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Graham Harwood lavora oggi per alfabetizzare
all'informatica "soggetti a rischio" (in un
progetto sociale a Londra). Ha recentemente prodotto la
rivista digitale I/O/D e il Cd-Rom Reharsal
Memories, realizzato parzialmente all'interno di un
manicomio criminale.
Tra i redattori della rivista radicale
"Underground" è molto attivo nella scena
controculturale londinese.Cosa ti stimola di
più nel dibattito sulla tecnologia?
E' interessante notare come la fotocopiatrice sia
stata uno dei modi in cui è avvenuta la rivoluzione
nei paesi dell'Est. La fotocopiatrice ha contribuito
a far fuori il comunismo. È meraviglioso osservare i
modi in cui un mezzo di produzione tecnologico possa
essere usato. Come negli USA, quando le videocamere
filmano la polizia che picchia i neri. Un pezzo di
questi video può costare delle vite umane. È come
se la tecnologia agisse completamente contro
l'autorità.
Sono stupito delle reazioni che questi video
producono... il video girato da un dilettante può
far scoppiare un paese. Ho assistito a un incidente
di due auto dove una persona è uscita dalla macchina
e ha incominciato a riprendere la posizione delle
macchine per dare poi il nastro all'assicurazione. È
come se il mondo si muovesse verso una situazione in
cui tutti vogliano usare la tecnologia.
Ci sembra che le limitazioni imposte dal copyright
significhino limitazioni anche per ciò che riguarda
la ricerca scientifica e quindi anche per una
diffusione popolare della tecnologia stessa... è un
po' quello che succede al Politecnico, dove lavoro.
Se tu impari qualcosa là, essi hanno una specie di
potere sulla tua mente. Non hai la possibilità di
usare le tue conoscenze da nessuna altra parte, è
una sorta di copyright intellettuale, perché è il
tuo cervello a essere messo sotto contratto.
Per il software, poi, la ricerca è una fregatura
perché il programmatore è costretto a riscrivere
parti di programma che altrimenti potrebbe benissimo
copiare da altri. Le compagnie pensano solo a far
soldi invece di far fluire liberamente la
comunicazione e così la ricerca diventa molto più
lenta.
Parliamo dei tuoi fumetti. Abbiamo visto che
disegnavi a mano, poi hai usato la fotocopiatrice e
adesso il computer. Qual è stata la tua evoluzione?
All'inizio disegnavo e usavo la fotocopiatrice. Ma
quello che volevo fare era lavorare sui cartelloni
pubblicitari. Volevo lavorare ad esempio su Winston
Churchill: dichiararlo un santo. Ho creato immagini
della sua processione funebre e l'ho nominato santo
(fig.1). Abbiamo costruito una bara e l'abbiamo
attaccata sopra un cartellone pubblicitario che
pubblicizzava a una mostra su di lui in un popolare
museo di Londra. In questo disegno ho lavorato a mano
ed è stato palloso perché ci sono moltissimi
oggetti dentro.
Così ho smesso di disegnare a mano, con una storia
della classe operaia, la storia dell'operaio inglese.
Di nuovo c'è Winston Churchill, perché molta della
gente della mia famiglia era patriottica. In questa
storia volevo far vedere come l'idea del lavoro
socialista è molto simile a quella fascista.
Entrambi vogliono che tu lavori nello stesso modo...
questo è il modo in cui entrambe producono
l'immaginario. Prima c'è un'immagine fascista del
lavoro ma se giriamo la pagina si vede l'immagine
socialista del lavoro: non c'è differenza (fig. 2 e
3). Qui usavo ancora la fotocopia però in modo più
veloce, utilizzandola in modo più diretto, ma facevo
ancora fatica. In quel periodo ero coinvolto con
Stewart Home ne il "Festival del
plagiarismo", un meeting internazionale che
abbiamo organizzato contro il copyright e
l'"originale".
Questo fumetto è il primo dove ho usato il computer
e, in quel periodo, ho cominciato a scrivere
programmi. Programmare mi sembrava abbastanza
semplice e mi permetteva di guadagnare qualche soldo
vendendo in giro i miei programmi. Nella prima
versione il software permetteva solo di importare le
immagini, sulle quali, poi, dovevo lavorarci sopra a
mano. (fig. 4)
Nella serie Mental tutte le immagini sono
invece prese da altre fonti, vengono tutte da altri
fumetti. Le ho completamente plagiate da altri
fumetti che leggevo quando ero piccolo (fig. 5). Fino
a dieci anni leggevo esclusivamente un fumetto di
guerra (simile all'italiano "Guerra
d'eroi", N.d.R.). Con la nuova versione del
programma scanneravo trenta immagini, le passavo al
software e uscivo di casa: il computer faceva il rendering
tutto il giorno. Alla sera, quando me ne tornavo a
casa, sceglievo le immagini da usare e non dovevo
fare niente. Prendevo le immagini, le scanneravo e il
resto del lavoro lo faceva il computer e alla fine
sceglievo le immagini che mi piacevano. (fig. 6)
Questo è stato il metodo che ho usato per fare tutto
il giornale. Allegati ci sono anche un poster e un
disco: la musica che abbiamo campionato è presa
tutta dai suoni della guerra del Golfo.
