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STELARC è un performer, o meglio, uno
sperimentatore, di origine australiana, la cui attività
artistica iniziale può essere collocata all'interno di
quell'area che poneva il corpo al centro della sua
ricerca.
Elementi tipici di correnti artistiche esplose
soprattutto negli anni 60/70, come Body Art,
Comportamentismo, Land Art/Ecologic Art, Performance,
convergono soprattutto nelle sue prime azioni (o eventi).
Ad esempio, la "sospensione" operata tramite la
struttura in riva al mare (vedi foto) vuole ricollocare
il corpo umano nel suo ambiente originario, primario,
naturale, definendo un nuovo rapporto con lo spazio
circostante ma, allo stesso tempo, dimostrandone
l'attuale obsolescenza, l'artificialita'di un corpo
"contemporaneo" in un ambiente
"arcaico".
L'iniziale impiego di imbragature per operare la
sospensione del corpo, fu sostituito dall'applicazione di
ganci infilzati nella pelle; scelta che, se da un lato
eliminava quell'ingombro visivo che poteva distogliere
l'attenzione dalle motivazioni centrali dell'operazione,
dall'altro determinò critiche su presunte valenze
masochiste che le opere potevano evocare. Ma, anche
tenendo conto delle affermazioni dello stesso Stelarc,
non è sostenibile la presenza di un tale elemento; le
"azioni" di deprivazione sensoriale, di stress
psico-fisico e resistenza alle sollecitazioni, avevano
come scopo principale la verifica dei limiti
dell'involucro biologico in situazioni estreme. Una volta
esplorati e confermeti come retaggio della "vecchia
carne", Stelarc procede verso il loro superamento
grazie all'innesto della tecnologia.
Quindi un'intenzionalita'ben diversa da quella presente
in altri artisti che utilizzavano il corpo come luogo
espressivo; opposta, ad esempio, a quella dominante
nell'"Azionismo viennese", dove il corpo veniva
sistematicamente sottoposto a interventi autolesionisti
che potevano terminare in vere e proprie mutilazioni
(emblematico il caso di Rudolf Schwarzkogler, morto nel
1969 a seguito delle conseguenze di una performance
autolesionista). Azioni spesso caratterizzate da un
pesante nichilismo, intensamente drammatiche e permeate
da tensioni misticheggianti, una visione negativa della
tecnologia, percepita come presenza opprimente e
castrante, costituiscono il repertorio di questa corrente
della Body Art, in netto contrasto quindi con gli assunti
di Stelarc. Maggiori analogie possono essere riscontrate
con pratiche iniziatiche primitive, con prove tendenti ad
"educare" la struttura psico-biologica alla
resistenza e al superamento di condizioni limite,
elementi presenti in varie forme di ritualità orientale
e di teatro giapponese
Nell'evento del 1982 "Movimento/modificazione.
Sospensione per corpo obsoleto" (foto), Stelarc
connette il corpo "primordiale" con l'apparato
tecnologico moderno: gli impulsi dei muscoli in
tensione/modificazione venivano percepiti dai sensori
applicati sulla pelle e quindi elaborati e convertiti in
segnali sonori. Amplificazione delle sonorità corporee
in condizioni limite.
Ma è con il progetto relativo alla "terza
mano" che avviene il definitivo passaggio verso
l'amplificazione reale della struttura corporea. Un
braccio interamente tecnologico è connesso con il corpo
di Stelarc, evento in sè non così innovativo visto
l'uso ormai frequente di protesi anatomiche nei casi di
mutilazione. Ma nelle intenzioni che sottendono la
proposta stelarchiana non si può più parlare di
"protesi" se intesa come sostituzione
reintegrativa di un "pezzo" naturale. Non c'è
volontà di ristabilire una condizione originaria, ma il
superamento di questa. Espansione corporea, non
costruzione robotica separata, autonoma e controllata a
distanza, ma estensione innestata nella struttura
originaria. Uno pseudo cut-up di carne e tecnologia dove
la sintesi risultante varca la soglia dell'umano
tradizionalmente inteso. La tecnologia è vista da
Stelarc come prodotto dell'uomo che ne determina il
superamento, allargando l'area dell'esperienza e aprendo
la strada verso nuove potenzialità. Ma non tutto è
così roseo.Da un testo di Stelarc, pubblicato sulla
rivista tedesca "Warten - Das Magazin" nel 1991
(da cui sono tratte le parti citate), emergono idee e
considerazioni sulla sua visione dell'"uomo"
futuro, il post-uomo. Per Stelarc il corpo umano non deve
più essere considerato luogo della memoria,
depositata-registrata fuori da esso, ma oggetto
manipolabile, amplificabile, estendibile: "Ciò che
conta è il corpo come oggetto, non come soggetto. Il
corpo come oggetto può essere accelerato, amplificato e
ridisegnato. Il corpo non deve essere ipnotizzato dalla
memoria. La memoria culturale è storia registrata".
