La Cassetta degli Attrezzi

Tool Box nº 3
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1'92AMATO "per salvare l'Italia"
fa la RIFORMA DELLE PENSIONI
2'93CIAMPI "per salvare lo Stato"
rinforza la RIFORMA AMATO
3'94BERLUSCONI "per salvare la Fininvest"
voleva portare all'estremo la RIFORMA AMATO
4'95DINI e CGIL-CISL-UIL "per non fare più altre Riforme"
fanno la RIFORMA della RIFORMA AMATO
5'96
'97
PRODI E ALTRI "per andare in Europa"
vorrebbero fare la RIFORMA della
RIFORMA della RIFORMA AMATO

per questo propongono che le pensioni di 35 anni siano superate subito o più velocemente di quanto previsto da DINI/CGIL-CISL-UIL e che il "privilegio" dei pensionati con 35 anni di lavoro venga limitato dalla riduzione della pensione
6Dal 92, per fare e salvare tutto e tutti, hanno usato la riduzione sistematica delle pensioni e la diminuzione delle nostre paghe. Così le nostre condizioni di vita sono continuamente peggiorate.
7Sono d'accordo! Anzi penso che esista un progetto per la riduzione delle pensioni che i vari Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini/CGIL-CISL-UIL e Prodi hanno portato avanti in modo più o meno rapido.
8Se questo è vero e se siamo riusciti a fermare Berlusconi, dovremmo essere in grado di difenderci anche da eventuali attacchi di Prodi.
9Condivido in pieno le cose che avete detto e penso che dobbiamo approfondirle bene se vogliamo prepararci adeguatamente per la difesa delle pensioni.
10VA BENE! DISCUTIAMONE


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1Cominciamo dalle questioni della ridu-
zione sistematica delle pensioni e della diminuzione delle paghe che hai posto tu. Diciamo innanzitutto che, dal punto di vista marxista, pensioni e paghe sono parte del "reddito" complessivo dei la-
voratori: appartengono cioè alla gran-
dezza economica salario sociale e globale di classe.
2Il punto di vista marxista spiega bene le cose. Il reddito reale è il salario sociale globale di classe e comprende:
  • il "salario diretto", cioè il netto della busta pagato in denaro dai padroni ai lavoratori e il "salario differito", cioè la liquidazione e le quote previdenziali versate in denaro dalla previdenza ai pen-
    sionati e che lavoratori e pensio-
    nati usano per comprare sul mer-
    cato i beni e servizi necessari per vivere
  • il "salario tassato", ovvero le trattenute fiscali, sociali, ecc., versate dai padroni allo Stato e che lo Stato usa come spesa pubblica per pagare in tutto o in parte i beni e servizi pubblici e quelli privati venduti a prezzi regolati per legge.
Il reddito apparente è il salario individuale che tiene in considerazione solo la quota monetaria della busta-paga e la lega al lavoro del singolo individuo.

3Ai padroni interessa il reddito apparente: il "salario individuale".

A noi lavoratori interessa il reddito reale: il "salario sociale".

Questo perchè il salario sociale globale di classe è la grandezza economica che permette di mantenere adeguatamente tutti i componenti della nostra classe e precisamente i lavoratori salariati occupati, coloro che non lo sono ancora (gli studenti), coloro che al momento non lo sono più (i disoccupati) e coloro che lo sono stati e non lo saranno più (pensionati). È chiaro dunque che le paghe e le pensioni sono quelle parti del salario sociale globale di classe che permettono ai lavoratori salariati occupati e a tutti coloro che lo sono stati e non lo saranno più (i pensionati) di far fronte al costo della vita delle loro famiglie.
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Leggi questo foglio per approfondire un pò di più altrimenti vai avanti.

«Se poniamo ai lavoratori la seguente questione: Che cosa è il reddito-salario? Come viene esso determinato? ... Malgrado la diversità delle loro risposte essi concordano tutti su un punto: il salario è la somma di denaro che il proprietario di capitale paga per un determinato tempo di lavoro.
I lavoratori scambiano la loro merce, il lavoro, con la merce del capitalista, il denaro, ... Tanto denaro per tanto lavoro. Ora tale quantità di denaro rappresenta ... tutte le altre merci e quindi ... i capitalisti dando ai lavoratori tale quantità di denaro hanno dato loro, in cambio della merce lavoro, una corrispondente quantità di carne, di abiti, di luce, ecc.. Quella quantità di denaro esprime dunque il valore di scambio della merce lavoro, che è determinato dal valore degli oggetti d'uso corrente che sono necessari per produrla, svilupparla, conservarla e perpetuarla ossia dei mezzi di sussistenza necessari ai lavoratori. Il valore di scambio di una merce è, il suo prezzo. Il salario è quindi un nome speciale dato al prezzo del lavoro.
Il salario non è una partecipazione dei lavoratori alle merci prodotte. Il salario è quella parte di merci, già preesistente, con la quale i capitalisti si comprano una determinata quantità di lavoro ...
Esso si concepisce come grandezza sociale innanzitutto perchè comprende i costi necessari per l'esistenza del proletariato intero come classe nell'arco di tutta la vita.
In codesti costi rientrano quindi i costi, le tariffe, le imposte, le tasse, ecc. pagati per ottenere tutte le merci, ossia tutti i beni e servizi privati e pubblici avuti in cambio del salario nominale: non solo quindi quelle che servono al lavoratore individuale che percepisce la busta-paga, ma alla "razza dei venditori di forza lavoro" e cioè a tutte le persone, vecchie e giovani, abili o inabili al lavoro, che dipendono per la loro esistenza da quella fonte di reddito.»


