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Mark Pauline è il fondatore del gruppo
Survival Research Laboratories, che ha base a San
Francisco dal 1978. Con i collaboratori più stretti,
Matt Heckert ed Eric Werner, ha progettato o creato delle
macchine di leggendaria distruttività e orrore, nelle
quali si integrano minacciose metafore meccaniche e
cadaverici residui animali. Jon Reiss ha raccolto varie
riprese video della loro attività e, ultimo, un film in
16 mm. coprodotto con gli stessi SRL, che documenta le
laceranti gesta degli ultimi predatori costruiti,
coinvolti in combattimenti Incendiari dalle mitiche
dimensioni, sullo sfondo di uno scenario incredibilmente
apocalittico, progettato da Michele. La miseria di
prima mano che il pubblico potrebbe potenzialmente
soffrire è parte significativa di una dichiarazione
creativa.
"Re/Search" Pranks
Cosa pensi del tentativo di considerare i tuoi
spettacoli come una conseguenza di una nevrosi personale?
Per me questo è un esito positivo. Solitamente le
nevrosi non hanno nemmeno un esito, si rinchiudono
semplicemente in se stesse, con comportamenti
eccessivi e poco interessanti, senza andare molto
lontano. Per cui sarò il primo ad ammettere che i
motori che guidano quello che faccio sono molto
simili a quelli di vari comportamenti ossessivi.
Cosicché l'ossessione diventa un mio strumento. In
che modo la gente si trascina nel far qualcosa a
parte svaccarsi, fumare sigarette e bere birra tutto
o il giorno? Qualsiasi modo in cui tu riesca a
raggirarti per metterti a fare qualcosa è valido.
A proposito dello spettacolo a Copenaghen hai
detto, precedentemente, di voler portare alla luce ciò
che è sommerso. Interpreti le grottescherie di
quell'architettura come rappresentative della soffocata
realtà interiore della gente.
Ci siamo mossi come in una sorta di missione,
conferitaci proprio dalle caratteristiche di quella
città; in quel tipo di democrazia sociale dove il
benessere viene livellato, poiché la maggior parte
della gente appartiene allo stesso strato sociale, ci
sono aspetti che devono essere repressi, tensioni e
impennate di creatività e auto riflessione che
diventano atrofiche. Il fatto di essere sul posto, ci
permetteva di essere l'innesco dello stravolgimento.
Abbiamo vagato per una settimana attraverso tutta
Copenaghen, cercando di coglierne le atmosfere,
abbiamo parlato senza posa con migliaia di persone.
Restavamo, però, ancora limitati a una visione
superficiale, e io volevo arrivare alla giugulare. La
vena vitale si trova tra i monumenti, il loro aspetto
grottesco e l'apparenza dimessa della gente. Ci
chiedevamo come mai non fossero felici. L'alcolismo
è un fatto reale: tutti prendono il tono
dell'autocommiserazione nel darvi una spiegazione
"siamo così repressi qui". E poi in quella
sirenetta si esprime l'intera identità della città;
attributo strano per una sirenetta alta solamente un
paio di piedi. Inoltre, la Danimarca ha
un'agricoltura impostata sulla pastorizia e le sue
genti amano considerarsi un popolo di agricoltori
pacifici. Tutto è estremamente pulito ed esente da
sgradevoli odori.
E allora, come ti rapporti con tutto questo?
Abbiamo regalato a quella piccola sirenetta una
struttura con due teste alte oltre 2 metri, costruita
con una carcassa di vacca sistemata su un aggeggio in
grado di scorrazzare ovunque, le sue zampe incrociate
proprio sopra un tino, di circa 900 litri, pieno di
formaggio andato a male e in ebollizione sopra un
enorme fuoco di carbone. Avevamo anche innalzato
enormi spire e altre strutture angolari in perfetto
stile danese moderno: come le pile di legno sopra a
un piedistallo ottagonale, molto regolare, molto
razionalizzato, con un enorme teschio di vetro in
cima. C'erano odoracci e, sullo sfondo, un enorme
battello... con un'incredibile quantità di fumogeni,
un gigantesco vascello che trascinavamo fuori dal
molo, dove si svolgeva una scena di disastro
vichingo, arricchita da un impatto intensamente
emozionale sul finale.