La pelle, come uno schermo, è illuminata e irradiata da
rapide immagini, effimero tatuaggio elettronico: "I
media sono diventati la membrana dell'esperienza umana.
Un sistema di supporto vitale che sostiene il corpo. Il
ruolo dei media non è semplicemente quello di
trasmettere informazioni. Piuttosto, esso fonde il
tessuto umano in un immenso schermo planetario di pelle.
Un tessuto palpitante, sensibile, che si contrae in
sintonia con le più remote stimolazioni."
Un'apoteosi dell'artificialità, dell'"illusione ad
alta fedeltà". La carne si muta/dissolve in un
coacervo di dati, immersa in uno spazio di dati
(cyberspace).
In una visionarietà di esaltato candore profetico (nel
senso che non viene minimamente paventata alcuna
difficoltà, rischio o trauma individuale, sociale o
"politico" che una simile sconvolgente
mutazione potrebbe comportare. E in questo siamo ben
lontani dalle atmosfere cronenberghiane che aleggiano
sulla transizione dalla vecchia alla nuova carne) viene
implicitamente prefigurata e consacrata la divisione tra
corpo (costrizione materiale, guscio, gabbia, limite),
definitivamente negato, e la sua componente immateriale
(anima? spirito? immaginazione? intelligenza?) ora
finalmente liberata. Non è la "nuova carne" ma
la "carne immateriale", la
"non-carne" abitante nel "non-luogo".
La sparizione del corpo come ultimo stadio del
"desiderio post-evoluzionistico", è auspicata
come estrema possibile conquista, che spalanca a questo
nuovo essere immateriale nuovi spazi privi di limitazioni
biologico-corporee.
Provocazione? Delirio di onnipotenza? Mistica comunione
con il cosmo?
Indubbiamente è presente in questa visione una forte
spinta verso la trascendenza: "E'tempo di sparire
dalla storia umana, di tendere alla velocità di fuga
terrestre e di raggiungere una condizione post-umana.
E'tempo di svanire, di essere dimenticati nell'immensità
dello spazio extraterrestre. [...] L'importanza della
tecnologia potrebbe essere quello di culminare in una
coscienza aliena - che sia post-storica, trans-umana o
addirittura extraterrestre." Quindi la dipartita dal
corpo, il definitivo capolinea dell'evoluzione umana (la
fine della storia?), a favore della totale esaltazione
della funzionalità e libertà formale determinate
dall'immersione nello spazio virtuale del dato
tecnologico: "In questa epoca di sovraccarico
informativo, non è più tanto significativa la
"libertà delle idee" quanto piuttosto la
"libertà di forma". Il punto non è più se la
società ti permetterà di esprimere te stesso, ma se la
specie umana ti lascerà infrangere i vincoli dei tuoi
parametri genetici".
"Ciò che è importante non è più vedere il corpo
come oggetto di desiderio, ma come oggetto da
ridisegnare. Per me la premessa è che se alteri
l'architettura del corpo, ne alteri la sua visione del
mondo, e questo è affascinante. Noi siamo alla fine
della filosofia data l'obsolescenza della nostra
fisiologia. [...] Il pensiero umano si ritira nel passato
dell'uomo".
