne sono alcune che confermano, si parla delle informazioni, non soltanto dell'esistenza di parti omesse del memoriale Moro che sono scomparse e non sono state più ritrovate, ma in particolare l'esistenza di registrazioni, quindi non di documenti dattiloscritti o manoscritti ma di bobine registrate che recavano la riproduzione di dichiarazioni verbali dell'Onorevole Moro alle Brigate Rosse. E qui quindi c'è una connessione con quanto già sarà detto da Battistini. E c'è un ulteriore connessione con quanto riferirà il teste Incandela del quale già si era chiesta l'ammissione nella fase precedente del dibattimento. Il generale Cogliandro ha anche indicato la fonte delle sue informazioni. la fonte delle sue informazioni è appunto il teste Paolo Senise di cui chiediamo l'ammissione, il quale teste potrà riferire...

PRESIDENTE

E' un giornalista?

P.M.

E' un giornalista il quale a sua volta ha riferito quali erano le fonti delle sue informazioni. Non voglio entrare in dettaglio ma ha riferito che queste circostanze riguardanti la scomparsa, la soppressione di queste parti rilevanti del memoriale Moro e delle bobine registrate...

PRESIDENTE

Di quale giornale è Senise, mi scusi? Su quale giornale scrive, tanto per avere un idea.

P.M.

Era un collaboratore del SISMI.

PRESIDENTE

Ah, era un collaboratore del SISMI, ho capito. Va bene.

P.M.

Comunque si tratta di un giornalista professionista in pensione. Il punto qual'è? Noi ne chiediamo l'ammissione, è chiaro che qualsiasi valutazione sui testi spetta al Tribunale nel suo sovrano giudizio, però è un fatto che il teste indica a sua volta delle fonti plurime e in particolare una fra le tante che desidero ricordare, l'ex andreottiano defunto, l'Onorevole Sbardella. A prescindere quindi dalla valutazione del singolo teste debbo dire che queste circostanze si riconnettono strettamente ad altre testimonianze che sono del tutto provenienti da altra fonte e da tutt'altro contesto. Tutte confermano questo punto. Quindi perchè questo fatto delle parti omesse del memoriale Moro attiene al processo per associazione mafiosa nei confronti dlel'odierno imputato? Perchè quello che si sarebbe fatto scomparire secondo queste testimonianze sono parti che attenevano non soltanto a...

PRESIDENTE

Poi le sentiremo le testimonianze.

P.M.

Attenevano a legami...

PRESIDENTE

Se li ammetteremo.

P.M.

A legami assai discutibili del Senatore Andreotti con ambienti ricollegabili alla mafia. Questo è l'assunto dell'accusa. Coppetti Marcello e Nobili Umberto sono due persone, il primo è un giornalista professionista il Coppetti, il Nobili è un ufficiale che è stato anche capo del centro SIOS dell'aeronautica della Toscana. Questi testi potranno riferire su una circostanza di interesse diretto per il tema probandum di questo processo, sempre le medesime circostanza, la scomparsa di parti omesse del memoriale Moro che contenevano accuse al Senatore Andreotti e la conoscenza da parte di Licio Gelli di queste vicende, l'esistenza di rapporti tra Licio Gelli e Giulio Andreotti, l'affermazione di Licio Gelli in quel periodo che appunto queste parti erano state fatte scomparire perchè contenevano delle accuse ad Andreotti e che vi era stato un rapporto in questo contesto riguardante anche il Senatore Andreotti e il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Quindi in estrema sintesi sono sempre ancora in tutt'altro contesto ed altre fonti, fonti che confermano ancora una volta questa circostanza che per primo voglio qui ricordarlo, quando tutti questi elementi non erano stati ancora acquisiti... immaginati dalle varie autorità giudiziarie procedenti in Italia erano stati detti per la prima volta e pochi gli avevano creduto, da Tommaso Buscetta. Sergio Flamigni. Di Sergio Flamigni si era chiesta nella fase precedente del dibattimento l'ammissione come consulente del Pubblico Ministero. Sulla base di motivazioni formulate dal Tribunale in una ordinanza e per ragioni tecnico-giuridiche questa consulenza non era stata ammessa. Per ragioni puramente formali, procedurali noi ne riproponiamo l'ammissione come tale nella lista e però tenendo conto delle considerazioni, dei rilievi e delle osservazioni di carattere tecnico formulate dal Tribunale nella sua ordinanza, ci permettiamo di chiederne adesso l'ammissione come teste diretto dell'accusa perchè egli riferisca i fatti non già tutti i contenuti che potevano essere formulati nella relazione di consulenza e che riguardano anche fatti non conosciuti, ma ne chiediamo la citazione come teste perchè riferisce esclusivamente i fatti a sua conoscenza sui comportamenti adottati dal Senatore Giulio Andreotti durante il sequestro Moro, sui documenti redatti durante il sequestro dall'Onorevole Aldo Moro e riguardanti il Senatore Andreotti, sulla esistenza di parti mancanti negli scritti dell'Onorevole Moro rinvenuti nel covo brigatista di via Montenevoso 8 a Milano nelle date del primo ottobre 1978 e del 9 ottobre 1990. Egli riferirà i fatti che conosce personalmente e riferirà fatti che egli ha appreso da altre fonti. Questo è consentito nel dibattimento, salva la possibilità che naturalmente potrà essere esercitata dalla difesa o dal Tribunale di ufficio di richiedere l'eventuale escussione della fonte di riferimento ai sensi dell'articolo 195. Quindi in questa sede noi ne chiediamo l'ammissione come teste diretto con riserva delle nostre future osservazioni in relazione all'articolo 195 del C.P.P. per l'eventuale successiva escussione ove ritenuta necessaria delle fonti di riferimento.