In definitiva, era un modo per sollevare qualche
interrogativo sui loro antenati che erano stati così
pieni di energia vitale. E la reazione è stata
incredibile, poiché, in quei luoghi, non avviene mai
nulla di particolarmente straordinario. I media vi
apposero il chiavistello, creando il caso. Rilasciai
almeno una ventina di interviste, dove facevo
dichiarazioni come: "quel cranio di vetro,
perché la psiche scandinava è così opaca, il
piedistallo ottagonale rappresenta la vostra psiche
intrappolata nella struttura regolare che la cultura
vi impone". Tutti si dimostrarono estremamente
coinvolti da queste riflessioni che si aprivano sulla
loro stessa cultura, e alle quali non avevano mai
pensato. Facemmo sold- out.
Niente rogne da parte delle autorità?
Al contrario, gli è proprio piaciuto; anche i
pompieri vi hanno partecipato. Ci diedero anche un
po' di fumogeno, degli esplosivi, per loro era come
fare un giro gratis sulla giostra. Ci lanciavano
contro degli oggetti, sul finire puntarono gli
idranti contro tutto, urlando e ridendo... finché
con le asce si misero a spaccare le finestre del
battello che era sul palco. In questa atmosfera
anarchica, tra quei ragazzi in uniforme con quegli
strani cappelli, il capo incendi diceva: "Qui
non ci sono mai incendi, vi siamo grati per avercene
forniti un po' da spegnere". Dopo sono venuti
anche al party.
Chi ha pagato?
Il governo. Là, non c'è un dipartimento della
difesa, o altro, che faccia da spugna per il capitale
in eccedenza.
Avete avuto contatti anche con degli squatter di
Amsterdam?
Sono venuti da noi prima di uno scontro, ci hanno
detto: "Senti, tu conosci un sacco di tecniche e
cose simili; la polizia farà un raid al nostro posto
e noi pensiamo di sapere quando sarà, più o meno.
Probabilmente il giorno seguente il vostro show. Non
hai nessuna idea da darci?", "Butteranno
giù tutto, no?" dissi io; alla risposta
affermativa, continuai "Beh, potreste fargli un
bello scherzetto. Penso che potreste usare la nostra
macchina del fumo", uno di quei grossi
generatori militari della seconda guerra mondiale.
Produce 28.000 metri cubici di fumo al minuto. Diedi
un'occhiata alla piantina che avevano fatto del
posto. C'era un punto in cui i poliziotti non
potevano arrivare subito poiché vi era di mezzo un
rivolo. "Questo è il posto giusto, coprirà
tutte le strade di fumo," suggerii, "non
saranno in grado di beccarvi qui. Poi potreste
incendiare tutto il posto: rompere tutte le finestre
di ventilazione, ammassare materiale cartaceo.
Procuratevi 20 litri di olio, raccogliete legna secca
e piazzateli sopra dei pneumatici. Poi pigliate gli
estintori e riempiteli di benzina. Fate in modo che
tutto sia pronto dal giorno precedente, versate
l'olio cosicché s'impregni a fondo. Rompete le
finestre del retro per creare una buona corrente,
fate dei buchi nel pavimento così le fiamme potranno
salire molto velocemente. I ragazzi fecero:
"O.K." e l'hanno realmente fatto! Ci
avevano anche chiesto di aiutarli, ma la gente che ci
portava in giro ci sconsigliò di venirne coinvolti.
Siamo però restati a vedere. La polizia arrivò.