Negato il pensiero e la filosofia, pratica anch'essa
obsoleta come il corpo, Stelarc sottolinea invece
l'importante funzione dell'artista nella definizione
della nuova forma post-umana: "L'artista può
diventare un architetto degli spazi corporei interiori,
ristrutturando il territorio umano e ridefinendo il
nostro ruolo di individui. [...] Informato e
intelligente, l'artista può essere un Agente
Post-Evoluzionistico, che traccia nuove traiettorie,
elabora strategie, focalizza desideri alieni."
Quindi, una soluzione compresa essenzialmente in una
dimensione estetico-funzionalista.
Azioni, visioni, proiezioni futuribili e teorie
fortemente innestate con la condizione dell'uomo
contemporaneo in ambienti hi-tech, uniscono intuizioni
molto acute, affermazioni piuttosto contraddittorie e
carenti sotto vari aspetti. D'altronde la ricerca di
Stelarc, come lui stesso lascia intravedere, è da
considerare come prettamente artistica, concettuale, di
sperimentazione percettiva, di ricognizione su nuove
potenzialità, dimostrando scarso interesse alle
implicazioni psicologiche, sociali, economico-politiche
legate al dispiegamento tecnologico, alla ricerca
scientifica, ai fattori che la determinano e agli esiti a
cui conduce.
Per Stelarc, "ciò che è filosoficamente rilevante
non è più il dilemma mente-corpo, ma piuttosto la
divisione corpo-specie. E proprio come la fissione
dell'atomo sprigiona enormi quantità di energia, così
la scissione della specie umana, determinata dalla
tecnologia implosiva (innestata all'interno del corpo),
genererà un enorme potenziale biologico, risolvendosi in
una arricchente e stimolante diversificazione del genere
umano. [...] Una volta che la tecnologia avrà munito
ogni corpo del potenziale per progredire individualmente
nella sua evoluzione, la coesione della specie non sarà
più importante."
Una differenziazione/frammentazione biologica globale.
Quali rischi di superiorità genetiche?
"Noi aspiriamo alla creazione di un tipo non
umano nel quale saranno aboliti il dolore morale, la
bontà, l'affetto e l'amore [...] Noi crediamo alla
possibilità di un numero incalcolabile di trasformazioni
umane, e dichiariamo senza sorridere che nella carne
dell'uomo dormono delle ali. [...] Il tipo non umano e
meccanico, costruito per una velocità onnipresente,
sarà naturalmente crudele. [...] Sarà dotato di organi
inaspettati: organi adatti alle esigenze di un ambiente
fatto di urti continui. Possiamo prevedere fin d'ora uno
sviluppo a guisa di prua della sporgenza esterna dello
sterno, che sarà tanto più considerevole, in quanto
l'uomo futuro diventerà un sempre migliore aviatore.
Queste non sono parole di Stelarc ma di un certo Filippo
Tommaso Marinetti, principale "ideologo" del
primo Futurismo italiano, fondamentale avanguardia degli
anni Dieci.Tra folgoranti intuizioni, deliri
superomistici, nevrastenie belliche, radicali innovazioni
artistiche e tecniche, definizioni di nuove futuribili
forme, patriottismi isterici, misoginia e nazionalismo,
si consumò la proiezione nel futuro di Marinetti e soci.
Il metallico guerriero (Terminator?), ultima versione del
super-uomo, è il "top" della commistione
umano-meccanica futurista, onnipotente dominatore,
super-maschio alla ennesima potenza, reso invincibile
dalla tecnica moderna. Se la "piega" ideologica
che attraversò tutto il Futurismo italiano resta per noi
evidentemente riprovevole, è tuttavia innegabile la sua
acuta attenzione agli elmenti fondamentali della
modernità: proliferazione tecnologica, scenari urbani in
continua espansione (La città che sale di
Boccioni),modificazione radicale della natura a opera
dell'uomo dominatore della tecnica, mutazione dell'uomo
stesso, nuovi mezzi di comunicazione e loro implicazioni
nella percezione del mondo, velocità, compenetrazioni
dinamiche, alterazioni spazio-temporali, nuove sonorità
presenti nell'ambiente (gli Intonarumori di
Russolo, anticipatori di molta musica contemoranea).