PRESIDENTE

Senta Pubblico Ministero, quindi in linea principale come consulente e in linea subordinata come teste?

P.M.

No, ne chiediamo in linea principale come teste.

PRESIDENTE

In linea principale come teste.

P.M.

In linea subordinata ed è indicato in lista, come consulente esclusivamente per ragioni per così dire di generale cautela processuale e anche in relazione a futuri gradi di giudizio e a possibili futuri mutamenti giurisprudenziali generali.

PRESIDENTE

Per favore i carabinieri vedano di far fare silenzio fuori, perchè c'è molto chiasso che disturba il regolare svolgimento dell'udienza. Prego Pubblico Ministero.

P.M.

In ordine...

PRESIDENTE

La porta deve rimanere aperta. Prego.

P.M.

Uno dei temi di prova dell'accusa derivante da dichiarazioni che saranno rese in dibattimento dal collaboratore di giustizia Marino Mannoia Francesco riguarda due incontri che secondo quanto riferirà il collaboratore si sarebbero svolti nel '79 e nel 1980 in Sicilia tra l'Onorevole Giulio Andreotti ed esponenti di vertice della mafia. Incontri a cui avrebbero partecipato anche l'Onorevole Lima, i cugini Salvo e l'Onorevole Nicoletti, avente come oggetto il problema del Presidente della Regione Piersanti Mattarella. Il problema era costituito dal fatto che il Presidente Mattarella con la nuova linea di moralizzazione della linea pubblica che aveva inaugurato colpiva gli interessi dell'organizzazione mafiosa. Quindi un primo incontro prima dell'omicidio e un secondo incontro dopo l'omicidio. Nell'ambito di questo tema chiediamo che venga ammessa la testimonianza delle seguenti persone: Trizzino Maria Grazia, segretaria dell'Onorevole Sergio Mattarella, il fratello, il Macchiazzese moglie vedova del Mattarella; Ennio Pintacuda sul quale ritornerò; Virginio Rognoni; Francesco Cossiga. Cosa dovranno riferire queste persone? Queste persone dovranno deporre su questa circostanza e cioè che nello stesso periodo nel quale Cosa Nostra e gli esponenti politici a cui ho fatto riferimento, si riunivano per discutere il problema Mattarella, proprio nello stesso periodo l'Onorevole Piersanti Mattarella si recò a Roma per avere un incontro riservato con l'allora ministro Virginio Rognoni e che nel corso di questo incontro e su questa circostanza dovranno riferire queste persone a cui poi Mattarella ebbe a raccontarlo, nel corso di questi incontri riferì a Rognoni fatti gravissimi, tant'è che quando... che riguardavano la vita interna del partito ed esponenti del partito della Democrazia Cristiana, tant'è che quando ritornò da quall'incontro disse alla sua segretaria che se gli fosse successo qualche cosa nel senso dell'incolumità personale, questo qualcosa doveva riconnettersi a questo incontro. In particolare più in dettaglio, Ennio Pintacuda invece dovrà riferire su quanto apprese da Piersanti Mattarella e cioè sulla sorpresa e sull'amarezza di vedersi isolato in quel momento difficile e abbandonato anche dall'Onorevole Rosario Nicoletti. Questa circostanza è per l'accusa rilevante perchè i collaboratori di giustizia riferiranno anche sul ruolo svolto dall'Onorevole Rosario Nicoletti in questa vicenda. Il Senatore Francesco Cossiga riferirà invece su quanto ebbe a dirgli personalmente Piersanti Mattarella circa i pericoli a cui in Sicilia andavano incontro i politici che avevano compreso quali rapporti vi erano tra mafia e settori della politica e lottavano questo tipo di rapporti. Con riferimento al tema probatorio generale riguardante l'omicidio Pecorelli.