Loro erano tutti sui tetti di queste 20 costruzioni
tutte in fila. Due grosse fila di edifici di quattro
piani dalle dimensioni di un isolato e mezzo. C'erano
alcune centinaia di poliziotti. Gli squatter accesero
il generatore, impedendo ai poliziotti di vedere
alcunché e obbligandoli a battere in ritirata. Nel
frattempo un bel po' di gente uscì sul tetto e
iniziò a lanciare pietre e tubi ai poliziotti,
mentre gli altri a pianterreno portavano un attacco
contemporaneo. Una ventina di "uniformi"
riportarono delle lesioni e furono obbligati ad
abbandonare il luogo. I ragazzi avevano ancora 200
litri di olio, sufficienti per quasi un'ora di fumo,
che intanto continuava incessantemente ad uscire.
Sono fatte delle riprese?
Sì, dalla polizia. Ma siamo riusciti ad averne
una copia, avevamo detto che gli squatter ci avevano
rubato la macchina. Nella confusione sono usciti
tutti in strada e gli squatter se la sono svignata
dal retro. Il giorno seguente chiamammo la polizia
denunciando il furto della macchina del fumo ed
esigendola indietro, pensando che fosse nello squat.
La polizia, però, rispose che non c'era nessuna
macchina sul posto; stavano chiaramente cercando di
tenerla come prova.
Te la restituirono poi?
No. Però, qualcuno me ne ha data una nuova di
zecca proprio ieri.
Nella storia di Amsterdam la frontiera tra
l'intento artistico e l'azione politica diretta è più
indistinta, ma spesso non è così.
Non succede qui; la gente non è abbastanza
impegnata per fare qualcosa di così rischioso. A
volte, mi viene chiesto di fare delle cose qui, mi si
chiede di portare delle macchine quando questi idioti
scendono in centro a protestare su qualsiasi cosa.
Gli rispondo: "Quando farete qualcosa di
veramente serio e la smetterete di fare dei
giochini". Loro (il potere) non scherzano,
perché noi dovremmo scherzare con loro? Allora
meglio ignorarli... Sappiamo come sono le proteste.
Abbiamo una struttura categorizzata di come fare una
protesta, attraverso l'interpretazione di un piccolo
dramma politico. E siccome tutti sanno cosa
aspettarsi, non ha alcun effetto... è funzionale al
governo. Negli Stati Uniti le cose sono così
dissociate che un atto e le proprie implicazioni non
hanno alcuna relazione con la maggior parte della
gente. Spesso è solo l'arroganza della disperazione
che si esprime qui, poiché tutto è così sottile, e
ci vuole un grande sforzo per analizzare quello che
succede nella cultura americana. E chiaro ciò che
succede: qualsiasi cosa debba essere, in realtà è
qual cos'altro.
Non era la prima volta che la tua realtà, o
S/r/l/ealtà, artistica si sovrapponeva alla realtà
sociale con un'azione diretta... sto pensando alle
manipolazioni che facevi un tempo sul cartelloni
pubblicitari.
Cerco di tenermi a distanza dalla
"politica", perché sento che non va
sufficientemente lontano. A un certo livello, è
finta; penso che la politica organizzata sia una
contraddizione in termini. Il vero lavoro avviene in
modo molto più strisciante. Del tipo di politica che
appoggerei, se la facessi, non parlerei. Mi spiego:
ci sono cose che faccio che potrebbero venire lette
come estremamente politiche, ma io... L'intensità
passa quando nessuno ne è a conoscenza. Questa è un
po' la filosofia che si celava dietro la mia
attività di "prankster". I
"pranks" ("scherzi" o
"burle", N.d.T.), come ad esempio
le manipolazioni sui cartelloni pubblicitari, sono
degli attacchi costruiti contro la struttura della
società, uno scoppio inaspettato. L'inaspettato,
l'elemento di sorpresa trasposto in un atto mordace,
che è, in ultima istanza, una violenza contro la
società costituita.
Hai mai l'impressione di celebrare una sorta di
rituale sciamanico attraverso lo spettacolo?