I futuristi riuscirono a prefigurare forme ampiamente
radicatesi nei territori della presente realtà (vedi le
fantascientifiche - per quei tempi - architetture di
Sant'Elia) o dell'immaginario collettivo. Ma questa
esaltazione iper-positivista delle potenzialità della
tecnica, sostenuta da una dissennata cultura di dominio,
potenza e presunte superiorità biologico-razziali, si
concluse nelle "tempeste d'acciaio" del '15-'18
e, una volta trovatisi in mezzo, molti futuristi
compresero che avevano sbagliato qualcosina.
Attenzione, caro Stelarc! Questa è storia.
L'intervista che
riportiamo di seguito è stata tradotta dalla rivista
inglese "VARIANT", n. 11, primavera 1992.
L'intervistatore è Stuart Mc Glinn.
Nelle tue prime opere vi erano numerosi elementi
scultorei con riferimenti arcaici e naturali, come, a
esempio, ceppi muniti di aculei, strutture totemiche.
Riguardo le ultime "sospensioni" ci sono state
errate interpretazioni delle immagini con riferimenti
sciamanici. Come replichi a queste?
Sono sempre stato affascinato dall'uso di legno,
pietra e acciaio, ma li considero materiali di base,
primari, che possono essere messi in relazione con il
corpo. Usando questi materiali insieme al corpo o
sospendendolo a un albero, il corpo viene ricollocato
nel suo regno naturale, amplificandone
l'obsolescenza: in tal modo l'uso di quei materiali
non è in senso sciamanico o simbolico. E' piuttosto
una relazione strutturale con il corpo e i rapporti
con il suo scenario naturale, primitivo.
Per quanto riguarda le opere in sospensione, ciascuno
ha diritto a interpretare le immagini come vuole.
Queste immagini sono state estrapolate dai media in
modo tale che si ha l'impressione che ciascuna di
queste sia tipica del lavoro. Ma non è così, essa
è parte di una successione di interventi
comprendenti la produzione di tre film sull'interno
del corpo, in cui si pratica una serie completa di
privazioni sensoriali e prove di sospensione con funi
e imbragature appese a palloni aerostatici, con il
corpo totalmente amplificato con raggi laser in tutte
le performance iniziali.
Quali sono le motivazioni alla base delle
"sospensioni"?
Sono sempre stato affascinato dall'immagine del
corpo nello spazio - immagine tanto primordiale
quanto legata alla contemporaneità. Spesso sognamo
di fluttuare e volare, e molti rituali primitivi
comportano la sospensione del corpo secondo varie
modalità, in più oggi il corpo può galleggiare in
assenza di gravità. Queste "sospensioni"
si collocano tra la fantasticheria e la realtà
dell'astronauta, così sono sempre esistiti casi di
collocazione del corpo nello spazio, questo è
impulso iniziale. Nelle prime sospensioni io
appendevo qualcun altro ma, dal momento in cui i
progetti implicarono maggiori difficoltà, dovetti io
stesso assumermi le conseguenze fisiche e mi preparai
a eseguirle da solo.
Quando decidesti di passare dalle
"sospensioni" con imbragature a quelle tramite
ganci attraverso la carne per sostenere il corpo,
adducesti come ragione l'eliminazione dell'ingombro
visuale dell'imbragatura. Come reagiresti all'asserzione
secondo la quale l'ingombro visivo è stato sostituito da
un "ingombro ideologico", con allusioni non
intenzionali?
Per me la transizione ai ganci fu un'azione molto
semplice. Molto onestamente posso dire che non avevo
pensato alle implicazioni sado-maso e mi hanno sempre
lasciato perplesso quelli che ricorrevano a
performance con crocifissioni o ganci con appesa
della carne morta. Allora, come ancora adesso, le mie
intenzioni erano rivolte ai rapporti strutturali.