PRESIDENTE

Si completava con Immordino e Siracusa questo tema. Che sono pure nuovi: Immordino Marcello e maresciallo Siracusa Luigi. Il tema si completava con questi due nomi.

P.M.

Queste due persone dovranno riferire in ordine alle indagini che furono svolte quando fu individuato nel 1979 il covo in via Pecori Giraldi dove trascorreva la sua latitanza Leoluca Bagarella, perchè in quell'occasione fu rinvenuto un fogliettino di carta che è tra i documenti di cui chiedevo l'ammissione, cui era manoscritto Adriana e numero di telefono. Le indagini che fecero questi ufficiali della Polizia Giudiziaria dimostrarono che quel numero di telefono era intestato ad una villa il cui proprietario era morto e nella quale abitava Rosario Nicoletti. Questo sempre nell'mbito di questo tema di prova perchè appunto il collaboratore Francesco Marino Mannoia riferirà della partecipazione a questo incontro di Nicoletti e del ruolo avuto in questa vicenda.

PRESIDENTE

Va bene, prego.

P.M.

Allora già nella fase precedente del dibattimento l'accusa ha esposto le ragioni per le quali essa ritiene pertinente all'oggetto specifico di questo processo anche un tema probatorio riguardante l'omicidio di Carmine Pecorelli e circostanze specifiche attinenti a quell'omicidio. Quindi per quanto riguarda questo profilo generale l'accusa si richiama integralmente alle considerazioni già svolte nella fase precedente. Mi limiterò quindi ad alcune indicazioni pertinenti all'ammissione dei testi che per la prima volta oggi con la recente lista vengono chiesti come testi diretti dell'accusa. In particolare il generale Roberto Iucci perchè riferisca l'esistenza di suoi rapporti, se vi sono stati, con il Sen Giulio Andreotti e soprattutto riferisca se e quali denunce egli abbia presentato nei confronti del giornalista Mino Pecorelli, indicando eventualmente l'oggetto della controversia e il nome del legale o dei legali che ebbero ad assisterlo. La pertinenza di questa circostanza sta nel fatto che essa costituirebbe, questa testimonianza potrebbe costituire un riscontro specifico di una dichiarazione di un teste, la sorella del defunto Mino Pecorelli. Non voglio qui naturalmente anticipare il contenuto di queste dichiarazioni, però per comprendere la rilevanza di Iucci sui timori che le azioni pregresse della sorella che è già stata chiesta come teste nella fase precedente, secondo le quali nell'ultima fase della sua vita Carmine Pecorelli avrebbe espresso timori per se stesso, derivanti da una ostilità dell'ambiente andreottiano che non sarebbe stata motivata esclusivamente dalla nota vicenda della copertina di OP e della trattativa avvenuta con Evangelisti e con l'intermediazione di Claudio Vitalone, per la soppressione a pagamento di questa copertina. Quindi poichè questa circostanza che verrà riferita dalla sorella del Pecorelli, attiene alla possibilità di moventi relativi all'omicidio del Pecorelli, moventi che ricondurrebbero sempre all'ambiente andreottiano per questo motivo si chiede la testimonianza del generale Iucci. Poi per quanto riguarda il profilo specifico nel contesto dell'omicidio Pecorelli, riguardante gli interessi finanziari e societari riconducibili a Cosa Nostra e ad esponenti del gruppo andreottiano, innanzi tutto l'accusa chiede l'ammissione del teste Giulio Sepe in relazione ad una dichiarazione resa al Pubblico Ministero di Palermo il 23 aprile '96 e regolarmente depositata. Di che si tratta? Giulio Sepe chi è? Giulio Sepe è stato comandante del nucleo centrale di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma. Ebbene, per comprendere la pertinenza e l'importanza di questa testimonianza, bisogna per un attimo fare un passo indietro, è inevitabile farlo, e ricordare brevemente la testimonianza di Mario Sarcinelli della quale già si era chiesta l'ammissione nella fase precedente e si è chiesta nuovamente l'ammissione nella lista