Mi piacerebbe pensarlo; il modo in cui percorro
questa strada è, probabilmente, solo una specie di
esposizione triste di come stanno le cose qui. Forse
è come se l'unica speranza che tu possa avere sia
essere irrazionale. O almeno per me. Come atto
politico deve essere non specifico. Ogni volta che
faccio una dichiarazione definitiva, o che gli
spettacoli dicono qualcosa di definitivo, poi finisco
per contraddirmi a più livelli.
La sensazione di pericolo fisico subita dal
pubblico è sicuramente un elemento del tuoi
spettacoli...
In passato gli spettacoli erano molto più
pericolosi di adesso. Ma ora sembrano esserlo molto
di più
di quanto lo fossero allora. E questo perché nei
primi spettacoli io non ero consapevole della
tecnologia, e di come controllare e imbrigliare
questo tipo di cose. Voglio dire che,
fondamentalmente, hai a che fare con una situazione
dove ci sono un po' di macchine che fanno parte di
uno spettacolo al quale delle persone assistono, e
che tu devi riuscire a trascinare nel clima, seppur
non ci sia un'"azione" nel senso
tradizionale del termine. Devi avere qualcosa che
garantisca il flusso dell'azione e ne conservi
l'unità; in passato questo qualcosa doveva essere
veramente intenso, e, per farmi capire, aggiungo che
è in questo modo che mi sono ferito alla mano. Stavo
usando dei razzi non guidati, con la testata ad alto
potenziale esplosivo, roba che se ti colpisse
t'ammazzerebbe. E noi li usavamo negli show dei primi
anni, assieme ad altre macchine che sparavano
benzina... All'ultimo spettacolo non avevamo nessun
vero esplosivo, sono delle esplosioni alimentate a
gas che hanno un impatto molto più intenso. Aggeggi
bizzarri a sei tamburi che allo scoppio fanno seguire
l'onda d'urto; ti colpiscono e ti sbattono indietro
sulla seggiola, come paralizzato, e questa è la
paura dell'inconosciuto.
Hai avuto fortuna durante i primi due anni...
Direi che sono stato maledettamente fortunato che
un sacco di cose non siano successe, devo ammetterlo.
D'altro canto, però, mi è capitata questa cosa alla
mano che ha veramente cambiato il mio atteggiamento.
Fondamentalmente mi ha fatto capire che si sono
situazioni cosi pericolose da rasentare la follia; e
ce ne sono altre che pur essendo azzardate possono
essere controllate da persone affidabili. Decisi bene
di non costruire più elicotteri da volo libero. Non
costruirò più razzi a motore simili ai missili
contraerei Stinger. Non voglio più fabbricare
dinamite nel mio giardino. Lavorerò con materiale
più sicuro e di migliore effetto.
Hai subito su te stesso ciò che sarebbe altrimenti
toccato al pubblico.
Be', ha definitivamente moderato quella specie di
mio atteggiamento da ragazzo arrogante borghese
bianco al quale non è mai successo nulla.
Si crea una tensione, nello spettacolo, tra gli
elementi deliberatamente organizzati e quelli casuali?
C'è tensione tra simbolismo e immaginarlo onirico nelle
tue performance?
Totalmente, credo interamente nell'involontaria
soluzione di tutti i problemi, dal momento che non
sono una persona particolarmente razionale, anche se
ho a che fare con sistemi probabilmente sviluppati da
persone estremamente razionali, creatori di valuta e
profitti. Penso intensamente alle questioni per
trovarvi delle soluzioni lineari, che arrivano da
sé, in seguito, senza al cuna relazione con quello
che avevo pensato. Gli spettacoli funziona no allo
stesso modo: tu fai un pia no, per cercare di
ottenere determinati effetti e sai perfettamente, fin
dall'inizio, che tutte le casualità, che accadono
ogni qualvolta metti assieme un'attività orchestrata
e densa, possono fare o disfare lo spettacolo. Questa
è la tensione: se succede, riuscirò a vederlo? E la
ragione per cui non guido neanche più le macchine,
durante gli spettacoli e mi preoccupo esclusivamente
di quegli elementi casuali, quei segni che indicano
l'andamento dell'azione. Come in Illusions of
Shamleess Abundance, dove a un certo punto vidi
quel vecchio braccio inserirsi per cercare di
abbattere i pianoforti in fiamme e salvare la gente
dal calore cauterizzante. Combatté valorosamente
avendo la meglio sui pianoforti e io dissi:
"Questa macchina deve sacrificarsi". Così,
e quelle erano cose sulle quali avevo perso mesi di
lavoro, dissi: "Jonathan. Mandala tra le
fiamme", e lui: "Co sa?",
"Mandala in mezzo ai pianoforti!". E alla
fine abbiamo sacrificato questo enorme animale, per
restituire l'azione al meglio.