C'era un ingombro visuale dovuto alle imbragature e
alle funi e l'effetto era quello di sostenere il
corpo piuttosto che sospenderlo. Così usai ganci
infilzati nella pelle attaccati a sottili cavi. Avrei
potuto utilizzare qualcosa di "invisibile"
come filo da pesca, ma mi piaceva l'idea di
utilizzare funi o cavi di acciaio poichè questi
definivano delle linee di forza e tensione, e ciò
era parte del congegno visivo del corpo sospeso. In
tal modo, deliberatamente, non ho voluto farne una
sorta di evento illusionistico con un corpo
fluttuante nello spazio. L'intenzione era di usare
semplicemente il minimo sostegno per il corpo; la
pelle tirata diventava parte della struttura di
supporto e una specie di campo gravitazionale.
Il rapporto con la scienza e la ricerca è
metaforico o diretto, considerando ad esempio il tuo
lavoro sullo sviluppo del braccio meccanico?
Io non ho una formazione di tipo scientifico o
ingegneristico ma, avendo vissuto in Giappone per 19
anni, con amici impiegati nei settori robotica e
ingegneria, ho una buona conoscenza generale
dell'attuale tecnologia. Tuttavia il progetto
"terza mano" non era un progetto
ingegneristico nuovo, si basava su un prototipo
sviluppato presso la Wassau University. Lo modificai
leggermente. La ditta costruttrice che mi aiutò lo
elaborò secondo le mie esigenze - io disegnai la
struttura di supporto e vi applicai un depressore di
un'altra ditta. Volevo una mano adattata alle
dimensioni della mia mano destra e ricoperta da uno
stampo cosmetico, anche se non l'ho mai usato,
poichè ritengo che la tecnologia presente dovesse
essere visibile. Questa è la mia strategia generale.
Io ho delle idee su come possiamo connettere
appendici tecnologiche in simbiosi con il corpo e,
stabiliti questi concetti, non mi interessa elaborare
semplicemente un progetto di finzione scientifica o
un'idea non realizzabile. Io metto sullo stesso piano
l'espressione con l'esperienza, con l'esperienza
della realtà.
Tu hai affermato che per sospendere il corpo
lontano dalla superficie terrestre avremmo bisogno di
temprare e disidratare il corpo per renderlo più
resistente - una pelle sintetica per ridisegnarlo
radicalmente nella nuova era tecnologica. Tutto ciò lo
intendi alla lettera?
In primo luogo, la percezione dell'obsolescenza
del corpo fu molto profonda. Ho la sensazione che
siamo giunti ai limiti della filosofia, non perché
siamo ai limiti del linguaggio, ma a causa
dell'obsolescenza della nostra fisiologia. I
parametri strutturali dei nostri corpi stanno
determinando la nostra consapevolezza percettiva e la
comprensione cerebrale del mondo e, alterando la
nostra architettura, regola ed estende la nostra
consapevolezza: usando dei robot sostitutivi con
remote-control per proiettare la presenza umana e
l'effetto dell'azione fisica in luoghi remoti. I
generi di teorie presenti nelle mie performance
provengono dalla lettura della letteratura
scientifica, dal mio interesse generale per la
filosofia e la psicologia e non da un punto di vista
accademico. Sono interessato e affascinato proprio
dal modo in cui le idee si evolvono e dal rapporto
tra idee, cultura e tecnologia che le genera, così
queste idee non si propongono di giustificare le
performances. Questo è il motivo per cui io non
ritengo che le performances debbano essere descritte.
Talvolta il pubblico ha assistito a una performance e
non sapeva ciò che stava accadendo, anche con questi
elettrodi e fili metallici inseriti in tutto il
corpo. Tuttavia hanno chiesto: "cos'erano quei
suoni?" Non avevano motivo di comprendere che
quelli erano in realtà segnali corporei amplificati.
Qualcuno venne da me e mi disse: "hai un
tremendo controllo del braccio sinistro", ma
questo scattava su e giù automaticamente tramite un
paio di stimolatori muscolari. Inversamente, pensano
che la "terza mano" fosse automatica o
programmata mentre sono io a controllarla totalmente.
