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| 6 | Dal 92, per fare e salvare tutto e tutti, hanno usato la riduzione sistematica delle pensioni e la diminuzione delle nostre paghe. Così le nostre condizioni di vita sono continuamente peggiorate. |
| 7 | Sono d'accordo! Anzi penso che esista un progetto per la riduzione delle pensioni che i vari Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini/CGIL-CISL-UIL e Prodi hanno portato avanti in modo più o meno rapido. |
| 8 | Se questo è vero e se siamo riusciti a fermare Berlusconi, dovremmo essere in grado di difenderci anche da eventuali attacchi di Prodi. |
| 9 | Condivido in pieno le cose che avete detto e penso che dobbiamo approfondirle bene se vogliamo prepararci adeguatamente per la difesa delle pensioni. |
| 10 | VA BENE! DISCUTIAMONE |
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| Il reddito apparente è il salario individuale che tiene in considerazione solo la quota monetaria della busta-paga e la lega al lavoro del singolo individuo. | |
| 3 | Ai padroni interessa il reddito apparente: il "salario individuale". A noi lavoratori interessa il reddito reale: il "salario sociale". Questo perchè il salario sociale globale di classe è la grandezza economica che permette di mantenere adeguatamente tutti i componenti della nostra classe e precisamente i lavoratori salariati occupati, coloro che non lo sono ancora (gli studenti), coloro che al momento non lo sono più (i disoccupati) e coloro che lo sono stati e non lo saranno più (pensionati). È chiaro dunque che le paghe e le pensioni sono quelle parti del salario sociale globale di classe che permettono ai lavoratori salariati occupati e a tutti coloro che lo sono stati e non lo saranno più (i pensionati) di far fronte al costo della vita delle loro famiglie. |
| 4 | «Se poniamo ai lavoratori la seguente questione: Che cosa è il reddito-salario? Come viene esso determinato? ... Malgrado la diversità delle loro risposte essi concordano tutti su un punto: il salario è la somma di denaro che il proprietario di capitale paga per un determinato tempo di lavoro. I lavoratori scambiano la loro merce, il lavoro, con la merce del capitalista, il denaro, ... Tanto denaro per tanto lavoro. Ora tale quantità di denaro rappresenta ... tutte le altre merci e quindi ... i capitalisti dando ai lavoratori tale quantità di denaro hanno dato loro, in cambio della merce lavoro, una corrispondente quantità di carne, di abiti, di luce, ecc.. Quella quantità di denaro esprime dunque il valore di scambio della merce lavoro, che è determinato dal valore degli oggetti d'uso corrente che sono necessari per produrla, svilupparla, conservarla e perpetuarla ossia dei mezzi di sussistenza necessari ai lavoratori. Il valore di scambio di una merce è, il suo prezzo. Il salario è quindi un nome speciale dato al prezzo del lavoro. Il salario non è una partecipazione dei lavoratori alle merci prodotte. Il salario è quella parte di merci, già preesistente, con la quale i capitalisti si comprano una determinata quantità di lavoro ... Esso si concepisce come grandezza sociale innanzitutto perchè comprende i costi necessari per l'esistenza del proletariato intero come classe nell'arco di tutta la vita. In codesti costi rientrano quindi i costi, le tariffe, le imposte, le tasse, ecc. pagati per ottenere tutte le merci, ossia tutti i beni e servizi privati e pubblici avuti in cambio del salario nominale: non solo quindi quelle che servono al lavoratore individuale che percepisce la busta-paga, ma alla "razza dei venditori di forza lavoro" e cioè a tutte le persone, vecchie e giovani, abili o inabili al lavoro, che dipendono per la loro esistenza da quella fonte di reddito.» (Marx - il salario laboratorio politico - strumento n.2 m.d.a..) i fogli di approfondimento sono ricavati dai "materiali di formazione e studio del coordinamento dei delegati dei lavoratori |