In quale misura questi meccanismi sono delle
sculture?
Qualcuno ne ha parlato come di sculture
cinetiche... Se tu mi dessi dei soldi per aver fatto
delle sculture, ti direi che sono delle sculture. Ma
cosa significa scultura? Vuol dire che qualcosa è
stato progettato per essere messo in una teca da
qualche parte e restare dissociato dal resto del
mondo? Da qualsiasi tipo di mondo? Secondo me la
definizione è contaminata dal passato e dalla storia
di ciò che scultura ha significato. Sfortunatamente
la maggior parte delle sculture, come quasi tutte le
forme d'arte, sono in giro per servire la struttura
del potere. A me piace pensare che non sia lo stesso
per ciò che facciamo noi.
Una posizione dialettica...
La posizione dialettica è molto importante in
quanto, secondo me, si lavora veramente in
opposizione quando si cerca di far qualcosa di nuovo
o realmente diverso. Comunque, di loro penso che
siano "performing machines"; saranno
sculture quando io sarò morto e tu sarai in grado di
trovarvi molti elementi al riguardo: "Questa era
in quel dato show e quest'altra nell'altro".
Sono quantomeno composizioni, in particolar modo
quelle che utilizzano parti di animali o sembianze
umane, mescolate a parti meccaniche puramente
astratte... Allo stesso modo degli F-16.
Per me è una specie di cosa frankensteiniana:
costruisco degli elementi del carattere, ogni
macchina riflette il carattere delle persone che
l'hanno messa assieme; allo stesso modo, io le
progetto sull'idea che ho del loro carattere. Ad
esempio, il "grande braccio"... avevo visto
quelle scavatrici e le avevo trovate veramente
stupide perciò avrebbero dovuto essere vive. Ci va
sistemato su qualcosa che gli impedisca di scavare,
ad esempio una mano che gli dia la possibilità di
raccogliere oggetti e senza venir guidato da
qualcuno. Ha bisogno di un computer, sensori
elettronici sul posto.. . era così che me lo vedevo,
ed era veramente antropomorfico, pur non essendo
molto diverso nella sostanza da una scavatrice, il
grande braccio aveva quel piccolo tocco in più che
lo faceva sembrare una creatura che serviva a uno
scopo veramente significativo in molti show. Ho
fornito la macchina di una personalità che è, per
questa, il modo di avvicinarsi all'intelligenza: una
personalità reale che la renda idiosincratica.
Prendiamo gli elementi e li concentriamo insieme,
comprimendoli al massimo rispetto a come sarebbero
normalmente... componenti, idee, possibilità che
conducono alla situazione/sorpresa.
Gli SRL sono l'attività lavorativa della tua vita?
Fino a questo momento. L'ho fatto per dieci anni e
continua a soddisfare le esigenze che originalmente
mi appagavano. Mi dà qualcosa in costante mutazione,
che rappresenta una sfida reale e in cui mi sento
libero di manovrare. Non mi sento di essere parte del
mondo che ho sempre odiato, il mondo del commercio o
come vuoi chiamarlo. Ma non sono inattivo, riesco a
muovervi e a lavorare, riesco a sentirmi vivo, un
punto di collegamento...
