IL CAMEO DELLA REGINA
intervista a Graham Harwood

   

a cura di Gomma
tratto da
NO COPYRIGHT, p. 281-284

   
    Graham Harwood lavora oggi per alfabetizzare all'informatica "soggetti a rischio" (in un progetto sociale a Londra). Ha recentemente prodotto la rivista digitale I/O/D e il Cd-Rom Reharsal Memories, realizzato parzialmente all'interno di un manicomio criminale.
Tra i redattori della rivista radicale "Underground" è molto attivo nella scena controculturale londinese.

Cosa ti stimola di più nel dibattito sulla tecnologia?

E' interessante notare come la fotocopiatrice sia stata uno dei modi in cui è avvenuta la rivoluzione nei paesi dell'Est. La fotocopiatrice ha contribuito a far fuori il comunismo. È meraviglioso osservare i modi in cui un mezzo di produzione tecnologico possa essere usato. Come negli USA, quando le videocamere filmano la polizia che picchia i neri. Un pezzo di questi video può costare delle vite umane. È come se la tecnologia agisse completamente contro l'autorità.
Sono stupito delle reazioni che questi video producono... il video girato da un dilettante può far scoppiare un paese. Ho assistito a un incidente di due auto dove una persona è uscita dalla macchina e ha incominciato a riprendere la posizione delle macchine per dare poi il nastro all'assicurazione. È come se il mondo si muovesse verso una situazione in cui tutti vogliano usare la tecnologia.
Ci sembra che le limitazioni imposte dal copyright significhino limitazioni anche per ciò che riguarda la ricerca scientifica e quindi anche per una diffusione popolare della tecnologia stessa... è un po' quello che succede al Politecnico, dove lavoro. Se tu impari qualcosa là, essi hanno una specie di potere sulla tua mente. Non hai la possibilità di usare le tue conoscenze da nessuna altra parte, è una sorta di copyright intellettuale, perché è il tuo cervello a essere messo sotto contratto.
Per il software, poi, la ricerca è una fregatura perché il programmatore è costretto a riscrivere parti di programma che altrimenti potrebbe benissimo copiare da altri. Le compagnie pensano solo a far soldi invece di far fluire liberamente la comunicazione e così la ricerca diventa molto più lenta.

Parliamo dei tuoi fumetti. Abbiamo visto che disegnavi a mano, poi hai usato la fotocopiatrice e adesso il computer. Qual è stata la tua evoluzione?

All'inizio disegnavo e usavo la fotocopiatrice. Ma quello che volevo fare era lavorare sui cartelloni pubblicitari. Volevo lavorare ad esempio su Winston Churchill: dichiararlo un santo. Ho creato immagini della sua processione funebre e l'ho nominato santo (fig.1). Abbiamo costruito una bara e l'abbiamo attaccata sopra un cartellone pubblicitario che pubblicizzava a una mostra su di lui in un popolare museo di Londra. In questo disegno ho lavorato a mano ed è stato palloso perché ci sono moltissimi oggetti dentro.
Così ho smesso di disegnare a mano, con una storia della classe operaia, la storia dell'operaio inglese. Di nuovo c'è Winston Churchill, perché molta della gente della mia famiglia era patriottica. In questa storia volevo far vedere come l'idea del lavoro socialista è molto simile a quella fascista. Entrambi vogliono che tu lavori nello stesso modo... questo è il modo in cui entrambe producono l'immaginario. Prima c'è un'immagine fascista del lavoro ma se giriamo la pagina si vede l'immagine socialista del lavoro: non c'è differenza (fig. 2 e 3). Qui usavo ancora la fotocopia però in modo più veloce, utilizzandola in modo più diretto, ma facevo ancora fatica. In quel periodo ero coinvolto con Stewart Home ne il "Festival del plagiarismo", un meeting internazionale che abbiamo organizzato contro il copyright e l'"originale".
Questo fumetto è il primo dove ho usato il computer e, in quel periodo, ho cominciato a scrivere programmi. Programmare mi sembrava abbastanza semplice e mi permetteva di guadagnare qualche soldo vendendo in giro i miei programmi. Nella prima versione il software permetteva solo di importare le immagini, sulle quali, poi, dovevo lavorarci sopra a mano. (fig. 4)
Nella serie Mental tutte le immagini sono invece prese da altre fonti, vengono tutte da altri fumetti. Le ho completamente plagiate da altri fumetti che leggevo quando ero piccolo (fig. 5). Fino a dieci anni leggevo esclusivamente un fumetto di guerra (simile all'italiano "Guerra d'eroi", N.d.R.). Con la nuova versione del programma scanneravo trenta immagini, le passavo al software e uscivo di casa: il computer faceva il rendering tutto il giorno. Alla sera, quando me ne tornavo a casa, sceglievo le immagini da usare e non dovevo fare niente. Prendevo le immagini, le scanneravo e il resto del lavoro lo faceva il computer e alla fine sceglievo le immagini che mi piacevano. (fig. 6) Questo è stato il metodo che ho usato per fare tutto il giornale. Allegati ci sono anche un poster e un disco: la musica che abbiamo campionato è presa tutta dai suoni della guerra del Golfo.
Questa è stata la mia evoluzione tecnologica. Sto cercando un modo per lavorare più facilmente e più velocemente, e tento sempre di lavorare con immagini che già esistono perché quando si parla si fa sempre riferimento a correnti culturali che già esistono. Così in questo tutte le immagini sono state fregate da altre pubblicazioni e rielaborate. Ho scoperto che la gente può capire le radici comuni tra immagini diverse.