Se scopri queste cose dopo la performance, va bene,
se le sai già prima, va bene lo stesso. Quando
visito un museo odio leggere qualcosa riguardante
quelle opere - ho la tendenza a confrontarmi con i
lavori, a trovarmici di fronte e interpretarli senza
una necessaria mentalità di visione pre-determinata,
senza la necessità di far riferimento alla memoria o
alla cultura. Questo potrebbe essere un obiettivo
impossibile dato che l'esistenza umana si basa sulla
memoria; ma il mio desiderio è di staccarmi dalla
memoria umana e alla fine essere in grado di svanire,
differenziarmi, partire da questo particolare habitat
evolutivo - cosa che non significa necessariamente
abbandonare il pianeta. Potrebbe voler dire muoversi
sott'acqua o nel sottosuolo o dentro di noi.
Ritieni che il desiderio di lasciare il corpo o il
pianeta abbia le sue radici nella curiosità e che questa
sia una buona ragione su cui basarsi?
Si potrebbe dimostrare che uno dei motivi per i
quali noi siamo creature adattabili e abbiamo
sviluppato sia l'intelligenza sia la curiosità. La
nostra curiosità potrebbe essere la causa della
nostra mobilità...
Ma sicuramente se uno parla di vivere senza il
corpo perché questo è diventato una maledizione, la
curiosità stessa può non essere giustificata?
In un certo senso, io sostengo che questo corpo è
obsoleto, non dico che possiamo vivere senza
"incarnazione". Siamo giunti a un punto nel
nostro sviluppo post-evoluzionistico in cui la
normale evoluzione organica darwiniana non è più
determinata dai fattori presenti nella biosfera,
dalle forze gravitazionali. Adesso lo è dalla spinta
delle informazioni, abbiamo accumulato questo input
che produce questi desideri di esplorare, estendere,
amplificare, valutare, diagnosticare maggiormente.
Così ciò che ha inizio come strategia
evoluzionistica, questa curiosità che è
essenzialmente il risultato della nostra mobilità e
percezione, ora giunge a un punto in cui questa
accumulazione (di informazioni) comincia ad avere una
propria dinamica e direzione e agisce da propulsore
per il corpo e lo forgia in nuove forme. Il campo
dell'informazione ora modella la struttura del corpo.
Questo slancio tecnologico è sostenuto e
finanziato dall'apparato militare e dalle multinazionali.
Come ti senti, come artista, in un coinvolgimento così
diretto e nella promozione di questo tipo di ricerca?
Io, in generale, non ho una visione della vita
cinica o pessimista. Non vedo il disastro ovunque.
Sicuramente, una gran parte di questa ricerca è
sostenuta dai militari e certamente le forze
economiche governano molte innovazioni tecnologiche,
ma mi piace pensare che alcune tecnologie abbiano una
propria "raison d'être". Possono essere
giustificate come ricerca pura, realizzate senza
finanziamenti da nessuno, non-distruttive,
connettibili al corpo umano per esplorare nuove
frontiere di conoscenze e informazioni. In tal modo
tendo ad avere una visione abbastanza ottimistica. La
ricerca umana è ancora fondata sulla potenza
distruttiva, il potere, l'aggressione e la guerra ma,
ultimamente, si sta dirigendo in altre direzioni come
l'estensione dell'intelligenza, la percezione e
l'abitazione di un più vasto contesto
spazio-temporale extra-terrestre. E' difficile
discutere sulle questioni etiche e morali da un punto
di vista sociologico o politico. Ciò che mi
interessa è l'integrità concettuale che ciò
produce. Non posso sempre pretendere che questo sia
il giusto modo di procedere o che non ci possa essere
una strategia sbagliata, ma non mi sento qualificato
per trattare questi argomenti, sono questioni sociali
molto complesse. Come artista non puoi indugiare su
ostacoli politici o ingiustizie sociali altrimenti
non riusciresti ad adempiere alla tua funzione. Uno
non farebbe arte del tutto se esaminasse realmente il
mondo, la povertà, il disagio o l'ingiustizia. Come
può una persona produrre arte, come può avere la
sicurezza di non perseguire la vanità implicita nel
processo artistico? Proprio come uno scienziato può
essere accusato di immoralità per certe invenzioni,
così un artista può essere criticato di trascorrere
la sua vita in futili esplorazioni visuali e
concettuali.
Puoi spiegare cosa intendi quando affermi che
nell'attuale epoca dell'informazione la libertà
importante non è quella delle idee, ma "la libertà
di mutare il proprio corpo"?