Ciò che ti permette di fare qualcosa a cui
tieni e sopravviverci.
Esatto. E non appena non sarà più così, non
sarà più Survival Research Laboratories, ma
qualcosa di diverso.
Cosa dici dei tecnici e loro conoscenze, che avete
portato via dall'industria della difesa per integrarli in
cose come gli SRL.
Abbiamo persone che lavorano ai laser di Guerre
Stellari, che ci accompagnano nei loro
laboratori come si andasse a fare compere: otteniamo
pezzi e attrezzature. Alcuni di loro prendono
materiale dai loro laboratori o dalle loro ditte per
portarlo qui da noi e poi lavorano con noi. Non so se
considerino il loro lavoro così immorale, lo fanno
perché possono sbizzarrirsi con giochi alquanto
interessanti, perché rappresenta una sfida. Hai
strumenti che non avresti ottenuto altrove e solo
attraverso il Dipartimento della Difesa vieni pagato
per usarli. Le cose cambiano molto rapidamente e non
penso che dovrò penare per coinvolgere altre persone
appartenenti a quel mondo: l'intero consorzio della
scienza militare sta crollando. Fra un anno o due ci
saranno migliaia di esperti ricercatori disoccupati.
(Nota bene che l'intervista è stata raccolta assai
prima di ogni ipotesi di guerra, N.d.T.) Ho
paura che ci sarà qualcuno che salterà fuori con
qualche battaglia batteriologica che spazzerà via
qualche città, qualcuno semplicemente annoiato che
non ha più lavoro. Dove sarà tutto il plutonio di
Lawrence Livermore? O Rocky Flats? Io so cosa è
successo: qualche addetto l'ha fatto sgusciare via
dal retro e l'ha piazzato da qualche parte. Succede
spesso, questi incidenti saranno un effetto della
demilitarizzazione dell'industria.
Personaggi filobellici che si mettono assieme per
iniziare le loro piccole, personalizzate e indipendenti
milizie.
Per fortuna anche i militari hanno dei problemi di
gestione della loro stessa disinformazione; sono
così fuori dalla realtà che non riescono neanche a
portare avanti le loro piccole politiche
conservatrici, proprio a causa del loro essere così
spiazzati, nel distinguere il reale dall'irreale.
Certamente, sono un sognatore diurno, penso sempre
alle macchine; è una specie di tecnica di massaggio
mentale Ho fatto delle ricerche su generatori
acustici a bassa frequenza che producono suoni
estremamente potenti. Ho circa 400 documenti e
articoli sull'argomento e ho stabilito che, se usati
in un certo modo, non sono affatto pericolosi, ma
sono un potente strumento di manipolazione
dell'umore: una dimostrazione della potenza delle
onde sonore impercettibili e interagenti con le
strutture. Queste applicazioni non sono mai state
fatte prima e quando ne ho sentito parlare ne sono
stato totalmente coinvolto. I resoconti indicavano
una simultaneità di reazioni... ti sentirai molto
stordito, il volto ti si arrossirà, avrai le
vertigini. Se fossi ubriaco, lo diventeresti ancor di
più. Perderai circa il 20% del punteggio in un test
d'intelligenza e circa il 15-20% della capacità di
stare in equilibrio. Ti fa vibrare la cassa toracica
e tremare così tanto gli occhi che non riesci più a
vedere chiaramente, come se qualcuno ti afferrasse e
scuotesse violentemente.
Userai queste cose ai tuoi spettacoli?
Sicuro, associate ad altri strumenti diversi. Non
sono nocive, e poi ci sono centinaia di studi sui
vari effetti. Era stato testato sulla gente perché
la NASA e i servizi militari pensavano di utilizzarle
come arma e temevano che potesse danneggiare i razzi
in volo.
Non è a disposizione dei poliziotti antimmossa
francesi per il controllo della folla?
