RIFLESSIONI SULLA CONFORMITÀ O MENO AL DIRITTO INTERNAZIONALE DELL'EMBARGO ECONOMICO COMMERCIALE E FINANZIARIO ATTUATO DAGLI STATI UNITI NEI CONFRONTI DI CUBA
FONDAZIONE INTERNAZIONALE LELIO BASSO PER IL DIRITTO E LA LIBERAZIONE DEI POPOLI
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PREFAZIONE
Da più di trent'anni, ormai, Cuba subisce ad opera degli Stati
Uniti un embargo economico fra i più duri nella storia delle relazioni
interstatali. Tale embargo, peraltro, coinvolge anche Stati terzi: e ciò
in virtù degli effetti c.d. extraterritoriali degli atti normativi
statunitensi con cui si sono adottate le misure economiche nei confronti
di Cuba.
La situazione si è particolarmente aggravata per Cuba con il venir
meno dei rapporti commerciali privilegiati che essa aveva con i paesi
europei dell'area socialista e che le permettevano di far fronte
all'isolamento economico imposto dagli Stati Uniti. Ormai, anche questi
Stati, come già quelli occidentali e quelli del Terzo Mondo, subiscono
le pesanti pressioni statunitensi volte a indurli a non commerciare con
Cuba e non hanno più nei suoi confronti quella solidarietà determinata
dalla analogia di regime politico. Un ulteriore aggravamento è stato
causato dalla recente promulgazione, il 23 ottobre 1992, del Cuban
Democracy Act, che ha rafforzato le misure di embargo soprattutto con
riguardo ai loro effetti extraterritoriali.
La difficile situazione cubana, che pesa anche e soprattutto sulla
popolazione ormai in difficoltà nel reperimento perfino dei beni di
prima necessità, ha convinto la Fondazione Internazionale Lelio Basso
dell'opportunità di uno studio che valutasse la legittimità
internazionale delle misure statunitensi di embargo per quel che
riguarda tanto i rapporti bilaterali diretti fra Stati Uniti e Cuba
quanto quelli fra Stati Uniti e terzi Stati.
Lo studio è stato svolto da Aldo Bernardini, Flavia Lattanzi,
Marina Spinedi nell'ottobre 1992, in concomitanza con l'iniziativa
cubana in seno all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per una
condanna dell'embargo statunitense. L'Assemblea generale, accogliendo in
parte le richieste cubane, ha adottato una risoluzione di condanna degli
effetti extraterritoriali delle misure statunitensi: tale risoluzione è
riprodotta in appendice allo studio.
Misure di carattere economico volte a colpire uno Stato, in una
struttura internazionale non istituzionalizzata come quella attuale,
possono costituire certamente uno strumento efficace per il ripristino
della legalità internazionale quando adottate dagli Stati in conformità
alle risoluzioni degli organi competenti delle Nazioni Unite. Quando
invece tali misure sono prese da singoli Stati o gruppi di essi in
assenza di apposite decisioni o autorizzazioni delle Nazioni Unite, il
problema della loro legittimità si pone e va risolto alla luce delle
norme della Carta e del diritto internazionale generale.
Di
fondamentale importanza è in proposito l'art. 2 par. 4 della Carta che
impone il generale divieto agli Stati di ricorrere all'uso della forza
nelle relazioni internazionali. È noto che di questa disposizione può
esser data una interpretazione restrittiva limitando il divieto al solo
uso della forza militare o una interpretazione più ampia estendendo il
divieto all'uso della forza economica.
È vero che esiste nel mondo attuale una generale libertà dei
commerci per cui uno Stato è libero di intrattenere relazioni economiche
con chi preferisce, ma è pur certo che questa libertà non può essere
esercitata per nuocere all'indipendenza politica ed alla stessa
esistenza di un altro Stato. In tal caso si tratta indubbiamente di uso
illecito della forza. Inoltre nel caso delle sanzioni statunitensi
contro Cuba - così come è convincentemente dimostrato nel saggio che
segue - la analisi circa la loro legittimità va effettuata alla luce
delle regole generali della Carta delle Nazioni Unite concernenti il
divieto di ingerenza negli affari interni di altri Stati, i suoi
principi specifici relativi ai rapporti fra paesi sviluppati e paesi in
via di sviluppo; alla luce degli obblighi di non discriminazione
derivanti dall'Accordo Generale sulle Tariffe e sul Commercio.