(Marx - il salario laboratorio politico - strumento n.2 m.d.a..) i fogli di approfondimento sono ricavati dai "materiali di formazione e studio del coordinamento dei delegati dei lavoratori


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1Mi pare di capire che se guardiamo le pensioni dal punto di vista del salario sociale di tutti noi lavoratori possiamo capire meglio gli attacchi contenuti nelle varie riforme pensionistiche.
2È proprio così.
I lavoratori, in cambio del salario, vendono al padrone l'unica merce vendibile che hanno: il lavoro. Un tot di lavoro per un tot di denaro. Ecco il mercato del lavoro. Quello che stabilisce i salari, cioè i prezzi della manodopera.

Tutti i prezzi (salari compresi) tendono a crescere se c'è prosperità o a diminuire se c'è crisi, nel contempo i venditori cercano di portarli al massimo e i compratori al minimo.
I prezzi dipendono dunque dall'andamento dell'economia e dallo scontro tra venditori e compratori per concordarli. È inutile pensare di poter tenere i salari fuori dal mercato, al di fuori cioè delle leggi di lotta economica che determinano i prezzi.
Il mercato agisce comunque. Infatti se il sindacato decide di fissare il salario, tenedolo fuori mercato attraverso il divieto di lottare per aumentarlo, possono succesere solo due cose:
  • in caso di prosperità, con il salario fissato, la merce lavoro sarà a buon mercato. I capitalisti risparmieranno i mancati aumenti di salario a favore dei profitti.
  • in caso di crisi e disoccupazione, molti lavoratori saranno disposti a vendersi per un salario inferiore a quello fissato e anche a meno del valore del loro lavoro. I capitalisti useranno la minore spesa salariale per compensare il calo dei profitti.
Nell'insieme i lavoratori non riusciranno certamente a mantenere condizioni di vita decenti e tranquille. e questo è proprio quello che vogliono i padroni (i compratori della merce lavoro). Loro non dimenticano mai il mercato, non abbandonano mai il loro tentativo di ridurre il salario sociale globale di classe al suo limite fisico minimo.
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Leggi questo foglio per approfondire un pò di più altrimenti vai avanti.

«Il capitale attraversa determinati cicli periodici di sviluppo e di crisi. Durante le fasi della crisi i saggi di mercato del profitto seguono queste fasi. I capitalisti reagiscono cercando di esercitare tutte le "influenze antagoniste alla caduta del saggio di profitto". Per esempio riorganizzano ed intensificano il lavoro per rendere capace un operaio di fare il lavoro di cinque, dieci, venti. Gli operai si fanno concorrenza nella misura in cui uno fa il lavoro di cinque, di dieci, di venti.
Inoltre il lavoro si semplifica. L'abilità particolare dell'operaio perde il suo valore e diventa una forza produttiva semplice accessibile a tutti. Perciò da ogni parte si precipitano su di lui dei concorrenti. Ricordiamo inoltre che quanto più il lavoro è semplice, quanto più facilmente lo si impara, tanto minori sono i suoi costi, tanto più basso cade il suo prezzo: il salario.
Ed è proprio la diminuzione del salario sociale globale di classe la reazione principale dei capitalisti. Essi prima riducono al minimo fisico tutte le forme del salario: il salario diretto, il salario differito e il salario tassato. Se anche questo è insufficente essi spingono anche sotto il minimo fisico le diverse quote salariali.
Dunque, durante la crisi, l'operaio, quando non perde del tutto la sua occupazione, deve mettere in conto sicuramente una diminuzione dei salari. Egli deve contrattare con il capitalista in quale proporzione una diminuzione dei salari sia divenuta necessaria per non subirne una assolutamente arbitraria e quindi per non essere defraudato.
Se durante le fasi della prosperità, allorché si realizzano extraprofitti, egli non ha lottato per un aumento dei salari, non riuscirà certamente, nella media di un ciclo industriale, a mantenere neppure il suo salario medio, cioè il valore del suo lavoro.
In generale i valori di tutte le merci si realizzano attraverso la compensazione dei prezzi di mercato, che variano incessantemente per le continue oscillazioni della domanda e dell'offerta.
Sulla base del sistema attuale, il lavoro non è che una merce come le altre. Esso deve quindi subire le stesse oscillazioni per raggiungere un prezzo medio corrispondente al suo valore. Sarebbe sciocco considerarlo da una parte come una merce, e dall'altra parte volerlo porre al di fuori delle leggi che determinano il prezzo delle merci.
L'operaio deve tentare di ottenere, in fase di prosperità, un aumento di salari, non fosse altro, almeno, che per compensare la diminuzione dei salari in fase di crisi. Egli non deve rassegnarsi ad accettare l'azione permanente dei capitalisti per la riduzione del salario come una legge economica permanente.
In definitiva se nel sistema capitalistico la grandezza di valore deve crescere, ossia il profitto deve avvicinarsi il più possibile al massimo, la determinazione del livello reale del profitto viene decisa soltanto dalla lotta incessante tra capitale e lavoro, in quanto il capitale cerca costantemente di ridurre i salari al loro limite fisico minimo e di estendere la giornata di lavoro al suo limite fisico massimo, mentre l'operaio esercita costantemente una pressione in senso opposto.»