recente. Mario Sarcinelli si era opposto allora nella sua qualità di capo della vigilanza della Banca d'Italia ad una ripetuta serie di pressioni che provenivano dall'ambiente andreottiano, in particolare dal Senatore Andreotti, questa è la tesi dell'accusa, per tramite di Franco Evangelisti, perchè salvasse in qualche modo, perchè collaborasse al salvataggio sia del bancarottiere Sindona sia dei bancarottieri fratelli Caltagirone. Dalla testimonianza di Sarcinelli risulterà che una delle possibili motivazioni, diciamo, una delle possibili motivazioni del clamoroso arreso del capo della Banca d'Italia, Baffi e del capo di vigilanza Sarcinelli, medesimo, da parte del Giudice Istruttore di Roma, Alibrandi, era una motivazione di carattere extraprocessuale, una motivazione di tipo politico, ed allora qui abbiamo il riscontro, perchè? Ecco perchè diventa importante questa testimonianza del colonnello Sepe, perchè quando organi di stampa danno notizia in maniera naturalmente frammentaria e da verificare di tutta una serie di emergenze che erano nel processo istruito da Alibrandi, che riguardavano una imponente, impressionante movimentazione illecita di denaro, connessa al crac Caltagirone, una movimentazione illecita di denaro che coinvolgeva vari esponenti politici, in particolare dell'ambiente andreottiano, allora il comando generale della Guardia di Finanza, presenta al G.I. Alibrandi una richiesta ufficiale volta cortesemente all'acquisizione di questi atti di cui aveva parlato la stampa, per potere procedere ad indagini specifiche e concrete su questi temi. Indagini naturalmente volte ad arricchire il contenuto probatorio di quel medesimo processo che il G.I. Alibrandi stava istruendo. C'erano fra le tante altre cose, in questa ingente movimentazione di denaro vi erano pure degli assegni per rilevante importo, che erano finiti ai cugini Salvo e che denotavano dei rapporti tra i fratelli...

PRESIDENTE

Andiamo alle circostanze.

P.M.

Allora, il teste colonnello della Guardia di Finanza potrà riferire che inspiegabilmente, di fronte ad un offerta di collaborazione di indagine di un organo qualificato come la Guardia di Finanza, questa richiesta venne rigettata dal G.I. il quale non si avvalse mai della Guardia di Finanza e nessuno sviluppo ebbero le indagini su questa ingentissima movimentazione illecita di denaro. Questa è la ragione per cui si chiede la citazione del colonnello Sepe. Poi chiediamo l'ammissione come testimone, del prefetto Domenico Sica.

PRESIDENTE

Mi scusi, su Sepe, la rilevanza, ecco, la rilevanza di questa deposizione.

P.M.

Ecco, la deposizione a nostro giudizio è rilevante perchè attiene all'esistenza di rapporti anche attinenti al tema di illecita movimentazione di capitali tra i cugini Salvo, i Caltagirone e tutto l'antourage politico andreottiano e quindi è un ulteriore riscontro della tesi dell'accusa secondo cui il punto dei rapporti...

PRESIDENTE

Ma Sepe, dico, ha fatto indagini su questo?

P.M.

Sepe non le ha potute fare, cioè gli è stato impedito di fare le indagini... cioè è stato impedito non a lui ma al comando generale della Guardia di Finanza, di fare indagini su questa movimentazione illecita di denaro. Il nodo è perchè è stato impedito e che cosa c'era che cosa cominciava ad emergere da questa movimentazione di denaro, i rapporti tra i cugini Salvo, i fratelli Caltagirone, numerosi esponenti dell'antourage andreottiano. Ritorniamo poi pur sempre quindi al tema di fondo, quindi all'esistenza di rapporti di carattere illecito risalenti nel tempo tra i salvo e l'ambiente andreottiano, rapporti che sono centrali a nostro giudizio per il tema probatorio di questo processo, perchè si riconnettono strettamente al possibile riscontro di numerose affermazioni di collaboranti, riguardanti il possibile coinvolgimento del Senatore Andreotti nell'omicidio Pecorelli e nell'omicidio Dalla Chiesa.