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| 3 | «Il capitale attraversa determinati cicli periodici di sviluppo e di crisi. Durante le fasi della crisi i saggi di mercato del profitto seguono queste fasi. I capitalisti reagiscono cercando di esercitare tutte le "influenze antagoniste alla caduta del saggio di profitto". Per esempio riorganizzano ed intensificano il lavoro per rendere capace un operaio di fare il lavoro di cinque, dieci, venti. Gli operai si fanno concorrenza nella misura in cui uno fa il lavoro di cinque, di dieci, di venti. Inoltre il lavoro si semplifica. L'abilità particolare dell'operaio perde il suo valore e diventa una forza produttiva semplice accessibile a tutti. Perciò da ogni parte si precipitano su di lui dei concorrenti. Ricordiamo inoltre che quanto più il lavoro è semplice, quanto più facilmente lo si impara, tanto minori sono i suoi costi, tanto più basso cade il suo prezzo: il salario. Ed è proprio la diminuzione del salario sociale globale di classe la reazione principale dei capitalisti. Essi prima riducono al minimo fisico tutte le forme del salario: il salario diretto, il salario differito e il salario tassato. Se anche questo è insufficente essi spingono anche sotto il minimo fisico le diverse quote salariali. Dunque, durante la crisi, l'operaio, quando non perde del tutto la sua occupazione, deve mettere in conto sicuramente una diminuzione dei salari. Egli deve contrattare con il capitalista in quale proporzione una diminuzione dei salari sia divenuta necessaria per non subirne una assolutamente arbitraria e quindi per non essere defraudato. Se durante le fasi della prosperità, allorché si realizzano extraprofitti, egli non ha lottato per un aumento dei salari, non riuscirà certamente, nella media di un ciclo industriale, a mantenere neppure il suo salario medio, cioè il valore del suo lavoro. In generale i valori di tutte le merci si realizzano attraverso la compensazione dei prezzi di mercato, che variano incessantemente per le continue oscillazioni della domanda e dell'offerta. Sulla base del sistema attuale, il lavoro non è che una merce come le altre. Esso deve quindi subire le stesse oscillazioni per raggiungere un prezzo medio corrispondente al suo valore. Sarebbe sciocco considerarlo da una parte come una merce, e dall'altra parte volerlo porre al di fuori delle leggi che determinano il prezzo delle merci. L'operaio deve tentare di ottenere, in fase di prosperità, un aumento di salari, non fosse altro, almeno, che per compensare la diminuzione dei salari in fase di crisi. Egli non deve rassegnarsi ad accettare l'azione permanente dei capitalisti per la riduzione del salario come una legge economica permanente. In definitiva se nel sistema capitalistico la grandezza di valore deve crescere, ossia il profitto deve avvicinarsi il più possibile al massimo, la determinazione del livello reale del profitto viene decisa soltanto dalla lotta incessante tra capitale e lavoro, in quanto il capitale cerca costantemente di ridurre i salari al loro limite fisico minimo e di estendere la giornata di lavoro al suo limite fisico massimo, mentre l'operaio esercita costantemente una pressione in senso opposto.» Marx - salario prezzo e profitto - in fotocopia; strumento n.3 'm.d.a.'. |
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| 5 | Ecco la loro ricetta:
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| 6 | Negli ultimi 20 anni i padroni, i redditieri e lo Stato hanno costantemente operato secondo questa ricetta. Dalla metà degli anni 70 hanno attaccato il salario diretto riducendo gli occupati e riducendo il costo del lavoro. Negli anni 80 hanno accentuato l'attacco al salario diretto, hanno colpito la scala mobile e hanno iniziato l'attacco al salario tassato, riducendo e destrutturando la spesa statale per beni e servizi pubblici e sociali. Negli anni 90 hanno eliminato la scala mobile, continuando l'attacco al salario diretto e colpiscono il salario differito mettendo sotto tiro le pensioni. |