Marx - salario prezzo e profitto - in fotocopia;
strumento n.3 'm.d.a.'.


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1Allora vediamo se ho capito bene..

I capitalisti cercano in tutti i modi di ridurre il salario sociale globale di classe...

Le pensioni sono salario differito, sono cioè una parte del salario sociale...

i capitalisti riducendo il salario sociale riducono anche le pensioni.
2Non vi sembra che stiamo facendo un pò troppa teoria?
3Hai ragione. Meglio vedere cosa sta succedendo concretamente?
4Dalla fine degli anni '60 i profitti non riescono più a crescere come prima.
I capitalisti hanno scatenato una vera e propria guerra generale di concorrenza che prende e capitalizza ogni ricchezza mediante le grandi fusioni dell'industria privata, la vendita dell'industria di Stato, la riorganizzazione produttiva, ecc.. I capitalisti vogliono farci pagare le spese della guerra di concorrenza con riduzione degli occupati e la riduzione del salario sociale globale di classe.
5Ecco la loro ricetta:
  1. ridurre il numero dei lavoratori dipendenti con la produzione e gestione di eccedenze occupazionali (mobilità, cassa integrazione, ecc.), l'occupazione precaria (il lavoro part-time, a termine, interinale, ecc.)
  2. ridurre il salario diretto con l'introduzione di sottoretribuzioni (salario d'ingresso, di formazione lavoro, ecc.), l'eliminazione degli automatismi di aumento e rivalutazione della retribuzione (eliminazione della scala mobile, degli scatti, ecc.), l'aumento delle trattenute previdenziali, sociali e fiscali, il blocco della restituzione del fiscal drag, il pagamento di fondi previdenziali aziendali e/o privati
  3. ridurre il *salario tassato attraverso la riduzione della spesa sanitaria (eliminazione di servizi sociosanitari), la riduzione della spesa scolastica (privatizzazioni, aumenti delle tasse scolastiche), gli aumenti tariffari, con o senza privatizzazione, dei beni e servizi di pubblica utilità (trasporti, acqua, luce, gas, rifiuti, ecc.), eliminazione di servizi pubblici vari (culturali, di prevenzione, ecc.)
  4. ridurre il salario differito e cioè le pensioni attraverso la riduzione della spesa previdenziale (pensioni dimezzate per chi abbia una contribuzione inferiore ai 18 anni, riduzione dei rendimenti, penalizzazione, svuotamento ed eliminazione delle pensioni di anzianità, eliminazione della scala mobile, innalzamento dell'età pensionabile, ecc.).
*il salario tassato è la quota di salario corrispondente alle trattenute fiscali, sociali, ecc.
6Negli ultimi 20 anni i padroni, i redditieri e lo Stato hanno costantemente operato secondo questa ricetta.
Dalla metà degli anni 70 hanno attaccato il salario diretto riducendo gli occupati e riducendo il costo del lavoro.
Negli anni 80 hanno accentuato l'attacco al salario diretto, hanno colpito la scala mobile e hanno iniziato l'attacco al salario tassato, riducendo e destrutturando la spesa statale per beni e servizi pubblici e sociali.
Negli anni 90 hanno eliminato la scala mobile, continuando l'attacco al salario diretto e colpiscono il salario differito mettendo sotto tiro le pensioni.


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