Ho affermato ciò perché a quel tempo pensavo che
in un ambiente sovraccarico di informazioni, dove
sono aumentate le interconnessioni tra computer, si
sarebbe creata una situazione in cui la libertà di
informazione/comunicazione non costituiva più un
problema. Il punto in discussione era se un governo,
o un gruppo religioso, o una società, ti avessero
permesso di modificare il tuo corpo. Ritengo che la
libertà di forma piuttosto che quella di
informazione, ti permetteranno di modificare la tua
attuale struttura del DNA. Per quale motivo
l'intelligenza dovrebbe essere incassata soltanto in
questa forma bipede secondo questa chimica del
carbonio e queste particolari funzioni? Adesso il
punto è come espandere l'intelletto, creare antenne
sensoriali e sperimentare soggettivamente uno spettro
di realtà più ampio, come estendere la nostra
ampiezza vitale. Penso che il problema non sia il
perpetuarsi tramite riproduzione ma piuttosto
concentrarsi sul soggetto per ridisegnarlo. Forse,
quando gli uomini si saranno spinti fuori dalla
terra, le rigide credenze religiose, politiche e
sociali non saranno più così tenaci e ci saranno
spinte che renderanno più facile la possibilità di
ridisegnare il corpo senza traumi per la nostra
cultura planetaria.
Ti è stata mossa la critica di perpetuare, con il
tuo lavoro e le tue idee, le strutture e le ideologie del
potere maschile. Come replichi?
Non penso che la tecnologia sia un prodotto
maschile. Esiste una critica femminista che asserisce
che la tecnologia sia essenzialmente opera del
maschio e sia utilizzata per perpetuare il suo
dominio. Ritengo che questo sia sostanzialmente un
concetto seducente per le femministe, ma è possibile
che sia stata proprio la parte femminile della nostra
specie a dare inizio all'uso della tecnica nella
raschiatura delle pelli e in altri utensili inventati
dalla donna, così come le lance e altri strumenti di
caccia furono probabilmente costruiti dal maschio.
Non abbiamo prove certe sull'esistenza di una netta
divisione tra la caccia e la cura della casa, a
eccezione del fatto che la gravidanza costringesse la
donna all'immobilità. Ma, anche ammettendo che la
tecnologia sia stata un'invenzione del maschio, le
sue implicazioni ed effetti attuali sono di
eguagliare le nostre possibilità fisiche e
uniformare la sessualità umana. Ad esempio una donna
che guarda in un microscopio ha la stessa acutezza di
vista di un uomo, una donna che guida un veicolo può
andare alla stessa velocità e potenza di un uomo. La
tecnologia ha potenzialmente la capacità di
eliminare completamente il peso della gravidanza dal
corpo della donna, procedendo così ci sarà allora
l'eventualità della perdita di importanza della
sessualità e della sua graduale eliminazione; in tal
modo non ci sarà motivo di essere sessualmente
differenti tranne che per il piacere personale. Se
saremo in grado di fecondare e nutrire il feto fuori
dal corpo della donna, allora tecnicamente non ci
sarà il parto. Se potremo sostituire le parti
malfunzionanti, tecnicamente non ci dovrebbe essere
morte. Così la tecnologia, dopo aver parificato le
nostre potenzialità fisiche e uniformato le nostre
sessualità, ridefinisce la nostra identità di
umani. L'esistenza potrebbe semplicemente voler dire
essere operativi o non-operativi.
Se qualcuno dovesse percepire questi lavori come
performance musicali, i riferimenti nelle tue opere non
dovrebbero forse essere meno forti per permettere a
queste interpretazioni di esserci senza soffocare le
strategie di cui parli?
Ciò che mi affascina è che spesso c'è stata
difficoltà nel catalogare questi eventi e inoltre
negli ultimi 6 o 7 anni ho ricevuto più inviti a
partecipare a festivals di "New-music" che
ad altro; dato che non amo essere uno specialista, mi
piace il fatto che questi eventi abbiano attraversato
l'ambito musicale; il continuo confondersi e
modificarsi dei confini rende questo campo di
attività molto più stimolante.
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