PRESIDENTE

Può andare avanti.

P.M.

Andiamo avanti. Chiediamo l'ammissione come testimone di Domenico Sica, attualmente prefetto della Repubblica, perchè riferisca circostanze che egli ha personalmente accettato sia nell'espletamento delle sue funzioni di sostituto procuratore della Repubblica di Roma, sia successivamente nell'espletamento delle sue funzioni di alto commissario per la lotta contro la delinquenza organizzata di tipo mafioso. Le circostanze sono le seguenti i fatti a sua conoscenza accertati in particolare nell'ambito del procedimento penale concernente l'omicidio di Domenico Balducci sull'intreccio di interessi criminali intessuto in Roma tra esponenti di Cosa Nostra, della banda della Magliana dell'eversione di destra e di gruppi politico-affaristici, cioè quell'intreccio che lo stesso Sica ha più volte pubblicamente definito con l'espressione sintetica di agenzia del crimine.

PRESIDENTE

Quindi sono indagini condotte da un Pubblico Ministero.

P.M.:

Esatto, fatti accertati personalmente. Anche i fatti a sua conoscenza diretta eventualmente estranei a queste indagini. In particolare i fatti a sua conoscenza sui collegamenti tra Domenico Balducci, Giuseppe Calò, il finanziare italo-svizzero Florence Ray Ravello, Francesco Pasienza, Flavio Carboni, Roberto Calvi, il generale Raffaele Giudice, Danilo Abbruciati, Franco Giuseppucci, Ernesto Diotallevi, Luigi Falletta. In particolare i fatti a sua conoscenza sulla aggregazione criminale formatasi in Roma intorno agli anni '77...

PRESIDENTE:

Questo è nella qualità di alto commissario, invece quello era nella qualità di sostituto, i primi due punti.

P.M.:

Esattamente. Comunemente nota come...

VOCE FUORI MICROFONO

P.M.:

Prego.

DIFESA:

No, non è un interruzione, dico, ci fermiamo ora, quelli come li aveva riferito come Pubblico Ministero?

P.M.:

Sì.

PRESIDENTE:

I primi due punti nella qualità di sostituto.

VOCE FUORI MICROFONO

P.M.:

Preciserò alla fine i motivi per cui queste circostanze sono rilevanti per questo processo e la qualità etc. Ripeto che... Quindi fatti a sua conoscenza sulla aggregazione criminale formatesi in Roma intorno agli anni '77, '78, comunemente nota come banda della Magliana ed articolata nei gruppi Trastevere, Testaccio, Magliana, Acilia, Ostia, Tufello, Alberone. C'è un motivo per cui anche questa articolazione e questi fatti concernenti questa articolazione interna sono rilevanti per questo processo. Sui rapporti legati al reinvestimento di denaro sporco tra il gruppo Trastevere Testaccio, facente capo a Danilo Abbruciati e personaggi come Flavio Carboni, Roberto Calvi, Francesco Pasienza, Domenico Balducci, Pippo Calò. Sui rapporti interni al gruppo della Magliana propriamente detto, fra Franco Giuseppucci, Maurizio Abatino, Antonio Mancini, ricordo che Maurizio Abatino e Antonio...

PRESIDENTE:

Sempre come alto commissario o come Pubblico Ministero?

P.M.:

Come alto commissario. Sui rapporti interno al gruppo Acilia Ostia tra Nicolino Seris e i fratelli Vittorio e Giuseppe Carnovale sui rapporti tra il gruppo Tufello Alberone e in particolare Gianfranco Urbani, la famiglia mafiosa di Nitto Santapaola e la cosca di Paolo De Stefano della 'ndrangheta calabrese. Ancora sui rapporti tra Vilfredo Vitalone, Claudio Vitalone e taluno dei personaggi citati nei precedenti punti. Innanzi tutto per chiarire i fatti, naturalmente siccome si chiede il Sica come teste egli è chiamato per riferire i fatti a sua conoscenza, sia perchè li ha conosciuti nell'espletamento di volta in volta delle sue funzioni di Pubblico Ministero di Roma, sia perchè li ha conosciuti nelle sue funzioni di alto commissario e specialmente sotto quest'ultimo profilo si tratta di conoscenze dirette che sono estranee per necessità di cose alla necessità di una formalizzazione documentaria, quindi è un teste che deve riferire su fatti che ha conosciuto personalmente o che ha accertato, salvo il richiamo in questo caso all'applicazione del meccanismo delle fonti di riferimento e dell'articolo 195 del C.P.P. Tutte queste circostanze analiticamente enunciate sono rilevanti perchè in parte attengono strettamente al riscontro positivo a nostro giudizio della attendibilità dei collaboranti della banda della Magliana: Mancini, Moretti ed Abatino, che sono stati già indicati anche nella fase precedente del dibattimento per riferire i fatti a loro conoscenza sull'omicidio Pecorelli e soprattutto sui rapporti tra i vari ambienti criminali della capitale della banda della Magliana e i fratelli Vitalone Vilfredo e Claudio. E' ancora rilevante per le connessioni che il dottor Sica potrà illustrare come teste, tra questi gruppi della Magliana e Cosa Nostra e sotto questo profilo essi potranno costituire un riscontro necessario ed utile ancora una volta della attendibilità estrinseca delle dichiarazioni dei collaboranti della Magliana che ho ricordato. Ed ancora alcune circostanze, quelle che riguardano i particolari collegamenti tra determinati personaggi come Balducci, Calò, Ravello, Pasienza, Carboni, Calvi, Raffaele Giudice e così via, potranno costituire un riscontro sulla esistenza oggettiva di una intima connessione tra interessi finanziari di notevole rilevanza che esistevano tra la banda della Magliana, Cosa Nostra ed ambienti politici appartenenti in buona parte anche all'antourage andreottiano. Perchè questo è rilevante? Perchè si tratta proprio di quegli interessi finanziari verso i quali si era particolarmente appuntata l'attenzione del giornalista Mino Pecorelli il quale si era dato da fare con le sue fonti riservate per indagare su questo aspetto, quindi è un tema che non soltanto attiene direttamente alla esistenza che l'accusa afferma di collegamenti tra Andreotti, il suo ambiente politico e interessi illegali della criminalità organizzata e della Cosa Nostra ma attiene anche specificamente al riscontro dell'attendibilità dei collaboranti della Magliana ed attiene infine ancora al tema delle motivazioni di fondo dell'omicidio del giornalista Pecorelli, quindi si tratta di una testimonianza che potrà fornire un contributo rilevantissimo, a giudizio dell'accusa, per la dimostrazione di diversi temi probatori generali tutti, a giudizio dell'accusa di estrema importanza per l'oggetto di questo processo. Di altri testi la pubblica accusa chiede l'ammissione nell'ambito del tema di prova "rapporti tra Giulio Andreotti, Sindona, Gelli, massoneria deviata, Cosa Nostra. Prima di indicare nominativamente i testi vorrei evidenziare la rilevanza di questa testimonianza. Non solo rilevanza tema rapporti tra Cosa Nostra, Michele Sindona, Giulio Andreotti, Licio Gelli e massoneria deviata, non solo rilevanza in ordine a un tema di prova specifico che riguarda quanto riferirà il collaboratore Marino Pulito e di cui ho già detto all'inizio dell'esposizione e cioè il rapporto tra Gelli e Andreotti per l'aggiustamento di un processo che riguardava i fratelli Amodeo ma anche un tema più ampio, perchè vari collaboratori di giustizia riferiranno che Michele Sindona e Licio Gelli, appartenenti alla massoneria erano riciclatori del denaro sporco di Cosa Nostra e in particolare Michele Sindona riciclatore dei soldi delle cosiddette famiglie perdenti, Licio gelli invece riciclatore del denaro sporco dell'ala vincente dei corleonesi. L'inserimento quindi nel circuito mafioso di questi due personaggi, Michele Sindona e Licio Gelli, illumina di nuovi significati probatori i rapporti che gli stessi secondo l'accusa e secondo fonti di prova avevano e mantennero nel tempo con Giulio Andreotti anche perchè altri testi riferiranno che il Senatore Giulio Andreotti era inserito nella massoneria e in particolare Roberto Fabiani, giornalista dell'Espresso, di cui è stato chiesto l'esame in ordine al tema di prova dei rapporti tra... della notorietà dei cugini Salvo in campo nazionale, sarà chiamato a riferire sui suoi personali rapporti con Licio Gelli, su quanto ebbe a dirgli personalmente in più occasioni Licio Gelli circa i propri rapporti con Giulio Andreotti. Sul fatto che egli vide personalmente Licio gelli recarsi da Andreotti e sul fatto che mentre stava conducendo un inchiesta giornalistica sul famoso scandalo dei petroli che coinvolgeva il Generale raffaele Giudici e in esito al quale Giulio Andreotti fu sottoposto a un inchiesta per la sua messa in stato di accusa, Gelli gli offrì prima una cifra per corromperlo e per non scrivere quell'inchiesta e poi lo minacciò di morte. Circostanza questa rilevante perchè in questo scandalo dei petroli era coinvolto appunto anche Giulio Andreotti. Piero Egisto Casalone è una persona che collaborava con il Sismi nell'area della Toscana, che conobbe Licio Gelli già durante il periodo bellico, era un comandante partigiano che catturò Licio Gelli. I suoi partigiani volevano uccidere Licio Gelli e lui decise che si trattava di un atto di giustizia sommaria e gli salvò la vita e per questo motivo mantenne una serie di rapporti nel tempo con Licio Gelli che è di grande confidenza e riferirà sul fatto...