Questa è stata la mia evoluzione tecnologica. Sto
cercando un modo per lavorare più facilmente e più
velocemente, e tento sempre di lavorare con immagini
che già esistono perché quando si parla si fa
sempre riferimento a correnti culturali che già
esistono. Così in questo tutte le immagini sono
state fregate da altre pubblicazioni e rielaborate.
Ho scoperto che la gente può capire le radici comuni
tra immagini diverse.
Quali sono le correnti culturali che ti hanno
influenzato?
Tra le altre il Cyberpunk e il situazionismo. Ne
ho letto parecchio. Ho cercato di creare un'estetica
cyberpunk. Tutte le cose cyberpunk che ho visto erano
disegnate a mano e non sembrava che fossero fatte con
il computer o realizzate attraverso un punto di vista
tecnologico. Quello è il motivo per cui ho
sviluppato il programma per elaborare le immagini,
per essere sicuro di dargli un aspetto veramente
cyberpunk. (fig. 7)
Nella scrittura ho usato molto i testi plagiaristi
che avevamo fatto in precedenza. Ho usato idee di
Stewart Home che è molto influenzato dal
situazionismo. I testi sono presi anche da altre
fonti: storie della seconda guerra mondiale e altre
cose messe insieme e rimodellate. Mi piacerebbe usare
il computer per fare questo tipo di cose, in modo
tale che sia il computer a scrivere la storia.
Adesso stiamo lavorando per collezionare delle
immagini da questa rivista di costume che si chiama
"Hello", che ha foto di tutte le
celebrità. Sono in grado di rimanipolare queste
immagini: ho fatto un'immagine della regina in
decadenza fisica che si trasforma in un cane. È
veramente divertente perché tutte le distribuzioni
hanno messo al bando tutte le mie pubblicazioni. Se
fossero dei quadri non ci sarebbero problemi ma, se
usi una fotografia, una vera immagine, è come se tu
insultassi.
Un'altra parte di questo software simula un cancro
alla pelle sulla faccia della gente. (fig. 8) Posso
prendere le foto delle celebrità e farle sembrare
molto ammalate. I distributori sono andati fuori di
testa e si sono rifiutati di averci qualsiasi cosa a
che fare. Abbiamo dovuto attenuarle, renderle meno
pesanti di quello che avremmo potuto fare, ma penso
che sia molto interessante per la satira poter
rendere la gente malata con pezzi di orecchio che gli
cadono.
Nelle tue pubblicazioni si parla spesso anche di
"classe", come categoria socio-economica...
In Inghilterra la "classe" è un
concetto molto vecchio e la sua cultura è qualcosa
di più che un concetto economico. Il grande
cambiamento della teoria negli ultimi dieci anni ha
smesso di essere solo una teoria economica riguardo
al cambiamento sociale. È qualcosa di culturale
oltre che economico. Il modo in cui i due livelli
interagiscono determina il successo o il fallimento
dei movimenti sociali. Spesso le analisi o le
modalità d'azione sono esclusivamente indirizzate al
lato economico senza valutare quello culturale o
viceversa. Quando è così i movimenti sono
condannati al fallimento.
La gente come la classe operaia qui ha interiorizzato
l'oppressione. I proletari si sentono stupidi,
ignoranti; si sentono giù, sporchi: questa è
l'oppressione della classe operaia. Devono affrontare
i problemi interiori della cultura e quelli esteriori
dell'economia, se vogliono liberare se stessi e
diffondere la liberazione attraverso l'Europa.
Dobbiamo lavorare con l'economia e la cultura
altrimenti siamo condannati a fallire.
Nel passato un gran numero di appartenenti alla
classe operaia veniva formato per andare in guerra,
per morire in guerra, per lavorare senza la testa ma
solo con i muscoli, nelle fabbriche. Ma con l'avvento
della tecnologia questa storia adesso è finita. Per
esempio a Oxford, dove recentemente ci sono state
delle rivolte, c'erano qualche anno fa 40.000 persone
che lavoravano nel settore automobilistico: adesso ce
sono 4.000. Negli anni Sessanta quando c'era un
investimento di denaro questo produceva nuovi posti
di lavoro, oggi più soldi investi più posti di
lavoro perdi. Adesso c'è un grande numero di persone
che non sono in grado di lavorare con la tecnologia.
Non c'è posto per loro e vengono chiamati lavoratori
"senza speranza". Vivono in casermoni
dappertutto in Inghilterra e non hanno nessun posto
dove andare. Qualcuno è disoccupato da dieci anni.
Non sanno dove andare o dove cercare lavoro.
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