Le sanzioni economiche statunitensi sono inoltre valutate come
eventuali risposte a comportamenti illeciti di Cuba e l'analisi dimostra
la impossibilità di una simile costruzione. Infine, le sanzioni sono
esaminate per quanto esse incidano nei confronti di Stati terzi che si
vedono danneggiati ed impediti nell'esercizio della loro libertà
commerciale. È questo un aspetto molto controverso delle sanzioni
statunitensi che ha determinato la reazione di molti paesi e della
stessa Comunità Europea che non ritiene legittimo l'atteggiamento USA
consistente nell'attribuire unilateralmente efficacia universale alle
proprie sanzioni contro Cuba.
È infine da aggiungere una osservazione generale circa gli effetti
e l'efficacia delle sanzioni economiche, soprattutto quando adottate nei
confronti di paesi in via di sviluppo non dotati di strutture economiche
forti e capaci di autosufficienza. Le sanzioni hanno ben presto effetti
gravi sugli strati più umili della popolazione facendo mancare loro
anche beni di prima necessità. Soltanto in maniera indiretta queste
sanzioni esplicano effetti sulle classi più agiate ed in particolare
sulla classe politica dominante che è poi quella i cui comportamenti si
vorrebbero condizionare.
In questo contesto è evidentemente auspicabile che eventuali
sanzioni economiche non siano adottate in maniera unilaterale, ma siano
precedute da decisioni od autorizzazioni delle Nazioni Unite che,
appunto, potrebbero tenere meglio in considerazione (e limitare) gli
effetti delle sanzioni stesse sugli strati più disagiati delle
popolazioni degli Stati colpiti e gli interessi degli altri Stati che
pur non essendo obbiettivo delle sanzioni finiscono col soffrirne le
conseguenze sfavorevoli.
La Risoluzione approvata dall'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite il 24 novembre 1992 (Ris. 47/19) conferma
autorevolmente la fondatezza delle preoccupazioni sollevate e delle
conclusioni raggiunte nel presente lavoro.
Andrea Giardina
PREMESSA
Nel presente lavoro vengono esaminate le misure di embargo
economico, commerciale e finanziario adottate dagli Stati Uniti nei
confronti di Cuba.
Non è nostro compito fornire una valutazione politica di dette
misure. Qui ci occupiamo unicamente di stabilire se tali misure siano o
meno conformi al diritto internazionale, sia consuetudinario che
pattizio, con particolare riguardo alla Carta delle Nazioni Unite.
Il lavoro è stato diviso in due parti precedute da una introduzione.
Nell'Introduzione si espongono i fatti attraverso una breve cronologia e
illustrazione delle misure economiche adottate dagli Stati Uniti nei
confronti di Cuba, da un lato, e dell'iniziativa del governo cubano alle
Nazioni Unite, dall'altro.
Nella Prima Parte, curata da Flavia Lattanzi e Marina Spinedi, si
esamina la questione della liceità o meno delle misure di embargo
statunitensi con riguardo agli obblighi che gli Stati Uniti hanno verso
Cuba: in particolare alla luce a) del divieto dell'uso della forza nei
rapporti internazionali, b) del divieto dell'intervento negli affari
interni degli altri Stati, c) dei principi che regolano i rapporti fra
Stati industrializzati e Stati in via di sviluppo, d) delle norme del
GATT e, infine, e) delle norme che disciplinano l'esercizio delle
contro-misure.
La Seconda Parte, curata da Aldo Bernardini, è dedicata all'esame
della questione della liceità o meno delle misure di embargo (o di
alcune di esse) con riguardo agli obblighi che gli Stati Uniti hanno
verso Stati terzi.
Roma, 1° novembre 1992