PRESIDENTE:

Casalone Pietro Egidio, 160 del tema di prova, pagina 41 avvocato Sbacchi.

DIFESA:

Mi è sfuggito il nome, scusi.

PRESIDENTE:

Prego.

P.M.:

E riferirà di avere appreso personalmente che Licio Gelli si recava spessissimo dall'Onorevole Giulio Andreotti insieme al Generale Picchiotti e si trattava di incontri talmente riservati che il generale dei carabinieri Picchiotti era costretto ad attendere fuori dalla stanza l'esito dei colloqui. Umberto Nobili è quel maggiore del servizio segreto dell'aeronautica al quale si è fatto già riferimento e Marcello Coppetti è un giornalista dell'Ansa che pure collaborava col Sismi della Toscana, i quali riferiranno quanto appresero personalmente nel dicembre del 1988 da Licio gelli in occasione di un incontro che si svolse a Villa Vanda circa i rapporti con Andreotti. Clara Canetti Calvi è la vedova del banchiere Roberto Calvi, il quale sarà chiamata a riferire quanto apprese personalmente dal marito e quanto visse personalmente in ordine all'inserimento in ruoli di vertice di Giulio Andreotti nella loggia massonica P2 ai rapporti che in occasione del crac del Banco Ambrosiano Andreotti mantenne con Licio Gelli. Maria Teresa Cossi sarà chiamata a riferire quanto apprese circa il ruolo dell'Onorevole Giulio Andreotti all'interno della massoneria da persona sia parente ammiraglio, la cui carriera era stata stroncata proprio dal rifiuto di aderire alla massoneria. In ordine allo stesso tema di prova si chiede anche l'ammissione come testi di Massimo Teodori e di Tina Anselmi per riferire quanto hanno appreso personalmente, rispettivamente nella qualità di Presidente della commissione parlamentare sulla P2 e di componente di questa commissione nel corso delle indagini che la commissione svolse, quindi audizione personale e quanto al di fuori del loro ruolo istituzionale ebbero modo di apprendere in ordine ai rapporti tra l'Onorevole Giulio Andreotti ed esponenti della P2 e all'inserimento di Giulio Andreotti nella massoneria. Per quanto riguarda poi, Marco Conato, Piero Amendola, Giuseppe Delussi ed Ercole Nunzi, il Pubblico Ministero si rifà alle stesse argomentazioni che sono state svolte per Sergio Flamigni, e cioè, che vengono, viene richiesta la loro audizione come testi per quanto essi hanno appreso direttamente sui temi di prova che sono stati indicati. Al rigo Molinari invece...

PRESIDENTE:

(incomprensibile) testi.

P.M.:

Esatto.

PRESIDENTE:

Sono i consulenti?

P.M.:

Esatto.

PRESIDENTE:

Allora, Molinari non era consulenti, Molinari?


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