Loro adoperano uno strumento molto pericoloso: gli
ultrasuoni... onde ultrasoniche a modulazioni
diverse. L'ho visto al telegiornale, dove c'è un
tipo coi binocoli e questi transduttori a ultrasuoni,
che lanciano 2 diverse frequenze, che spara a un
cavallo durante una corsa e questo perde totalmente
il controllo. Ha beccato il tipo, ma questi
pericolosi giocattolini sono gli stessi che ha in
dotazione la polizia francese. Questi trasduttori a
onde ultrasoniche differentemente attribuiti su due
frequenze differenziate di circa 30 Hz, così succede
che emetti un grido dalla frequenza elevatissima, che
in realtà non odi ma che danneggia seriamente, fino
a lacerazioni interne se prolungato in eccesso. E'
estremamente destabilizzante, soprattutto se
associato a frequenze bassissime, poiché esperisci
due toni diversissimi, 16.000 e 30 Hz, al tempo
stesso, un colpo altissimo ed uno bassissimo: questo
ti fa crollare.
A San Francisco fu fatto, nel 1969, un concerto
sperimentale cogli infrasuoni, musica della nuova era
che avrebbe dovuto euforizzare la gente. Cani e gatti
fuggirono, la gente era a disagio e abbandonb la
sala. Ogni parte del tuo corpo ha una frequenza di
risonanza, che è la ragione per cui devi essere
estremamente accorto nell'usarle. Le frequenze
veramente pericobse si trovano nell'area dei 2.000
Hz.
Qual è l'effetto ideale che vorresti raggiungere
se avessi la tecnologia adeguata a tua disposizione.
Lo vorrei utilizzare come una sorta di tranduttore
emozionale, che facesse sentire il pubblico come dei
bambini, in un modo molto particolare. Staranno a
guardare una scena e, che lo vogliano o no, dovranno
sentirserne felici, come se fossero su di giri,
euforici... una forma di piacere... Insomma, cerco di
ricalcare il ruolo che ha il suono in ogni tipo di
produzione, utilizzo il suono per evocare le stesse
emozioni tradizionalmente attribuite alla musica,
quel potenziale trasformazionale che essa aveva.
Intendo ridurre il suono al comun denominatore
basilare, usandone i toni puri, con la differenza che
dovrò attrezzarmi con almeno 30.000 watt acustici.
Considera che un fischietto di un poliziotto alla
massima intensità arriva a 1 watt, che la tua voce
è 1 milliwatt, e che se avessi un'amplificazione da
100.000 watt sputerebbe fuori solo 3.000 watt
acustici. Non vorrei donne in gravidanza allo
spettacolo: è sicuro, ma comunque di estremo
disturbo. Penso che vi siano degli interessanti
paralleli tra quello che facciamo noi, nelle
performance e nelle presentazioni, e le cose connesse
alla R.V. Nonostante le inevitabili limitazioni, noi
tentiamo di creare delle situazioni che scatenino
degli interrogativi e che permettano alla gente di
troncare con la limitata realtà che hanno ora a
disposizione, giocando con i simboli e prendendo in
considerazione la confusione reale della nostra
cultura. Sfruttiamo questo aspetto della cultura
occidentale per realizzare degli spettacoli dove la
gente interagisce come vittima, con un mondo abitato
da macchine, costruito per soddisfare le esigenze di
questi congegni meccanici antropomorfizzati. In un
certo modo, le macchine che costruiamo sono molto
sofisticate, siamo però limitati dal fatto che nella
nostra cultura è possibile, perlomeno secondo la
pubblicità di Ron Reesman, diventare ricchissimi,
grazie all'utilizzo della tecnologia sperimentale, o
per salvare la gente o per ammazzarla. Puoi ricevere
po' meno soldi per costruire cose che abbiano
applicazioni pratiche o di consumo, di interesse di
massa. E puoi ricevere praticamente nulla per creare
situazioni molto intense e deflagranti, come quelle
irreali che si presentano ai nostri spettacoli, che
qualcuno può definire "arte", ma che per
noi sono solo parte di un processo di restituzione
sociale.
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