Quali sono le correnti culturali che ti hanno influenzato?

Tra le altre il Cyberpunk e il situazionismo. Ne ho letto parecchio. Ho cercato di creare un'estetica cyberpunk. Tutte le cose cyberpunk che ho visto erano disegnate a mano e non sembrava che fossero fatte con il computer o realizzate attraverso un punto di vista tecnologico. Quello è il motivo per cui ho sviluppato il programma per elaborare le immagini, per essere sicuro di dargli un aspetto veramente cyberpunk. (fig. 7)
Nella scrittura ho usato molto i testi plagiaristi che avevamo fatto in precedenza. Ho usato idee di Stewart Home che è molto influenzato dal situazionismo. I testi sono presi anche da altre fonti: storie della seconda guerra mondiale e altre cose messe insieme e rimodellate. Mi piacerebbe usare il computer per fare questo tipo di cose, in modo tale che sia il computer a scrivere la storia.
Adesso stiamo lavorando per collezionare delle immagini da questa rivista di costume che si chiama "Hello", che ha foto di tutte le celebrità. Sono in grado di rimanipolare queste immagini: ho fatto un'immagine della regina in decadenza fisica che si trasforma in un cane. È veramente divertente perché tutte le distribuzioni hanno messo al bando tutte le mie pubblicazioni. Se fossero dei quadri non ci sarebbero problemi ma, se usi una fotografia, una vera immagine, è come se tu insultassi.
Un'altra parte di questo software simula un cancro alla pelle sulla faccia della gente. (fig. 8) Posso prendere le foto delle celebrità e farle sembrare molto ammalate. I distributori sono andati fuori di testa e si sono rifiutati di averci qualsiasi cosa a che fare. Abbiamo dovuto attenuarle, renderle meno pesanti di quello che avremmo potuto fare, ma penso che sia molto interessante per la satira poter rendere la gente malata con pezzi di orecchio che gli cadono.

Nelle tue pubblicazioni si parla spesso anche di "classe", come categoria socio-economica...

In Inghilterra la "classe" è un concetto molto vecchio e la sua cultura è qualcosa di più che un concetto economico. Il grande cambiamento della teoria negli ultimi dieci anni ha smesso di essere solo una teoria economica riguardo al cambiamento sociale. È qualcosa di culturale oltre che economico. Il modo in cui i due livelli interagiscono determina il successo o il fallimento dei movimenti sociali. Spesso le analisi o le modalità d'azione sono esclusivamente indirizzate al lato economico senza valutare quello culturale o viceversa. Quando è così i movimenti sono condannati al fallimento.
La gente come la classe operaia qui ha interiorizzato l'oppressione. I proletari si sentono stupidi, ignoranti; si sentono giù, sporchi: questa è l'oppressione della classe operaia. Devono affrontare i problemi interiori della cultura e quelli esteriori dell'economia, se vogliono liberare se stessi e diffondere la liberazione attraverso l'Europa. Dobbiamo lavorare con l'economia e la cultura altrimenti siamo condannati a fallire.
Nel passato un gran numero di appartenenti alla classe operaia veniva formato per andare in guerra, per morire in guerra, per lavorare senza la testa ma solo con i muscoli, nelle fabbriche. Ma con l'avvento della tecnologia questa storia adesso è finita. Per esempio a Oxford, dove recentemente ci sono state delle rivolte, c'erano qualche anno fa 40.000 persone che lavoravano nel settore automobilistico: adesso ce sono 4.000. Negli anni Sessanta quando c'era un investimento di denaro questo produceva nuovi posti di lavoro, oggi più soldi investi più posti di lavoro perdi. Adesso c'è un grande numero di persone che non sono in grado di lavorare con la tecnologia. Non c'è posto per loro e vengono chiamati lavoratori "senza speranza". Vivono in casermoni dappertutto in Inghilterra e non hanno nessun posto dove andare. Qualcuno è disoccupato da dieci anni. Non sanno dove andare o dove cercare lavoro.